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Mehetueret, nella religione egizia, era una vacca divinizzata, chiamata "Vacca celeste" o "La grande giovenca", adorata come dea cosmica della rinascita e della grande inondazione.
https://it.wikipedia.org/wiki/Mehetueret
mḥt- wrt (letteralmente grande piena)

La vacca celeste emerse dall'oceano primigenio del Nun, portando il disco solare tra le sue corna; prima di questo evento non esistevano giorno, notte, morte e rinascita.
Dai successivi "Testi dei sarcofagi" si apprende che essa divenne madre di Ra, dio del sole, partorendolo e facendolo nascere, poi, ogni giorno per consentire così al mondo di uscire dalle tenebre della notte.

Hathor / Mehetueret
Nel Libro dei morti viene definita come la grande acqua celeste percorsa dalla barca solare, con sopra il dio Ra e il faraone deceduto che navigano verso la rinascita ascendendo, dal mondo delle tenebre, al cielo. Mehetueret, personificando il mito della maternità, diveniva così anche la madre del faraone partorendolo rigenerato al mattino ed assolveva contemporaneamente il compito di protettrice della risurrezione dei defunti. Come dea della rinascita veniva quindi rappresentata nelle decorazioni funerarie: nella tomba di Iry-nefer è raffigurata come vacca celeste sulle acque del Nun con il falco che simboleggia la creazione di Ra.
https://it.wikipedia.org/wiki/Hathor
Per tutta la storia egizia, fu una delle divinità più importanti e venerate; il suo culto, di origini preistoriche e predinastiche[7], si estendeva dalla corte faraonica (era ritenuta la madre simbolica dei faraoni[8]) ai ceti più umili. Veniva solitamente raffigurata nelle tombe con l'epiteto di Signora dell'Occidente, cioè Signora dei morti,
Era comunemente raffigurata come una vacca con il disco solare, provvisto di ureo, fra le corna.Nel corso dei millenni, Hathor assimilò una grande quantità di divinità locali, accumulando così una mitologia e degli attributi estremamente variegati[12] - al punto di essere considerata contemporaneamente madre, sposa e figlia di Ra e madre di Horus (come Iside); era associata a Bastet[7]. Mentre nel periodo classico della storia egizia tutti i defunti erano indistintamente equiparati a Osiride, dio dei morti, durante la dominazione romana dell'Egitto nacque la pratica di identificare le defunte con Hathor. Gli antichi greci la associarono ad Afrodite. https://it.wikipedia.org/wiki/Afrodite Nella mitologia romana ha la sua equivalente in Venere, ed è affine anche ad altre divinità semitiche come Astarte e Ishtar

Durante il Medio Regno ricevette l'epiteto di Nub, che significa Dorata, e il suo culto si diffuse anche in Palestina e in Fenicia; era internazionalmente nota come Signora di Biblo. In seguito venne identificata, in queste regioni, con Astarte e con altre divinità cananee come la dea Qadesh. Sotto forma di Hesat https://it.wikipedia.org/wiki/Hesat cioè di vacca proprio, dea-giovenca che si credeva partorisse il faraone nelle sembianze di un vitello d'oro, era venerata ad Afroditopolis (odierna Atfih)
Con un apparente paradosso, i faraoni erano chiamati Figli di Hathor - benché fossero considerati reincarnazioni di Horus, il figlio della dea Iside. È probabile che, alle origini della mitologia egizia, la madre del dio-falco fosse effettivamente Hathor, originariamente dea del cielo, habitat dei falchi e degli altri volatili. Iside sarebbe stata considerata madre di Horus solamente quando si sentì la necessità di fondere il mito di Osiride con il mito di Horus e Seth
Mentre la devozione ad Hathor cresceva a partire dal culto delle vacche d'epoca preistorica, non è possibile determinare con esattezza in quale località tale devozione ebbe origine. Dendera, nell'Alto Egitto, fu una delle prime località dove il suo culto prese vigore, per cui un famoso epiteto di Hathor era Signora di Dendera
https://en.wikipedia.org/wiki/Hathor
A Hathor furono dati gli epiteti di "signora del cielo" e "signora delle stelle", e si diceva che dimorasse nel cielo con Ra e altre divinità solari.
Questa dea madre cosmica era spesso rappresentata come una mucca. Hathor e Mehet-Weret erano entrambi considerati come la mucca che diede alla luce il dio del sole e lo mise tra le sue corna. Come Nut, si diceva che Hathor desse alla luce il dio del sole ogni alba. [14]

Il nome egiziano di Hathor era ḥwt-ḥrw[15] o ḥwt-ḥr. [16] È tipicamente tradotto "casa di Horus", ma può anche essere reso come "la mia casa è il cielo". [17] Il dio falco Horus rappresentava, tra le altre cose, il sole e il cielo. La "casa" a cui si fa riferimento potrebbe essere il cielo in cui vive Horus, o il grembo della dea da cui egli, come dio del sole, nasce ogni giorno.
Hathor era una divinità solare, una controparte femminile degli dei del sole come Horus e Ra, ed era un membro dell'entourage divino che accompagnava Ra mentre navigava nel cielo con la sua barca. [18] Era comunemente chiamata la "Golden One", riferendosi allo splendore del sole, e i testi del suo tempio a Dendera dicono che "i suoi raggi illuminano tutta la terra". [19] A volte era fusa con un'altra dea, Nebetetepet, il cui nome può significare "Signora dell'offerta", "Signora della contentezza", o "Signora della vulva".
Iconografia
Hathor è stata spesso raffigurata come una mucca che porta il disco solare tra le corna, specialmente quando viene mostrata mentre allatta il re. Potrebbe anche apparire come una donna con la testa di mucca. La sua forma più comune, tuttavia, era una donna che indossava un copricapo delle corna e un disco solare, spesso con un tubino rosso o turchese, o un vestito che combinava entrambi i colori.

Come dea della grande inondazione si collega alle oceaniche acque generatrici di vita del Nun. Ma soprattutto si riallaccia alle periodiche piene del Nilo dalle quali dipendeva la fertilità della terra egizia e veniva adorata affinché la piena fosse puntuale nel tempo e di giusta misura.

Mehetueret, così come rappresentata nel letto funerario di Tutankhamon
Mehetueret, è ben raffigurata, in uno dei tre letti funerari rinvenuti nella tomba di Tutankhamon: dorata, con il corpo maculato per simulare il cielo stellato e il sole tra le corna rappresentando così contemporaneamente sia il cielo diurno che quello notturno. Dalla tomba di Amenofi II è pervenuta una testa bovina con gli occhi di Horus e quindi assimilabile alla divinità della vacca celeste.

È stata anche rappresentata come figura femminile o come figura femminile con testa di serpente, pur recando sempre in testa il disco solare circondato dalle corna di vacca. In questo caso era identificata con Renenet. Aveva con sé spesso anche un menat che divenne successivamente sacro alla dea Hathor, nella quale sarà immedesimata.

Infatti, mentre si può considerare Mehetueret una divinità astratta del periodo pre-dinastico, la trasformazione in Hathor la rese più concreta e più facilmente soggetta ad un culto popolare. Questa doppia identità è descritta nel "Libro dei Morti".

Così tutte le caratteristiche della mucca divina furono assorbite da Hathor, come recitano i "Testi dei Sarcofagi" e i "Testi delle Piramidi" dell'Antico Regno. Ma Mehetueret non scomparve, perché restò, fino al periodo tolemaico, la divinità che emerse per prima dall'oceano primevo generando il dio massimo Atum/Ra.
https://en.wikipedia.org/wiki/Mehet-Weret
Mehet-Weret o Mehturt (in egiziano antico: mḥt-wrt) è un'antica divinità egizia del cielo nell'antica religione egizia. Il suo nome significa "Diluvio Universale".

È stata menzionata nei Testi delle Piramidi. Negli antichi miti egizi della creazione, dà alla luce il sole all'inizio dei tempi. Nell'incantesimo 17 del Libro dei Morti, il dio Ra nasce dalle sue natiche. [1] Nell'arte è ritratta come una mucca con un disco solare tra le corna. È associata alle dee Neith, Hathor e Iside, che hanno tutte caratteristiche simili, e come loro potrebbe essere chiamata "l'Occhio di Ra". [2] In alcuni casi è semplicemente un epiteto per quelle dee. [1] I suoi titoli includevano 'tumulo' e 'isola'.

Origine
Mehet-Weret era responsabile dell'innalzamento del sole nel cielo ogni giorno. Produsse la luce per i raccolti di coloro che la adoravano, e causò anche l'annuale inondazione del fiume Nilo che fertilizzò i raccolti con l'acqua. Nell'Enciclopedia delle Dee ed Eroine di Patricia Monaghan, descrive Mehet-Weret come la dea della creazione perché dà alla luce il sole ogni giorno, creando la vita per tutti coloro che la adorano.

Geraldine Pinch suggerisce che Mehet-Weret fosse anche "probabilmente" la Via Lattea nel cielo notturno, per corrispondere alla sua identificazione con le acque celesti percorse dalla barca solare.

Descrizione fisica
Mehet-Weret è raffigurata come una donna con la testa di mucca, una mucca seduta o una mucca che porta un bambino, spesso il disco d'oro del sole è tra le sue corna Appare su un letto d'oro trovato nella Tomba di Tutankhamon, i cui lati sono fatti di mucche a forma di stella etichettate come Iside-Mehet.

È anche raffigurata due volte sul sarcofago di Khonsu, figlio di Sennedjem, che fu sepolto nella tomba TT1 durante la XIX dinastia. [4] In entrambi i casi appare come una mucca seduta con il sole tra le corna. È raffigurata vestita con una serie di oggetti rituali come un modo per denotare la sua posizione divina; Un mazzafrusto si alza dalla sua schiena. In un'immagine Khonsu è raffigurato mentre si inchina e la adora, nell'altra una piccola testa di Horus giace di fronte a lei sul suo palco.

https://en.wikipedia.org/wiki/Book_of_the_Heavenly_Cow https://rumble.com/v4jdxt0-il-libro-egiziano-della-mucca-celeste
Morte e aldilà
L'Incantesimo mistico 17, dal Papiro di Ani. La vignetta illustra (al centro) Mehet-Weret.
L'Incantesimo mistico 17, dal Papiro di Ani. La vignetta illustra (al centro) Mehet-Weret.
La dea Mehet-Weret è apparsa in un certo numero di incantesimi nel Libro dei Morti, incluso l'incantesimo 17. In questo incantesimo le è stata attribuita la nascita di Re, ed è anche colei che protegge Re, perché si credeva che l'antico popolo d'Egitto morisse ogni giorno e rinascesse da Mehet-Weret. Era responsabile di portarlo negli inferi, o notte a causa dell'oscurità, per poi riportarlo nel mondo il giorno dopo, quasi come se fosse nell'aldilà. Il popolo d'Egitto credeva che Mehet-Weret fosse una dea della creazione e della rinascita, quindi fu protagonista di uno degli incantesimi per aiutare gli umani a farsi strada nell'aldilà. Il Libro dei Morti è un testo importante nella cultura egizia perché permette al pubblico di comprendere i diversi viaggi in cui credevano gli antichi egizi per arrivare all'aldilà
https://en.wikipedia.org/wiki/Ancient_Egyptian_creation_myths
https://rumble.com/v4je2gc-i-5-miti-egizi-della-creazione
I miti della creazione dell'antico Egitto sono i resoconti dell'antico Egitto della creazione del mondo. I testi delle piramidi, le decorazioni murali delle tombe e gli scritti, risalenti all'Antico Regno (2700-2200 a.C. circa) hanno fornito la maggior parte delle informazioni riguardanti gli antichi miti egizi della creazione. Questi miti formano anche le prime compilazioni religiose del mondo. Gli antichi egizi avevano molti dei creatori e leggende associate. Così, il mondo, o più specificamente l'Egitto, è stato creato in modi diversi a seconda delle diverse parti dell'antico Egitto. [3] Alcune versioni del mito indicano lo sputo, altre la masturbazione, come l'atto della creazione. Il dio più antico, Ra e/o Atum (entrambi creatori/dèi solari), emersero da uno stato caotico del mondo e diedero origine a Shu (aria) e Tefnut (umidità), dalla cui unione nacquero Geb (terra) e Nut (cielo), che a loro volta crearono Osiride, Iside, Set e Nefti. Un'estensione di questa struttura di base era il mito di Osiride che coinvolgeva Osiride, la sua consorte Iside e il loro figlio Horus. L'omicidio di Osiride da parte di Set, e la conseguente lotta per il potere, vinta da Horus, fornì una potente narrazione che collegava l'antica ideologia egizia della regalità con la creazione del cosmo.

In tutti questi miti, si diceva che il mondo fosse emerso da un mare infinito e senza vita quando il sole sorse per la prima volta, in un periodo lontano noto come zp tpj (a volte trascritto come Zep Tepi), "la prima occasione". [4] Diversi miti attribuivano la creazione a divinità diverse: l'insieme di otto divinità primordiali chiamate Ogdoad, la divinità contemplativa Ptah e il misterioso dio trascendente Amon. Mentre queste diverse cosmogonie erano in competizione in una certa misura, per altri versi erano complementari, come diversi aspetti della comprensione egizia della creazione.

Elementi comuni

La suora solleva la barca solare con il sole appena nato dalle acque della creazione.
I diversi miti hanno alcuni elementi in comune. Tutti sostenevano che il mondo era sorto dalle acque senza vita del caos, chiamate Nu. Includevano anche un tumulo a forma di piramide, chiamato benben, che fu la prima cosa ad emergere dalle acque. Questi elementi sono stati probabilmente ispirati dalle inondazioni del fiume Nilo ogni anno; le acque del diluvio che si ritiravano lasciavano dietro di sé un terreno fertile, e gli egiziani potrebbero aver equiparato questo all'emergere della vita dal caos primordiale. L'immagine del tumulo piramidale derivava dai tumuli di terra più alti che emergevano mentre il fiume si ritirava.

Il sole era anche strettamente associato alla creazione, e si diceva che fosse sorto per la prima volta dal tumulo, come il dio generale del sole Ra o come il dio Khepri, che rappresentava il sole appena sorto. C'erano molte versioni dell'emergere del sole, e si diceva che fosse emerso direttamente dal tumulo o da un fiore di loto che cresceva dal tumulo, sotto forma di un airone, un falco, uno scarabeo o un bambino umano.

Un altro elemento comune delle cosmogonie egizie è la figura familiare dell'uovo cosmico, un sostituto delle acque primordiali o del tumulo primordiale. Una variante della versione dell'uovo cosmico insegna che il dio sole, come potere primordiale, emerse dal tumulo primordiale, che si trovava nel caos del mare primordiale.

Cosmogonie
I diversi racconti della creazione erano associati al culto di un dio particolare in una delle principali città dell'Egitto: Ermopoli, Eliopoli, Menfi e Tebe. In una certa misura, questi miti rappresentano teologie concorrenti, ma rappresentano anche diversi aspetti del processo di creazione. [10]

Ermopoli

Una raffigurazione dell'Ogdoade da un rilievo di epoca romana presso il tempio di Hathor a Dendera in cui alcuni hanno teste di rana e altri hanno teste di serpente
Il mito della creazione promulgato nella città di Hermopolis si concentrava sulla natura dell'universo prima della creazione del mondo. Le qualità intrinseche delle acque primordiali erano rappresentate da un insieme di otto divinità, chiamate Ogdoad. La dea Naunet e la sua controparte maschile Nu rappresentavano l'acqua primordiale stagnante stessa; Huh e la sua controparte Hauhet rappresentavano l'estensione infinita dell'acqua; Kek e Kauket personificavano l'oscurità presente al suo interno; e Amon e Amaunet ne rappresentavano la natura nascosta e inconoscibile, in contrasto con il mondo tangibile dei viventi. Le acque primordiali erano esse stesse parte del processo di creazione, quindi le divinità che le rappresentavano potevano essere viste come divinità creatrici. [10] Secondo il mito, gli otto dei erano originariamente divisi in gruppi maschili e femminili. [11] Erano simbolicamente raffigurati come creature acquatiche perché dimoravano all'interno dell'acqua: i maschi erano rappresentati come rane e le femmine erano rappresentate come serpenti. Questi due gruppi alla fine convergerono, dando luogo a un grande sconvolgimento, che produsse il tumulo piramidale. Da esso emerse il sole, che si alzò nel cielo per illuminare il mondo.

Heliopolis
A Heliopolis, la creazione fu attribuita ad Atum, una divinità strettamente associata a Ra, che si diceva fosse esistita nelle acque di Nu come un essere potenziale inerte. Atum era un dio auto-generatosi, la fonte di tutti gli elementi e le forze del mondo, e il mito eliopolitano descriveva il processo attraverso il quale si "evolveva" da un singolo essere in questa molteplicità di elementi. Il processo iniziò quando Atum apparve sul tumulo e diede origine al dio dell'aria Shu e a sua sorella Tefnut,[16] la cui esistenza rappresentava l'emergere dello spazio tra le acque. Per spiegare come Atum abbia fatto questo, il mito usa la metafora della masturbazione, con la mano che ha usato in questo atto che rappresenta il principio femminile insito in lui. [18] Si dice anche che abbia "starnutito" e "sputato" per produrre Shu e Tefnut, una metafora che è nata dai giochi di parole sui loro nomi. [19] Successivamente, Shu e Tefnut si accoppiarono per produrre il dio della terra Geb e la dea del cielo Nut, che definirono i limiti del mondo. [20] Geb e Nut a loro volta diedero origine a quattro figli, che rappresentavano le forze della vita: Osiride, dio della fertilità e della rigenerazione; Iside, dea della maternità; Set, il dio del caos; e Nefti, la dea della protezione. Il mito rappresentava quindi il processo attraverso il quale la vita era resa possibile. Questi nove dèi erano raggruppati teologicamente come l'Enneade, ma gli otto dèi minori, e tutte le altre cose del mondo, erano in definitiva visti come estensioni di Atum.

Menfi
La versione menfita della creazione era incentrata su Ptah, che era il dio protettore degli artigiani. In quanto tale, rappresentava la capacità dell'artigiano di immaginare un prodotto finito e modellare le materie prime per creare quel prodotto. La teologia menfita diceva che Ptah creò il mondo in modo simile. [23] Questa, a differenza delle altre creazioni egizie, non era una creazione fisica ma intellettuale del Verbo e della Mente di Dio. [24] Le idee sviluppate nel cuore di Ptah (considerato dagli egiziani come la sede del pensiero umano) presero forma quando egli le nominò con la lingua. Pronunciando questi nomi, Ptah produsse gli dèi e tutte le altre cose.

Il mito della creazione di Menfita coesisteva con quello di Eliopoli, poiché si credeva che il pensiero creativo e la parola di Ptah avessero causato la formazione di Atum e dell'Enneade. [26] Ptah era anche associato a Tatjenen, il dio che personificava il tumulo piramidale. [25]

Tebe
La teologia tebana sosteneva che Amon non era semplicemente un membro dell'Ogdoade, ma la forza nascosta dietro tutte le cose. C'è una fusione di tutte le nozioni di creazione nella personalità di Amon, una sintesi che enfatizza come Amon trascende tutte le altre divinità nel suo essere "oltre il cielo e più profondo del mondo sotterraneo". [27] Un mito tebano paragonava l'atto creativo di Amon al richiamo di un'oca, che ruppe la quiete delle acque primordiali e causò la formazione dell'Ogdoade e dell'Enneade. [28] Amon era separato dal mondo, la sua vera natura era nascosta anche agli altri dèi. Allo stesso tempo, però, poiché egli era la fonte ultima della creazione, tutti gli dèi, compresi gli altri creatori, erano semplicemente aspetti di Amon. Amon alla fine divenne il dio supremo del pantheon egizio a causa di questa credenza. [29]

Amon è sinonimo della crescita di Tebe come importante capitale religiosa. Ma sono le sale colonnate, gli obelischi, le statue colossali, i rilievi murali e le iscrizioni geroglifiche dei templi tebani che cerchiamo di ottenere la vera impressione della superiorità di Amon. Tebe è stata pensata come il luogo dell'emergere del tumulo primordiale all'inizio dei tempi.
https://en.wikipedia.org/wiki/Cattle_in_religion_and_mythology
Egitto
Nell'antica religione egizia, i tori simboleggiavano la forza e la sessualità maschile ed erano collegati a divinità aggressive come Montu e divinità virili come Min. Alcune città egiziane conservavano tori sacri che si diceva fossero incarnazioni di poteri divini, tra cui il toro Mnevis, il toro Buchis e il toro Apis, che era considerato una manifestazione del dio Ptah ed era l'animale sacro più importante in Egitto. Le mucche erano legate alla fertilità e alla maternità. Uno dei numerosi miti della creazione dell'antico Egitto diceva che una dea mucca, Mehet-Weret, che rappresentava le acque primordiali che esistevano prima della creazione, diede alla luce il sole all'inizio dei tempi. Il cielo era talvolta immaginato come una dea sotto forma di mucca, e diverse dee, tra cui Hathor, Nut e Neith, erano equiparate a questa mucca celeste. [69]