cosa è lo Yazidismo e lo Yazdanesimo? DOCUMENTARIO nello Yazidismo venerano 7 Angeli,emanazioni del Dio primordiale,di cui il primo e più importante è l'Angelo Pavone(Melek Ta'us).è uno dei rami dello Yazdanesimo

1 year ago
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ormai non ho più parole contemplo in silenzio queste cose incito gli ebrei cazari sionisti turco mongoli di andare dal loro Dio l'angelo pavone cioè il basilico appunto o detto pure Satana ai meno informati,quello non è lo spirito santo Spenta Mainyu e gli amesha Spenta di Mazda dello zoroastrismo ma è Satana Angra Mainyu travestito da pavone e da angelo che non è,è stato solo cambiato e messo così da questi eretici qui quindi non rompete più i coglioni questo simbolo è usato pure dalla rete televisiva USA CNBC eh https://en.wikipedia.org/wiki/CNBC ...Lo Yazidismo è una fede religiosa diffusa nelle regioni del Sinjar iracheno da prima della comparsa in quelle regioni dell'Islam.

I suoi fedeli sono chiamati in turco Çırağ Söndüren. Ciò potrebbe dipendere dalla calunnia espressa da certa faziosa manualistica islamica riguardante le fedi non islamiche o considerate eretiche, secondo cui gli yazidi farebbero ricorso sfrenato al libertinaggio e alla promiscuità - praticati in questo caso nell'oscurità - anche se è probabile che l'espressione "spegnitori di lampade" sia ricollegabile, in realtà, alla convinzione degli yazidi - espressa nel Maṣḥaf rash - secondo cui il mondo sarebbe stato creato da Dio dopo aver creato sei angeli «dalla Sua essenza e dalla Sua luce... come quando un uomo accende una lampada da un'altra».

Giuseppe Furlani, nel suo Religione dei Yezidi. Testi religiosi dei Yezidi, a proposito della semplicistica definizione degli yazidi come di "adoratori del diavolo",ricordava le osservazioni di Richard Carnac Temple, che nel suo studio The Yezidis or devil-worshippers of Mosul,aveva qualificato l'espressione Šeyṭān-perest "inesatta e falsa" e "inventata specialmente dagli Europei che viaggiarono in Oriente per descrivere una forma di religione estranea alla loro mentalità, essendo l'adorazione del Diavolo - in realtà - l'adorazione di spiriti soprannaturali da parte di animisti primitivi, spiriti chiamati diavoli segnatamente dai missionari cristiani per far sentir ribrezzo ai nuovi convertiti per gli dèi prima adorati", anche se Furlani sottolineava che "si può dire in un certo senso che adorano il Diavolo, perché il loro Dio è l'angelo supremo caduto dal suo seggio, ma poi rimesso da Dio al suo posto primitivo"

Lo Yazidismo è una religione monoteista, la cui origine è discussa in ragione anche dell'accentuato esoterismo delle sue dottrine, che consentono solo agli iniziati di accedere al suo nucleo più autentico. Sarebbe uno dei tre rami dello Yazdanesimo, che si articola in: yazidismo (religione autonoma), yarsanesimo (tipo di sciismo) e alevismo (tipo di sciismo duodecimano).

Alessandro Bausani, uno dei massimi esperti italiani di islamistica della sua generazione, osserva che, anche se lo Yazidismo "è ancora elencato fra le sette musulmane per motivi pratici e, anche, se è vera l'opinione del Guidi, per la sua origine e per qualche nome arabo e persiano che vi si incontra",[6] di fatto sembra che la dottrina yazidi "praticamente nulla abbia di islamico", tanto da poter "ben essere messa assieme a residui di sette gnostiche del Vicino Oriente del tipo dei mandei".

I fedeli dello Yazidismo venerano Sette Angeli, emanazioni del Dio primordiale, di cui il primo e più importante è l'Angelo Pavone (Melek Ta'us)

Erroneo, malgrado un frequente uso giornalistico, è considerare il termine "yazidi" come un etnonimo, poiché la loro etnia è quella Curda.
https://it.wikipedia.org/wiki/Yazidismo
Il credo religioso
Le origini
La religione yazidi deriverebbe in parte, secondo alcuni storici, da antiche religioni, precedenti comunque all'ebraismo, al cristianesimo e all'islam,in cui non sono assenti forme di animismo politeistico, anche se Giuseppe Furlani ne sottolineava i legami con l'Islam senza trascurare le influenze del dualismo iranico.

Fanno parte della religione yazidi le abluzioni sacre, il divieto di mangiare certi cibi, la circoncisione, il digiuno, il pellegrinaggio devozionale, l'interpretazione dei sogni e la trasmigrazione delle anime.Il vocabolario religioso, soprattutto nella terminologia della letteratura esoterica, è simile a quello sufi. Gran parte della mitologia e della cosmogonia è preislamica e risente di influenze gnostiche.

Gli yazidi credono in un Dio primordiale, che ha creato o è divenuto l'universo, manifestandosi nei Sette Grandi Angeli il principale dei quali è Melek Ṭāʾūs. La figura centrale dello Yazidismo di Melek Ṭāʾūs è un angelo dalle sembianze di un pavone (Melek vuol dire appunto "Angelo" e Ṭāʾūs significa "Pavone"), "essenza attiva di Dio".

L'Angelo Pavone, padrone del mondo, è l'origine del bene e del male. Il compito degli uomini è di aiutare il bene a prevalere. Secondo gli yazidi, anche il Male è stato creato da Dio, ma ugualmente Dio vuole la vittoria del Bene. Gli uomini possono inavvertitamente compiere azioni malvagie, atte a favorire la vittoria del Male.Immagini di pavoni, in bronzo o ferro, sono oggetti rituali devozionali.

Le sacre scritture dello Yazidismo sono costituite dal Kitāb al-Ǧilwa ("Libro della Rivelazione") e Mishefa Res (Maṣḥaf-i räš, ossia "Libro Nero", in curdo), entrambi scritti in kurmanji, un dialetto della lingua curda.

Gli yazidi sono piuttosto diffidenti verso gli appartenenti ad altre religioni e gran parte del loro credo è caratterizzato da un'accentuata riservatezza, che non consente agli studiosi di tracciarne compiutamente e soddisfacentemente i contorni. Per esempio, la preghiera (da effettuare due volte al giorno, sempre in direzione del sole) non può essere recitata in presenza di persone estranee al culto di Melek Ṭāʾūs. Il mercoledì è il giorno sacro, sebbene sia il sabato a essere considerato il giorno di riposo. A dicembre vi è poi una lunga festività della durata di tre giorni. Vi sono altri giorni sacri definiti dal Libro Nero, ad esempio il 20 luglio (indipendentemente dal fatto che cada di sabato) è definito di riposo perché sacro. Il significato di molte di queste ricorrenze non è però comunemente divulgato e tutto ciò ammanta di mistero la religione degli yazidi.

Lo yazidismo crede nella metempsicosi (le anime dei malvagi trasmigrano nel corpo di esseri inferiori), mentre ai giusti è destinato il paradiso.

La riforma di Shaykh ʿAdī
La forma con cui è conosciuto attualmente lo Yazidismo è il risultato della predicazione di ʿAdī Hakkārī o ʿAdī b. Musāfir, teologo e religioso vissuto nell'XI secolo. Preteso discendente della dinastia omayyade, studiò a Baghdad con Abū l-Khayr Ḥammād al-Dabbās. Successivamente si stabilì non lontano da Mosul, dove iniziò la sua predicazione. In quella zona vivevano Curdi nomadi che professavano una religione non islamica. ʿAdī b. Musāfir la riformò introducendo il vocabolario dell'Islam. Considerato dai suoi seguaci "inviato o salvatore (ʿAbṭāʾūs, ossia ʿAbd Ṭāʾūs, "servo del Pavone"), dopo la sua morte, la sua anima si sarebbe unita secondo i suoi seguaci a quella dell'Angelo Pavone attraverso la trasmigrazione. Da allora la tomba di ʿAdī b. Musāfir a Lālish (a nord di Mosul) è meta di un pellegrinaggio devozionale, cui sono chiamati tutti i devoti dello Yazidismo.

Il pellegrinaggio rituale si svolge una volta all'anno e dura sei giorni. Durante la celebrazione, i fedeli si immergono nelle acque di un fiume, lavano le statue raffiguranti Melek Ṭāʾūs e accendono centinaia di lampade sulle tombe di ʿAdī e degli altri santi.[14] Nel corso della cerimonia viene anche sacrificato un bue.

Gli yazidi
Descrizione
"Yazidi" è il nome con cui tale comunità religiosa è universalmente conosciuta, ma tra di loro i membri si chiamano Ēzdi, Ēzidi o, in alcune aree, Dāsini (in arabo Dawāsin), forse dal nome dell'antica provincia che si estendeva a est di Mosul, nell'attuale Iraq. Secondo una etimologia abbastanza diffusa (ma tutt'altro che accettata dagli storici delle religioni), il termine "yazidi" sarebbe derivata dal nome del califfo omayyade Yazīd I (680-683), ma al-Shahrastānī parlava invece di un certo Yazīd ibn ʿUnaysa.[15] Non è da escludere che il nome provenga dal termine medio-persiano (lingua pahlavi) yazd, yazdān cioè "entità divina",[16] forse in riferimento a Melek Ṭāʾūs.[14]

La comunità religiosa che professa lo Yazidismo è composta da 200.000-300.000 individui[14]. Il gruppo principale, costituito da 150.000 yazidi, vive in due aree dell'Iraq: i monti del Jebel Sinjar (al confine con la Siria) e i distretti di Badinan (o Shaykhān) e Dohuk (nord-ovest del Paese). Il nord-ovest dell'Iraq è l'area originaria dello Yazidismo, insieme all'Anatolia sud-orientale (province di Diyarbakir e Mardin). Però la maggior parte degli yazidi residenti in Turchia è emigrata in Germania negli anni '80 del XX secolo. Almeno 50.000 yazidi vivono nell'ex Unione Sovietica (Armenia e la regione di Tbilisi in Georgia). Vivono anche in Siria, soprattutto nei dintorni di Aleppo (ca. 5000 nel Monte Simeone), e infine un numero imprecisato vive in alcune zone dell'Iran. Si stima che circa 50.000 yazidi siano emigrati verso l'Europa occidentale, soprattutto in Germania, in cerca di asilo e di lavoro.

La società yazidi presenta una struttura gerarchica che vede ai vertici un capo laico, detto "Emiro" (Amīr), e un capo religioso, detto "Maestro" (sceicco). L'Emiro, che risiede a Ba'adra (65 km a nord di Mosul), rappresenta gli yazidi presso le autorità pubbliche dell'Iraq. Ha il potere di insediare il "Maestro", che risiede invece nel Sinjar. Oltre ad essere il capo religioso supremo, rappresenta l'autorità infallibile nell'interpretazione delle Sacre scritture.

Storia
Nel corso del XIV secolo, importanti tribù di cultura curda, la cui sfera di influenza si estendeva anche in Turchia, furono citate per la prima volta nelle fonti storiche come "yazidi".

La loro resistenza ai dominatori arabi piombati su Mosul passò alla storia. Mosul era una delle principali città yazidi. Bagnata dal fiume Tigri e situata ai piedi delle montagne del Kurdistan, era un punto di passaggio obbligato per tutte le carovane che dall'Asia centrale si dirigevano verso la Siria (e il mare Mediterraneo) e l'Anatolia.

Gli yazidi superarono indenni il dominio della dinastia persiana Safavide e, prima di essa, di quella Zengide e Ayyubide e dei turchi Ottomani, che si contesero nei secoli il controllo della città. I Mongoli di Hulegu, che pure avevano preso Baghdad dopo un assedio di una sola settimana, a Mosul dovettero mantenere l'assedio per un anno intero, a causa della fiera resistenza degli yazidi.

Se i wahhabiti hanno dato la caccia agli yazidi in quanto "apostati", i sunniti li chiamano a torto "adoratori del diavolo". Tutto deriva da un'errata interpretazione della figura di Melek Ṭāʾūs, confuso con l'angelo ribelle della religione islamica, Iblīs, che con disubbidiente superbia, aveva rifiutato di adorare l'uomo, malgrado un esplicito ordine divino. Nell'Islam si ritiene che Iblīs o shaytan ("diavolo") corrompa l'uomo, portandolo ad affiancare altre divinità ad Allah, che secondo la religione islamica è l'unico vero dio. Quale figura di demiurgo, l'Angelo Pavone è stato ritenuto dai musulmani uno shaytan, cioè un "diavolo" che devia i veri credenti.
Proprio a causa di tale interpretazione, gli yazidi sono stati spesso perseguitati con l'accusa infondata di adorare il diavolo.

Nel corso dei secoli scorsi essi furono duramente perseguitati dagli Ottomani e poi dal governo turco. La persecuzione contro gli yazidi è ripresa infatti nella seconda metà XX secolo.

Gli yazidi rischiarono l'estinzione una prima volta nel 1892, quando le truppe ottomane penetrarono nella valle di Lālish e passarono a fil di spada migliaia di abitanti, distruggendo il mausoleo di ʿAdī b. Muṣṭafā (lo sceicco ʿAdī).

Le persecuzioni della comunità yazidi attraversarono tutta la seconda metà del XX secolo. La prima si ebbe durante il penultimo anno del regno di Fayṣal II, il 1957. Dopo l'instaurazione della repubblica, fu Ahmed Hasan al-Bakr, il primo presidente del Partito Ba'th (fazione irachena) a riprendere le persecuzioni: la prima fu ordinata nel 1969 e la seconda nel 1975.

Nello stesso periodo il governo turco avviò una politica discriminatoria verso la minoranza yazida. A partire dagli anni Ottanta, molti yazidi turchi iniziarono ad emigrare in Germania (Paese europeo preferito dell'emigrazione curda). Oggi la presenza yazidi in Germania è stimata in 40.000 persone[14].

Durante il regime di Saddam Hussein, gli yazidi vennero classificati come "arabi", in modo tale da falsare gli equilibri etnici nella regione, anche se il regime li emarginò e li discriminò socialmente e culturalmente. Negli anni 1987-88, in Iraq, Ṣaddam Hussein scatenò una durissima repressione della comunità yazidi. Il dittatore ordinò anche una deportazione: decine di migliaia di yazidi furono costretti a trasferirsi centinaia di km ad ovest, in un'area montuosa al confine con la Siria, il Jebel Sinjar,[17] loro luogo peraltro di storico insediamento.

Dopo la caduta di Ṣaddam Ḥussein nel 2003, i curdi richiesero che gli yazidi fossero riconosciuti come facenti parte del popolo curdo a tutti gli effetti.

Feleknas Uca, membro tedesco del Parlamento Europeo è stata l'unica parlamentare di origine yazidi sino al 2005, anno in cui si sono tenute le prime elezioni libere in Iraq.

Nel 2014 la piana di Ninive è stata assaltata dai guerriglieri fondamentalisti sunniti dell'autoproclamato califfo Abu Bakr al-Baghdadi.[18] A seguito della persecuzione avviata dallo "Stato Islamico" contro gli Yazidi, l'ONU stima che 5000 Yazidi siano stati uccisi e 5000-7000 catturati e venduti come schiavi[19], mentre altri 50.000 sono stati costretti ad abbandonare la regione per evitare analoga sorte.

Usi e costumi
Gli yazidi sono monogami e strettamente endogamici, anche se, in alcuni rari casi, ai loro capi è concesso avere più di una moglie. I bambini vengono "battezzati" alla nascita, esiste la fractio panis tipica del Cristianesimo e si usa rendere ossequiosa visita ad alcune note chiese cristiane. La circoncisione è una pratica diffusa ma non obbligatoria, come nell'Islam del resto, e si osserva un digiuno penitenziale secondo le modalità islamiche. Sono eseguite "danze sufiche"[20] e pellegrinaggi alla tomba dello sceicco ʿAdī e, alla loro morte, i defunti sono deposti con le mani giunte in tombe di forma conica.

Gli yazidi, ritenendosi gli unici veri discendenti di Adamo,[21] non accettano né i matrimoni interreligiosi (neppure con i curdi di religione musulmana), né le conversioni. La pena più grave per un fedele è l'espulsione dalla comunità, poiché l'espulso va incontro alla perdita dell'anima, anche se non mancano casi di violenza fisica, come nel caso di Du'a Khalil Aswad, una diciassettenne curda di fede yazida, uccisa a calci e pietre nel 2007, solo per essere stata vista con un ragazzo di diversa fede.

Lo yazdanesimo, o Culto degli Angeli, è una religione pre-islamica nativa del popolo dei curdi. Il termine è stato coniato dallo studioso curdo Mehrdad Izady per rappresentare quella che considera essere la religione originale dei curdi.[1] Secondo Izady, lo yazdanesimo si articola in tre denominazioni: lo yazidismo, lo yarsanesimo, e l'alevismo.[2] Queste tre tradizioni riassunte nello yazdanesimo sono principalmente praticate in comunità relativamente isolate, dal Khorasan in Iran nord-orientale, all'Iran nord-occidentale, passando per il nord dell'Iraq, per arrivare all'Anatolia.

Il concetto di yazdanesimo ha fatto presa fra i nazionalisti curdi, ma è contestato da altri studiosi di religioni iraniche. D'altra parte sono riconosciute le similarità che intercorrono tra yazidismo e yarsanesimo.[3] Alcuni elementi possono essere fatti risalire a un'antica fede probabilmente dominante nell'Iran occidentale[1] e alla religione mitraica prezoroastriana.[4] Mehrdad Izady definisce lo yazdanesimo come un'antica religione hurrita, e dichiara che il regno di Mitanni potrebbe avere introdotto alcune tradizioni vediche evidenti nello yazdanesimo.
https://it.wikipedia.org/wiki/Yazdanesimo
Mehrdad Izady ricava il termine "yazdanesimo" dal concetto zoroastriano di esseri divini, yazdān, spesso tradotto "angeli" o "arcangeli". Egli si riferisce allo yazdanesimo come se fosse il nome antico di tale religione, anche all'origine del nome "yazidismo", e ha pubblicato prove a sostegno delle sue tesi nel suo libro del 1992 intitolato Kurds: A Concise Handbook.

Una delle poche fonti antiche che menziona i "sipâsîâni", considerato sinonimo di "yazidi", è il Dabestân-e Madâheb, scritto fra il 1645 e il 1658.[5]

Dottrina

Rappresentazione di Melek Taus al tempio yazida di Khiz Rahman, a Baadre, vicino a Shekhan, Dahuk, Kurdistan iracheno.
Nella teologia yazdana, un Dio assoluto e trascendente (Hâk o Haq) contiene l'intero universo. Egli lega insieme il cosmo con la sua stessa essenza e vi si manifesta come Heft Sirr (tradotto come "Eptade", "Sette Misteri" o "Sette Angeli"), sette esseri divini che supportano la vita universale e possono incarnarsi in persone, bâbâ (letteralmente "porte", anche reso "avatar"). Queste sette emanazioni sono simili ai sette Anunnaki aspetti di Anu nell'antica teologia mesopotamica[senza fonte], e fra di essi Melek Taus (l'"Angelo Pavone" o "Re Pavone") è l'equivalente del dio mesopotamico Dumuzi figlio di Enki.[6] Melek Taus è il dio principale nella teologia yazida. Della Eptade fa parte anche Shaykh Shams al-Din, "Antico Sole della Fede", equivalente a Mitra.

Le religioni yazdane sarebbero eredi della teologia mesopotamica con influenze zoroastriane, esprimendola nel lessico tipico del sufismo arabo e persiano.

Reincarnazione
Lo yazdanesimo insegna la natura ciclica del mondo e la reincarnazione delle divinità e delle persone, tratto comune a tutte le religioni che lo costituiscono. L'anima di un uomo attraversa varie incarnazioni, in forma umana, animale o persino vegetale. Le religioni yazdane insegnano anche che vi sono sette cicli della vita universale, sei dei quali si sono già svolti mentre il settimo è ancora a venire. In ogni ciclo, sei persone reincarnate (una femmina, cinque maschi) annunceranno la nuova era e la presiederanno, mentre una settima persona sarà la incarnazione dell'eterno, onnipresente e onnipotente Dio stesso.

La reincarnazione delle divinita può avvenire in tre modalità: per riflesso, per possessione, o per incorporazione o personificazione, che è considerata la forma più alta. Gesù, Ali, e le tre guide dei tre rami principali dello yazdanesimo sono tutte considerate personificazioni, ovvero divinità nate in forma umana. La dottrina della reincarnazione è condivisa anche dai nusayri.[7]

Sette esseri divini

Tempio yazida di Aknalich, Armenia.
Principale caratteristica della teologia dello yazdanesimo è la credenza in sette divinità benevolenti che proteggono il mondo da altrettante entità maligne. Tale concezione esiste nella sua forma più pura nello yarsanesimo e nello yazidismo, nella dottrina della Eptade, chiamata Yedi Ulu Ozan nell'alevismo.[7]

Gli yazidi credono che il Dio supremo creatore del mondo, abbia posto il creato sotto la guida della Eptade, nella quale il dio più importante è Melek Taus. Egli, in qualità di dominatore di questo mondo, è fonte sia del bene che del male, e questo carattere ambivalente è messo in evidenza in miti in cui perde temporaneamente il favore di Dio. Sempre nella mitologia, le sue lacrime di rimorso spengono le fiamme della sua prigione infernale ed egli si riconcilia con Dio.
https://it.wikipedia.org/wiki/Yazdanesimo
Musulmani e cristiani identificano Melek Taus come Satana o Iblīs. Gli yazidi contestano tale identificazione con veemenza, dal momento che lo considerano guida della Eptade e non un angelo caduto. Secondo uno studioso:

Gli yazidi del Kurdistan sono stati chiamati in molti modi, il più noto dei quali è "adoratori del diavolo", un termine usato sia da vicini ostili che da occidentali affascinati. Questo epiteto sensazionale non è solo profondamente offensivo nei confronti degli yazidi, ma semplicemente sbagliato.
A causa della identificazione del loro dio come Satana o Iblis, gli yazidi, considerati "adoratori del diavolo", hanno subito nei secoli numerose persecuzioni. La persecuzione degli yazidi continua ad oggi entro i confini del moderno Iraq, sia sotto Saddam Hussein che sotto i rivoluzionari fondamentalisti sunniti. Nell'agosto 2014 gli yazidi sono stati attaccati dall'ISIS durante la sua campagna per "purificare" l'Iraq e le regioni limitrofe da influenza non islamiche.

Testi sacri

Ogni denominazione dello yazdanesimo ha le sue scritture che i fedeli considerano essere più importanti rispetto a scritture anteriori o di altre religioni. Per esempio, lo yazidismo si basa sul Libro Nero (Maṣḥaf-i Räš) e sul Libro della Rivelazione (Kitêba Cilwe).

Denominazioni
Yarsanesimo

Uomini yarsani.

Lo stesso argomento in dettaglio: Yarsanesimo.
Dal punto di vista degli yarsani (talvolta chiamati Ahl-e Haqq[8] o "yaresani"), l'universo è composto da due dimensioni diverse ma legate: l'interno (batin) e l'esterno (zahir), entrambi con il proprio ordine e le proprie regole. Nonostante gli umani percepiscano solo il mondo esterno, le loro vite sono governate dalle regole del mondo interno. Tra gli altri pilastri dello yarsanesimo vi è la credenza secondo cui l'essenza di Dio ha successive manifestazioni in forma umana (mazhariyyat, derivato da zahir) e la credenza nella trasmigrazione delle anime (dunaduni in curdo). Come gli yazidi, anche gli yarsani sono stati oggetto di persecuzioni e massacri nel corso della storia.[8]

Il termine Haqq (in Ahl-e Haqq) è spesso confuso col termine arabo per "verità". Esso è invece, come spiegato da Nur Ali Elahi (m. 1974), "distinto dall'arabo... dovrebbe essere scritto Hâq (Hâq-i wâqi) invece che Haqq e compreso come diverso in significato, connotazione ed essenza".

Yazidismo

Pellegrine alla festa del nuovo anno yazida a Lalish, nel 2017.

Lo stesso argomento in dettaglio: Yazidismo.
Gli yazidi, che hanno molto in comune coi seguaci dello yazdanesimo, credono che il mondo creato da Dio fosse inizialmente una "perla". È rimasto in questo stato, piccolo e protetto, per qualche tempo (spesso stabilito nel numero sacro di quaranta o quarantamila anni) prima di essere ricostituito nello stato attuale. Alla creazione del mondo, Dio convocò l'Eptade e conferì loro il governo sulla creazione. Oltre a Melek Taus, l'Eptade include Sheikh ‘Adī ibn Musāfir al-Umawī (Şêx Adî), il suo compagno Şêx Hasan, e un gruppo noto come i "Quattro Misteri": Shamsadin, Fakhradin, Sajadin e Naserdin.

Fedeli e diffusione
Ne La guida dei perplessi, Maimonide si riferisce ai fedeli di queste religioni come sabei di Harran (di Carrhae).

I sabei sono menzionati anche nel Corano e negli scritti bahá'í.

Le tre denominazioni dello yazdanesimo sono diffuse entro i seguenti confini geografici:

Gli aleviti si trovano soprattutto nella Turchia centrale e orientale e nella Siria nordoccidentale, nonché tra i curdi Zaza;
Gli yarsani si trovano soprattutto nell'Iraq orientale e nordorientale e nell'Iran occidentale;
Gli yazidi si trovano soprattutto nella regione al confine turco-iracheno, e molti di essi risiedono in Armenia.
Curdi Goran e Zaza
Numerose comunità di yarsani si trovano anche in alcune regioni dell'Azerbaigian persiano. La città di Ilkhechi (İlxıçı), che si trova 87 km sud ovest di Tabriz, è quasi interamente popolata da yarsani. Per ragioni politiche, tra cui il desiderio di creare un'identità distinta per queste comunità, gli yarsani non sono mai stati definiti parte dei curdi Goran sino agli inizi del XX secolo. Venivano definiti semplicemente "yarsani" oppure "ali-illahiti".

Gruppi con credenze simili esistono anche nel Kurdistan iraniano e altrove, sia tra i curdi Zaza che tra i Goran, entrambi parlanti il ramo hawrami della lingua curda nord-occidentale. Essi sono considerati aderenti a un "alauismo curdo" simile alle religioni dei drusi o degli yazidi.

Accoglienza della teoria in ambito accademico
Izady ritiene che lo "yazdanesimo" sia un sistema di credenze che precede l'islam di millenni, e che sia più "ariano" che "semitico". Molti curdi si dichiarano musulmani, nonostante siano stati classificati da Izady come yazdani.[9] Izady non asserisce che i curdi musulmani siano yazdani, ma ritiene che i curdi yazdani non siano musulmani, e che si identifichino come tali solo per evitare persecuzioni e discriminazioni.

Mohammad Mokri, noto storico curdo, condivide la tesi secondo cui gli yazdani non siano musulmani. Egli ritiene che questa religione sia "meno islamica della fede bahá'í", che nasce dal bábismo come "una nuova religione non-islamica".

Critiche
L'idea che esista uno "yazdanesimo" come religione distinta è stata contestata da diversi studiosi. Richard Foltz considera lo yazdanesimo come "religione inventata" da Izady, che secondo Foltz "deve molto di più al nazionalismo curdo contemporaneo che a una reale storia religiosa".

L'antropologa iraniana Ziba Mir-Hosseini afferma che:

"... Izady (1992) ... nella sua urgenza di distanziare l'Ahl-e Haqq dall'Islam conferendogli una ascendenza puramente curda, afferma che questa setta sia la denominazione di una religione di grande antichità che egli chiama "il Culto degli Angeli". Questo culto, egli sostiene, è 'una religione essenzialmente non-semitica, con una sovrastruttura ariana depositatasi su fondamenta religiose indigene dei monti Zagros. Identificare il culto o una qualsiasi delle sue denominazioni come islamiche è semplicemente un errore nato dalla scarsa conoscenza della religione, che precede l'Islam di millenni'. D'altra parte egli manca di portare qualsivoglia prova a supporto della sua teoria, e alcune delle sue affermazioni possono solo definirsi assurde".

L'Ahl-e Ḥaqq, in persiano اهل حق‎, o Yarsanesimo, espressione persiana derivata dall'arabo, significa "Gente della Verità". Altre autodefinizioni sono "Uomini di Dio" o in curdo: یارسان o Yāresān, e si riferiscono a un movimento religioso-mistico derivato dall'Islam, attualmente presente essenzialmente nell'Iran occidentale e strutturalmente prossimo alla religione dei Yazidi.

Secondo alcuni studiosi, Ahl-e Ḥaqq, Yazidi e Alevi partecipano a una sorta di Culto degli Angeli, una forma di religiosità d'origine islamica sviluppatasi in ambiente curdo. Gli aderenti dell'Ahl-e Ḥaqq sono comunemente etichettati come musulmani perché adottano numerose sue superficiali forme di religiosità, inclusa la venerazione per ʿAlī ibn Abī Tālib, il quarto califfo e primo Imām sciita, e perché praticano la taqiyya (dissimulazione) sciita. I critici della loro fede si riferiscono ai devoti definendoli Ali-Ilahi o Aliullahi ma, secondo vari studiosi, il nome Aliullahi (Ali Ilahi) è stato dato dai loro vicini che non si rendono ben conto che la figura di ‘Alī non è centrale o comunque dominante nel culto dell'Ahl-e Ḥaqq.

I loro fedeli attualmente vivono nelle province occidentali dell'Iran, molti nella regione di Kermanshah, adiacente ai confini con l'Iraq. Vi sono anche altri gruppi dislocati intorno a Kirkuk in Iraq. Molti fedeli sono di etnia curda, sebbene vi siano anche gruppi di Curdi Laki, del Lorestān, Azeri e Persiani [1]. Vi sono pure devoti arabofoni nelle città irachene di Mandali, Baʿqūba e Khanaqin [2].

Si suppone che l'Ordine sia stato fondato da Sultan Sohāk, una figura ampiamente mitica dei primi del XVI secolo d.C. nell'Iran occidentale, ma dal momento che si tratta di un Ordine mistico, non si conoscono molti fatti verificabili sulla sua persona. L'Ordine dell'Ahl-e-Ḥaqq è un ambiente rigidamente chiuso. Parte della sua letteratura è scritta in lingua farsi
https://it.wikipedia.org/wiki/Ahl-e_Haqq
Credo religioso
L'Ahl-e Ḥaqq crede che Dio manifesti un avatar principale e 5 avatar secondari che formano con Dio stesso un'eptade (i Sette Santi) e che manifesti nuovamente questi avatar in ognuna di sette epoche. Mentre gli avatar della Prima Epoca - equivalente alla fase della sharīʿa, equivalente qui a Legge religiosa essoterica - possono combaciare strettamente coi nomi degli arcangeli delle religioni semitiche, gli avatar della Seconda Epoca - che equivale all'epoca della tarīqa e che comincia con ʿAlī come primo avatar - sono tutti figure dell'Islam, eccezion fatta per Nusayr. Si può accostare forse la figura di Nusayr al "Nazareno", cioè a Gesù Cristo, o a Nārsch, l'avatar minore che più tardi sarà noto come Theophobus.

La Terza Epoca equivale a quella della maʿrifa (conoscenza esoterica), mentre nella Quarta Epoca - in cui si realizzerà la ḥaqīqa (Verità) - il primo avatar a manifestarsi è stato Sultan Sohāk. Si dice che egli sia stato generato da Mama Jelale, una vergine Curda e, come nel caso di Maryam, madre di ʿĪsā (Gesù), egli sarebbe stato concepito virginalmente. Una volta, mentre dormiva sotto un melograno, un chicco del frutto cadde nella sua bocca, poiché un uccello aveva becchettato il frutto direttamente sopra di lei ([4], p. 23).

Esistono somiglianze fra Ahl-e-Ḥaqq e Alevi turco-curdi, sebbene quanto tali strette somiglianze si rifacciano a un'origine comune rimanga oggetto di disputa. Altri scorgono una somiglianza con la religione dei Yezidi, malgrado gran parte di questo dibattito sia costretto a rimanere pura speculazione, dal momento che tutti questi gruppi hanno reso noti pochissimi loro scritti religiosi e favoriscano pratiche religiose segrete da acquisire mediante iniziazione.

Come gli Yazidi, i seguaci dell'Ahl-e Ḥaqq credono nella reincarnazione. Essi hanno un famoso detto riguardante la morte: Uomini! Non temete la punizione della morte! La morte dell'uomo è come il tuffo che fanno le papere. Gli esseri umani percorrono un ciclo di 1.001 incarnazioni. Durante questo processo, essi si purificano delle loro azioni terrene. La scena dell'Ultimo Giudizio si svolgerà nella pianura di Shahrazur (Kirkuk)

Libri sacri
Le leggende e tradizioni sacre sono conservate in un corpus indicato come Kalām (la "teologia, apologetica"[1]). Il Serencam o Kalam-i Saranjam è il testo più importante, in quanto gli yarsani credono che venne scritto direttamente dall'angelo Pir Musi. Il libro è diviso in epoche: l'Epoca di Khawandagar, l'Epoca di Alī, l'Epoca di Khoshīn, e l'Epoca di Sohāk.

L'epoca di Khoshīn ha luogo nella regione del Luristan e l'epoca di Sohāk è posta nella terra dei Gorān (Hawrāmān) nei pressi del fiume Sirwan. I detti attribuiti a Sulṭān Sehāk (XV secolo) sono stati scritti in lingua curda Gorāni, la lingua liturgica dell'Ahl-e Ḥaqq

L'alevismo (in turco Alevilik) è una corrente dell'islam di derivazione sciita duodecimana originaria dell'Anatolia sorta a partire dal XIII secolo dagli insegnamenti di Hajji Bektash Veli. La teologia alevita moderna è stata profondamente influenzata dall'umanesimo e dall'universalismo. L'alevismo è strettamente connesso alla confraternita islamica dei bektashi ed è stato accostato allo yazdanesimo, allo yazidismo e allo yarsanesimo. A partire dal XX secolo in Turchia gli aleviti si sono rivelati tra i principali sostenitori del secolarismo secondo il modello kemalista e della sinistra politica, il che ha spesso generato tensioni con i locali militanti islamisti sunniti e nazionalisti turchi di estrema destra.
https://it.wikipedia.org/wiki/Alevismo
Terminologia

Il nome "aleviti" generalmente è spiegato come un riferimento ad ʿAlī ibn Abī Ṭālib, cugino, genero, e figlio adottivo del profeta Maometto. Il nome è la pronuncia turca, zazaki e curda di ʿAlawī (in arabo: علوي‎, "riguardante ʿAlī"). Nonostante ciò, gli aleviti turchi, zaza e curdi non devono essere confusi con gli alawiti arabi della Siria.

Gli aleviti sono talvolta chiamati "qizilbashi" (dal movimento radicale riformista d'impianto sciita dei qizilbash); alcuni si identificano in questo nome, mentre altri lo associano più al mondo iranico. Gli aleviti sono spesso chiamati in turco anche Tahtacı ("tagliatori di legno"), Abdal, Bardi e Çepni.

Storia

Decimo giorno di Muharram, di Fausto Zonaro, rappresenta le processioni sciite a Istanbul
«Sii un bambino del tuo tempo! "Non sapere (qualcosa) non è un errore, non chiedere lo è"»

(attribuita ad ‘Alī)
I tentativi di identificazione dell'origine degli Aleviti sono oltremodo controversi. Molti di loro riconducono la loro tradizione all'Islam primitivo e ai Dodici Imam, e concordano con questo tesi alcuni dei maggiori studiosi.[1] Altri vedono nell'Alevismo un substrato preislamico che ha acquisito parte della teologia sciita, e non accettano come turca o persiana questa cultura popolare. Altri ancora individuano l'influenza del cristianesimo ortodosso. Questi punti di vista potrebbero essere simultaneamente veri.

Le tribù turche del nord dell'Iran e dell'Anatolia orientale furono convertite allo sciismo durante l'Ilkhanato. Il poeta Yunus Emre e il santo (Wali) Hajji Bektash furono i primi santi di quel periodo e più tardi vennero associati con l'alevismo. Gli aleviti emersero in questo contesto come un ordine sufi militante con base ad Ardabil, il cui leader Shah Isma'il I riuscì a conquistare la Persia. I qizilbash dell'Anatolia si trovarono dal lato sbagliato del confine ottomano-persiano dopo il trattato di Amasya del 1555. Furono assoggettati all'Impero ottomano, dal quale erano visti con sospetto.

Gli aleviti turchi appoggiarono sin dal principio le riforme di Atatürk, che pose di fatto fine alla loro discriminazione da parte delle autorità ottomane, mentre gli aleviti curdi guardavano la sua ascesa con sospetto.

Il massacro di Sivas
Il 2 luglio 1993 a Sivas, mentre la locale comutità alevita stavano celebrando la festa del Pir Sultan Abdal, uscendo dalla moschea dopo la loro preghiera del venerdì, una folla di circa 20.000 sunniti circondò l'hotel Madimak, intonando slogan anti-aleviti e pro-Shari'a. Diedero fuoco all'hotel e lo bersagliarono con pietre. Mentre il fuoco uccideva 33 Aleviti, la polizia, i militari e i vigili del fuoco non fecero nulla per spegnere l'incendio o salvare gli assediati. Le immagini del massacro vennero filmate e trasmesse in tutto il mondo. Ogni anno all'anniversario del massacro molte organizzazioni alevite richiedono l'arresto dei responsabili. 33 persone sono state condannate a morte nel 1997 per crimini legati al massacro, ma la sentenza non fu mai eseguita.

Nel 1995 ci fu anche una sparatoria da un'auto nel quartiere Gazi di Istanbul che causò la morte di alcuni aleviti. Durante le conseguenti manifestazioni di protesta, la polizia aprì più volte il fuoco contro i dimostranti. Quando le proteste terminarono si contarono un totale di 15 aleviti uccisi. Il risultato fu una rivitalizzazione dell'identità alevita, e il dibattito su questa identità continua ancora oggi.

Teologia
L'alevismo si contraddistingue per alcune pratiche: i riti si svolgono in case assembleari (cemevi), piuttosto che nelle moschee. La cerimonia (âyîn-i cem, o semplicemente cem) include musica e danza (semah).

Importanti aspetti dottrinari dell'alevismo sono:

amore e rispetto per tutti (“L'importante non è la religione, ma essere un umano”)
tolleranza nei confronti delle altre religioni ed etnie (“Se danneggi il tuo prossimo, le preghiere rituali che hai recitato non sono valide”)
rispetto per i lavoratori ("Lavorare è il più grande atto di fede”)
uguaglianza fra uomini e donne, che pregano fianco a fianco. È praticata la monogamia
Gli aleviti accettano il credo sciita riguardo ʿAlī e i dodici imam. Alcuni aleviti non vogliono però essere descritti come sciiti ortodossi, a causa di grosse differenze nella filosofia, abitudini e rituali rispetto alle forme prevalenti dello sciismo dell'Iraq e del moderno Iran. Nonostante ciò, l'ayatollah Ruhollah Khomeini nel 1970 ha dichiarato gli aleviti parte della linea tradizionale sciita.[2]

Il credo degli Aleviti è difficile da definire, dal momento che nell'Alevismo ci sono diversi movimenti senza alcuna autorità centrale, e le differenze fra i vari gruppi sono poco definite. Molti insegnamenti sono trasmessi oralmente e per anni sono stati tenuti segreti (ma oggi sono largamente accessibili).[senza fonte] Le basi più particolari del credo alevita si trovano nei Buyruks (dialoghi scritti dello sceicco Safi al-Din (eponimo dell'ordine mistico della Safawiyya), Jaʿfar al-Ṣādiq (il Sesto Imam), e altri uomini illustri. Sono anche inclusi inni (nefes) di persone come Shāh Isma'il o Pir Sultan Abdal, storie di Hajji Bektash e altre opere.

Esistono varie opinioni sulla natura di ʿAlī. Molti gli attribuiscono una forza e una saggezza soprannaturali (sorpassate solo dai profeti), e un'inimitabile connessione interiore con il profeta Maometto:

Muhammed ilim şehridir, Ali kapısıdır.
Maometto è la Città della conoscenza spirituale, ʿAlī è la Porta.
Molti Aleviti ritengono ci sia una unità mistica fra ʿAlī e Muḥammad (si veda Ali-Muhammad), simile ai due lati di una moneta o alle due metà di una mela:

Ali Muhammed'dir, Muhammed Ali
Gördüm bir elmadır, elhamdü-lillâh
ʿAlī è Maometto, Maometto è ʿAlī;
Ho visto una mela, tutta la lode è per Allah[3]
La frase "Per l'amore di Dio, Maometto, ʿAlī" (Hak-Muhammed-Ali aşkına), comune a molte preghiere alevite, può essere scambiata come un'equivalenza dell'autorità dei tre, o come un'attribuzione di divinità ad 'Ali e Maometto. Dal momento che l'Islam è particolarmente focalizzato sul monoteismo, teorie simili sono profondamente controverse.

Si crede che ognuno dei Dodici Imam sia parte della "luce" (Nur) di ʿAlī. Quindi ʿAlī ibn Abī Ṭālib è chiamato "Primo ʿAlī" (Birinci Ali), al-Ḥusayn ibn ʿAlī il "Secondo ʿAlī" (İkinci Ali), e così via sino al "Dodicesimo ʿAlī" (Onikinci Ali), Muhammad al-Mahdi.

Nonostante questo basilare orientamento sciita, buona parte del linguaggio mistico dell'Alevismo è ispirato da tradizioni sunnite. Per esempio, il concetto di Dio degli Aleviti è derivato dalla filosofia di Ibn al-'Arabi e comprende una catena di emanazione da Dio, a uomo spirituale, uomo terreno, animali, piante, e minerali. L'obiettivo della vita spirituale è seguire questo percorso in direzione contraria, sino all'unità con Dio, o Haqq (Realtà, Verità). Dalla prospettiva più alta, tutto è Dio (vedi Wahdat al-Wujud). Gli Aleviti talvolta ammirano al-Ḥallāj, un Sufi del X secolo giustiziato a Baghdad per blasfemia per avere di fatto esortato a comportamenti anti-nomistici (e non già, come si crede, per aver detto - tra l'altro in privato - "Io sono la Verità" (Anā al-Ḥaqq).

Un altro importante concetto alevita è quello del "Perfetto Essere Umano" (Insan-i Kamil). (Questa terminologia è sunnita; la controparte sciita sarebbe "Perfetto sciita".) Molti Aleviti pensano che il primo sia stato ʿAlī, Hajji Bektash Wali, o gli altri santi. In ogni caso il Perfetto Essere Umano è stato anche identificato con la nostra vera identità come pura coscienza, dal concetto coranico secondo cui gli umani non hanno peccato originale, essendo la pura coscienza perfetta. Il compito umano è di realizzare completamente questo stato sinché sono ancora nella forma materiale umana.

Molti Aleviti definirebbero il Perfetto Essere Umano in termini pratici, come uno che abbia il completo controllo morale delle sue mani, lingua e sensi (eline diline beline sahip); tratta allo stesso modo ogni tipo di persona (yetmiş iki millete aynı gözle bakar); e serve gli interessi degli altri. Uno che abbia raggiunto questo stato di illuminazione è chiamato eren o munavver.

Pratiche
Il percorso spirituale degli Alevita (yol, "strada") comunemente passa attraverso quattro principali fasi della vita, o "porte":

Sheriat (Sharīʿa) ("legge religiosa")
Tarikat ("fratellanza spirituale")
Marifat ("conoscenza spirituale")
Hakikat ("Realtà" o "Verità", ovvero, Dio)
Queste possono essere a loro volta suddivise in "quattro porte, quaranta livelli (dört kapı kırk makam)". La prima porta (legge religiosa) è considerata essenziale (e in questo possiamo percepire una sottile critica nei confronti di altre tradizioni musulmane).

I seguenti sono i principali crimini, tali da causare la dichiarazione di düşkün (traditore):

uccidere una persona
commettere adulterio
divorziare dalla moglie
sposare una donna divorziata
rubare
Buona parte dell'attività degli Aleviti si svolge presso la seconda porta (fratellanza spirituale), in questa il fedele si sottomette a una guida spirituale vivente (dede, pir, mürşit).
Cem
Il principale servizio religioso degli Aleviti è il cem. Il prototipo della cerimonia è il viaggio notturno del profeta Maometto, dove egli vide un'adunanza di quaranta santi (Kırklar Meclisi), e la Realtà Divina si manifestò nel loro leader, ʿAlī.

Semah, una serie di danze rituali caratterizzate dal girare in tondo, è una parte fondamentale in ogni cem. Il Semah è eseguito da uomini e donne insieme, accompagnate dal bağlama. Le danze simboleggiano (ad esempio) la rivoluzione dei pianeti attorno al Sole (dagli uomini e donne che danzano in circolo), e l'abbandono della propria individualità e l'unione con Dio.

Il Rito di Integrazione (görgü cemi) è un complesso rituale durante il quale vengono assegnati vari compiti a coloro che desiderano legarsi mediante un legame extrafamiliare (musahiplik), che intraprendono un percorso di unità e integrazione sotto la direzione della guida spirituale (dede, "nonno").

La frase mum söndü ("La candela è sparita") allude a un'accusa riguardo ad un sacro momento di qualche rituale cem in cui dodici candele (che rappresentano i Dodici Imam) sono immerse nell'acqua.

Musahiplik
Musahiplik (letteralmente, "Compagnia") è un patto fra due uomini della stessa età, preferibilmente stipulato assieme alle rispettive mogli. In una cerimonia in presenza di un dede i soci stipulano una promessa per la vita in cui si impegnano di occuparsi dei bisogni spirituali, emozionali e fisici l'uno dell'altro e dei loro figli. Il legame fra le coppie che hanno stipulato questo patto è forte quasi come un legame di sangue, tanto che il müsahiplik talvolta è chiamato anche fratellanza spirituale (manevi kardeşlik). I figli di due coppie così legate non possono sposarsi.

Krisztina Kehl-Bodrogi riferisce che i Tahtaci identificano musahiplik con la prima porta (şeriat), dal momento che è un prerequisito per la seconda (tarikat). Coloro che puntano alla terza porta (marifat, "gnosis") devono avere contratto un musahiplik per almeno dodici anni. Passare attraverso la terza porta scioglie il patto musahiplik (che altrimenti permane anche dopo la morte), in una cerimonia chiamata Öz Verme Ayini ("cerimonia di abbandono dell'identità").

Il valore corrispondente alla seconda porta (e necessario per entrare nella terza) è aşinalik ("intimità," intesa con Dio). La sua controparte per la terza porta è chiamata peşinelik; per la quarta porta (hakikat, Verità Definitiva), cingildaşlik or cegildaşlik (traduzione incerta).

Pratiche popolari
Sono state individuate molte pratiche popolari, nonostante poche di queste siano specifiche degli Aleviti. In tale contesto, lo studente Martin van Bruinessen ha evidenziato una nota del Ministero turco della Religione, appesa al mausoleo di Eyüp Sultan a Istanbul, che elenca

...una lunga lista di pratiche 'superstiziose', che sono veementemente dichiarate non-Islamiche e deprecabili, come accendere candele o piazzare 'pietre di richiesta' sulla tomba, legare pezzi di vestiti al mausoleo o agli alberi davanti ad esso, lanciare monete sulla tomba, chiedere aiuto direttamente al defunto, girare sette volte attorno agli alberi nel cortile o appoggiare la faccia sul muro del türbe sperando in una cura soprannaturale, legare rosari al mausoleo aspettandosi un aiuto soprannaturale per essi, sacrificare galli o tacchini come voto al mausoleo. La lista è probabilmente un inventario di pratiche comuni locali la cui ri-attuazione le autorità dovranno prevenire.

Altre simili pratiche includono baciare il telaio delle porte di stanze sacre; non camminare sulla sogli di costruzioni sacre; chiedere le preghiere di famosi guaritori; fare dei 'Lokma' e condividerli con altri.

Feste
Newroz (Persiano: Nawruz, letteralmente "Nuovo Giorno") è l'antico Capodanno zoroastriano, osservato e praticato dai curdi e molti altri gruppi etnici (Ulghuri, Tagiki, Uzbeki...) il 21 marzo (l'equinozio di primavera) per celebrare il nuovo e la riconcilliazione. Oltre alle originali credenze degli Zoroastriani fondatori del Nowruz, gli Aleviti celebrano e commemorano la nascita di ʿAlī; il matrimonio di ʿAlī e Fāṭima; il salvataggio del profeta Yūsuf dal pozzo; e/o la creazione del mondo in questo giorno. Si svolgono vari cem e cerimonie speciali.

Hidrellez onora la misteriosa figura del coranico al-Khidr (in turco Hizir) Che qualche volta è identificato col profeta Elia (Īlyās), e si dice abbia bevuto l'acqua della vita. Qualcuno sostiene che il Khidr venga per la salvezza di coloro che sono in difficoltà passando da terra, mentre Elia passi dal mare; e si incontrano presso un roseto la sera del 6 maggio. La festa è celebrata anche nei Balcani, dove è chiamata "Erdelez," nello stesso giorno di Đurđevdan o giorno di San Giorgio.

Al-Khidr è onorato anche con un digiuno di tre giorni a metà febbraio chiamato Hızır Orucu. Oltre a evitare ogni tipo di piacere, gli Aleviti si astengono anche dal cibo e dall'acqua per l'intero giorno, anche se la sera bevono liquidi che non siano acqua.

Notare che le date dei giorni di al-Khidr possono variare perché molti Aleviti seguono un calendario lunare, mentre alcuni seguono quello solare.

il mese di Muharram (or Mâtem Orucu) del calendario islamico inizia 20 giorni dopo l'Eid ul-Adha (Kurban Bayramı). Gli Aleviti osservano un digiuno per i primi dodici giorni. Questo culmina nella festa dell'Ashura (Aşure), in cui si commemora il martirio dell'Imam Hussain a Karbala. Il digiuno è rotto con uno speciale piatto (chiamato anche aşure) preparato con diversi frutti (a volte anche dodici tipi diversi), noci, e cereali. Molti eventi sono associati a questa festa, fra cui il salvataggio del figlio di al-Husayn b. ʿAlī (Ali Zayn al-Abidin dal massacro di Karbala, che ha consentito la prosecuzione del lignaggio del Profeta.

Elemosina
Gli Aleviti non eseguono la Zakat alla maniera islamica, e non ci sono formule o somme prestabilite per la carità. Un metodo comune dell'elemosina per gli Aleviti è donare cibo (specialmente animali sacrificali) che viene diviso fra donatori e ospiti. Gli Aleviti donano soldi per aiutare i poveri, per sostenere attività religiose, educative e culturali delle varie organizzazioni (dergâh, vakıf, dernek), e fornire educazione agli studenti.

Luoghi sacri
Anche se l'Alevismo non riconosce l'obbligo del pellegrinaggio, visitare ziyarat ed eseguire du'a presso le tombe dei santi o Pir Alevi-Bektashi è pratica comune. Alcuni dei luoghi più frequentati sono i mausolei di Shahkulu e Karacaahmet (entrambi ad Istanbul), Abdal Musa (Antalya), Seyit Gazi (Eskishehir), la celebrazione annuale tenuta a Hacibektas (16 agosto) e Sivas (il Pir Sultan Abdal Kültür Etkinlikleri, 23-24 giugno).

Al contrario della tradizionale segretezza con cui viene svolto il cem, gli eventi di queste manifestazioni culturali sono aperti al pubblico. Nel caso della manifestazione di Hacibektaş, dal 1990 le attività ad essa correlate sono state prese in considerazione dal Ministero della Cultura turco per promuovere più il turismo e patriottismo turco che la spiritualità Alevita.

Qualche Alevita va in pellegrinaggio su montagne o altri siti naturali che si credono essere sacri.

Struttura gerarchica
Al contrario della confraternita bektashi, che come gli altri ordini sufi è basata su una silsila "catena iniziatica" di maestri e studenti, le autorità alevite seguono una linea famigliare per la loro discendenza. Circa il 10% degli Aleviti appartiene a un'élite chiamata ocak "cuore", che indica una discendenza da ˤAlī e/o vari altri santi o eroi. I membri dell'Ocak sono chiamati ocakzade o "figli del cuore". Questo sistema sembra trarre origine dalla dinastia Safavide in Persia.

I capi aleviti sono chiamati murshid, pir, rehber o dede. Questi sono considerati come gradi di una gerarchia (come nella confraternita Bektashi). Nonostante la retorica alevita sull'uguaglianza fra i sessi, comunemente solo i maschi possono assumere questi ruoli. Tradizionalmente, il dede non guida semplicemente i rituali, ma tutta la comunità, a volte assieme alle personalità locali come gli ağa (proprietari terrieri) della regione di Dersim. Sono anche giudici o arbitri a capo dei tribunali del villaggio chiamati Düşkünlük Meydanı. Gli Aleviti comuni stringono un'alleanza con la discendenza di uno e un solo dede sulla base di preesistenti relazioni di famiglia o villaggio. Alcuni sottostanno invece sotto l'autorità di una dargah (loggia) bektashi.

Con l'urbanizzazione del XX secolo (che fece allontanare molti giovani lavoratori dai villaggi) e con l'influenza socialista (che guardava con sospetto ai dede), la vecchia gerarchia ha subito un duro colpo. Molti dede ora ricevono uno stipendio dai centri culturali aleviti, ai quali subordinano il loro ruolo.[9] Questi centri non si occupano più di prendere decisioni o gestire le finanze per la comunità, come nel vecchio rituale di riconciliazione, ma si dedicano ad esibizioni musicali e di danza.I Dede sono oggi scelti su base volontaria, e il lor ruolo è circoscritto alla pratica religiosa, alla ricerca, e al dare consigli.

Donne nell'Alevismo
Secondo John Shindeldecker "Gli Aleviti sono fieri della loro monogamia, le donne Alevite pregano a fianco degli uomini, sono libere di vestirsi con abiti moderni, incoraggiate a studiare al meglio delle loro possibilità e libere di praticare la professione che preferiscono".

Secondo l'antropologa australiana Sevgi Kilic, anche se le donne alevite non subiscono la separazione dei sessi, sono comunque assoggettate in pubblico e in privato ai tradizionali valori maschili riguardo alla sessualità femminile e costrette ad una regola basata su onore e vergogna. Sevgi Kilic è di discendenza alevita e la sua famiglia migrò in Australia circa 40 anni fa. Crescendo in una società occidentale non ha vissuto la ricchezza culturale e tradizionale e l'identità particolare degli Aleviti, e ha eloquentemente rivelato di avere "compreso l'essenza degli Aleviti" attraverso i racconti delle donne nei suoi studi. È la prima etnografa che si è occupata delle donne Alevite in Turchia e spiega che l'identità alevita è complessa, varia e ricca nella teoria e nella pratica.

In ogni caso, anche se le donne alevite nei villaggi sottostanno alle opinioni conservatrici riguardo allo stato della donna in famiglia, queste idee stanno rapidamente cambiando nelle città, dove molte donne sono costrette a lavorare come domestiche o altri lavori mal pagati. A differenza delle donne Sunnite in Turchia, le Alevite non sono obbligate a portare il velo. Secondo Kilic è dovuto al fatto che l'identità alevita pone attenzione all'interiore piuttosto che alla rappresentazione esteriore e coprire i capelli della donna o nasconderne il corpo non le legittima dal punto di vista morale, sociale, politico ed economico.

Rapporti con gli altri musulmani
Le relazioni fra Aleviti e Sunniti sono caratterizzate da un reciproco pregiudizio risalente al periodo dell'Impero ottomano. I Sunniti hanno accusato gli Aleviti di eresia, eterodossia, ribellione, tradimento e immoralità. D'altro canto gli Aleviti ritengono che il Corano originale non richieda cinque preghiere, o la frequentazione di una moschea, o il pellegrinaggio, e ritengono che i Sunniti abbiano distorto l'Islam originale omettendo, male interpretando o cambiando importanti passaggi del Corano originale,

Gli Aleviti sostengono che la chiusura mentale Sunnita abbia origine in Arabia e sia contraria al carattere turco. La Sunna e gli ʾaḥādīth furono innovazioni della classe dirigente Araba, creati per garantire il dominio arabo sull'Islam e sottomettere con l'inganno le masse. Tutti gli sviluppi negativi dell'Islam sono visti come un fallimento della società e delle caratteristiche Arabe. Il Sunnismo, secondo gli Aleviti, non è vero Islam, ma un'aberrazione il cui stretto legalismo si oppone al pensiero libero e indipendente ed è visto come reazionario, bigotto, fanatico e antidemocratico. Gli Aleviti credono che il nazionalismo Sunnita sia intollerante, dominatore e si rifiuta di riconoscere la particolarità alevita.

Nell'odierno dibattito politico, gli Aleviti sono contrapposti al fondamentalismo Sunnita e assicurano la continuazione del secolarismo turco. Gli Aleviti, a cui interessa bloccare la rinascita di focolai fondamentalisti, sono i principali alleati delle forze secolari, e cercano anche l'alleanza dei Sunniti moderati contro gli estremisti. Richiedono che lo stato riconosca l'Alevismo come una comunità ufficiale islamica, con gli stessi diritti del Sunnismo, ma diversa da esso.

C'è qualche tensione fra le tradizioni popolari alevite e l'ordine Bektashi, che è un ordine Sufi basato su credenze alevite.In alcune comunità turche, gli altri ordini Sufi (gli Jerrahi Halveti e alcuni Rifa'i) hanno incorporato significative influenze alevite. Nonostante generalmente siano considerati sunniti, qualche Rifa'i accetta di essere considerato Alevita. Ciò avviene comunemente nell'ordine Rifa'i Marufi del turco Sherif Baba, il cui rituale combina elementi tipici della tradizione Alevita con pratiche Sunnite. Sono stati talvolta identificati con gli Aleviti, coi quali condividono i princìpii secolaristi, lo scetticismo generale nei confronti dell'ortodossia estremizzata, l'incoraggiamento alla pratica condivisa fra uomini e donne, un gruppo comune di santi venerati come Hajji Bektash Veli e Pir Sultan Abdal e una profonda devozione alla famiglia del profeta Maometto.

Come altri cosiddetti gruppi "ghulat", gli Aleviti esaltano ʿAlī più di quanto la maggioranza degli sciiti consenta. Lui e Maometto sono come due facce di una moneta o le due metà di una mela. Qualcuno parla di una trinità composta da Allah, Maometto, e ʿAlī. Secondo il credo sciita, chiunque pronunci la Shahada è considerato musulmano. L'Ayatollah Khomeini pose fine all'esclusione degli Aleviti dalla qualità di musulmani. Sentenziò che tecnicamente devono essere considerati musulmani anche se hanno credenze differenti dagli Usuli.

Melek Ṭāʾūs, noto anche come "L'angelo pavone" è la figura centrale per la religione degli Yazidi.
https://it.wikipedia.org/wiki/Melek_Ta%27us
Nell'islam,Maalik denota un angelo che amministra il fuoco dell'Inferno NON QUELLO SPIRITUALE DELLO SPIRITO SANTO DAL CIELO DI DIO ma le fiamme vere presenti all'inferno dove andranno tutti i peccatori in descrizione...
Nel Corano, Maalik è menzionato nella Sura 43:77 come il capo degli angeli dell'inferno.In 43:77 e seguenti, il Corano descrive Maalik che dice al popolo dell'inferno che devono rimanere lì: "Sicuramente, i miscredenti saranno nel tormento dell'inferno per dimorarvi per sempre.[Il tormento] non sarà alleggerito per loro, ed essi saranno immersi nella distruzione con profondi rimpianti, dolori e disperazione in essa. Non abbiamo fatto loro un torto, ma erano loro i malfattori. E grideranno: "O Malik! Che il tuo Signore ci metta fine!' Egli dirà: 'Certo, rimarrai per sempre'. In verità vi abbiamo portato la verità, ma la maggior parte di voi ha un odio per la verità"
https://en.wikipedia.org/wiki/Maalik
https://en.wikipedia.org/wiki/Malik
Moloch era il dio del fuoco materiale nel politeismo cananeo a cui gli ebrei sacrificavano bruciandoli nel fuoco materiale i LORO FIGLI non quelli degli altri.il problema è che nel politeismo cananeo c'è anche una dea del fuoco materiale appunto
https://en.wikipedia.org/wiki/Moloch
https://en.wikipedia.org/wiki/Tophet#Carthage_and_the_western_Mediterranean
vedere per credere è tutto scritto https://en.wikipedia.org/wiki/Canaanite_religion#Deities
perche non l'hanno mai fatto prima giusto l'olocausto i sionazisti sugli ebrei o bruciare sul rogo le streghe la chiesa cattolica?
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https://en.wikipedia.org/wiki/Zabaniyah
https://en.wikipedia.org/wiki/Destroying_angel_(Bible)
https://en.wikipedia.org/wiki/Abaddon
https://en.wikipedia.org/wiki/Dumah_(angel)
https://en.wikipedia.org/wiki/Kushiel
Significato religioso
Gli Yazidi considerano Melek Ṭāʾūs come un angelo ribelle che si è redento della sua colpa, ed è diventato un demiurgo creatore del cosmo.

Il termine M-l-k può essere letto sia come Melek, sia come Malak. In arabo e in farsi, curdo, turco-ottomano, urdu, pashtu, indonesiano, somalo, swahili Malik (pl. muluk) significa "re", mentre malak (pl. malāʾika) significa "angelo". Ṭāʾūs significa pavone e deve essere collegato alle penne di pavone Questo spiega anche perché, sebbene il pavone non sia presente nei luoghi dove Melek Ṭāʾūs è venerato, risulta connesso - nella letteratura persiana .
Gli Yazidi credono che il riformatore della loro religione, lo sceicco ʿAdī b. Muṣṭafā, sia stato un'incarnazione di Melek Ṭāʾūs. Nelle pitture e nelle sculture Melek Ṭāʾūs è sempre raffigurato come un pavone.
https://en.wikipedia.org/wiki/Taw%C3%BBs%C3%AE_Melek
Riscontri nelle altre religioni
Diverse confessioni cristiane, musulmane nonché altre religioni identificano Melek Ṭāʾūs con Lucifero o Shaytan (Satana). Gli Yazidi affermano che il loro dio è "il demone primo" delle altre religioni e hanno il divieto di pronunciare la parola per la convinzione che nominare Dio sia blasfemo. Secondo il linguista curdo Jamal Nebez, la parola "Ṭāʾūs" potrebbe derivare dal greco ed essere collegata a "Zeus" e "Theos", vale a dire "dio". Melek Ta'us diventerebbe "Angelo di Dio", e la cosa sembrerebbe confermata dal fatto che gli stessi Yazidi vedono Melek Ṭāʾūs come un'ipostasi divina.

Ma appare probabile il diretto collegamento etimologico del nome Ta'us con la parola greca ταως , che vuol dire pavone; tale proposta etimologica documenterebbe la formazione di questo culto in epoca pre islamica ed in un contesto di sincretismo cultuale tra comunità semitiche e comunità grecofone di origine ellenistica.
https://rumble.com/vvp7du-lellenismo-greco-nellantico-israele-300-a.c-e-ai-giorni-doggi-ancora-presen
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https://rumble.com/vvo9ne-le-religioni-politeiste-dellantica-cananea-e-della-fenicia
riassunto dettagliato nel video:
https://rumble.com/v23w0mk-bergoglio-e-lo-sciamano
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