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https://rumble.com/v4h40oi-massoneria-grande-oriente-al-voto-per-eleggere-il-nuovo-gran-maestro quindi la nuova giunta è
Gran Maestro Fr ∴ Leo Taroni
Gran Maestro Aggiunto Fr ∴ Andrea Zucconi
Gran Maestro Aggiunto Fr ∴ Giuseppe Paino
Primo Gran Sorvegliante Fr ∴ Danilo Mourglia
Secondo Gran Sorvegliante Fr ∴ Luigi Carlucci
Grande Oratore Fr ∴ Silverio Magno
Gran Tesoriere Fr ∴ Luca Templari
RISULTATI SUI GIORNALI DICONO VITTORIA DELLA LISTA 1 articolo: https://www.ilsole24ore.com/art/grande-oriente-taroni-nuovo-gran-maestro-15-voti-e-obbedienza-spaccata-nord-e-sud-AF4qedwC https://www.affaritaliani.it/cronache/massoneria-cambiamento-al-vertice-e-leo-taroni-il-nuovo-gran-maestro-905042.html
G.O.I nettamente diviso. I Maestri Venerabili hanno bocciato il candidato che ha puntato tutto sulla continuità con i 10 anni tracciati da Stefano Bisi a difesa dell’obbedienza. Ha vinto chi ha puntato sulla svolta dopo un lungo periodo segnato da liti, polemiche e ricorsi alla giustizia ordinaria.
Neppure lo spoglio dei voti delle logge siciliane – l’ultimo in ordine regionale e appena concluso – ha ribaltato le sorti già chiare da ieri sera: il 76enne ravennate Leo Taroni è il nuovo Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia G.O.I. Ha raccolto 6.842 voti, contro i 6.467 di Seminario e i 696 di La Pesa (si veda tabella elezioni Gm 2024 finale).
Alla fine vince per una manciata di voti (una quindicina) e governare per i prossimi cinque anni, per lui non sarà facile. Succede al senese Stefano Bisi, che ha retto le sorti del Goi per 10 anni. Esce sconfitto di un soffio Antonino Seminario, 65 anni da Crosia (Cosenza), iniziato nel 1986, oltre a Pasquale La Pesa (nato a Bari nel ’67, iniziato nel 1998).
Il voto ha premiato Taroni ma la tensione resta altissima perché i Maestri venerabili al nord hanno votato preferibilmente per lui, al contrario quelli del Sud che hanno privilegiato Seminario. La vittoria fotografa il momento che sta attraversando il Grande Oriente: due anime divise su (quasi) tutto che dovranno – se potranno – trovare elementi di unità e sintesi. Non è un caso che – in alcuni social e chat private, quando il voto sembrava pendere per Seminario – si sia riaffacciato, a caldo, il tema della scissione.

Lotta alla mafia
Ha vinto chi – come la lista di Taroni – ha messo mero su bianco che il Grande Oriente deve «(…) porre in essere pensieri, parole e azioni di siderale di distanza e di avversione totale, effettiva ed efficace alla criminalità organizzata specialmente di natura mafiosa e anche alla cosiddetta mentalità mafiosa, che costituisce un morbo velenoso e mortifero che non deve trovare dimora nel tempio della fratellanza».
Una frase che aveva provocato un terremoto tra gli esegeti dell’obbedienza e moltissimi fratelli. Eppure, è stata una presa di posizione che – comunque la si guardi – non sembra avergli fatto guadagnare chissà quanti voti, proprio a partire da quelle terre che sono spesso sotto il giogo della criminalità organizzata. Un punto sul quale riflettere a lungo.

Fondazione e mattoni
Ha vinto all’ultimo respiro chi, come la lista di Taroni, ha chiesto di approfondire il ruolo della Fondazione Grande Oriente d’Italia e il futuro del patrimonio immobiliare dell’obbedienza. Taroni ha scritto nel programma che ci vuole «la revisione integrale dei rapporti fra Goi e Fondazione, la quale deve essere destinata al solo ruolo di supporto delle attività del Grande Oriente. In ogni caso, ridimensionamento dell’impegno economico verso la Fondazione a vantaggio delle associazioni libero muratorie che già svolgono con proficuità e da molto tempo importanti attività sociali».
Sul punto, il programma della lista di Seminario appuntava che «si è proceduto alla liquidazione delle società non più essenziali e che facevano capo al Grande Oriente d’Italia, ad esclusione della società Urbs srl – necessaria per la gestione del patrimonio immobiliare – in attesa del trasferimento graduale di tutti gli immobili alla Fondazione». Punto.

Giustizia massonica
Ha vinto chi vuole riformare la giustizia massonica. Taroni nel suo programma scrive che «va formalizzata la tipicità della colpa massonica», con una riforma organica animata da criteri oggettivi e il rafforzamento del sistema di risoluzione di controversie tra fratelli. Seminario, nel programma, si è limitato a scrivere che «nell’ultimo decennio è stato registrato un decremento dei contenziosi rispetto agli anni precedenti ed una riduzione dei tempi di definizione di essi».
Ha perso – ripetiamo, per una manciata di schede – chi ha propugnato in campagna elettorale la continuità con Bisi, di cui è stato esaltato il ruolo di strenuo difensore dell’obbedienza (mai come negli ultimi anni così sotto attacco dalla Commissione antimafia), il riconoscimento ottenuto dalla Gran Loggia d’Inghilterra e la costituzione della Fondazione.
Ha perso (con tutto quel che ne conseguirà) chi ha appoggiato la linea dello scontro diretto con santuari della massoneria ritenuti intangibili.
Ha perso anche chi – come la lista di La Pesa – non è riuscita a scrollarsi di dosso il ruolo di terzo incomodo senza un reale appeal anche se va dato atto che è stato l’unico a cercare (senza risposta) un confronto diretto con gli altri due candidati (si veda letteralapesa1).
Il voto nel dettaglio
Sui circa 17.350 aventi diritto al voto il tasso di astensione oscilla tra il 25% e il 30% (il conteggio non è però definitivo), a dimostrazione dello smarrimento di una buona parte dell’elettorato, che ha preferito non esprimersi. Taroni ha vinto per distacco in Toscana (in casa dell’ex Gran Maestro Stefano Bisi, di Siena), Lombardia, Emilia-Romagna, Piemonte, Liguria Marche, Veneto, Friuli-Venezia Giulia, Trentino-Alto Adige e Sardegna. In poche parole: il nord oltre alla Sardegna dove i conti da chiudere sembrano crescere.
Seminario si è aggiudicato con una maggioranza (quasi) bulgara la Calabria, la Sicilia e poi ancora Puglia, Campania, Umbria, Abruzzo e Molise. In poche parole: il sud (si veda tabella elezioni Gm 2024 finale).

Tifo (anonimo) da stadio
La campagna elettorale ne ha viste di tutti i colori, con un tifo da stadio come non si era mai visto prima. No, non tra le colonne dei tempi, nelle sale riunioni o nei webinar organizzati nei due primi mesi del 2024 dai candidati per presentare i programmi. In queste occasioni la paludata apparenza massonica ha sempre avuto la meglio e, semmai, al termine degli incontri partivano trattative informali per tirare l’acqua al mulino dell’uno o dell’altro. Molta strategia mirata a far credere di essere amico solo perché presente (o assente) a questo o quell’appuntamento.
No, il tifo da stadio e le degenerazioni degne delle curve che chiamano i propri beniamini a salutare dopo una vittoria o a chinare la testa dopo una sconfitta, è avvenuto nei social (rigorosamente anonimi) dove i leoni da tastiera hanno detto tutto e il contrario di tutto, oltre a vomitare infamie, bugie, verità e mezze verità (o mezze bugie) nei confronti dei tre candidati.
Alla fine, era impossibile separare il grano dal loglio anche quando i fatti sembravano o erano reali. E a farne le spese è stato – quasi senza distinzioni di sorta – un intero popolo: quello calabrese, additato delle peggiori collusioni criminali, dopo aver espresso un candidato e avere molti fratelli tra i registi della decennale gran maestranza dell’uscente Stefano Bisi.

Fattore “sud”
Il “tiro al calabrese” è proseguito anche a spoglio inoltrato, allorché i soliti anonimi leoni da tastiera hanno tirato in ballo la necessità di ricorrere alla Finanza (chissà perché le Fiamme Gialle!) o far ricontare le schede sotto la supervisione delle Forze dell’ordine e hanno spiegato che sono i calabresi a condizionare e dettare legge anche nelle logge fuori regione, dove risiedono. Vero, falso, verosimile?
Un dato è certo: la Calabria – che in valore assoluto ha il maggior numero di affiliati, cioè 2.540 su circa 22.400 “fratelli – in termini percentuali ha un iscritto ogni 372 residenti maschi e maggiorenni e viene subito dopo il record dell’Umbria (1 ogni 358). Ma non è mancato neppure il “tiro al siciliano”, visto che la provincia di Trapani (oltre a quella di Palermo) ha dato i natali a non pochi discutibili fratelli passati o transitati nel Goi. I fratelli in Sicilia sono 2.192 e si collocano al terzo posto in valore assoluto dopo Toscana e Calabria.
Fatto sta che calabresi e siciliani sarebbero stati di fatto – se avesse vinto la lista di Seminario – il motore del nuovo vertice del Grande Oriente. Oltre al candidato Gran Maestro cosentino Seminario, il Gran Maestro aggiunto avrebbe dovuto essere il siciliano Giuseppe Trumbatore. Nelle altre due liste solo “Noi insieme” aveva un iscritto ad una loggia messinese, come candidato nella Giunta con il ruolo di Grande Oratore.

Caos organizzato
Non è decoroso riportare le accuse – tra le altre cose in gran parte vecchie e conosciute ben prima delle votazioni e altre addirittura oggetto di processi civili e penali – perché la sensazione che “buttarla in caciara” (come si dice in dialetto romanesco) sia stata una precisa strategia di tutte le tifoserie (organizzate e no) coinvolte, con il risultato che anziché guardare alla luna (il futuro della maggiore obbedienza massonica italiana, travolta da guerre intestine, ricorsi alla Giustizia ordinaria e polemiche) una buona parte abbia involontariamente guardato al dito facendosi distrarre dal caos.
Perfino il caso – reale, realissimo – di Alfonso Tumbarello, medico che la procura palermitana ritiene intimo di Matteo Messina Denaro e sospeso dal Grande Oriente, è stato sui social e nelle chat oggetto di slogan anziché di una sana dialettica su come sia possibile rendere ancor più ferrea e trasparente l’affiliazione alle comunioni massoniche (tutte) e rendere molto più limpida la giustizia massonica che tante teste eccellenti il Goi ha metaforicamente tagliato negli ultimi tempi, soprattutto in Lombardia.
Una cosa, però, resta da capire: quale sia in realtà la percentuale – sul totale degli oltre 22mila fratelli iscritti al Goi – di facinorosi da stadio pronti a usare ogni mezzo pur di supportare la propria fede, nascondendosi (salvo rarissimi casi) dietro un computer e attaccare senza vergogna l’uno o l’altro soggetto. Capire se l’obbedienza è diventata una curva off-limits o se solo alcuni gruppi hanno provato a impossessarsene è un compito (inatteso) del nuovo Gran Maestro.

Il “vero” protagonista
Ma il massimo di questa pazza, pazza, pazza campagna elettorale – dalla quale, non a caso, nessun media è entrato con analisi in corso di opera, per paura di sfiorare il senso del ridicolo – è stato l’ingresso a gamba tesa dell’ex Gran Maestro del Goi, Giuliano Di Bernardo, divenuto poi fondatore della Gran Loggia Regolare e, infine, di Dignity Order. Senza se e senza ma ha appoggiato la Lista Taroni soprattutto contro la Lista Seminario, dicendone di ogni contro il futuro del Grande Oriente nel caso in cui avesse perso il ravennate. Non sta a noi dire se con fondamenta o meno ma sta di fatto che lo stesso Taroni – ma solo sul fil di lana – ha scritto nero su bianco (si veda qui lettera1Taroni) che mai e poi mai sarebbe tornato indietro sulla decisione di tenere Di Bernardo a vita fuori dall’obbedienza massonica, nel caso fosse diventato lui Gran Maestro. Di Bernardo ha risposto tirando in ballo soggetti terzi (si veda qui letteraDiBernardo2).
Di Bernardo, protagonista non richiesto (o, forse, celatamente richiesto da qualcuno?) della campagna elettorale, anziché pacificare, ha diviso gli animi dei suoi ex fratelli. Le fazioni in campo – riducendo all’osso – si distinguevano così su di lui: 1) morte (simbolica) al “traditore”; 2) indifferenza = maggior disprezzo; 3) dice il vero quando denuncia malefatte indicibili; 4) dice il falso; 5) vuole distruggere il Goi; 6) vuole rifare grande il Goi.
Insomma, anche qui tutto e il contrario di tutto ma solo lui – attualmente in causa con il Goi – sa perché ha deciso di fare campagna elettorale pur non essendo in corsa neppure come votante. Di Bernardo ha avuto il suo tripudio personale quando è stato ospite della trasmissione radiofonica “Muschio Selvaggio” condotta da Fedez e Mr. Marra. Gioco, partita, incontro.