ELEFANTI E CRISTALLERIE

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Trasmissione del 9 marzo 2023
"La narrazione di un anno di guerra in Ucraina l’ha dettata la NATO con le sue ossessive note di linguaggio che definiscono in ogni discorso o documento ufficiale l’aggressione russa all’Ucraina “brutale” e “non provocata”. I nostri media si sono rapidamente e per la stragrande maggioranza adeguati: nessun dubbio, nessuna valutazione, nessuna analisi deve mettere in discussione il verbo diffuso a piene mani dai principali giornali e da TV.

Persino il premio Pulitzer Seymour Hersh è stato messo alla berlina (un altro “putiniano”?) quando ha osato realizzare un’inchiesta che indica negli Stati Uniti e in alcuni loro alleati del Nord Europa i responsabili degli attentati ai gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico, vicenda su cui è stranamente calato un silenzio assordante.

Censure, attacchi personali e liste di proscrizione contro chi osa contestare narrazione del mainstream non sono peraltro una novità, le prove generali vennero messe a punto durante l’epidemia di Covid 19, come evidenziammo oltre un anno or sono.

Ci siamo sorbiti propaganda e fake-news su una dozzina di malattie letali che avrebbero portato entro breve alla tomba Putin e Lavrov, previsioni che davano l’economia russa al collasso dopo poche settimane di sanzioni, il bollettino quotidiano dei servizi segreti britannici (tipico prodotto delle Psy Ops il cui scopo è influenzare l’opinione pubblica) ci disse già nella tarda primavera del 2022 che i russi stavano esaurendo i missili.

Certo, anche in Russia e in Ucraina i media si sono prestasti alla propaganda governativa ma a Mosca come a Kiev, vale la pena ricordarlo, vi sono leggi che puniscono severamente chi diffonde “disinformazione” anche perché si tratta di nazioni in guerra mentre in Europa (per ora) non lo siamo.

La più importante in questa guerra è la distinzione tra “aggressori e aggrediti”, cioè tra i russi e gli ucraini che dovrebbe indurre tutti noi a separare meglio i “buoni” dai “cattivi”.

Se consideriamo la guerra in Ucraina iniziata il 24 febbraio 2022 gli aggressori sono i russi ma se andiamo a ritroso solo di una decina di giorni qualche dubbio potrebbe coglierci poiché le truppe di Kiev iniziarono a bombardare pesantemente i territori del Donbass in mano ai secessionisti. I russi sostengono si trattasse della preparazione all’offensiva contro i territori in mano ai filo-russi, Kiev nega.

Se andiamo indietro fino al 2014, passando dalla violazione degli accordi di Minsk, dalla secessione del Donbass e dalla discriminazione dei russi d’Ucraina dopo il golpe/rivoluzione del Maidan voluto e pilotato da Stati Uniti e alcuni alleati NATO (che non a caso hanno infarcito di loro consiglieri e qualche ministro il governo di Arseny Yatsenyuk) diventa più difficile attribuire nettamente le patenti di “aggressore” e “aggredito”.

Ancor di più se si ripercorrono tutti i tentativi russi di negoziare con USA e NATO lo stop all’ampliamento all’est dell’Alleanza Atlantica e la realizzazione delle basi missilistiche americane in Europa Orientale, ufficialmente per proteggerci contro i missili balistici iraniani!

Certo, tutti temi complessi che richiedono illustrazioni articolate e quanto meno un po’ di memoria storica: ingredienti odiati da propagandisti e censori sempre a caccia di formule che semplifichino i concetti e additino chiaramente il nemico.

Se così non fosse la dilagante propaganda USA/NATO avrebbe colto tutti i rischi di autogoal insiti nella formula “aggressore e aggredito”. Perché se in Ucraini i cattivi sono i secessionisti del Donbass come facevano quelli del Kosovo (provincia della Serbia agli effetti del diritto internazionale) a esseri buoni?

E se la secessione delle province russofono e filo-russe del sud est ucraino è illegale come può essere invece legale che il Kosovo sia divenuto indipendente e si sia candidato a entrare nella UE e nella NATO? Se i russi sono gli “aggressori” in Ucraina allora dobbiamo essere pronti ad accettare che dai Balcani all’Afghanistan, dall’Iraq alla Libia, gli aggressori eravamo noi.

“Credere e Obbedire” ma non “Combattere”!

Quello lo lasciamo fare volentieri agli ucraini con le armi che doniamo loro. Sosteniamo che combattono per noi, per la Democrazia e la Libertà ma il risultato è “Armiamoci e partite!” Eppure molte delle testate oggi prone alle note di linguaggio scritte da USA e NATO e genuflesse davanti ai proclami di Zelensky (anche quando insulta politici italiani) sono le stesse che fino a un anno or sono pubblicavano inchieste, interviste e reportage che riferivano della deriva nazista e illiberale dell’Ucraina post 2014.

Il problema certo non è solo italiano. Sul britannico The Guardian, il 13 maggio 2014 John Pilger scriveva: “In Ucraina, gli Stati Uniti ci stanno portando alla guerra con la Russia. Il ruolo di Washington in Ucraina e il suo sostegno al regime neonazista ha gravi conseguenze per il resto del mondo”.

Gian Andrea Gaiani, Analisi Difesa, 25.02.2023

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