Quando l'Italia faceva paura al mondo - la storia di ENRICO MATTEI il corsaro del petrolio
Quando l'Italia faceva paura al mondo - la storia di ENRICO MATTEI il corsaro del petrolio
Enrico Mattei (Acqualagna, 29 aprile 1906 – Bascapè, 27 ottobre 1962) è stato un imprenditore, partigiano, politico e dirigente pubblico italiano. Figlio del brigadiere dei carabinieri Antonio Mattei, fondò una piccola azienda chimica. Durante la seconda guerra mondiale prese parte alla Resistenza, divenendone una figura di primo piano e rappresentandone la componente "bianca" in seno al CLNAI.
Enrico Mattei faceva parte di una particolare generazione di manager pubblici (cioè alla testa di imprese di proprietà dello stato) che tra la fine della seconda guerra mondiale e i primi anni ’60 dettero con le loro imprese un contributo fondamentale a cambiare questa situazione e a rendere l’Italia un paese moderno e industrializzato. Mattei fu il simbolo di questa generazione dalle caratteristiche molto particolari.
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Pandemia - La Storia Delle Pandemie
Una pandemia (dal greco antico πάνδημος, pándēmos, “ciò che interessa tutte le persone”, “pubblico”, “generale”) è il rapido diffondersi di una malattia su scala globale, e di conseguenza coinvolge gran parte della popolazione mondiale.Tale situazione presuppone la mancanza di immunizzazione dell'uomo nei confronti di un patogeno altamente pericoloso. Nella storia umana si sono verificate numerose pandemie.
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BETTINO CRAXI e TANGENTOPOLI - In nome del popolo italiano?
Bettino Craxi, all'anagrafe Benedetto Craxi; Milano, 24 febbraio 1934 – Hammamet, 19 gennaio 2000), è stato un politico italiano, Presidente del Consiglio dei ministri dal 4 agosto 1983 al 18 aprile 1987 e Segretario del Partito Socialista Italiano dal 15 luglio 1976 all'11 febbraio 1993. Bettino Craxi è stato uno degli uomini politici più rilevanti della Repubblica italiana e tra i politici italiani più influenti degli anni ‘80. Fu inoltre il primo socialista ad aver rivestito l'incarico di Presidente del Consiglio dei Ministri.
Coinvolto in seguito nelle inchieste di Mani pulite condotte dai giudici di Milano, subì due condanne definitive per corruzione e finanziamento illecito al Partito Socialista Italiano, e morì mentre erano in corso altri quattro processi contro di lui.
Egli respinse fino all'ultimo l'accusa di corruzione, mentre ammise di essere a conoscenza del fatto che il PSI aveva accettato finanziamenti illeciti, lamentando che "per decenni" tutti i partiti si erano finanziati illegalmente senza mai essere "oggetto di denunce", con atteggiamenti di "complicità".
Essendosi rifugiato ad Hammamet in Tunisia, dove morì mentre erano ancora in svolgimento i procedimenti giudiziari nei suoi confronti, per i suoi detrattori egli morì latitante, mentre per i suoi estimatori fu vittima di una giustizia politicizzata, supportata dalla stampa che lo costrinsero all'esilio in Tunisia.
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