I Ladri 1959
Gangster emigrato da Napoli negli Stati Uniti, decide di tornare in Italia per organizzare un colpo geniale.
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IL Federale 1961
Trama
Maggio 1944, con gli americani ormai alle porte di Roma, il graduato della milizia Primo Arcovazzi, fascista esaltato e un po' sempliciotto, viene incaricato di prelevare dal piccolo centro abruzzese di Villalago e riportare a Roma il professor Erminio Bonafè, noto antifascista e futuro Presidente della futura Repubblica Italiana, in fuga. Gli promettono che per il buon esito della missione verrà valutato positivamente per la nomina a federale, méta da lui agognata. Arcovazzi parte a bordo di un sidecar e, dopo aver raggiunto e catturato Bonafè, si mette con lui sulla via del ritorno. Ma, ad una curva della strada, per evitare di travolgere una ragazzina, Lisa, Arcovazzi sbanda e finisce in un fosso, danneggiando irreparabilmente il mezzo. Lisa è un'abile ladruncola e, nel ritrovare gli occhiali persi da Bonafè durante l'incidente del sidecar, li propone come nuovi all'ignaro e ingenuo professore in cambio di denaro.
Poco dopo una pattuglia tedesca transita dal luogo dell'incidente: i soldati, riparato il mezzo di Arcovazzi, glielo requisiscono, conducendo i due presso il loro comando, dove Bonafè è riconosciuto come elemento ricercato dalle SS e Arcovazzi si vede negato ogni diritto di custodia sul prigioniero. Arcovazzi con una scusa si fa imprigionare anche lui per non perdere la consegna degli ordini ricevuti. Durante la notte, la zona viene bombardata e, nella confusione, i due riescono a fuggire, tramortendo un soldato della Wehrmacht a cui rubano la divisa, che viene indossata da Bonafé. Nel corso della fuga incontrano di nuovo la giovane Lisa, che si rivela ancora una volta astuta ladruncola, perché la mattina sparisce con la divisa di Arcovazzi.
Dopo varie peripezie il milite fascista e il suo prigioniero antifascista arrivano presso una Casa del Fascio, in cui sono barricati alcuni giovanissimi avanguardisti, che sottopongono Arcovazzi a varie domande sul fascismo, sospettando che si tratti di un paracadutista americano. Arcovazzi supera la raffica di domande anche grazie al professore. Requisito un tandem, i due si dirigono verso il paese fantomatico di Rocca Sabina, dove abita il poeta Arcangelo Bardacci, suo ex maestro di Mistica fascista, che però i familiari gli dicono essere morto eroicamente in guerra.
Il protagonista scoprirà però con amarezza che Bardacci è vivo e vegeto, ma nascosto nella soffitta di casa in attesa della fine della guerra e dell'occupazione nazi-fascista. La delusione e la solitudine di Arcovazzi traspaiono struggenti da un malinconico scambio di parole con la giovane e bella parente di Bardacci, che poco prima gli ha rivelato la vigliaccheria dell'ex maestro di mistica e che forse si è innamorata di lui. Tuttavia Arcovazzi finge di non avvedersi del sentimento della ragazza e insegue il suo ordine di riportare il prigioniero a Roma, prigioniero che proprio Bardacci fa fuggire in treno poiché convinto che Arcovazzi durante la notte abbia approfittato delle grazie di sua moglie.
Raggiunto il treno, Arcovazzi scopre il professore antifascista, sventandone l'ennesimo tentativo di fuga. Rimessisi in cammino, Bonafé e Arcovazzi incontrano ancora la piccola ladra Lisa. La ragazzina, in cambio della divisa precedentemente rubata ad Arcovazzi, gliene offre una, nuova di sartoria, da federale. Arcovazzi stenta per pudore, ma convinto da Bonafè la indossa, e ne diventa assolutamente orgoglioso. Così vestito, il milite entra a piedi finalmente in Roma con il suo prigioniero, senza sapere che la città è già caduta nelle mani degli angloamericani e che fascisti e tedeschi si sono ritirati al Nord.
Il graduato si rende conto della situazione solo quando viene inseguito e aggredito da un gruppo di partigiani infuriati, che iniziano a picchiarlo e intendono linciarlo. Solo l'intervento del professore, che chiede loro la consegna del fascista con l'impegno di finirlo personalmente, lo sottrae alla morte certa. E così Bonafè si allontana con lo zoppicante Arcovazzi sotto tiro. Girato un angolo, Arcovazzi chiede di essere fucilato in fretta, ma il professore lo libera e lo spinge a forza a dileguarsi. Memorabile l'ultima scena dove il fascista, pur svuotato di tutti i suoi ideali e prospettive ma ancora in un sussulto di dignità, quasi rifiuta di spogliarsi della divisa e sdegnosamente butta via i pacchetti di sigarette che erano stati lanciati da un camion di americani e si allontana, mentre il Bonafè allontanatosi in direzione opposta, guadagna un'automobile dei partigiani che sono passati a riprenderlo.
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Baciami, stupido Anno 1964
Trama
Orville J. Spooner, pianista di professione, vive in una piccola cittadina del Nevada, dando in casa lezioni di pianoforte, suonando a matrimoni e funerali e facendo l'organista per la parrocchia locale. Inoltre compone canzoni insieme al "paroliere" Barney, unico benzinaio e meccanico per auto del paese, che manda regolarmente le canzoni composte con Orville a tutte le case editrici musicali più importanti degli Stati Uniti d'America, senza tuttavia averne risposta. Orville è sposato da cinque anni, senza figli, con una bella donna, Zelda, della quale è gelosissimo fino alla paranoia.
Un giorno, proprio quello del quinto anniversario di matrimonio di Orville e Zelda, capita in paese il famoso cantante italo-americano (e noto tombeur de femmes) Dino, il quale, diretto a Las Vegas con la sua potente cabriolet, è stato costretto ad una deviazione a causa di un incidente che ha bloccato la strada statale. Fermatosi al distributore di Barney per fare il pieno viene subito riconosciuto dal benzinaio, che intravede un'opportunità unica per riuscire a far pubblicare qualcuna delle canzoni scritte da lui e Orville.
Con la scusa del controllo dell'olio, Barney manomette l'alimentazione del motore e inventa un guasto per riparare il quale, a suo dire, ci vuole un giorno intero. Dino viene così ospitato da Orville, che gli mette a disposizione la camera degli ospiti. Barney ha un piano: allontanare Zelda facendola trasferire per la notte dai genitori e far venire a casa di Orville, pagando il giusto, una bionda entraineuse del malfamato locale da ballo del paese, spacciandola con Dino per Zelda. La bionda è la sexy Polly, detta la Bomba (nella versione originale Polly la Pistola: ecco il motivo del gesto finale, quando la ragazza passa davanti ai personaggi riuniti di fronte alla vetrina).
Orville dovrà così ingraziarsi Dino spingendogli fra le braccia la finta moglie durante la cena e approfittarne per sottoporgli le canzoni scritte da loro, sperando che Dino ne acquisti almeno un paio. Il problema è allontanare la vera Zelda, che tra l'altro non sa che Dino, del quale è una grande fan, è ospite in casa sua. Orville ci riesce a fatica montando, dietro suggerimento di Barney, un violento litigio dopo il quale Zelda se ne ritorna dai suoi. Intanto Barney gli porta a casa Polly. Polly vive nella roulotte dove tempo prima il fidanzato l'aveva abbandonata rubandole persino l'auto e sogna segretamente di comprarsi una nuova auto, lasciare il paese e cambiare vita.
Così, affascinata dalla casa e dalla vita che intravede nel comportamento dello stralunato Orville, si innamora di lui, pur stando di malavoglia al gioco. Durante la cena Dino fa numerose, pesanti avances a Polly / Zelda, incoraggiato da Orville che si mette al piano per cantare le canzoni che lui e Barney vogliono rifilargli. Ma Polly non dà a Dino molta corda anzi, a un certo punto, si lancia in una sfrenata danza con il finto marito mentre Dino in un angolo li osserva bevendo. Ed è proprio in quel momento che ritorna la vera Zelda, che ha lasciato i suoi dopo aver litigato con la madre. Stupita dal gran chiasso Zelda vede il marito danzare con la formosa Polly ma non vede Dino e crede di capire tutto: il marito ha fatto di tutto per allontanarla per poter passare la notte con un'altra donna. Così Zelda va al locale malfamato e si sbronza fino a sentirsi male.
La maitresse, per non avere grane, si fa aiutare da una cameriera e porta Zelda addormentata nella roulotte di Polly. Intanto Orville trova una scusa per lasciare la finta moglie sola con Dino ma, appena fuori di casa, ha uno scatto d'orgoglio: non è giusto che i bellimbusti ricconi come Dino approfittino della loro posizione per sedurre le mogli altrui. Così rientra in casa e caccia Dino in malo modo, rimproverato blandamente da Polly che non pare per niente dispiaciuta di passare la notte con Orville come se fosse sua moglie.
Dino carica la sua roba sulla macchina e va al locale malfamato di cui ha sentito parlare da Orville. Qui chiede al barista di incontrare un'entraineuse disponibile che sia un po' più sexy di quelle che al momento girano per il locale e il barista, ignaro della presenza di Zelda, lo indirizza alla roulotte. Ecco quindi che, nella commedia degli inganni, i ruoli di Zelda e Polly si scambiano e mentre Polly passa la notte con Orville, Zelda la passa con Dino e lo convince anche del valore delle canzoni di Orville. L'indomani mattina Dino riparte per Las Vegas lasciando accanto al letto dell'ancora addormentata Zelda / Polly, una lauta ricompensa per la notte d'amore: 500 dollari. Appena partito Dino, giunge alla roulotte la vera Polly, accompagnata da Orville. Le due donne si incontrano e Polly fa all'altra l'elogio di Orville invitando Zelda a perdonarlo. Questa, passata a Polly la lauta ricompensa di Dino, si fa consegnare la fede di Orville che per distrazione era rimasta al dito di Polly e torna temporaneamente dai suoi.
Pochi giorni dopo, al depresso Orville si presenta Barney invitandolo a recarsi l'indomani insieme a lui presso lo studio di un avvocato ove incontrerà Zelda, decisa a chiedere il divorzio. I tre si incontrano così davanti al portoncino d'ingresso dello studio dell'avvocato, vicino al quale si è radunata una piccola folla che segue sugli schermi di un negozio di elettrodomestici l'esibizione di Dino che canta una delle canzoni di Orville e Barney. Al termine, il famoso cantante cita gli autori della canzone e la folla si accalca attorno ai due chiedendo i loro autografi. Il loro sogno di essere famosi si è realizzato. Anche Polly ha realizzato il suo desiderio di partire e cambiare vita. Alla guida di una Fiat 600, sul parabrezza della quale è ancora visibile il prezzo del rivenditore d'auto usate: 495 dollari, passa trainando la sua roulotte, sorride e li saluta. Orville non riesce a capire come sia possibile che Dino abbia deciso di cantare la sua canzone e Zelda gli restituisce la fede e gli fa capire che su certe cose è meglio non chiedere spiegazioni, quindi i due decidono di tornare alla vita di prima senza farsi domande su ciò che è accaduto quella notte. Il film termina con Zelda che si rivolge al marito pronunciando la frase del titolo del film.
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Fermo Con le Mani Anno 1937
Trama
Totò di Torretota è un povero diavolo che tenta in ogni modo di sbarcare il lunario. Dopo essere stato cacciato di casa (un'abitazione in via di demolizione in cui si è insediato abusivamente), nel cercare una nuova sistemazione riesce a liberare una povera orfanella dalle grinfie di un bieco sfruttatore, che la obbligava a elemosinare per la strada, e decide di prendersene cura, nonostante l'indigenza.
Per racimolare qualche soldo, Totò accetta di fare da factotum in un salone di bellezza e, per conquistare una buona mancia, si traveste da donna e si fa passare per massaggiatrice spagnola dalla bella Eva, un'assidua cliente del salone, nonché soubrette di rivista protetta dall'inetto cavalier Girolamo Battaglia, il quale non si avvede del fatto che Eva amoreggia sotto i suoi occhi col direttore d'orchestra dello spettacolo. Alla vista delle grazie di Eva, Totò perde il controllo e si fa smascherare. Eva, infuriata, chiede a Girolamo di catturare l'uomo e schiaffeggiarlo, ma il passo lesto di Totò e l'incapacità del Cavaliere impediscono che ciò avvenga. Eva allora intima a Girolamo di ritrovare Totò e schiaffeggiarlo pubblicamente per dimostrare di essere un vero uomo.
Licenziato dal salone di bellezza per la sua bravata, Totò si ritrova a trattare con Girolamo che, a suon di denaro, convince il poveraccio a combinare un incontro in un locale elegante dove sarà convenzionalmente schiaffeggiato davanti a tutti. Sennonché la sera in questione Totò riesce a conquistare la simpatia di Eva così il gesto di Girolamo la indispettisce ancor di più.
Istigato da un amico altrettanto in miseria, Totò decide di tornare dall'uomo per ricattarlo ed estorcergli altro danaro, fingendosi un nobile decaduto che intende imporre un duello per lavare l'onta subita. Poco dopo Totò riesce a trovare lavoro proprio nel teatro dove lavora Eva e, per una serie di equivoci, finisce col sedurre la ballerina, mandando su tutte le furie il suo amante, che rifiuta di dirigere l'orchestra per lo spettacolo serale. A quel punto Totò si offre lui stesso come direttore d'orchestra, ottenendo un incredibile trionfo nonostante non fosse un vero musicista. La cosa fa imbestialire ulteriormente l'amante di Eva che, sconfitto in amore e sul lavoro, aggredisce fisicamente Totò, così che si rende necessario l'intervento della polizia. In commissariato, Totò scopre di essere veramente un conte e unico erede di parecchi milioni. L'inaspettata eredità gli consente di crearsi una famiglia con Eva e la piccola orfana.
Come ultimo gesto, l'ormai ricco e stimato Totò si reca nel locale in cui era stato umiliato da Girolamo e gli si avvicina con la scusa di ringraziarlo per quanto ha fatto in suo favore, restituendogli il denaro avuto per gli schiaffi e rifilandogli due sonori ceffoni, liberandosi dalla frustrazione del precedente episodio.
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Toto pepino e la dolce vita Anno 1961
Trama
«Nella vita e nella morte ci sono le cose vere e le cose supposte: le cose vere mettiamole da parte, ma le supposte? Le supposte dove le mettiamo?[2]»
Antonio Barbacane viene mandato dal ricco nonno a Roma per cercare di corrompere dei politici affinché spostino il tracciato di un'autostrada sulle proprie terre al fine di aumentarne il valore. Egli, invece di provvedere, si abbandona ai piaceri della capitale pur non avendo un lavoro fisso. Però nelle lettere che manda al paesino, Antonio usa sempre un linguaggio velato, per fare credere che è diventato un pezzo grosso. Per controllarne l'operato e farlo finalmente occupare della faccenda dell'autostrada viene inviato a Roma il suo cugino Peppino, segretario comunale del paese, moralista ed integerrimo a tal punto da far rimuovere i manifesti del film La dolce vita.
Antonio sta sbarcando il lunario come posteggiatore abusivo a via Veneto dove però è conosciuto da tutti. Arrotonda infatti gli incassi delle mance con i servizi che procura ai frequentatori dei locali di Via Veneto.
Peppino dopo essere stato coinvolto involontariamente in una scazzottata prontamente fotografata dai paparazzi, trova Antonio su quella strada. Rifiutati i rimproveri del nonno portati da Peppino, Antonio, che rivendica di essere il presidente di una non meglio identificata S.p.a., lo porta a divertirsi nei locali notturni, assicurandolo che dopo il divertimento parlerà col ministro dell'autostrada. Durante una festa in questi locali Totò spruzza nell'aria della cocaina, che facendo effetto, provoca negli astanti uno stato di euforica follia. Le donne americane che accompagnano i cugini, cominciano a spogliarsi ma sopraggiungono i mariti e scoppia un parapiglia.
Il nonno intanto sta sorvegliando i nipoti di nascosto e depreca i loro comportamenti. È notte alta e Peppino è ubriaco e stanco. Antonio lo colloca nel bagagliaio di un'auto in sosta nella quale si accomoda per riposare. Ma la macchina non rimane lì tutta la notte: il suo proprietario, l'avvocato Guglielmo detto Gugo, infatti la porta via accompagnato dalla sua amante Magda. Svegliatosi Antonio, su richiesta della ragazza alla ricerca di un posto tranquillo e originale, li conduce a casa sua, una dimora allagata e abbandonata. Mentre sono lì due ladri tentano di rubare la ruota di scorta dell'auto in sosta ma alla vista di Peppino nel bagagliaio, temendo che sia morto, fuggono impauriti. La ragazza intanto dopo i primi entusiasmi si è annoiata e all'insaputa di Antonio i due amanti vanno via portando con loro il dormiente Peppino.
Il giorno dopo Antonio arringa in una dimostrazione di piazza i posteggiatori abusivi come lui per sollecitare la regolarizzazione della categoria. Alla vista della polizia il comizio non autorizzato si interrompe e Antonio viene fermato. Intanto Peppino si sveglia e tornato a via Veneto ritrova il cugino questa volta in tenuta da posteggiatore. Antonio si giustifica con la scusa di mimetizzarsi agli agenti del fisco per non pagare troppe tasse e continua a illuderlo di avere parlato al ministro del problema della strada. Intanto arriva Renata Francesca, la baronessa che lo invita con lei a un party col proposito segreto di fargli pagare il pieno dell'auto.
Giunti sul posto Antonio confessa a Peppino di non avere più una lira, di sopravvivere facendo il posteggiatore e che la S.p.a. di cui è presidente, significa società posteggiatori abusivi. Peppino si sente perso, su quell'aiuto contava molto. Antonio lo persuade prima a spararsi, poi a dimenticare i suoi problemi almeno per quella notte, invitandolo a partecipare a quella festa malgrado il rischio di perdere l'eredità. I comportamenti degli invitati sono disinibiti e promiscui, annoiati e infantili.
I due cugini, invitati alla seduta spiritica condotta dalla medium Norma per stabilire un contatto con le anime dei morti, vengono terrorizzati dalla comparsa di un fantasma che non è altro che uno scherzo. Il festino riprende. Irrompe furibondo il nonno che li rimprovera di aver abbandonato le consegne ricevute e di essersi dati alla brutta vita. Spediti al paese i nipoti, mentre vivono tra le pecore, ricevono una lettera del nonno. Sarà lui a occuparsi degli affari di famiglia iniziando proprio da via Veneto dove anche lui però si è lasciato travolgere dalla dolce vita.
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Toto Truffa 62 Anno 1961
Trama
Antonio e Camillo sono due ex trasformisti che vivono organizzando piccole truffe e continui raggiri, riuscendo spesso a sfuggire alla Legge grazie alla benevolenza del commissario Malvasia, ex compagno di scuola di Antonio. Quest'ultimo impiega quasi tutti i soldi ricavati dai raggiri andati a segno per pagare gli studi della figlia Diana, che studia in un importante e costoso collegio: la ragazza è all'oscuro della vera attività del padre, che le fa credere di essere invece un diplomatico sempre in giro per il mondo. Ma il destino ci mette lo zampino: Antonio truffa involontariamente il giovane figlio del commissario, Franco, fidanzatosi nel frattempo proprio con Diana, facendosi pagare una cauzione per un posto di lavoro fittizio che poi, scoperta la paternità del giovane, dovrà per forza trovargli: lo sistemerà come ragioniere presso un equivoco garage, dove il giovane Malvasia finirà per essere coinvolto nei loschi affari del suo datore di lavoro ed arrestato.
Tutto si risolverà per il meglio quando Antonio riceverà, all'improvviso ed inaspettatamente, una miliardaria eredità dall'America che gli permetterà di restituire il maltolto a tutti i suoi truffati, mentre Franco e Diana convoleranno a nozze.
Produzione
In origine il film doveva intitolarsi Totòtruffa '61, ma il titolo fu cambiato in Totòtruffa '62 per non abbinare la fatidica cifra "61" (legata al centenario dell'Unità d'Italia e alle relative celebrazioni) alle truffaldine avventure di Totò e Taranto.
Nel film Totò e Nino Taranto interpretano anche un ruolo femminile. Nella biografia di Taranto, scritta da Andrea Jelardi, si può leggere: A proposito di questo film e delle apparizioni en travesti dei due protagonisti, è lo stesso Taranto a ricordare un simpatico aneddoto: «Totò voleva che gli dessi del tu, io non ci sono mai riuscito... Diceva: «Ma perché, non capisco, ti sono antipatico?» E io gli rispondevo: «No... anzi se fossi una donna mi sarei dato a voi con tutto il cuore senza pensarci su nemmeno una volta... ». Quando capitò che in Totòtruffa 62 facemmo quella scena in cui me lo vedevo sbucare vestito da donna mentre io ero truccato da marito siciliano, finimmo le riprese e lui disse: «Beh adesso sono femmina ne puoi approfittare». «No, così no» gli dissi e lui se la legò al dito. Nello stesso film, in un'altra scena, lui faceva Fidel Castro e io, vestito da donna, facevo la moglie di Fidel e, forse perché ero più giovane, non so, facevo più colpo e questo mi inorgogliva. Gli dissi: «Con me lo potete fa' il capriccio». «Ah no… se io ero brutto, voi siete una cosa tremenda!», mi rispose (in: Andrea Jelardi, Nino Taranto, Kairòs, Napoli 2012).
Al film parteciparono il cantante Wee Willie Harris e la sua band nel ruolo di sé stessi. L'attore Renzo Palmer recita con la sua voce nella sua prima scena e con quella di Glauco Onorato nella seconda. Nelle scene di canto la protagonista Estella Blain è doppiata da Anita Sol, mentre nelle restanti scene del film viene doppiata da una giovane Vittoria Febbi.
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Don Camillo Anno 1952
Brescello, Bassa emiliana, giugno 1946. Don Camillo, parroco impulsivo ed esuberante che non rinuncia ad immischiarsi in faccende politiche, rimane molto contrariato per la vittoria alle elezioni amministrative locali di Giuseppe Bottazzi, detto Peppone, capo della sezione locale del PCI, nonché suo vecchio amico, sebbene i litigi tra i due siano all'ordine del giorno.
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IL Ritorno di Don Camillo Anno 1953
Inverno 1946. Don Camillo è stato sollevato dall'incarico di parroco del suo paese per punizione e parte quindi per la parrocchia di Montenara, sperduta tra i monti, in sostituzione al defunto parroco Don Luciano. Qui, in un ambiente freddo, svolge il suo ministero presso la chiesa frequentata dalla sola perpetua. Nel frattempo, nel paese di don Camillo, Peppone si ritrova ad affrontare molti problemi e non ha neanche l'aiuto del nuovo parroco, ma anzi la cittadinanza non ha preso per niente bene l'allontanamento del reverendo a causa di Peppone e si rifiuta categoricamenente di sposarsi, battezzare bambini o addiruttura organizzare funerali portando un serio danno alle casse comunali
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Don Camillo E L' Onorevole Peppone Anno 1955
1948. Brescello è in fermento. Nella piazza si costruisce un monumento alla Pace, e il Partito Comunista manda in missione alcuni compagni della città per fare propaganda: infatti a breve ci saranno le elezioni politiche, e il sindaco Peppone si candida a deputato.
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Monsieur Verdux Anno 1947
Monsieur Verdoux/Sinossi del film
Anonimo banchiere licenziato, Henri inventa uno stratagemma per mantenere moglie e figlio: sedurre ricche vedove, ucciderle e incassarne l'eredità. Tutto funziona per il meglio sino alla quattordicesima vittima.
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IL Grande Dittatore Anno 1940
Il grande dittatore/Sinossi del film
Dopo aver prestato servizio nella Grande Guerra, un barbiere ebreo è costretto a restare in ospedale per alcuni anni per curare le proprie ferite, rimanendo all'oscuro dell'ascesa del dittatore fascista Adenoid Hynkel. Quando l'uomo fa ritorno nel quartiere d'origine, rimane sconvolto dai terribili cambiamenti avvenuti ed assieme ad una ragazza coraggiosa, si ribella alle ingiustizie perpetrate dal regime.
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Modern Times Anno 1936
Tempi moderni/Sinossi del film
Un povero lavoratore impiegato in una azienda fa estremamente fatica ad adattarsi all'avanzamento tecnologico impostogli, finendo addirittura in prigione. Qui conosce una bambina orfana e se ne prende cura.
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Limelight Anno 1952
Luci della ribalta/Sinossi del film
Londra, 1914. Calvero, un tempo famoso e acclamato pagliaccio, ormai alcolista, salva la giovane ballerina Terry da un tentativo di suicidio. Quest'ultima, grazie agli incoraggiamenti che riceve dall'uomo, ritrova l'autostima.
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La contessa di Hong Kong Anno 1967
La contessa di Hong Kong/Sinossi del film
Su un transatlantico in viaggio verso gli Stati Uniti, il facoltoso diplomatico statunitense Ogden Mears conosce la contessa Natasha Alexandroff, salita allo scalo di Hong Kong, la quale e' in fuga verso l'America.
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IL Grande Dittatore Anno 1940
The great dictator/Synopsis of the film
After serving in the Great War, a Jewish barber is forced to stay in hospital for several years to treat his wounds, remaining unaware of the rise of fascist dictator Adenoid Hynkel. When the man returns to his neighborhood of origin, he is shocked by the terrible changes that have occurred and together with a courageous girl, he rebels against the injustices perpetrated by the regime.
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The Circus IL Circo Anno 1928
Il circo/Sinossi del film
Un vagabondo viene scambiato per un ladro ed inseguito dalla polizia. Durante la fuga, l'uomo trova rifugio in un circo dove viene acclamato dagli spettatori, convinti che l'inseguimento sia una recita. Grazie al grande successo riscosso, viene assunto come clown.
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The City Light Lucci della Città Anno 1931
In una città statunitense si sta svolgendo una pomposa cerimonia per il disvelamento di una nuova statua: "Pace e Prosperità". Sollevato il velo una grande ilarità coglie la popolazione: sulle ginocchia della dea Giustizia stava dormendo un vagabondo senzatetto, Charlot, e le autorità cercano maldestramente di scacciarlo. Nel pomeriggio Charlot incontra una fioraia cieca che, sentendo sbattere la portiera di una Rolls-Royce mentre lui le passa davanti sul marciapiede, lo crede un milionario e gli chiede di comprare un fiore; lui ne rimane affascinato e le compra il fiore.
La stessa sera il vagabondo salva per caso un vero milionario che, ubriaco, vuole gettarsi nel fiume, e che per ringraziarlo lo porta dapprima a casa e poi in un locale per festeggiare insieme. Nel tornare a casa di mattina presto incontra nuovamente la ragazza e decide di comprare tutti i suoi fiori con l'aiuto del milionario, quindi la riaccompagna a casa con la macchina dell'amico. Al risveglio però, il milionario muta improvvisamente umore: la sua bonomia e amicizia da ubriaco si tramutano in freddezza e indifferenza da sobrio, tanto che fa cacciare via il vagabondo. Charlot torna a passeggiare per la città: incontra la fioraia e poi, nel pomeriggio, anche il milionario di nuovo ubriaco, dal quale però non spera di trovare più aiuto, dal momento che è in partenza per l'Europa. Deciso a trovare i soldi per curare la cecità della ragazza e il suo debito d'affitto, ella lo crede sempre milionario, trova lavoro come netturbino anche se ben presto lo perderà per essere arrivato in ritardo dopo essere andato a trovarla durante la pausa pranzo.
Un uomo lo vede e gli propone di guadagnare dei soldi combattendo un incontro di boxe truccato e spartendosi la vincita, ma all'ultimo scappa perché ricercato dalla polizia, lasciando nei guai il vagabondo costretto a combattere un incontro vero. Dopo aver perso il combattimento per k.o. sia pure valorosamente, si imbatte nuovamente nel milionario che, riconoscendolo perché brillo, lo porta a casa per festeggiare. Qui intanto sono penetrati due malviventi intenzionati a derubare il milionario, ma la solita tragicomica sequela di gag vedrà Charlot, accusato di furto, scappare con in mano i soldi che il ricco amico, poco prima di venire colpito dai due ladri, gli aveva dato per la fioraia. Arrivato dalla ragazza le consegna tutti i soldi che le consentiranno di saldare i debiti e di operarsi per riacquistare la vista. Il vagabondo la saluta con la consapevolezza che di lì a poco sarà arrestato per furto.
Qualche tempo dopo Charlot esce di prigione e cammina sconsolato per la città. La fioraia nel frattempo ha riacquistato la vista, ha aperto un bel negozio di fiori e vive nella speranza di reincontrare il suo benefattore, che è ancora convinta essere un facoltoso milionario. Davanti alla sua vetrina passa Charlot, schernito da alcuni strilloni: non lo può riconoscere, e ne ha solo pietà. Quando però lui si volta e la vede, rimane incredulo a fissarla; la fioraia esce dal negozio per offrirgli un fiore in regalo insieme a una moneta. Lui fa per fuggire ma infine accetta il fiore. Lei lo avvicina e gli prende la mano (come aveva sempre fatto) per dargli anche la moneta e così, tenendogli la mano, lo riconosce: è lui il suo benefattore? È lui. «Potete vedere ora?» le domanda il vagabondo; «Sì, ora posso vedere» risponde la donna commossa.
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A Woman of Paris Anno 1923
In un paesino della provincia francese la relazione contrastata dai rispettivi genitori convince due giovani innamorati a progettare la fuga verso Parigi, dove coronare col matrimonio il loro sogno d'amore.
Nel cuore della notte, in una deserta stazione ferroviaria, la timida Marie (Edna Purviance), sconsolata e addolorata per essere stata ripudiata dal padre, attende l'arrivo del suo Jean (Carl Miller) per prendere insieme il treno del quale ha intanto acquistato i biglietti. Il protrarsi dell'attesa le suggerisce una telefonata a casa di lui dove un dramma inimmaginabile è in corso: il padre sta morendo d'infarto, schiacciato forse dal dolore per la relazione non gradita del figlio, che non riesce però a comunicare telefonicamente l'accaduto a Marie. Ella, pensando di essere stata respinta, al sopraggiungere del treno, decide di prenderlo per raggiungere Parigi da sola.
Un anno dopo Marie è la mantenuta di un facoltoso uomo di mondo parigino, lo scapolo Pierre Revel (Adolphe Menjou). La sua esistenza trascorre nel lusso e nella lussuria di un mondo sfavillante, effimero e lascivo, dove il tenore di vita pare essere agli antipodi dei buoni sentimenti e della comune morale. Ma anche in questo abbagliante mondo è possibile trovare un equilibrio, purché i suoi protagonisti accettino la regola dell'ipocrisia su cui poggiano i rapporti, poco affettivi e molto interessati.
Venuta a conoscenza che Pierre si è fidanzato con una donna altrettanto ricca Marie si rifiuta di uscire con lui e ricorre alla compagnia di alcune sue amiche. Ed è rispondendo all'invito alla festa di una di queste che, recandosi all'appartamento indicatole, dove la festa è in procinto di scivolare in un'orgia affollata, Marie, bussando alla porta sbagliata, si imbatte nello studio di un pittore, che altri non è che il suo Jean col quale progettava matrimonio e famiglia solo un anno prima.
L'incontro fortuito riaccende la passione e col pretesto di farsi fare il ritratto Marie coglie l'occasione per fissare alcuni momenti in cui rivedersi ed aiutare Jean, che vive modestamente con la madre. A ritratto ultimato, in cui lui la dipinge esattamente come era l'ultima volta che si videro prima della sua partenza, Jean coglie l'occasione per dichiararsi e chiederle nuovamente di sposarlo. Ella liquida allora il suo facoltoso protettore scoprendosi ancora innamorata di Jean. Recatasi allo studio per accettare la proposta di matrimonio, ha modo d'udire, non vista, la conversazione di Jean con l'anziana madre che teme per il futuro del figlio. Confrontato con le preoccupazioni di lei Jean afferma di non essere sinceramente interessato a sposare Marie. Accortosi solo dopo della sua presenza nella camera attigua, tenta inutilmente di impedirne il definitivo allontanamento.
Marie allora riallaccia il legame con Pierre, che nel frattempo si è consolato con una delle presunte amiche di Marie. Nello sfarzoso ed esclusivo ristorante dove Marie ha modo d'ostentare rango e territorio riconquistati, Jean, armato di revolver, le fa pervenire un biglietto con la richiesta di un ultimo incontro. Pierre sottrae il biglietto alla donna e invita il contendente al tavolo dove stanno cenando e dove ben presto scoppia una lite tra i due uomini, prontamente sedata dal personale di servizio che invita Jean ad abbandonare il locale.
Nella sala da pranzo pare tornata la calma, ma l'eco di uno sparo raggiunge i commensali e in particolare Marie, che presagisce accadimenti funesti. Jean, infatti, si è suicidato nell'atrio del ristorante.
La salma di lui viene riconsegnata all'anziana madre che, in preda alla disperazione ed ai sentimenti suscitati in lei dal ritratto di Marie, che sovrasta il letto dove giace il corpo del figlio, si arma di revolver e si dirige verso la residenza della donna. Qui giunta apprende che ella è appena uscita per andare a casa di Jean e dargli un estremo saluto. La donna ritorna allora sui suoi passi e trova Marie in lacrime riversa sul corpo senza vita dell'amato. Solo in quel momento comprende il vero sentimento di Marie per Jean, abbandona così l'arma e i suoi propositi di vendetta.
La scena successiva ci mostra l'anziana madre di Jean e Marie intente ad accudire alcuni bambini orfani in una casetta di campagna, lontana dalle luci di Parigi, adibita a centro di accoglienza per minori. Esse, accomunate dal dolore, si dedicano ad un'opera di bene gratuito che pare ripagarle con la serenità. Per un attimo i destini di Marie e di Pierre si sfiorano nuovamente. Lungo la strada sterrata nei pressi dell'istituzione la macchina di lui incrocia il carretto su cui Marie è salita per fare una commissione, ma egli non si accorge di lei. Alla domanda del compagno di viaggio di Pierre se questi abbia più ricevuto notizie di Marie, egli risponde con una leggera scrollata di spalle ed una vaga smorfia del viso. L'ultima scena li vede entrambi allontanarsi in direzioni opposte verso le rispettive scelte di vita.
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