Grecia antica -Delos, Delfi e il culto di Apollo che non era il figlio di Atena ma di Leto nella triade greca olimpica dell'occultura massonica giudaico greco-romana-egizia pagana satanico gnostica

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Grecia antica -Delos, Delfi e il mito di Apollo che non era il figlio di Atena ma di Leto
VEDERE PRIMA QUESTI VIDEO CON LA DESCRIZIONEhttps://rumble.com/vvcato-video-riassuntivo-sui-culti-pagani-dei-morti-di-padre-tempo-crono-saturno-e.html?mref=rljsx&mc=e5yiv
https://rumble.com/vmmuop-la-stella-sirio-e-locculto.html?mref=rljsx&mc=e5yiv
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https://rumble.com/vvfl90-triade-capitolina-romana-giovegiunone-e-minerva.html?mref=rljsx&mc=e5yiv

Per i culti di Cronos e Saturno PADRE TEMPO vedere i seguenti video:
https://rumble.com/vvaefn-il-culto-di-saturno-cronos-el.html?mref=rljsx&mc=e5yiv
https://rumble.com/vvad0t-il-culto-di-kronos-nellantica-grecia.html?mref=rljsx&mc=e5yiv
https://rumble.com/vvacj4-culto-di-saturno-nellantica-roma.html?mref=rljsx&mc=e5yiv
https://rumble.com/vva9we-the-story-of-cronus-saturn-padre-tempo-il-dio-dei-massoni-e-dei-pagani.html?mref=rljsx&mc=e5yiv
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https://rumble.com/vvbqsk-il-culto-di-serapide-ptolemys-patron-god.html?mref=rljsx&mc=e5yiv
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Una Triade, in un contesto religioso, si riferisce a un raggruppamento di tre divinità, di solito per importanza o ruoli simili. Una triade di divinità, di solito, non è da confondere con diversi aspetto di una stessa divinità, come in una Trinità o una divinità Tripla.

Le triadi di divinità strettamente associate sono state trovate in tutto il mondo antico, in particolare nelle tradizioni religiose dell'antica Grecia e dell'Egitto.
https://it.wikipedia.org/wiki/Triade_(religione)
Politeismo storico
La triade olimpica greca classica di Zeus (re degli dei), Atena (dea della guerra e dell'intelletto) e Apollo (dio del sole, cultura e musica,e non era figlio di Atena ma di Leto)
La triade principale di Delia è formata da Leto (madre), Artemide (figlia) e Apollo (figlio), mentre la seconda triade di Delia è composta da Atena, Zeus e Hera
I misteri eleusini erano incentrati su Persefone (figlia), Demetra (madre) e Triptolemo (a cui Demetra insegnava agricoltura)
Nell'antico Egitto c'erano molte triadi:
la triade di Osiride (o Abydos) con Osiride (marito), Iside (moglie) e Horus (figlio),
la triade tebana di Amon, Mut e Khonsu
la triade menfita di Ptah, Sekhmet e Nefertem
la triade elefantina dove troviamo Khnum (dio della sorgente del fiume Nilo), Satet (la personificazione delle inondazioni del fiume Nilo) e Anuket (la dea del fiume Nilo).
il dio del Sole Ra, la cui forma al mattino era Khepri, a mezzogiorno Re-Horakhty e alla sera Atum, e molti altri.
La triade egiziana di Iside in Egitto, Serapide alessandrina e Arpocrate (una versione ellenizzata della triade Iside-Osiride-Horus già citata), sebbene nel primo periodo tolemaico troviamo Serapide, Iside e Apollo (che talvolta era identificato con Horus).
La triade capitolina romana di Giove (padre), Giunone (moglie) e Minerva (figlia)
La triade pleibiana romana di Cerere, Liber Pater e Libera (o la sua controparte greca con Demetra, Dioniso e Kore)
Affermare che Sirio è “importante” per gli ordini ermetici sarebbe un eufemismo. La stella del cane è niente di meno che il fulcro degli insegnamenti e del simbolismo delle società segrete. Una prova di questo fatto: molte si sono ispirate a Sirio per il proprio nome.Nelle logge massoniche, Sirio è conosciuto come la “Stella Splendente”.la Luce di Sirio si faceva strada nella grande piramide durante i riti di iniziazione, così oggi è possibile ritrovare il suo simbolo all’interno delle logge massoniche.“(La Stella Fiammeggiante) rappresentava in origine Sirio, o stella del cane, il precursore della inondazione del Nilo, il dio Anubi, compagno di Iside nella sua ricerca del corpo di Osiride, suo fratello e marito. Divenne poi l’immagine di Horus, il figlio di Osiride. Figlio di Iside, la quale rappresentava la natura universale, era lui stesso materia primitiva, fonte inesauribile di Vita, scintilla creatrice, seme universale di tutti gli esseri viventi. Fu inoltre Hermes il Dio della Conoscenza, il cui nome in greco è quello di Mercurio. "

Agli Iniziati all'Arte Sacra, viene insegnato che la stella fiammeggiante è un simbolo di divinità, di onnipresenza (il Creatore è presente ovunque) e di onniscienza (il Creatore vede e sa tutto).Questo concetto è simbolicamente rappresentato dall’unione di Osiride e Iside (il principio maschile e femminile) che da vita a Horus, la star-child, la figura simile a Cristo, l’uomo perfetto della Massoneria – il quale viene identificato con la Stella Fiammeggiante.

“Il sole e la luna … rappresentano i due grandi principi … il maschio e la femmina … entrambi illuminano loro figlio, la stella fiammeggiante, o Horus.”

Il geroglifico egiziano che rappresenta Sirio è stato esotericamente interpretato come una rappresentazione di questa triade.Il geroglifico che rappresenta Sirio contiene tre elementi: un obelisco “fallico” (che rappresenta Osiride), una cupola “simile ad un utero” (che rappresenta Iside) e una stella (che rappresenta Horus)

Questo concetto è così cruciale per i massoni, che è stato incorporato in alcune delle strutture più importanti del mondo.Nel simbolismo massonico, l’occhio di Horus (o occhio che tutto vede) è spesso raffigurato circondato dalla scintillante luce di Sirio.La luce dietro all’occhio che tutto vede sulla banconota da un dollaro americano non proviene dal sole, ma da Sirio.
https://www.invasionealiena.com/cospirazioni/occultismo-ed-esoterismo/872-sirio-nel-simbolismo-occulto-e-nelle-societa-segrete.html

Sirio è una stella bianca della COSTELLAZIONE del Cane Maggiore; è la stella più brillante del cielo notturno è uno dei vertici dell'asterismo del Triangolo invernale.
https://it.wikipedia.org/wiki/Sirio

Apollo (in greco antico: Ἀπόλλων, Apóllōn; in latino: Apollo) è, nella religione greca e romana, il dio della poesia, della musica, delle arti mediche, delle scienze, dell'intelletto e della profezia.

Il suo simbolo principale è la lira. Suo figlio Asclepio è il dio della medicina. In quanto dio delle arti, Apollo è il capo delle Muse. Viene anche descritto come un provetto arciere in grado di infliggere, con la sua arma, terribili pestilenze ai popoli che lo osteggiavano. In quanto protettore della città e del tempio di Delfi, Apollo è anche venerato come dio oracolare capace di svelare, tramite la sacerdotessa, detta Pizia, il futuro agli esseri umani; anche per questo era adorato nell'antichità come uno dei più importanti Olimpi.
https://it.wikipedia.org/wiki/Apollo
Apollo era uno degli dei più celebri e influenti nell'antica Grecia[1]; ed erano due le città che si contendevano il titolo di luoghi di culto principali del dio: Delfi, sede del già citato oracolo, e Delo. L'importanza attribuita al dio è testimoniata anche da nomi teoforici come Apollonio o Apollodoro, comuni nell'antica Grecia, dalle molte città che portavano il nome di Apollonia, dall'ideale del koûros (κόρος, "giovane"), che gli appartiene e dà il "suo carattere peculiare alla cultura greca nel suo complesso"[2]. Il dio delle arti veniva inoltre adorato in numerosi siti di culto sparsi, oltre che sul territorio greco, anche nelle colonie disseminate sulle rive africane del Mediterraneo, nell'esapoli dorica in Caria, in Sicilia e in Magna Grecia.

Come divinità greca, Apollo è figlio di Zeus e di Leto (Latona per i Romani) e fratello gemello di Artemide (per i Romani Diana), dea della caccia e più tardi una delle tre personificazioni della Luna (Luna crescente), insieme con Selene (Luna piena) ed Ecate (Luna calante).

Nella tarda antichità greca Apollo venne anche identificato come dio del Sole, e in molti casi soppiantò Elio quale portatore di luce e auriga del cocchio solare. Nella Religione romana, non aveva nessuna controparte, e il suo culto venne introdotto a Roma circa nel 421 a.C. In ogni caso, presso i Greci Apollo ed Elio rimasero entità separate e distinte nei testi letterari e mitologici dell'epoca, ma non nel culto, dove Apollo era ormai stato assimilato con Elio[3].

Apollo a Roma

Apollo-Elio in un mosaico romano del II secolo, cinto da un'aureola rappresentante il sole
A differenza di altri dei, Apollo non aveva un equivalente romano diretto: il suo culto venne importato a Roma dal mondo greco, ma fu mediato anche dalla presenza nei pantheon etrusco di un dio analogo, Apulu. Ciò avvenne in tempi piuttosto antichi nella storia romana, infatti fonti tradizionali riferiscono che il culto era presente già in epoca regia. Nel 431 a.C. ad Apollo fu intitolato un tempio in una località dove già sorgeva un sacello o un'area sacra di nome Apollinar come scrive Livio III, 63, 7, in occasione di una pestilenza che afflisse la città. Durante la seconda guerra punica, invece, vennero istituiti i Ludi Apollinares, giochi in onore del dio. Il culto venne incentivato poi, in epoca imperiale, dall'imperatore Augusto, che per consolidare la propria autorità asserì di essere un protetto del dio, che avrebbe anche lanciato un fulmine nell'atrio della sua casa come presagio fausto per la sua lotta contro Antonio; tramite la sua influenza Apollo divenne uno degli dei romani più influenti. Dopo la battaglia di Azio l'imperatore fece rinnovare e ingrandire l'antico tempio di Apollo Sosiano, istituì dei giochi quinquennali in suo onore e finanziò anche la costruzione del tempio di Apollo Palatino sull'omonimo colle dove fu conservata la raccolta di oracoli detta Libri sibillini. In onore del dio, e per compiacere il suo imperatore, il poeta romano Orazio compose inoltre il celebre carmen saeculare. In epoca imperiale lentamente si arrivò all'identificazione tra Apollo-Elio e l'imperatore stesso, di cui la testimonianza più notevole era il celebre colosso di Nerone che poi diede il nome al vicino anfiteatro Flavio o Colosseo. In epoca tarda il culto di Apollo tornò a separarsi da quello di Elio o Sole, che divenne un culto sincretistico: il Sol Invictus, compagno dell'imperatore, che regnava sul cielo, così come l'altro regnava in terra. In epoca tarda il culto è ancora vivo fino ai primi anni di regno di Costantino I, che, prima della sua conversione al cristianesimo, si faceva raffigurare nelle statue onorarie come il Sole. Gli stessi cristiani d'occidente utilizzarono l'iconografia di Apollo-Sole per le prime raffigurazioni di Cristo, che era raffigurato come un tipo apollineo, giovane, imberbe, con un nimbo di luce sul capo.

Apollo presso gli Etruschi

L'Apollo di Veio, particolare con la testa
Nella religione etrusca è possibile trovare un corrispettivo di Apollo nel dio dei tuoni Aplu o Apulu. Tuttavia non è ancora chiaro se l'immagine del dio etrusco sia derivata dal dio greco. Quale dio della profezia presso gli Etruschi però trovava un corrispettivo anche in Suri.

Origini del culto
Le origini del culto apollineo si perdono nella notte dei tempi. È comunque opinione comune e consolidata tra gli studiosi che il culto del dio sia relativamente recente e che, precedentemente ad Apollo, il santuario di Pito avesse una sua antichissima religione ctonia, legata al culto della Dea Madre. Lo stesso racconto di Eschilo su Apollo che riceve il santuario da Gea, Febe e Temi[4], tenderebbe a confermarlo. Una teoria però[5], basata sulla decifrazione degli enigmatici e tanto discussi documenti greci di Glozel (Vichy, Francia), tenderebbe ad ampliare il quadro mitico-storico interessante l'oracolo e collegherebbe la nuova, non identificata divinità, alla vicenda cadmea di Europa e a quella dell'alfabeto portato dallo stesso Cadmo in Beozia in periodo premiceneo. Divinità semitica che di quell'alfabeto, di provenienza siro-palestinese, era l'assoluta detentrice. Il santuario ctonio di Pito era stato dunque occupato, in qualche modo, da una divinità non greca (yh: da cui il noto successivo grido di IE, per Apollo "IEIOS") [senza fonte] la quale però, a sua volta, venne grecizzata, secondo quanto fa intendere il noto racconto erodoteo (Historiae, I,61-62) sulla cacciata dei Cadmei, ovvero dei semiti, da parte degli Argivi. Tuttavia la divinità inglobata nella sfera della cultura greca manteneva alcuni dei caratteri orientali della divinità, come ad esempio l'ineffabilità, la figura androgina, l'aspetto di dio cacciatore e inseguitore del lupo (da cui Apollo Liceo), le qualità di dio ambiguo od obliquo (Lossia) ma, per chi sapeva capirlo rettamente, salvatore e liberatore. Con la calata dei Dori (XII-XI secolo a.C.), una volta annientati i Micenei, il santuario, verosimilmente, subì l'umiliazione e la distruzione dei vincitori e solo verso il IX-VIII secolo a.C. fu riaperto e si risollevò, ma con un Lossia del tutto trasformato e in linea con la nuova religione. Il potentissimo dio androgino di origine semitica entrerebbe così a far parte della sacra famiglia olimpica, sdoppiandosi in Apollo e Artemide e diventando figlio di Zeus e di Leto. Sempre secondo questa teoria, supportata da accertati documenti, la famosa E apud Delphos (la lettera alfabetica epsilon posta tra le colonne nell'ingresso del santuario apollineo) di cui scrive Plutarco, la "E" che stava alla base dell'epifonema esprimente 'acuto dolore' (Esichio) dei fedeli, potrebbe fornire la prova che il nome di Apollo (mai sufficientemente compreso e spiegato dagli studiosi: Farnell, Kern, Hrozny, Nilsson, Cassola, ecc.) fosse derivato da un A/E -pollòn (il grido di dolore "ah!, eh!" esclamato più volte, così come testimoniano la letteratura greca tragica e paratragica).

Nell'età del bronzo greca non esistono attestazioni (almeno nelle tavolette di lineare B note) ad Apollo. Ne esistono invece numerose per il dio Paean (Παιών-Παιήων), un epiteto di Apollo in età classica, noto in Acheo[non chiaro] come pa-ja-wo-ne (e collegato con numerosi santuari antichi di Apollo). Paean è il guaritore degli dei, e il dio della magia e del canto (da cui peana) magico-profetico. Come dio della cura Paean compare anche nell'Iliade, dove, significativamente, non è completamente sovrapposto con Apollo (che parteggia esclusivamente per i troiani).

Infatti esisteva un importante dio anatolico (forse connesso con l'antica religione indoeuropea, e simile al dio vedico Rudra o meglio alla coppia Rudra-Shiba), noto come Aplu (stranamente lo stesso nome dell'Apollo etrusco) che è un dio terribile, legato alla malattia, ma anche alla cura, e un potente arciere, forse anche un protettore della caccia e degli animali selvatici. Per gli Ittiti e gli Hurriti Aplu era il dio della peste e della fine della pestilenza (come nell'Iliade). Per gli Hurriti soprattutto andava collegato agli dei mesopotamici Nergal e Šamaš. Molti culti anatolici sono legati alla profezia e alle sacerdotesse (o anche ai sacerdoti) che cadono in trance mistica per profetizzare, proprio come le sacerdotesse di Apollo a Delfi. Apollo, come già ricordato, è uno degli dei che parteggiano per l'asiatica e anatolica città di Troia nell'Iliade, forse elemento che nasconde una reminiscenza micenea, ovvero un dio che durante la fine dell'età del bronzo non sarebbe ancora greco, ma decisamente anatolico, e sarebbe aggiunto agli olimpi solo in un momento successivo a quella guerra (si veda anche di seguito).

Sempre in età arcaica, con probabili connessioni al periodo miceneo, esistono dei riferimenti ad Apollo Smintheus, il dio "ratto" legato all'agricoltura (forse una divinità pre-indeuropea, assunta a epiteto del dio Apollo), e in particolare ad Apollo Delfino. Questo epiteto di Apollo, molto venerato a Creta e in alcune isole egee, potrebbe essere un dio marino minoico. Ma Apollo poteva trasformarsi in tutti gli animali, fra cui proprio nei delfini, sovente raffigurati nell'arte minoica. Delfino (Delphinios) è un'etimologia alternativa a grembo (Delphyne) per il principale santuario del dio a Delfi. Sempre nella, per ora pressoché sconosciuta, religione minoica esisteva una signora degli animali, collegabile ad Artemide-Diana, o anche a Britomarti/Diktynna (nome a sua volta presumibilmente di etimologia minoica), che presumibilmente avrebbe dovuto avere un doppio maschile. E se la divinità femminile è antesignana di Artemide, quella maschile è da porsi in riferimento ad Apollo. Inoltre i sacerdoti di Apollo a Delfi si definivano Labryaden, nome che a sua volta rimanda alla doppia ascia e al labirinto, simboli religiosi importanti per i Cretesi. Tutti questi riferimenti secondo questa meticolosa ma discutibile analisi portano a ipotizzare che nell'Apollo classico siano confluiti uno o più dei minoici o comunque pre-indeuropei della Grecia e almeno un dio anatolico.

Attributi ed epiteti

Apollo con in mano una lira, uno dei suoi simboli tipici, in una statua del I secolo

Paolo Farinati, Apollo con la lira, 1590 circa, affresco, Villa Nichesola-Conforti, Ponton di Sant'Ambrogio di Valpolicella (Verona)
Apollo è normalmente raffigurato coronato di alloro, pianta simbolo di vittoria, sotto la quale alcune leggende volevano che il dio fosse nato e anche in virtù dell'epilogo del suo infatuamento per Dafne (che in greco significa lauro, alloro). Suoi attributi tipici sono l'arco, con le sue portentose frecce, e la cetra. Altro suo emblema caratteristico è il tripode sacrificale, simbolo dei suoi poteri profetici. Animali sacri al dio sono i cigni (simbolo di bellezza), i lupi, le cicale (a simboleggiare la musica e il canto), e ancora i falchi, i corvi, i delfini, in cui spesso il dio amava trasformarsi e i serpenti, questi ultimi con riferimento ai suoi poteri oracolari. E ancora il gallo, come simbolo dell'amore omosessuale, diversi, infatti, gli uomini di cui il dio s'innamorò. Altro simbolo di Apollo è il grifone, animale mitologico di lontana origine orientale.

Come molti altri dei greci, Apollo ha numerosi epiteti, atti a riflettere i diversi ruoli, poteri e aspetti della personalità del dio stesso. Il titolo di gran lunga maggiormente attribuito ad Apollo (e spesso condiviso dalla sorella Artemide) era quello di Febo, letteralmente "splendente" o "lucente", riferito sia alla sua bellezza sia al suo legame con il sole (o con la luna nel caso di Artemide). Quest'appellativo venne mutuato e utilizzato anche dai Romani.

Altri epiteti del dio sono:

Akesios o Iatros, dal comune significato di guaritore e riferiti al suo ruolo di protettore della medicina, in quanto padre di Esculapio. In questo senso, i Romani gli diedero invece l'epiteto di Medicus, e un tempio della Roma antica era dedicato appunto all'Apollo Medico.
Alexikakos' o Apotropaeos, entrambi significanti "colui che scaccia - o tiene lontano - il male". Un simile significato ha anche l'appellativo di Averruncus che gli diedero i Romani. Questi appellativi si riferivano, oltre che al suo già citato ruolo di patrono dei medici, al suo potere di scatenare - e dunque anche di tener lontane - malattie e pestilenze.
Aphetoros (dio dell'arco) e Argurotoxos (dio dall'arco d'argento), in quanto patrono degli arcieri e provetto tiratore lui stesso. I Romani lo definivano invece Arcitenens, "colui che porta l'arco".
Archegetes, "colui che guida la fondazione", in quanto patrono di molte colonie greche oltremare.
Lyceios e Lykegenes, che possono essere sia un riferimento al lupo, animale a lui sacro, sia alla terra di Licia, la regione nella quale alcune leggende riportavano che Apollo fosse nato.
Loxias (l'oscuro) e Coelispex (colui che scruta i cieli) con riferimento alle sue capacità oracolari.
Musagete (guida delle Muse) in quanto fu lui a convincerle ad abbandonare la loro antica dimora, il monte Elicona, portandole a Delfi e divenendo il loro protettore.
Phoebus (il luminoso), l'epiteto più usato dai Greci e Romani.
Targelio in quanto apportatore del fecondo calore che matura i prodotti della terra.
Mito
Vengono di seguito riportati i fatti più rilevanti riferiti ad Apollo dai miti tradizionali greci.

Nascita

Marcantonio Franceschini, Nascita di Apollo e Artemide, Liechtenstein Palace Vienna
Apollo nacque, come sua sorella gemella Artemide, dall'unione extraconiugale di Zeus con Leto. Quando Era seppe di questa relazione, desiderosa di vendetta proibì alla partoriente di dare alla luce suo figlio su qualsiasi terra, fosse essa un continente o un'isola. Disperata, la donna vagò fino a giungere sull'isola di Delo, appena sorta dalle acque e, stando al mito, ancora galleggiante sulle onde e non ancorata al suolo. Essendo perciò Delo non ancora una vera isola, Leto poté darvi alla luce Apollo e Artemide, precisamente ai piedi del Monte Cinto.

Altri miti riportano che la vendicativa Era, pur di impedirne la nascita, giunse a rapire Ilizia, dea del parto. Solo l'intervento degli altri dei, che offrirono alla regina dell'Olimpo una collana di ambra lunga nove metri, riuscì a convincere Era a desistere dal suo intento. I miti riportano che Artemide fu la prima dei gemelli a nascere, e che abbia in seguito aiutato la madre nel parto di Apollo. Questi nacque in una notte di plenilunio, che fu da allora il giorno del mese a lui consacrato, nel momento in cui nacque il dio, cigni sacri vennero a volare sopra l'isola, facendone sette volte il giro, poiché era il settimo giorno del mese.

Ancora altri dicono che Era avesse mandato un serpente sulla Terra per seguire Leto tutta la vita impedendo così a chiunque di ospitarla e darle un rifugio. Leto vagò per molto tempo ma Poseidone, impietosito dalla sua situazione, lasciò che si rifugiasse in mare (dato che letteralmente non era terra) visto che lui, essendo il fratello di Zeus, poteva permettersi di sfidare Era.

Gli Olimpi o Dodekatheon (dal greco δώδεκα, dodeka, "dodici", e θεῶν, theon, "tra gli dèi") sono i dodici dèi principali della mitologia greca. Il nome deriva dal fatto che abitano sul Monte Olimpo, un monte talmente alto e sempre attorniato dalla nebbia tanto che la sua punta, ovvero dove si trova la loro dimora, non è visibile. Sono esseri soprannaturali e immortali, che governano la vita e la morte degli esseri umani. Erano venerati anche dai Romani con il nome di Dei Consenti.
https://it.wikipedia.org/wiki/Olimpi
Elenco
L'elenco propone i dodici Olimpi, descrivendone l'aspetto, i simboli che li caratterizzano e i diversi nomi attribuiti dai greci e dai romani. L'elenco comprende in realtà tredici divinità, poiché Estia e Dioniso vengono alternativamente inclusi nella lista. Secondo la tradizione, quando Dioniso divenne un dio, Estia gli concesse di salire sull'Olimpo al suo posto[senza fonte].

Nome greco Nome romano Immagine Descrizione Generazione
Zeus Giove Jupiter Smyrna Louvre Ma13.jpg Re degli dèi e sovrano del Monte Olimpo, dio del cielo, del fulmine e dei fenomeni atmosferici. Il più giovane figlio dei Titani, Crono e Rea. I suoi simboli sono la folgore, l'aquila, la quercia, lo scettro, la bilancia e il toro. Fratello e marito di Era, ella è la sua sposa ufficiale; tuttavia egli è famoso anche per i molti tradimenti commessi alla moglie. Zeus quando ci sono delle guerre è colui che quasi sempre resta imparziale, anche perché dato che detiene il potere assoluto, se lui si schierasse si saprebbe già chi sono i perdenti e chi i vincitori. Era il protettore degli uomini e dei loro capi. Prima
Era Giunone Hera Campana Louvre Ma2283.jpg Moglie e sorella di Zeus, e pertanto Regina degli dèi, è la dea del matrimonio, della famiglia, dei legami e delle unioni. I suoi simboli sono il pavone, il melograno, la corona, il cuculo, la leonessa e la mucca. È la figlia più giovane di Crono e Rea. Essendo la dea del matrimonio, ha spesso cercato di vendicarsi sulle amanti di Zeus e sui loro figli: infatti è anche famosa nella mitologia per il suo carattere vendicativo. Era la protettrice delle donne sposate. Prima
Poseidone Nettuno Poseidon sculpture Copenhagen 2005.jpg Dio signore del mare, di tutte le acque, dei terremoti, dei cavalli e delle sorgenti. I suoi simboli sono il cavallo, il toro e il tridente. Figlio di Crono e Rea. Fratello di Zeus e Ade. È sposato con la nereide Anfitrite, sebbene abbia avuto molte amanti, come anche suo fratello Zeus. Era il protettore dei naviganti. Prima
Demetra Cerere Demeter Altemps Inv8546.jpg Dea della fertilità, dell'agricoltura, delle piante. I simboli sono il papavero, il grano, la fiaccola e il maiale. Seconda dei sei figli di Crono e Rea. Dal suo nome latino, Cerere, deriva la parola "cereale". Possiede una figlia di nome Persefone, moglie di Ade. Era la protettrice dei culti misterici e degli agricoltori. Prima
Estia Vesta Hestia Giustiniani.jpg Dea vergine della famiglia, della casa e del focolare. Il suo simbolo era il cerchio, ed era la figlia primogenita di Crono e Rea. Viene raffigurata meno degli altri olimpi nei miti, e il suo posto tra di essi venne a un certo punto preso da Dioniso Prima
Atena Minerva Athena Giustiniani Musei Capitolini MC278.jpg Dea vergine della saggezza, dell'ingegno, della guerra strategica e della strategia stessa, della guerra difensiva, della guerra fatta per giusta causa e delle arti utili e dell'artigianato. I simboli sono la civetta, l'ulivo, la lancia appena forgiata e l'egida. Figlia di Zeus e dell'oceanina Meti, nata dalla fronte del padre già adulta e armata, dopo che questi aveva ingoiato la madre trasformata da lui stesso in una mosca (in altre versioni era stata mutata in una goccia d'acqua). È la sacra protettrice della città di Atene, dove si trova il Partenone, a lei dedicato; sui due timpani frontonali sono rappresentate due scene molto importanti il suo culto: la sua nascita e la sfida contro Poseidone per il dominio sull'Attica. Era la protettrice delle vergini, degli strateghi e degli artigiani. Seconda
Apollo Apollo o Febo Roman Statue of Apollo.jpg Dio delle arti, della musica, della poesia, della profezia e della divinazione, della scienza e della conoscenza, della malattia e della medicina, della luce, dell'ordine e del tiro con l'arco. I simboli sono il Sole, la lira, l'arco e le frecce, il corvo imperiale, il delfino, il lupo, il cigno e il topo. Fratello gemello di Artemide, figlio di Zeus e Leto. Era il protettore dei poeti, dei medici e delle arti. Seconda
Artemide Diana Diana of Versailles.jpg Dea vergine della caccia, della verginità, della luna, del tiro con l'arco e di tutti gli animali del bosco. I simboli sono la Luna (con cui viene identificata), il cervo, il cane, l'orsa, il cipresso, l'arco e le frecce. Primogenita figlia di Zeus e Leto e sorella gemella di Apollo. Era la protettrice delle selve, delle fiere e dei cacciatori. Seconda
Afrodite Venere NAMA Aphrodite Syracuse.jpg Dea dell'amore, della bellezza, del desiderio amoroso, della buona navigazione[1]. I suoi simboli sono la colomba, il passero, il delfino[2], la mela, l'ape, il mirto e la rosa. Figlia di Zeus e dell'oceanina Dione o, secondo un altro mito, nata dal sangue di Urano versato nel mare dopo essere stato sconfitto dal suo figlio minore Crono. Sposata con Efesto, ha comunque avuto molte storie extra coniugali, soprattutto con Ares. Il suo nome ha dato origine alla parola "afrodisiaco". Madre di Enea avuto dal principe troiano Anchise, è considerata la progenitrice mitica di Romolo e Remo e della gens Iulia, secondo alcuni sostenitori il nome segreto di Roma sarebbe Amor in suo onore. Era la protettrice degli amanti.
Seconda (o figlia di Urano secondo alcuni miti)
Ares Marte Ares villa Hadriana.jpg Dio della guerra, della violenza, della rabbia e dello spargimento di sangue. Il Marte romano ha invece connotazione sempre positiva e oltre che alla guerra è collegato alla gioventù maschile. I suoi simboli sono il lupo, il cinghiale, il picchio verde[3], l'avvoltoio, la lancia insanguinata e lo scudo. Figlio di Zeus e Era, tutti gli altri dèi (esclusa Afrodite) lo disprezzavano. Il suo nome latino, Marte, ha dato origine alla parola "marziale". Nella mitologia romana è il padre di Romolo e Remo e andando molto più avanti nella storia: dopo la caduta dell'impero romano d'occidente ha dato il soprannome a Carlo Martello soprannominato così perché era molto bravo in battaglia e proprio per questo fu soprannominato "piccolo Marte". Era il protettore delle battaglie. Seconda
Efesto Vulcano Vulcan Coustou Louvre MR1814.jpg Fabbro degli dei, dio del fuoco, della metallurgia, della tecnologia, e delle armi appena forgiate. I suoi simboli sono fuoco, incudine, ascia, asino, martello, pinze e quaglia. Figlio di Era, concepito a seconda del mito da Era da sola, o insieme a Zeus. Dopo la sua nascita fu gettato dal monte Olimpo dalla sua stessa madre perché non sopportava di avere un figlio brutto poi cadde sull'isola di Lemno. Sposato con Afrodite, le fu fedele al contrario della maggior parte dei mariti della mitologia che fecero molti tradimenti alle mogli, un esempio molto conosciuto è Zeus. Il suo nome latino ha dato origine alla parola "vulcano". Era il protettore dei fabbri. Seconda
Hermes Mercurio Rude-mercury.jpg Messaggero degli dei, dio del commercio, dell'eloquenza e dei ladri. I simboli sono il caduceo, i sandali alati (che usa per spostarsi velocemente), il cappello alato, la cicogna, il serpente e la tartaruga, con il guscio della quale creò la lira. Figlio di Zeus e della pleiade Maia. Il secondo più giovane dio olimpico, di poco più vecchio di Dioniso. Con la ninfa Penelope generò Pan, che divenne il dio della natura, signore dei satiri, inventore del flauto di Pan e compagno di Dioniso. Seconda
Dioniso Bacco Dionysos Louvre Ma87 n2.jpg Dio del vino, delle feste, dell'impulso vitale, della follia e dell'ebbrezza. I simboli sono la vite, l'edera, la coppa, la tigre, la pantera, il leopardo, i delfini e la capra. È figlio di Zeus e della mortale Semele, principessa tebana, ed è sposato con la principessa cretese Arianna. È il più giovane tra gli dei olimpici, nonché l'unico a essere nato da una donna mortale. Era il protettore dei culti dionisiaci, dei teatri e dei banchetti. Seconda
Le generazioni divine

Uno dei tanti alberi genealogici delle divinità greche.
Gli Olimpi appartengono a un terzo capitolo divino: si possono infatti individuare tre fasi nella mitografia greca.

Inizialmente un corpus puramente cosmogonico, nel quale non ci sono dèi propriamente detti, ma divinità naturali demiurghe e totemiche. Tra queste assumono particolare importanza Urano e Gea, dai quali discenderanno i Titani e successivamente gli Olimpi.
La seconda generazione divina è quella dei Titani, il cui capo era Crono. Sono le divinità dei greci pelasgi.
I Titani furono spodestati successivamente dagli Olimpi, secondo Tallo (uno storico del I secolo citato da Taziano nel suo Oratio ad Graecos) trecentoventidue anni prima della guerra di Troia, cioè circa verso il 1500 a.C., una data accettabile per l'espansione ellenica in Tessaglia.
Nei miti della titanomachia e della gigantomachia viene raccontato questo processo di sostituzione divina, che non fu affatto pacifico.
Gli Olimpi, quindi, dovrebbero essere i nipoti di Urano, ma le genealogie degli dèi dell'antica Grecia sono difficili da seguire e intricate tra loro.
Ciò è spiegato dal fatto che, in caso di avvicendamento di élite diverse, ogni gruppo al potere dichiarava il proprio pantheon, o il proprio dio, superiore agli altri, e forzava i miti precedenti per giustificare questo cambiamento.

I Titani, per esempio, erano le divinità dei pelasgi, le popolazioni greche forse autoctone. Con l'arrivo degli invasori elleni le prerogative di tali divinità vengono assunte dai nuovi dèi, gli Olimpi: ricordiamo Atena, dea della saggezza, che uccide il titano Pallade, patrono del medesimo attributo.

In altri miti, invece, alcuni dèi vengono presentati come figli di divinità in realtà più giovani, come Afrodite, generata da Urano, successivamente indicata come figlia di Zeus, in realtà nipote di Urano stesso.

L'espressione "religione greca" è di conio moderno. Gli antichi Greci non possedevano un termine per ciò che il termine moderno "religione" intende indicare in modo peraltro problematico[9].

Anche se nella cultura religiosa greco-antica non esisteva un termine che riassumesse ciò che è inteso per "religione"[10], il termine di origine ionica threskèia[11] indicava[12] la modalità formale con cui andava celebrato il culto a favore degli dèi[13]. Mario Vegetti[14] accosta al termine moderno di "religione" quello greco antico di eusebeia ovvero la cura nei confronti degli dèi[15].Scopo del culto religioso greco era infatti quello di mantenere la concordia con gli dèi: non celebrare loro il culto significava provocarne l'ira, da qui il "timore della divinità" (θρησκός) che lo stesso culto provocava in quanto connesso con la dimensione del sacro. Il termine che nella lingua greca moderna indica la "religione" è threskèia (θρησκεία), un termine di origine ionica collegato – appunto – a θρησκός (threskòs; "pio", "timoroso di Dio").

Ciò premesso, è indubitabile in questa civiltà il ruolo fondamentale ricoperto dall'esperienza religiosa, dato che qualsivoglia aspetto della vita dell'uomo greco aveva sempre e comunque una valenza religiosa, senza una chiara distinzione dell'ambito "sacro" da quello "profano". La pratica del culto era strettamente intrecciata ad ogni evento civile, con sacrifici e preghiere che accompagnavano la vita della cittadinanza[16].

La nozione di "religione", un termine di origine latina, nella sua accezione comune e "moderna" non esiste prima del XVIII secolo[17]. Il termine stesso religio viene usato da Cicerone per indicare una "rilettura", intendendo una osservazione rigorosa di ciò che riguarda il culto degli dèi[18]. La religione romana è infatti ritualistica: sebbene sia per molti aspetti debitrice alle forme della religione greca, in contrapposizione ad essa a Roma avviene una processo di demitizzazione che trasforma il mito in culto e basa la professione religiosa sulla pratica dei riti[19].

Lo studio della religione greca
Seppure nozione dibattuta, la religione, in generale, si esprime per mezzo di racconti, rappresentazioni artistiche, culti[20].

La religione greca è comunemente conosciuta soprattutto per mezzo dei miti[21] che ne compongono la mitologia. Fin dall'avvio del suo studio nel corso del Rinascimento, infatti, e per tutto il XIX secolo, la religione greca è stata considerata essenzialmente come mitologia[22].

Nel corso della prima metà del XX secolo questo paradigma è entrato in crisi: autori come André-Jean Festugière[23] hanno considerato lo studio della mitologia greca come fuorviante ai fini di una conoscenza della effettiva religione che andava conosciuta per mezzo dei riti.

Le ragioni di questa crisi sono molteplici e vanno dalla personale impostazione degli studiosi al fatto che «il progresso degli studi classici, lo sviluppo in particolare, dell'archeologia e dell'epigrafia, hanno aperto agli antichisti, a fianco del campo mitologico, nuovi campi di ricerca che hanno indotto a mettere in causa, talvolta per modificarlo piuttosto in profondità, il quadro della religione greca offerto dalla sola tradizione letteraria»[24].

Dalla seconda metà del XX secolo, vi è una riconsiderazione complessiva dello studio della religione greca: «Il mito gioca la sua parte in questo insieme allo stesso titolo delle pratiche rituali e dei fatti di figurazione del divino: mito, rito, rappresentazione figurata, tali sono i tre momenti di espressione - verbale, gestuale, figurata - attraverso cui si manifesta l'esperienza religiosa dei Greci, ciascuno costituendo un linguaggio specifico che, fino nella sua associazione agli altri due, risponde a bisogni particolari e assume una funzione autonoma.»[24].

Il politeismo greco
La religione greca è indubbiamente, almeno nei suoi aspetti più diffusi, una religione politeistica. Ciononostante, sia il termine che la nozione di politeismo non sono conosciuti nel mondo greco. Tale termine, "politeismo" (dal greco πολύς polys + θεοί theoi ad indicare "molti dèi"), è attestato solo nelle lingue moderne ed ha origine in Francia a partire dal XVI secolo: esso deriva dall'analogo termine greco polytheia coniato dal filosofo giudaico di lingua greca Filone di Alessandria (20 a.C.-50 d.C.) per indicare la differenza tra l'unicità del dio ebraico rispetto alla nozione pluralistica dello stesso propria delle religioni antiche[25].

Le origini
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Origini della religione dell'antica Grecia.
Alla base della religione greca vi sono molteplici fondamenta: la cultura preistorica europea e quella degli invasori indoeuropei, le civiltà minoica e micenea nonché i contributi delle civiltà vicino-orientali[26]. Conosciuta per i suoi miti, la religione greca è principalmente una religione etnica, strettamente legata al territorio greco nel quale hanno trovato radice il pantheon e la continuità cultuale emergente dalle popolazioni vicine all'uscita dei "secoli bui"[27].

La religione greca nel periodo arcaico e classico

Statua in marmo pario della dea greca Artemide (Ἄρτεμις) rinvenuta a Delo (Museo archeologico nazionale di Atene).

Artemide Efesia risalente al II secolo d.C. (Museo archeologico nazionale di Napoli).

Afrodite (Aφροδίτη) a cavallo di un cigno (tomba F43 Kameiros, Rodi). Il cigno animale sacro alla Dea e compagno di Apollo, nella tradizione religiosa greca è una ierofania vivente della luce.

Ritratto di Omero del tipo "Epimenide" (il genere ritenuto più antico; questa è una copia romana di un originale greco del V secolo a.C., conservato presso la Glyptothek di Monaco).
Pan
Statua in marmo pario del dio Pan (Πάν) rinvenuta a Sparta (Museo archeologico nazionale di Atene).

Eris (Ἔρις) la dea della discordia e della competizione, in un kylix a figure nere risalente al VI secolo a.C. (Altes Museum di Berlino). Figlia della Notte (Nύξ, Nyx) è madre, tra gli altri, dei Dolori, delle Menzogne e degli Assassinii.

Statua di Iupiter alta 3.47 metri (Museo statale Ermitage), ispirata alla statua di Zeus a Olimpia di Fidia.

Cronide di Capo Artemisio, una statua in bronzo di Poseidone, risalente al V secolo a.C. (Museo archeologico nazionale di Atene). Posidone era originariamente il dio dell'acqua e del terremoto, solo successivamente fu associato al mare.

Interno della kylix del Pittore della Fonderia a figure rosse, che rappresenta Efesto seduto mentre rifinisce con il martello l'elmo di Achille. La nereide Teti, madre dell'Eroe, esamina lo scudo e la lancia.
A seguito del crollo della civiltà micenea e del seguente periodo dei secoli oscuri che ha visto l'affermazione dei Dori, emergono le prime póleis (città) come atto spontaneo di aggregazione delle comunità greche. Con la pòlis, cambia anche la forma di governo: al dominio centralizzato dal palazzo sede del re subentra la comunità, aristocratica, degli opliti-contadini. Il rito religioso del sacrificio subisce in questo quadro una profonda revisione: durante il banchetto comunitario, le offerte vengono bruciate per gli dei su un altare, senza che un sacerdote o un re possano servirsi delle porzioni sacrali[28]. Al contempo, il crollo della civiltà palaziale micenea lascia spazio al ritorno di antichissimi culti[28] che, rielaborati dalla cultura greca arcaica e classica, fanno apparire le tradizioni del passato miceneo come un'epoca "mitica", che si contrappone alla cultualità e alle tradizioni più tarde[29].

Molteplici tradizioni concorrono a saldare i riti di comunità che condividono la medesima lingua e scrittura[30]. Questa lingua serve a veicolare tali tradizioni attraverso autorità letterarie, come Esiodo e, in maggior misura, Omero[31]. Un altro elemento fondante di questa riorganizzazione del culto è il santuario extraurbano, che diventa nell'era delle póleis il centro attorno al quale si sviluppa la ritualità del nuovo culto unitario che raggruppa tutte le tradizioni precedenti in un'unica mitologia fatta da elementi e storie interconnesse[32].

Per la religione greca "omerica", la realtà è divisa tra gli esseri immortali (dèi) e quelli mortali (uomini), dove all'uomo è assegnato un preciso destino[33] che non deve evadere, pena di sconfinare nella hýbris[34][35], che viene ricordato dal motto delfico di «Conosci te stesso» (Γνῶθι σεαυτόν, gnôthi seautón) col significato di "non superare la tua condizione mortale" mettendoti sullo stesso piano degli dèi[36]. Con Platone il paradigma cambia: il filosofo ateniese del IV secolo a.C., facendo leva sulle credenze proprie delle religioni misteriche, consegna all'uomo la possibilità di divenire immortale, quindi di rendere sé stesso simile a un dio[37]. Si passa quindi da una visione della religione molto terrena presente in Omero, ad una religiosità platonica che acquisisce una componente ultraterrena, dove l'anima immortale costituisce col corpo mortale una dualità che va a caratterizzare la religione orfica[38].

Inoltre, la presenza filosofi occorre lungo tutta la storia della religione greca a reinterpretare lo stesso racconto in senso "teologico", anche attraverso una critica radicale dei contenuti "omerici"[39] e con significativi cambiamenti di prospettiva[40].

Il mito raccontato dai poeti, l'obbligatoria pratica cultuale cittadina e l'insegnamento teologico dei filosofi, rappresentano la composita condizione in cui si trovava l'uomo greco di fronte al sacro, diviso fra una "teologia dei poeti" ed una teologia istituzionale legata alla pòlis, alle quali viene ad aggiungersi la "teologia naturale" dei filosofi
https://it.wikipedia.org/wiki/Religione_dell'antica_Grecia

Delo[1][2] (AFI: /ˈdɛlo/[3]; in greco Δήλος, Dilos) è un'isola (3,4 km²) della Grecia, nel Mar Egeo. Fa parte dell'arcipelago delle Cicladi ed è situata vicino all'isola di Mykonos (3,5 miglia marine e 1 miglio marino dalla sua estremità ovest), dalla quale è raggiungibile tramite battelli.

L'isola è oggi praticamente disabitata ed è un immenso sito archeologico che richiama turisti e appassionati di archeologia da ogni parte del mondo. È dal 1990 nell'elenco dei patrimoni dell'umanità dell'UNESCO. Un piccolo stretto separa Delo dalla vicina isola di Rineia, ugualmente disabitata.
https://it.wikipedia.org/wiki/Delo
Nell'antichità l'isola si chiamava Ortigia (Ortyghia). I reperti archeologici hanno dimostrato che l'isola era già abitata fin dal 3000 a.C. sulla cima del monte Cinto. I coloni dell'isola (circa nel 1000 a.C.) furono poi soppiantati dai micenei che probabilmente vi portarono il culto di Apollo, dio della luce e della musica e di Artemide, dea della Luna e della caccia, adorati in triade con la madre Latona.

Successivamente la figura del dio Apollo prevalse sulle altre divinità e il santuario di Apollo, famoso già nei tempi omerici, raggiunse il suo massimo splendore nei tempi arcaici (VIII-VII sec. a.C) e classici (V-IV sec. a.C).

Fu sotto l'influsso della città di Atene dal VI secolo al IV secolo a.C. Prestigiosa sede della Lega di Delo (o Lega delio-attica) tra le città greche dal 478 a.C. fino al 454 a.C., nei pressi del santuario custodiva l'enorme somma dei contributi delle città greche. Quando la Lega di Delo passò sotto l'egemonia Ateniese, il tesoro fu trasferito all'Acropoli di Atene nel 454 a.C., segno visibile dell'accresciuta importanza politica di Atene e del suo stratega Pericle. Nell'inverno del 426/5 a.C. gli Ateniesi decisero la "purificazione" di Delo, a scopi religiosi. Aprirono tutte le tombe dell'isola e trasportarono i resti trovati alla vicina isola di Renea, ove li seppellirono in una fossa comune. Si decise che nessuno sarebbe più potuto nascere o morire nell'isola sacra, per cui le donne partorienti e gli ammalati gravi avrebbero dovuto trasferirsi a Renea. Da quel momento gli abitanti di Delo rimasero senza patria. Nel 422 a.C. gli Ateniesi portarono a termine la "purificazione", esiliando tutta la popolazione locale. Subito dopo, malgrado il fatto che fossero ancora in guerra, gli Ateniesi cominciarono per ingraziarsi gli dei, la costruzione di un nuovo grandioso Tempio di Apollo, di marmo bianco pentelico e istituirono le Feste Delie in onore di Apollo, da celebrare ogni cinque anni.

Nel III e II secolo a.C. divenne una città-Stato indipendente, e il più grande mercato di schiavi della Grecia. I Greci consideravano segno di prestigio erigere monumenti e fare generose offerte al santuario.

Delo decadde dopo il saccheggio di Mitridate VI, re del Ponto (86 a.C.), quando i suoi monumenti vennero distrutti e gli abitanti (circa 20 000) vennero uccisi, anche se gli studiosi tendono oggi a rivedere verso il basso una simile cifra. Nel periodo romano Delo conobbe un nuovo periodo di rinascita ed espansione edilizia, cui seguì nel tardo impero un'epoca di progressiva decadenza fino al definitivo abbandono. Nel 1400 l'umanista Ciriaco d'Ancona visitò l'isola e descrisse i resti delle sculture ancora presenti, tra i quali spiccava una statua colossale arcaica di Apollo. Nel 1500 i veneziani, guidati da Morosini, portarono via uno dei leoni di marmo della cosiddetta "Terrazza dei leoni" per abbellire l'ingresso dell'Arsenale di Venezia.
Secondo la mitologia greca era inizialmente un'isola galleggiante dove si rifugiò Latona per partorire i figli gemelli di Zeus lontano dall'ira di Era. È pertanto considerata il luogo di nascita del dio Apollo e della dea Artemide, figli di Latona. Asteria, figlia della titanide Febe e del titano Ceo, fu la sposa del titano Perse, e gli diede una figlia che chiamarono Ecate. Per sfuggire all'amore fedifrago di Zeus, Asteria si trasformò in una quaglia, ma la fuga precipitosa la fece precipitare nel mar Egeo, come un astro (appunto Asteria). Zeus ne fu addolorato e trasformò Asteria in un'isola, che si chiama anche Ortigia, ovvero "isola delle quaglie". Su quest'isola Latona (sorella di Asteria) trovò asilo e vi partorì Apollo e Artemide. E siccome per la nascita di Apollo, dio del Sole, l'isola fu tutta circonfusa di luce, fu, da allora, chiamata Delo, dal verbo greco δηλόω (deloo) che significa “mostrare", poiché era ormai visibile.

Nelle odi, Pindaro scrisse "[…] che gli uomini chiamano Delo ma i beati sull'Olimpo, astro della terra scura, visibile da lontano"; il poeta ne dà dunque due denominazioni: la prima, più umana, con il significato di "chiara"; mentre la seconda, divina, la definisce "astro", in greco Ἄστρον sinonimo di ἀστήρ che richiama Asteria, il nome utilizzato prima che l'isola fosse chiamata Delo.[46]

Amministrazione
Dal punto di vista amministrativo l'isola è compresa nel comune di Mykonos. In realtà, il fatto che sia disabitata dipende da un preciso motivo: il divieto di pernottarvi è infatti legato alla sacralità del luogo, che i governi moderni hanno voluto preservare.
Le Pleiadi (in greco antico: Πλειάδες, Pleiades) sono sette personaggi della mitologia greca ed i loro nomi sono Alcione, Celeno, Elettra, Maia, Merope, Sterope (o Asterope) e Taigete[1].

Nella mitologia romana corrispondono alle Vergilie.

Simonide cantava di una Maiados oureias dagli amabili occhi neri e poiché erano figlie di Atlante venivano chiamate anche Atlantidi
https://it.wikipedia.org/wiki/Pleiadi_(mitologia)
Pleiadi (peleiades) significa "colombe" oppure secondo un'altra versione l'origine del nome è legato al termine "plein" (navigare) e questo perché le stelle venivano utilizzate come riferimento dai naviganti.

Genealogia
Secondo la maggior parte delle versioni, sono figlie del titano Atlante e dell'oceanina Pleione[1][3], da cui derivano il nome.

Secondo un'altra versione sono invece figlie di una regina delle Amazzoni[4].

Progenie
Tutte le pleiadi si unirono con dei, ad eccezione della più giovane, Merope, che sposò il mortale Sisifo.

Maia, la più anziana, generò Hermes con Zeus
Elettra fu madre di Dardano e Iasione con Zeus
Taigete fu madre di Lacedemone, con Zeus
Alcione fu madre di Ireo, Iperenore e Etusa con Poseidone
Celeno fu madre di Euripilo, e in alcune versioni del mito, di Lico e Nitteo[5], con Poseidone
Sterope fu madre di Enomao con Ares
Merope, la più giovane, sposò il mortale Sisifo, e fu madre (a seconda delle fonti) di Glauco, Ornizione, Almo, Tersandro e Porfirione.
Mitologia

Merope che abbandona le Pleiadi nell'opera La Pleiade perduta di William-Adolphe Bouguereau, 1884.
Nate sul monte Cillene in Arcadia[6][7], sei di loro erano visibili ed una invisibile. Alcuni autori scrivono che l'invisibile sia Sterope e che questo avvenne per sua vergogna, altri che sia invece Elettra che fu coinvolta nella distruzione della casa di Dardano[8][9].

Ma il discorso dell'invisibilità può riferirsi al fatto che una della sette stelle delle Pleiadi sia poco visibile rispetto alle altre sei e tra i vari miti esiste anche quello in cui Merope, l'unica ad aver sposato un mortale, per la vergogna decise di allontanarsi dalle altre[10].

Secondo un'altra versione del mito vennero rapite da un egiziano e liberate da Eracle.

Esiste anche una versione in cui erano le compagne vergini di Artemide e dove Orione le inseguì per tutta la terra costringendole a nascondersi nei campi della Beozia fino a quando gli dei, presi dalla compassione, le trasformarono in colombe ed immortalarono in seguito la loro figura nelle stelle. Una volta divenute stelle manifestarono la loro simpatia ad Atreo modificando il loro corso.

Infine, secondo un'ulteriore versione, dopo la morte delle loro sorelle, le Iadi, si uccisero. In tutte le versioni il destino delle Pleiadi è sempre quello di diventare stelle.

Parliamo di tutti i peccati mortali,eterni ed imperdonabili commessi dai siosatanisti neopagani massonici wiccani politeisti stregoneschi atei democratici ed anticristiani
Lussemburgo,Olanda,Irlanda ed UE SONO DEGLI SCHIFOSI EVASORI FISCALI,POLITICI,BANCHE,ISTITUZIONI,FORZE DEL DISORDINE,RELIGIOSI,MULTINAZIONALI,MANAGER,CELEBRITà,PROFESSIONISTI,GIUDICI,AVVOCATI,IMPRENDITORI etc etc IN CUI SONO COINVOLTI TUTTI https://rumble.com/vstr5c-lussemburgoolandairlanda-ed-ue-sono-degli-schifosi-evasori-fiscali.html?mref=rljsx&mc=e5yiv
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veniamo a bruciarvi villa del vascello a Roma e il centro fiera di Rimini con voi dentro...quando ci troviamo lì??così regoliamo i conti...massoni di merda...così vi ammazzano lì seduta stante la folla per tutte le cazzate che gli avete raccontato alla plebaglia per decenni mi pare giusto...profezie di economist: https://www.youtube.com/playlist?list=PLuNGnkcXvyh_XKuVExo6xMCnPILO_u_He
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il neopaganesimo e la massoneria non sono religioni
quello che fanno appunto i massoni e i neopagani appunto quindi si parla di voi qui eh
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