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GLI ETRUSCHI religione,culto dei morti e cultura dell'occultura massonica giudaico greco-romana-egizia pagana satanico gnostica ed è scritto chiaro appunto che gli etruschi credevano nella vita DOPO LA MORTE(quindi che tutti si muore è sottointeso)
GLI ETRUSCHI religione, culto dei morti e cultura ed è scritto chiaro appunto anche qui di VITA DOPO LA MORTE(quindi tutti si muore)
Per i culti di Cronos e Saturno PADRE TEMPO vedere i seguenti video:
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«È in verità impressionante il constatare che, per due volte nel VII secolo a.C. e nel XV d.C., pressoché la stessa regione dell'Italia centrale, l'Etruria antica e la Toscana moderna, sia stata il focolaio determinante della civiltà italiana.»
(Jacques Heurgon, Vita quotidiana degli Etruschi, 1967, p. 23.)
Gli Etruschi (in etrusco: 𐌓𐌀𐌔𐌍𐌀, Rasna o 𐌓𐌀𐌑𐌍𐌀, Raśna) sono stati un popolo dell'Italia antica vissuto tra il IX secolo a.C. e il I secolo a.C. in un'area denominata Etruria, corrispondente all'incirca alla Toscana, all'Umbria occidentale e al Lazio settentrionale e centrale, con propaggini anche a nord nella zona padana, nelle attuali Emilia-Romagna, Lombardia sud-orientale e Veneto meridionale, all'isola della Corsica, e a sud, in alcune aree della Campania.
La fase più antica della civiltà etrusca è la cultura villanoviana, attestata a partire dal IX secolo a.C.,[1][2][3][4][5] che deriva, a sua volta, dalla cultura protovillanoviana (XII - X secolo a.C.). La civiltà etrusca ebbe una profonda influenza sulla civiltà romana, fondendosi successivamente con essa al termine del I secolo a.C. Questo lungo processo di assimilazione culturale ebbe inizio con la data tradizionale della conquista della città etrusca di Veio da parte dei Romani nel 396 a.C.[6] e terminò nel 27 a.C., primo anno del principato di Ottaviano, con il conferimento del titolo di Augusto.
https://it.wikipedia.org/wiki/Etruschi
Nella loro lingua chiamavano se stessi Rasenna o Rasna, in etrusco 𐌀𐌍𐌍𐌄𐌔𐌀𐌓 e 𐌀𐌍𐌔𐌀𐌓, in greco Ρασέννας, che si è ritenuto essere un etnico derivato da un eponimo, così come riportato da Dionigi di Alicarnasso. Alla fine degli anni '70 Massimo Pallottino ipotizza che Rasna equivalga piuttosto al latino populus.[7] Successivamente, in sintonia con Pallottino, Helmut Rix dimostra come Rasna corrisponda proprio a populus, sia nel senso originale di "esercito" che nel senso politico successivo di "popolo".[8][9]
In greco gli Etruschi vengono chiamati Tirreni, Tyrsenoi (ionico e attico antico: Τυρσηνοί, Türsenòi, in dorico: Τυρσανοί, Türsanòi, abitanti della Τυρσηνίη, Türsenìe, entrambi col significato di "Tirreni"), mentre in latino Tusci o Etrusci da cui "Etruschi" ed "Etruria".[10]
La più antica menzione degli Etruschi rimasta è quella dello scrittore Esiodo, scritta nel suo poema Teogonia, in cui, al verso 1016, menziona «tutti i popoli illustri della Tirrenia»[11] volutamente al plurale, poiché intendeva comprendere le genti non greche d'Italia. Esiodo scriveva i suoi versi alla fine dell’VIII secolo a.C.: a questo periodo (circa 700 a.C.) risalgono le più antiche iscrizioni etrusche conosciute, scritte nell'alfabeto euboico che i commercianti etruschi avevano appreso durante i loro contatti con i Greci all'emporio di Cuma nell'Italia meridionale, almeno settant'anni prima.
Sull'origine e la provenienza degli Etruschi è fiorita una notevole letteratura, non solo storica e archeologica. Le notizie che ci provengono da fonti storiche, a partire dal V secolo a.C., ovvero cinquecento anni dopo le prime manifestazioni in Italia della civiltà etrusca, sono infatti piuttosto discordanti, che dimostra come sull'argomento non vi era tra i Greci un'identità di visioni. Considerate le strette relazioni commerciali e culturali tra Greci ed Etruschi è verosimile ritenere che gli stessi Etruschi non possedessero una propria tradizione su un'eventuale provenienza da altre aree del Mediterraneo o d'Europa; se tale tradizione fosse esistita, gli storici greci e latini l'avrebbero certamente riferita.
Nell'antichità furono elaborate diverse tesi, riassumibili in tre filoni principali: il primo che sostiene la provenienza orientale dal Mar Egeo, Tessaglia in Grecia o Lidia in Anatolia, riportata da Ellanico di Lesbo ed Erodoto,[13][14] storici greci vissuti nel V secolo a.C.; il secondo che sostiene l'autoctonia degli Etruschi elaborata dallo storico greco Dionigi di Alicarnasso vissuto nel I secolo a.C.,[15] e il terzo che sostiene la provenienza settentrionale elaborata sulla base di un passo di Tito Livio che mette in collegamento gli Etruschi con le popolazioni alpine, in particolare i Reti.[16]
Tutte le evidenze fino a oggi raccolte dall'archeologia preistorica e protostorica, dall'antropologia, dall'etruscologia, e dalla genetica, sono favorevoli a un'origine autoctona degli Etruschi.[17][18][19][20][21][22][23][24] Studi recenti di linguistica hanno dimostrato una consistente affinità della lingua etrusca con la lingua retica parlata nelle Alpi.[25]
Gli studi genetici dell'Università di Ferrara e Firenze, pubblicati nel 2013 e nel 2018, sul DNA mitocondriale di una trentina di campioni etruschi vissuti tra l'VIII secolo a.C. e il III secolo a.C., condotti grazie a tecnologie di nuova generazione di sequenziamento del DNA (NGS), danno ragione alla versione di Dionigi di Alicarnasso: gli Etruschi erano autoctoni.[26][27][28][29][30][31]
Studi recenti del 2019 e 2021 di archeogenetica, basati sull'analisi del DNA autosomico, del cromosoma Y e del DNA mitocondriale di campioni di oltre 50 individui provenienti dalla Toscana e Lazio settentrionale vissuti tra il 900 a.C. e il 1 a.C., hanno concluso che gli Etruschi erano autoctoni e privi di tracce genetiche riconducibili all'Anatolia dell'età del Bronzo e del Ferro, aggiungendo che gli Etruschi erano simili geneticamente ai Latini del Latium vetus e che entrambi si posizionavano nel cluster europeo, a occidente della popolazione odierna dell'Italia settentrionale. Negli Etruschi, come nei Latini, erano presenti percentuali significative della componente ancestrale che deriva dalle popolazioni dell'Eneolitico delle steppe pontico-caspiche di Russia e Ucraina, considerate progenitori dei popoli di lingua indoeuropea (cultura di Jamna),[32][33][34][35][36] ma secondo i linguisti gli Etruschi parlavano una lingua non indoeuropea, considerata preindoeuropea e paleoeuropea.[37] Il 75% dei campioni di individui maschi etruschi è risultato appartenere all'aplogruppo R1b, soprattutto R1b-P312 e il suo derivato R1b-L2 il cui antenato diretto è R1b-U152, arrivati in Etruria dall'Europa centrale nell'età del Bronzo, mentre il resto dei campioni etruschi apparteneva a sub-cladi di G2a (G-P15) (G2a2b2a, G2a2b2b), che hanno fatto la loro comparsa in Europa nel neolitico con la diffusione dell'agricoltura. Per quanto riguarda gli aplogruppi del DNA mitocondriale, il più diffuso tra gli Etruschi era largamente H, seguito da J e T.[34]
Formazione e provenienza
La Necropoli di Populonia.
L'archeologo Massimo Pallottino, nell'introduzione del suo manuale Etruscologia, ha sottolineato come il problema dell'origine della civiltà etrusca non vada incentrato sulla provenienza, quanto piuttosto sulla formazione. Pallottino evidenziò come, per la maggior parte dei popoli, non solo dell'antichità ma anche del mondo moderno, si parli sempre di formazione, mentre per gli Etruschi ci si è posti il problema della provenienza. Secondo Pallottino, la civiltà etrusca si è formata in un luogo che non può che essere quello dell'antica Etruria; alla sua formazione hanno indubbiamente contribuito elementi autoctoni ed elementi orientali e greci, per via dei contatti di scambio commerciale intrattenuti dagli Etruschi con gli altri popoli del Mediterraneo. Nella civiltà etrusca che andava sviluppandosi, lasciarono quindi la propria impronta i commercianti orientali (si pensi al periodo artistico cosiddetto orientalizzante) e i coloni greci che approdano nel Meridione d'Italia nell'VIII secolo a.C. (l'alfabeto stesso adottato dagli Etruschi è chiaramente un alfabeto di matrice greca, e l'arte etrusca è influenzata dai modelli artistici dell'arte greca).
L'influenza degli antichi Greci sugli Etruschi determinò una fase storico-culturale definita "orientalizzante" (VIII secolo a.C.), seguita da quelle dette - in analogia con le fasi della storia greca - "Arcaica", "Classica" ed "Ellenistica". I contatti avvennero soprattutto attraverso la Magna Grecia e la Sicilia, cioè le colonie greche nell'odierna Italia meridionale e Sicilia, ma non mancarono anche i contatti diretti tra l'Etruria e la Grecia.
La ceramica fu oggetto sia di scambi diretti di vasellame tra Etruschi e Greci, sia di esportazioni di tecniche produttive e artistiche, con un miglioramento della tecnologia etrusca nei torni e nei forni. Gli scambi culturali interessarono anche la religione, con forme di reinterpretazione delle divinità tradizionali etrusche in modo da farle corrispondere a presunte equivalenti greche (Tinia/Zeus, Uni/Era, Aita/Ade, ecc.)
Espansione
Testa di canopo da Chiusi (VI secolo a.C.)
L'apogeo dell'espansione etrusca fu toccato a metà del VI secolo a.C.; nella battaglia di Alalia del 540 a.C. sconfissero, assieme ai Cartaginesi, i Focei di Marsiglia. In quest'occasione, secondo quanto riportato da Erodoto, i prigionieri focesi vennero lapidati dagli Etruschi di Caere.[44]
In questo periodo, gli Etruschi riuscirono a stabilire la loro egemonia su tutta la penisola italica, sul Mar Tirreno e, grazie all'alleanza con Cartagine, sul Mediterraneo Occidentale, tanto che Tito Livio scrisse:
«[...] l'Etruria avesse una tale disponibilità di mezzi da raggiungere con la sua fama non solo la terra ma anche il mare per tutta l'estensione dell'Italia, dalle Alpi allo stretto di Sicilia ...»
(Tito Livio, Ab Urbe condita libri, I, 2.)
Durante tutto il V secolo a.C., l'espansionismo etrusco nel basso Tirreno trovò un insormontabile ostacolo nella potenza dello Stato siceliota di Siracusa. Re Gerone I sconfisse pesantemente la flotta etrusca nella Battaglia di Cuma del 474 a.C.. Nel corso del secolo successivo, Dionisio I, erose sensibilmente il predominio degli Etruschi, mettendo in serio pericolo i loro interessi nell'Italia nord-orientale grazie ad una espansione coloniale nell'Alto Adriatico.
Espansione a nord e a sud
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Dodecapoli etrusca § Dodecapoli padana e campana, Etruria padana ed Etruria campana.
Dal litorale e dall'entroterra toscano, dove praticavano l'agricoltura anche grazie alle opere di bonifica di zone paludose, gli Etruschi si espansero in seguito sia a nord, nella Pianura Padana (fine VI secolo a.C.), sia a sud, nell'attuale Lazio. In campo economico svilupparono l'estrazione e la lavorazione dei metalli grazie alle miniere, soprattutto di ferro, presenti sul loro territorio; l'artigianato etrusco fu nell'antichità particolarmente apprezzato e questo favorì la crescita dei commerci via mare, praticati soprattutto dalle città di Cerveteri, Vulci e Tarquinia che giunsero a controllare gli scambi nel Mar Tirreno. Se è valida l'affermazione di Tito Livio che i Reti stanziati nell'attuale Trentino-Alto Adige fossero di derivazione etnica etrusca, può essere che gli Etruschi controllassero anche le vie di scambio verso il Nord Europa.
Non va però del tutto esclusa l'ipotesi, avanzata tra gli altri da Mario Torelli, che gli Etruschi popolassero praticamente dalle origini la Valle Padana e soprattutto l'Emilia e certe zone della Romagna, dove era presente un cospicuo nucleo villanoviano (soprattutto tra Bologna e Rimini). Secondo questo scenario, nel corso del VI secolo nuove migrazioni di Etruschi, più ricchi, organizzati e "civilizzati", si sovrapposero a un nucleo più povero e "primitivo" di abitanti, pure Etruschi, ma ancora legati a una civilizzazione in villaggi contadini poco o per nulla differenziati socialmente e con una scarsa divisione del lavoro.[45]
Gli Etruschi e i Romani
Le origini di Roma
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Fondazione di Roma e Roma quadrata.
Sui colli lungo il basso corso del Tevere, sorgevano alcuni villaggi di pastori del popolo dei Latini. Nell'VIII secolo a.C., essi s'ingrandirono e si unirono, trasformandosi in un'unica città: Roma. Nei secoli seguenti, Roma estese il suo dominio dapprima sull'intera Italia, poi in tutto il bacino del Mediterraneo.
Vestigia etrusche a Roma: i Tarquini (616-509 a.C.)
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Tarquini.
Sotto la dinastia etrusca dei Tarquini (ultimi re di Roma) furono intraprese grandi opere pubbliche, tra cui acquedotti, mura cittadine, sistemi fognari e immensi templi, come quello dedicato a Giove, Giunone e Minerva sul Campidoglio.
Tarquinio Prisco era un ricchissimo e noto abitante della città etrusca di Tarquinia, emigrato a Roma divenne il quinto re di Roma. Secondo la tradizione fece erigere il Circo Massimo destinandolo come sede permanente delle corse dei cavalli; prima di allora gli spettatori assistevano alle gare che qui si svolgevano seduti da postazioni di fortuna. In seguito a forti alluvioni, che interessarono specialmente le zone dove sarebbe sorto il futuro Foro Romano, fece poi cominciare la costruzione della Cloaca Massima, che da due millenni mantiene bonificata l'area originariamente paludosa alla base dei colli di Roma. A lui si deve poi l'inizio dei lavori per la costruzione del Tempio di Giove Capitolino sul colle del Campidoglio.[46]
Servio Tullio fu il successivo re di Roma di origini etrusche, fece costruire sull'Aventino il tempio a Diana, trasferendo a Roma il culto latino di Diana Nemorensis. A Servio si ascrive anche la decisione di costruire il Tempio di Mater Matuta e il Tempio della Dea Fortuna, entrambi al Foro Boario. A lui è attribuita la costruzione delle Mura Serviane, le prime difese unitarie di Roma, che erano rappresentate da un massiccio terrapieno costruito nelle zone più esposte della città e dall'unione delle difese individuali dei colli.[47]
L'ultimo re di Roma di origini etrusche fu Tarquinio il Superbo, secondo la tradizione sotto il suo regno furono portati a termine la Cloaca Massima e il Tempio di Giove Capitolino. La bonifica dell'area dell'antico Foro Romano dovuta alla Cloaca Massima, rese possibile la formazione di un antichissimo borgo ai piedi del colle Palatino detto Vicus Tuscus perché in origine fu abitato da mercanti etruschi
Le guerre fra Roma e Veio furono una costante della storia del Lazio a partire quantomeno dall'VIII secolo a.C. Fin dalla sua mitica fondazione, opera di Romolo, Roma ebbe un nemico temibile e determinato nella città etrusca. Le motivazioni dell'inimicizia secolare fra l'Urbe e Veio sono di tipo economico. Che Roma si sia formata da una specie di "federazione" di villaggi posti sui sette colli, o sia sorta come ci riporta la tradizione e il racconto degli storici antichi, lo scontro fra le due città era inevitabile perché la ricchezza di una avrebbe significato la povertà dell'altra, data la vicinanza tra loro (16 km, allora corrispondenti a cinque ore di cammino a piedi).
Declino
Espansione celtica nella valle padana
Le città-stato erano autonome, cioè indipendenti. Ma c'erano anche cose che le accomunavano: la lingua e la religione. Fu proprio la loro mancanza di unità la causa della loro decadenza: le città del Nord furono conquistate dai Celti; quelle del Sud furono conquistate dai coloni della Magna Grecia e dai Sanniti e quelle del centro caddero una dopo l'altra sotto il dominio di una nuova potenza che stava cominciando ad affermarsi nel Lazio: Roma.
Il declino degli Etruschi ebbe inizio nel V secolo a.C., con il progressivo distaccarsi dalla loro influenza prima di Roma, poi dei Latini, quindi della Campania con la perdita di Capua per opera degli Osci[49][50] e delle aree settentrionali a opera dei Galli.
L'indebolimento dei commerci marittimi si fece drammatico quando nel 473 a.C. il Re siceliota Gerone I occupò la ricca Isola d'Elba provocando di fatto un blocco dei porti, con l'eccezione di Populonia. Sull'Adriatico le città etrusche vennero contemporaneamente attaccate dai Celti e dai sicelioti siracusani, in piena espansione, dopo la vittoria di questi ultimi contro la flotta ateniese nel 412 a.C. Conquistata la vicina Veio nel 396 a.C. dopo una guerra durata quasi un secolo, Roma si espanse nell'Etruria meridionale, spesso ricorrendo a rotture dei patti, come nel caso dell'attacco a Volsini (Orvieto), quando interruppero un pluridecennale trattato di pace dopo pochi anni dalla sua stipula. Dopo la decisiva battaglia di Sentino (295 a.C.) nel giro di qualche decennio furono assoggettate a Roma le città dell'attuale Lazio, divenute alleate quando Roma subì l'attacco de parte dei cartaginesi di Annibale. Anche se le città entrarono nel territorio romano prima dell'inizio del I secolo a.C., ebbero uno "status" particolare (cittadinanza latina, con minori diritti rispetto a quella romana), finché la Guerra Sociale del 90 a.C., ponendo fine alla loro autonomia, riconobbe loro la cittadinanza romana mediante la lex Julia dell'89 a.C.
La scomparsa graduale della civiltà etrusca
Nel 396 a.C. Veio fu conquistata dai romani; le altre città etrusche non intervennero immediatamente, ma combatterono contro Roma che continuò comunque la sua politica di conquista. Nel 294 a.C. cadde la seconda città etrusca, Roselle, e di seguito tutte le città dell'Etruria meridionale persero la loro indipendenza (alcune delle quali scomparvero definitivamente - Vulci, Veio, Volsinii, Sovana e Populonia) mentre nel nord le incursioni continue dei celti, iniziatesi prima del VI secolo a.C. distrussero i centri della pianura padana (Felsina, Melpum, Marzabotto, Spina).
L'indipendenza amministrativa dei centri etruschi terminò con la "Lex Iulia" dell'89 a.C., anche se scritti in etrusco sono documentati fino alla metà del I secolo d.C.
Eredità
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Civiltà romana.
I Romani si avvalsero della cultura etrusca soprattutto per gli aruspici, i sacerdoti capaci di interpretare il destino attraverso la lettura delle viscere degli animali, del volo degli uccelli, e dei fulmini.
I giochi gladiatori, l'arco, l'uso dell'arco trionfale, alcuni simboli religiosi come il pastorale (ancora oggi usato dalle chiese cristiane), il culto della Triade Capitolina, il culto dei Lari e dei Penati, il simbolo del fascio littorio, il tempio tradizionale romano, lo stile architettonico detto tuscanico sono solo alcuni esempi di contributi della civiltà etrusca a quella romana.
Politeisti, gli Etruschi attribuivano alla religione un ruolo centrale sia nella vita privata che in quella pubblica. Fulcro della vita religiosa era il tempio, che si sviluppò in modo autonomo e con caratteristiche peculiari rispetto ai templi di tradizione greca. I templi etruschi erano eretti sia in contesti urbani (in particolare sulle acropoli), sia in luoghi di culto extraurbani (come il Santuario di Portonaccio a Veio), sia in punti di frequente transito (porti e valichi). Le preghiere, i sacrifici e le libagioni, eseguite nei templi e negli altari (anche di uso domestico), miravano a ottenere la benevolenza degli dei.
La centralità della religione nella vita quotidiana degli Etruschi emergeva soprattutto dal punto di vista ritualistico e superstizioso: si credeva che il rigido rispetto delle norme religiose favorisse il benessere della persona e dello Stato e che attraverso l'interpretazione di "segni" divini (divinazione) fosse possibile determinare la volontà degli dei, conformando ad essa le scelte concernenti sia la sfera privata che quella pubblica. Tale interpretazione era compito di specifiche figure sacerdotali:
àuguri (in latino augures): sacerdoti che interpretavano la volontà divina attraverso lo studio del volo degli uccelli (pratica più comunemente diffusa fra i romani);
aruspici (in latino haruspices): sacerdoti che dissezionavano e indagavano le viscere (fegato e intestino) degli animali;
folgoratori (in latino fulguratores): sacerdoti specializzati nell'interpretazione dei fulmini.
L'insieme delle complesse norme religiose etrusche era racchiuso in quella che i Romani definirono Etrusca disciplina.
Il divino
Il rapporto tra l'uomo etrusco e il divino era dominato dal timore (in latino metus). L'individuo, nella concezione etrusca, era in un rapporto di totale sottomissione di fronte alla volontà degli dei, che poteva solamente comprendere e subire. Erano gli dei, infatti, a stabilire il destino degli uomini (e anche quello degli Stati). Unica opportunità concessa agli uomini era quella di scrutare e prevedere anticipatamente il destino attraverso l'individuazione e l'analisi dei segni che gli dei mandavano periodicamente sulla terra; era inoltre possibile tentare di alterare in minima misura il destino compiendo atti idonei a compiacere le divinità. Infine era necessario osservare rigide regole comportamentali per non recare offesa agli dei.
Le divinità
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Mitologia etrusca.
Poco si conosce degli dei etruschi durante le fasi più antiche della loro civiltà. Parallelamente ad altre culture del Mediterraneo è probabile che fossero inizialmente concepiti come entità dall'aspetto interamente o parzialmente animale, poste a controllo di ogni manifestazione della natura e dei destini degli uomini. È solo con la fase orientalizzante (durante il VII sec. a.C.) che, sotto l'influsso culturale dei Greci, le divinità etrusche assumono un aspetto antropomorfo.
I tre dei più importanti sono: Tinia (che corrisponde a Giove/Zeus), la sua sposa Uni (Giunone/Era) e loro figlia Menrva (Minerva/Atena). Altri dei importanti sono: Aplu (Apollo), Turms (Mercurio/Ermes), Turan (Venere/Afrodite), Fufluns (Bacco/Dioniso), Nethuns (Nettuno/Poseidone) e Voltumna, cui era dedicato il santuario federale dei dodici popoli etruschi (fanum Voltumnae) presso Volsinii (Orvieto). Oltre agli dei superi esistevano anche divinità infere (in particolare Aita, corrispondente a Dis Pater/Plutone/Ade della religione greco-romana, e Phersipnei equivalente a Proserpina/Persefone, sua sposa) e demoni dell'oltretomba, tra cui le Vanth e i Charun.
La divinazione
Nella cultura etrusca la divinazione occupava un ruolo fondamentale. Essa si basava sul concetto di predestinazione, secondo il quale la vita di ogni essere vivente era stata scritta dagli dei fin dalla nascita. L'arte divinatoria permetteva all'uomo etrusco di individuare, attraverso lo studio di segni specifici, la volontà divina - e quindi il proprio destino - solo per adeguarvisi.
La divinazione etrusca si divide in due branche principali:
l'aruspicina, ovvero l'interpretazione della volontà divina attraverso lo studio delle viscere animali, più precisamente fegato (epatoscopia) e intestino (estispicio);
la dottrina dei fulmini, ovvero l'interpretazione dei fulmini.
Contrariamente a quanto si è soliti pensare, l'arte divinatoria augurale (ovvero lo studio del volo degli uccelli), pratica tipica dei sacerdoti romani, non era tenuta molto in considerazione presso gli Etruschi.
L'arte divinatoria si basava sulla determinazione del templum, lo spazio sacro che rifletteva la suddivisione del cielo. Secondo gli Etruschi la volta celeste è attraversata idealmente da due rette perpendicolari: cardo (nord-sud) e decumano (est-ovest). Queste due rette dividono la volta celeste in quattro principali settori: prendendo l'osservatore come centro ideale del sistema e guardando in direzione sud si delimita davanti a lui la pars àntica (parte anteriore), mentre alle spalle dell'osservatore, verso nord, è la pars postica (parte posteriore). Allo stesso modo si delimita a ovest la pars hostilis o pars occidentalis o pars dextra, mentre a est è la pars familiaris o pars orientalis o pars sinistra. Ogni quadrante (formato dall'intersezione delle due rette) veniva diviso in altri quattro settori, per un totale di 16 settori, ognuno dei quali costituiva la sede di una divinità diversa: nel quadrante nord-est dimoravano le divinità più favorevoli (fra cui Tinia e Uni), mentre i settori del quadrante nord-ovest erano i più infausti, ed erano dedicati ai demoni dell'oltretomba; infine, i quadranti sud-ovest e sud-est erano le dimore delle divinità terrestri e della natura. A seconda del settore del cielo in cui apparivano fulmini, meteore o altri prodigi, il sacerdote risaliva alla divinità che governava quel settore e che, quindi, aveva scatenato il segno (stabilendo in questo modo se era di buon auspicio o meno), per poi cercare di dare un'interpretazione più concreta della volontà divina in base alla descrizione del prodigio e alle circostanze in cui si era verificato. La suddivisione della volta celeste si proiettava, poi, sugli elementi della terra, grazie alla stretta correlazione tra macrocosmo e microcosmo, punto cardine della religione etrusca; quindi anche il fegato degli animali sacrificati rifletteva lo schema celeste e veniva idealmente suddiviso in settori dedicati alle varie divinità, le cui volontà venivano interpretate per mezzo delle particolarità osservate, come anomalie, cicatrici o altri segni particolari.
Divinità
Gli Inferi etruschi sono governati da una coppia di sovrani, spesso rappresentati in trono, Aita e Phersipnei. Altri nomi attestati sembrano comunque richiamare queste due figure, allo stesso modo in cui in latino il sovrano dell'oltretomba viene definito indifferentemente Dis Pater o Pluto (Plutone).
Aita (Ade): è il sovrano degli Inferi, rappresentato come un dio barbuto con peculiare copricapo ricavato dalla testa di un lupo. La sua compagna è Phersipnei (Persefone).
Cavatha: divinità dell'oltretomba assimilabile a Phersipnei, ricordata come consorte del dio Śuri.
Manth: divinità dell'oltretomba assimilabile ad Aita. Dal suo nome deriva quello della città di Mantova.
Phersipnei (Persefone): regina dell'oltretomba e moglie del dio Aita; è rappresentata come una giovane donna tra i cui capelli si agitano serpi.
Śuri: divinità dell'oltretomba assimilabile ad Aita. Il suo nome significa probabilmente "l'Oscuro" e corrisponde quasi certamente a Soranus, divinità minore del pantheon romano il cui centro di culto era posto sul Monte Soratte, che da lui prende il nome. La sua compagna è Cavatha.
Tifone: un titano di tale forza da aver sconfitto provvisoriamente lo stesso Zeus. Colpito da quest'ultimo al momento di scagliare la Sicilia contro il re dell'Olimpo, fu schiacciato dal peso della terra sollevata e rimase prigioniero nel sottosuolo; la sua furia si manifesta nel vulcanismo. Per tali ragioni può essere considerato una delle divinità infere e come tale rappresentato nella Tomba del Tifone di Tarquinia mentre sorregge il soffitto della tomba.
Tritone: a differenza del Caronte greco, vecchio demone canuto, la figura del traghettatore degli spiriti attraverso le paludi dell'oltretomba sembra impersonata da un mostro alato con aspetto umano nella parte superiore ma con le gambe in forma di coda di pesce, la cui rappresentazione è analoga a quella del Tritone della tradizione classica. Regge solitamente un timone con atteggiamento minaccioso. Si ritrova rappresentato, ad esempio, nella Tomba dei Rilievi di Cerveteri, nella Tomba della Sirena di Sovana e in urne e sarcofagi.
Demoni
Caratteristica della religione etrusca è l'importanza data alle figure demoniache che abitano l'aldilà, frequentemente rappresentate attorno agli spiriti dei defunti durante il loro viaggio ultraterreno oppure presenti in scene relative ad uccisioni, dove hanno la funzione di preannunciare l'infausto destino che attende il personaggio soccombente. Un altro dato peculiare è la frequente moltiplicazione di Vanth e Charun nelle scene figurate, ad indicare che non si tratta di singole entità demoniache ma di classi di demoni.
Achrumune: demone alato dalla pelle bluastra, armato di ascia. Il nome sembra contenere la stessa radice del termine Acheronte: Ach(e) rumune potrebbe pertanto essere il signore o il guardiano del fiume Acheronte. Riprodotto nella Tomba dei Caronti di Tarquinia.
Cerbero: celebre cane mostruoso a tre teste che vive negli Inferi. Si trova rappresentato nella Tomba dei Rilievi di Cerveteri.
Cerun (Gerione): mostro con l'aspetto di un uomo con tre teste. Compare nella Tomba dell'Orco di Tarquinia.
Charun (Caronte): demone con volto mostruoso e pelle bluastra, spesso raffigurato alato; è armato di un lungo martello, nella Tomba dei Caronti di Tarquinia anche di una spada corta. Pur essendo etimologicamente connesso con il Caronte greco non ha la funzione di traghettatore degli Inferi ma appare come un semplice psicopompo. Il martello ha la probabile funzione di percuotere gli spiriti che si ribellano alle sue indicazioni durante il viaggio ultraterreno.
Tuchulcha: spaventoso demone alato il cui volto è composto da parti di bestie diverse, tra cui il becco di un rapace. Nelle mani tiene due serpenti barbuti. Nella Tomba dell'Orco di Tarquinia è posto a guardia di Teseo e Piritoo e non sembra pertanto avere un ruolo psicopompo.
Vanth: demone alato con l'aspetto di una giovane donna; sostiene generalmente una torcia accesa con cui guida benevolmente gli spiriti nell'aldilà.
Spiriti illustri
Achmemrun (Agamennone): re di Micene e comandante delle forze greche durante la Guerra di Troia, raffigurato nella Tomba dell'Orco di Tarquinia.
Aivas (Aiace): eroe greco durante la Guerra di Troia, raffigurato nella Tomba dell'Orco di Tarquinia.
Piritoo: compagno di Teseo, è costretto all'immobilità negli Inferi per aver tentato di rapire Persefone; è raffigurato nella Tomba dell'Orco di Tarquinia.
Teriasal (Tiresia): è il celebre indovino cieco dipinto nella Tomba dell'Orco di Tarquinia con la didascalia hinthial Teriasals ("ombra di Tiresia").
These (Teseo): re di Atene sceso nell'Ade per rapire Persefone. Nella Tomba dell'Orco appare seduto di fronte al compagno Piritoo, impossibilitato a muoversi come punizione per il suo vano tentativo.
L'architettura e le pratiche funerarie
Le tombe etrusche si sono conservate, poiché costruite in pietra. Per la religione etrusca l'uomo necessita, nell'aldilà, di un ambiente familiare in cui trascorrere la vita dopo la morte, assieme agli oggetti personali che possedeva in vita: ciò spiega la cura con cui venivano costruite le necropoli. Le necropoli ("città dei morti") generalmente erano poste al di fuori della cinta muraria delle città. Erano composte principalmente da sepolture ipogee, ambienti sotterranei sovrastati da un tumulo che riproducevano la disposizione delle abitazioni, con arredi, vasi, stoviglie, armi, gioielli, ecc. Ognuna di queste tombe si articolava in diverse camere sepolcrali di dimensioni proporzionali alla ricchezza e alla notorietà del defunto o della famiglia del defunto. Anche gli affreschi alle pareti riproducevano scene quotidiane e costituiscono, assieme ai corredi funerari, una delle principali fonti di informazione sulla vita degli Etruschi, che concepivano l'aldilà come una prosecuzione della vita terrena. Altre tipologie tombali venivano ricavate all'interno di cavità naturali preesistenti (grotte, caverne, ecc.). Le tombe a edicola erano costruite completamente al livello della strada, a camera unica e a forma di tempio in miniatura nelle intenzioni, ma in pratica molto simili alle abitazioni con tetto a doppio spiovente dei primi insediamenti etruschi. Nella simbologia etrusca era molto significativa la forma a tempietto: essa rappresentava il punto intermedio del viaggio che il defunto doveva compiere dalla vita alla morte, una sorta di ultima tappa della vita terrena.
Nella civiltà etrusca, a partire dall'VIII secolo a.C. (fase orientalizzante, caratterizzata dal contatto con i coloni greci) le divinità, che fino a quel momento erano concepite come semplici entità dalla forma vaga ed imprecisa, assumono un aspetto antropomorfo. Si assiste, così, alla nascita di un pantheon etrusco, costituito per lo più da divinità mutuate dalla mitologia greca, ma affiancate anche da qualche divinità indigena, ovvero nazionale, come quella di Voltumna, che non trova nessuna corrispondenza tra gli dèi dell'Olimpo.
Quando gli Etruschi furono sottomessi al dominio di Roma, questa ne assorbì anche la mitologia. Molte delle divinità elencate di seguito, infatti, si sono integrate nella mitologia romana.
La triade principale è composta da Tinia, Uni e Menrva.
https://it.wikipedia.org/wiki/Mitologia_etrusca
Dèi
Achle: identificabile con la figura mitologica greca di Achille.
Aita: dio etrusco dell'oltretomba. Corrisponde al dio greco Ade e al dio romano Plutone.
Alpan: dea etrusca dell'amore e dell'oltretomba. Conosciuta anche con il nome di Apanu.
Ani: veniva considerato una divinità del cielo.
Aplu o Apulu: dio etrusco della malattia e delle arti mediche paragonabile al dio greco Apollo.
Artume: dea della notte e della luna identificabile con la dea greca Artemide o con la dea romana Diana.
Atunis: era figlio dell'unione incestuosa tra Cinira, re di Cipro, e sua figlia Mirra. È il simbolo della bellezza maschile. Corrisponde alla figura mitologica greca di Adone.
Cautha: era la dea del sole, assimilabile al dio greco Elio.
Charun o Charontes: era una divinità sotterranea identificabile con la figura mitologica greco-romana di Caronte.
Culsu: demone femminile alato, guardiana dell'oltretomba.
Easun: è una figura della mitologia greca (Giasone); figlio di Esone, re di Iolco, antica città della Tessaglia.
Evan: è la dea che personifica l'immortalità, fa parte delle Lasa.
Februus: dio della morte e della purificazione. Questa divinità è presente anche nella mitologia romana con il nome di Febris.
Feronia: dea protettrice dei boschi e delle messi. Presente anche nella mitologia romana come dea della fertilità.
Fufluns: assimilabile al dio greco Dioniso e al dio romano Bacco. Figlio di Semia, dea della terra.
Hercle: figlio di Uni e Tinia, protettore dei pastori. Assimilabile al semidio greco Herakles e a quello romano Ercole.
Horta: era la divinità dell'agricoltura, assimilabile alla dea romana Cerere e alla dea greca Demetra
Laran: assimilabile al dio greco della guerra Ares e al dio romano Marte.
Lasa: divinità alate protettrici delle arti e delle virtù paragonabili alle Muse.
Losna: divinità della luna. presenta analogie con la dea greca Leucotea.
Mae: divinità assimilabile alla dea greca Maia e alla dea romana omonima Maia.
Mania: dee della morte e della follia. Presente anche nella mitologia romana e greca come Erinni.
Mantus o Manth: con sua moglie Mania, erano dèi dell'oltretomba.
Maris: dio della guerra, assimilabile al dio greco Ares e al dio romano Marte.
Menrva o Menerva: dea della saggezza, della guerra, dell'arte, della scuola e del commercio. Assimilabile alla dea greca Atena e alla dea romana Minerva.
Nethuns: inizialmente la divinità dei pozzi, in seguito il dio delle acque e del mare. Assimilabile al dio greco Poseidone e al dio romano Nettuno.
Northia: divinità del fato e della sorte, suo attributo è un grande chiodo. All'inizio del nuovo anno un chiodo veniva infisso in un muro del suo santuario. Questo rito è considerato da alcuni rito per la fertilità, da altri di espiazione, e da altri ancora un rito simboleggiante semplicemente la fine dell'anno passato.
Satres: assimilabile al dio greco Crono e al dio romano Saturno.
Selvans: dio della foresta paragonabile al dio romano Silvano.
Semia: dea della terra, madre di Fufluns.
Sethlans: dio del fuoco paragonabile al dio greco Efesto e al dio romano Vulcano.
Suri: dio degli inferi e della divinazione, che però presenta anche delle affinità con l'Apollo greco.
Svutaf: corrispondente al dio greco dell'amore fisico e del desiderio Eros.
Tages: anche noto come Tagete, era un semidio ragazzo che insegnò agli etruschi l'aruspicina.
Taitle: assimilabile alla figura mitologica greca di Dedalo, era un artigiano d'ingegno multiforme.
Thalna: dea del parto.
Thesan: dea dell'alba, assimilabile alla dea greca Eos e alla dea romana Aurora.
Tinia o Tin: la più grande divinità etrusca. Assimilabile allo Zeus greco o al Giove romano.
Tuchulcha: divinità dell'oltretomba.
Turan: dea dell'amore e della vitalità, assimilabile alla dea greca Afrodite e alla dea romana Venere.
Turms: è il nome etrusco del dio greco Hermes e del dio romano Mercurio.
Uni: la suprema dea del Pantheon etrusco e patrona di Perugia, assimilabile alla divinità greca Hera o alla divinità romana Giunone.
Usil: divinità solare assimilabile al dio greco Elio e al dio romano Sol Invictus.
Vanth: demone femminile paragonabile alla dea greca del fato Moira.
Veive: dio della vendetta.
Vesuna: divinità della vegetazione e della fertilità.
Vetisi: assimilabile al dio romano Veiove.
Voltumna o Veltuna o Veitha: dio supremo della terra e patrono del popolo etrusco.
Dèi greci e romani
La pratica rituale romana dei sacerdoti ufficiali distingueva nettamente due classi di dèi, gli dèi indigeni (di indigetes) e i nuovi dèi (di novensiles).
Gli dei indigeni erano gli dèi originari dello stato romano e i loro nomi e la loro natura erano rivelati dai titoli degli antichi sacerdoti e dalle feste fissate sul calendario; trenta dèi di questo tipo erano onorati con feste speciali.
I nuovi dèi erano divinità più tardi i cui culti vennero introdotti nella città in periodi storici, di solito in una data conosciuta e in risposta a una specifica crisi o a una determinata necessità.
Le divinità romane arcaiche includevano, oltre agli dèi indigeni, un insieme di dèi cosiddetti specialisti i cui nomi venivano invocati nel corso di diverse attività, come la mietitura. Frammenti di antichi rituali che accompagnano tali azioni come l'aratura o la semina rivelano che in ogni fase delle operazioni veniva invocata una divinità specifica, il cui nome derivava sempre dal verbo che identificava l'operazione stessa. Tali divinità possono essere raggruppate sotto la definizione generale di dei assistenti o ausiliari, che venivano invocati a fianco delle divinità più grandi. Il culto romano arcaico, più che essere politeista, credeva a molte essenze di tipo divino: degli esseri invocati i fedeli non conoscevano molto più che il nome e le funzioni e il numen di questi esseri, ossia il loro potere, si manifestava in modi altamente specializzati.
Il carattere degli dèi indigeni e le loro feste mostrano che i Romani arcaici non solo erano membri di una comunità agreste, ma amavano anche combattere ed erano spesso impegnati in guerre. Gli dei rappresentavano chiaramente le necessità pratiche della vita quotidiana, secondo le esigenze della comunità romana a cui appartenevano. I loro riti venivano celebrati scrupolosamente con offerte ritenute adatte. Così Giano e Vesta custodivano la porta e il focolare, i Lari proteggevano i campi e la casa, Pale il pascolo, Saturno la semina, Cerere la crescita del grano, Pomona i frutti, Consus e Opi la mietitura.
Tavola illustrata degli Acta Eruditorum del 1739 raffigurante divinità romane
Anche Giove supremo, il signore degli dèi, era onorato perché recasse assistenza alle fattorie e ai vigneti. In una accezione più vasta egli era considerato, grazie all'arma del fulmine, il direttore delle attività umane e, per mezzo del suo dominio incontrastato, il protettore dei Romani durante le campagne militari oltre i confini della loro comunità. Rilevanti nei tempi arcaici furono gli dei Marte e Quirino, che venivano spesso identificati. Marte era il dio dei giovani e specialmente dei soldati; veniva onorato a marzo e a ottobre. Gli studiosi moderni ritengono che Quirino fosse il protettore della comunità in armi.
A capo del pantheon originario vi era la triade composta da Giove, Marte e Quirino (i cui tre sacerdoti, o flamini, appartenevano all'ordine più elevato), insieme a Giano e Vesta. Questi dèi nei tempi arcaici avevano una individualità molto ridotta e le loro storie personali non conoscevano matrimoni e genealogie. Diversamente dagli dei Greci, si riteneva che non agissero come i mortali e così non esistono molti racconti sulle loro imprese. Questo culto arcaico era associato a Numa Pompilio, il secondo re di Roma, che si credeva avesse avuto come consorte e consigliera la dea romana delle fontane e del parto, Egeria, spesso considerata una ninfa nelle fonti letterarie successive.
Tuttavia, nuovi elementi vengono aggiunti in un periodo relativamente tardo. Alla casa reale dei Tarquini la leggenda ascrive l'introduzione della grande triade capitolina di Giove, Giunone e Minerva, che occupò il primo posto nella religione romana. Altre aggiunte furono il culto di Diana sull'Aventino e l'introduzione dei libri sibillini, profezie di storia mondiale, che, secondo la leggenda, vennero acquistate da Tarquinio alla fine del VI secolo a.C. dalla Sibilla cumana.
Divinità straniere
L'assorbimento degli dèi dei popoli vicini avvenne quando lo stato romano conquistò il territorio circostante. I Romani generalmente garantivano agli dèi locali dei territori conquistati gli stessi onori degli dèi caratteristici dello stato romano. In molti casi le divinità di recente acquisizione venivano formalmente invitate a trasferire la propria dimora nei nuovi santuari di Roma. Nel 203 a.C. l'oggetto di culto rappresentante Cibele venne trasferito da Pessinos in Frigia e accolto con le dovute cerimonie a Roma. Inoltre, lo sviluppo della città attraeva stranieri, a cui era consentito mantenere il culto dei propri dèi. In questo modo Mitra giunse a Roma e la sua popolarità tra le legioni ne fece diffondere il culto fino in Britannia. Oltre a Castore e Polluce, gli insediamenti greci in Italia, una volta conquistati, sembra che abbiano introdotto nel pantheon romano Diana, Minerva, Ercole, Venere e altre divinità di rango inferiore, alcune delle quali erano divinità italiche, altre derivavano originariamente dalla cultura della Magna Grecia. Le divinità romane importanti venivano alla fine identificate con gli dei e le dee greche che erano più antropomorfiche e assumevano molti dei loro attributi e miti.
Principali divinità romane
Animali
Lupo
Picchio
Sirena
Strige
https://it.wikipedia.org/wiki/Mitologia_romana
Abbondanza: personificazione dell'abbondanza e della prosperità nonché la custode della cornucopia
Abeona: protettrice delle partenze, dei figli che lasciano per la prima volta la casa dei genitori o che muovono i loro primi passi.
Adeona: protettrice del ritorno, in particolare di quello dei figli verso casa dei genitori.
Aequitas: l'origine, il principio ispiratore di matrice divina, del diritto.
Aeracura: dea ctonia e della fertilità
Aesculanus: divinità romana protettrice dei mercanti e preposta alla coniazione delle monete
Aio Locuzio: dio dell'avvertimento misterioso, avvisò Roma dell'invasione dei Galli nel 390 a.C
Alemonia: dea della fertilità per cui le si dedicavano dei sacrifici per avere figli, ma era anche responsabile della salute del bimbo nel ventre materno. Era infatti lei che si occupava del suo nutrimento mentre viveva nel corpo della madre, garantendo quindi altresì la salute del corpo della madre
Alma: colei che portava la vita
Angerona: dea del silenzio o dei piaceri, protettrice degli amori segreti, guaritrice dalle malattie cardiache, dal dolore e dalla tristezza
Angizia: divinità ctonia adorata dai Marsi, dai Peligni e da altri popoli osco-umbri, associata al culto dei serpenti
Anguana: una creatura legata all'acqua, dalle caratteristiche in parte simili a quelle di una ninfa
Anna Perenna: dea che presiedeva il perpetuo rinnovarsi dell'anno
Annona: un'antica dea italica, dea dell'abbondanza e degli approvvigionamenti
Antevorta: dea del futuro, presiede alla nascita dei bambini quando sono in posizione cefalica
Attis: paredro di Cibele, il servitore autoeviratosi, che guida il carro della dea.
Aquilone: dio del vento del nord
Aurora: dea dell'aurora
Auster: dio del vento del sud
Averna: una dea della morte
Bacco: dio della follia, delle feste, del vino, dell'uva, dell'ebrezza e della vendemmia
Barbatus: dio a cui si rivolgevano i ragazzi non solo perchè facesse crescere copiosa la barba, ma anche per non tagliarsi quando ci si liberava di essa con una lama piuttosto affilata
Bellona: dea che incarna la guerra
Bona Dea: antica divinità laziale, il cui nome non poteva essere pronunciato, dea della fertilità, della guarigione, della verginità e delle donne
Bonus Eventus: una delle dodici divinità che presiedevano all'agricoltura e concetto di successo
Bubona: dea protettrice dei buoi
Candelifera: dea romana della nascita
Caligine: dea della nebbiosa oscurità primordiale, generò dapprima Caos, poi, Notte, Giorno (Emera), Erebo ed Etere
Caos: dio del caos primordiale
Cardea: dea della salute, delle soglie e cardini della porta e delle maniglie, associata anche al vento
Carmenta (Carmentis): dea protettrice della gravidanza e della nascita e patrona delle levatrici
Carna: dea con il compito di proteggere gli organi interni, in particolare dei bambini, e più in generale di assicurare il benessere fisico all'uomo
Cerere: divinità materna della terra, dell'agricoltura, del grano, della fertilità, dei raccolti e della carestia
Cibele (Cibelis): dea della natura, degli animali e dei luoghi selvatici.
Clementia: dea della clemenza e della giustizia
Cloacina: dea protettrice della Cloaca Maxima, la parte più antica ed importante del sistema fognario di Roma
Concordia: spirito dell'armonia della comunità
Conso: divinità del seme del grano, dei depositi per la sua conservazione, dei granai e degli approvvigionamenti
Cupido: dio dell'amore divino, del desiderio sessuale, dell'erotismo e della bellezza
Cunina: dea della tenerezza, protettrice dei lattanti, che veniva supplicata a lungo quando il pargolo era insonne e non faceva dormire, o quando aveva la febbre, o male al pancino
Cura: dea della vita e dell'umanità
Dea Tacita: dea degli inferi che personifica il silenzio
Devera: una delle tre divinità che insieme a Pilumnus e Intercidona proteggevano le ostetriche e le donne in travaglio
Diana: dea della Luna, delle selve, degli animali selvatici, delle giovani fanciulle vergini e della caccia, custode delle fonti e dei torrenti
Disciplina: personificazione della disciplina
Discordia: dea della discordia, del caos e del male
Dis Pater: dio del sottosuolo
Domidicus: dio che guida la casa sposa
Domizio: dio che installa la sposa
Dria: dea che assicurava un buon flusso esente da dolori nelle mestruazioni
Edulica: dea spesso invocata perché alla madre non mancasse il latte
Edusa: dea che provvedeva a far provare al bambino il desiderio della semplice acqua
Egeria: dea romana delle fontane e del parto
Epona: dea dei cavalli e dei muli
Ercole: dio del salvataggio
Erebo: dio ancestrale dell'oscurità, le cui nebbie circondavano il centro della Terra
Esculapio: dio della medicina
Etere: dio dell'aria superiore che solo gli dei respirano
Fabulinus: dio che insegna ai bambini a parlare
Falacer: dio del Cermalus (un'altura del Palatino)
Fama: personificazione della voce pubblica
Fascinus: incarnazione del divino fallo
Fauno: dio dei pascoli, delle selve, delle foreste, della natura, dei campi, dell'agricoltura, della campagna e della pastorizia
Favonio: dio del vento dell'ovest
Febo o Apollo: dio del Sole, delle arti, della musica, della profezia, della poesia, delle arti mediche, delle pestilenze e della scienza
Fecunditas: dea della fertilità
Felicitas: divinità dell'abbondanza, della ricchezza e del successo, presiedeva alla buona sorte
Ferentina: dea dell'acqua e della fertilità
Feronia: una dea romana della fertilità di origine italica, protettrice dei boschi e delle messi, celebrata dai malati e dagli schiavi riusciti a liberarsi
Febris: dea della Febbre, associata alla guarigione dalla malaria
Fides: personificazione della lealtà
Flora: dea della primavera e dei fiori
Fontus o Fons: dio delle fonti
Fornace: dea del forno in cui si cuoce il pane
Fortuna: dea del caso e del destino
Furie: personificazioni femminili della vendetta
Furrina: dea delle acque
Giano: dio dei bivi, delle scelte, dell'inizio e della fine
Giorno: dea del giorno
Giove: re degli dei, dio del fulmine e del tuono
Giunone: regina degli dei, dea della donne e del matrimonio
Giustizia: personificazione della giustizia
Giuturna: dea dei corsi d'acqua dolce del Lazio
Insitor: dio della protezione della semina e degli innesti
Inuus: dio del rapporto sessuale
Iride: dea dell'arcobaleno e messaggera degli dei
Iuventas: dea della giovinezza
Jugatinus: dio che unisce la coppia in matrimonio
Lari: spiriti protettori degli antenati defunti che, secondo le tradizioni romane, vegliavano sul buon andamento della famiglia, della proprietà o delle attività in generale
Laverna: protettrice dei ladri e degli impostori
Levana: dea protettrice dei neonati riconosciuti dal padre
Libero (Liber): dio italico della fecondità, del vino e dei vizi
Libertas: divinità romana della libertà
Libitina: divinità arcaica romana, incaricata di badare ai doveri ed ai riti che si tributavano ai morti e che perciò presiedeva ai funerali
Lua: dea a cui erano consacrate le armi dei nemici sconfitti
Lucina: dea del parto, salvaguardava inoltre le donne nel lavoro
Luna: personificazione della Luna
Luperco: dio protettore della fertilità
Lympha: dea che influenzava l'approvvigionamento idrico
Maia: dea della fecondità e del risveglio della natura in primavera
Mani: anime dei defunti. Esse talvolta venivano identificate con le divinità dell'oltretomba
Manturna: dea che teneva la sposa a casa
Marìca: divinità italica. Ninfa dell'acqua e delle paludi, era signora degli animali e protettrice dei neonati e della fecondità
Marte: dio della guerra violenta
Matres: divinità femminili dell'abbondanza e della fertilità
Mefite: dea delle acque, invocata per la fertilità dei campi e per la fecondità femminile
Mena (21°figlia di Giove): dea della fertilità e delle mestruazioni
Mors: personificazione della morte
Mercurio: messaggero degli dei, dio della velocità, dell'astuzia, delle strade, del commercio, dei messaggi, dei viaggiatori, dei ladri, dell'eloquenza, dell'atletica, delle trasformazioni di ogni tipo, della destrezza e della farmacia, protettore dei messaggeri, dei ladri e dei viaggiatori
Minerva: dea dell'intelligenza, delle tattiche militari, della tessitura e delle arti casalinghe
Mitra (Mithra): dio delle legioni e dei guerrieri
Muse: 9 divinità delle arti
Mutuno Tutuno: divinità matrimoniale fallica
Nemesi: dea della vendetta, dell'equilibrio e del castigo
Nettuno: dio del mare, dei terremoti, dei maremoti, delle piogge, del vento marino, delle tempeste e della siccità
Notte: dea della notte
Numeria: dea italica della matematica, preposta al conto dei mesi del parto
Nundina: dea che si occupava della purificazione dei nuovi nati
Opi: dea della terra e dispensatrice dell'abbondanza agraria
Orco: dio degli Inferi
Ore: dee delle ore
Ossilao: dio che si doveva occupare che le ossa dei bambini crescessero sane e robuste
Palatua: dea del Palatino
Pale: dio degli allevatori e del bestiame
Partula: dea del parto, che determina la durata di ogni gravidanza
Pax: dea della pace
Pavenzia: dea che si occupava di proteggere i bambini dagli spaventi improvvisi
Penati: spiriti protettori di una famiglia e della sua casa ed anche dello Stato
Pertuda: dea che consente la penetrazione sessuale
Picumnus: dio della fertilità, dell'agricoltura, del matrimonio, dei neonati e dei bambini
Pietas: dea del compimento del proprio dovere nei confronti dello Stato, delle divinità e della famiglia
Pilunno: dio protettore dei neonati nelle case contro le malefatte di Silvano
Plutone: dio della morte e degli inferi
Pomona: dea dei frutti
Potina: dea che si occupava di accompagnare il bimbo nello svezzamento
Portuno: dio dei porti e delle porte
Postvorta: dea del passato, presiede la nascita dei bambini quando essi sono in posizione podalica
Prema: dea che tiene la sposa sul letto
Priapo: dio della fertilità maschile
Proserpina: dea dei fiori e della primavera
Providentia: personificazione divina dell'abilità di prevedere il futuro
Psiche: dea delle anime, personificazione dell'Anima gemella, ossia l'amore umano e protettrice delle fanciulle
Pudicizia: dea romana della castità coniugale
Quirino: dio delle curie e protettore delle pacifiche attività degli uomini liberi
Robigus: dio romano della ruggine del grano
Roma: dea della patria e della città di Roma
Rumina: dea delle donne allattanti
Salacia: dea dell'acqua salata e custode delle profondità dell'oceano
Salus: personificazione dello stare bene, della salute e della prosperità
Sanco: dio protettore dei giuramenti
Saturno: titano del tempo e della fertilità
Securitas: personificazione della sicurezza
Silvano: dio dei boschi
Senectus: dio della vecchiaia
Sogno: dio dei sogni
Sole: personificazione del Sole
Sol Indiges: antica divinità solare
Sol Invictus: antica divinità solare
Somnus: dio del sonno e padre dei sogni
Soranus: dio solare infero
Speranza: dea della speranza
Statano: divinità che aiutava i bimbi ad avere forza sulle gambe e quindi a camminare speditamente
Statulino: dio che era accanto ai bambini nel muovere i primi passi perché non cadessero donandogli la stabilità
Sterculo: dio inventore della concimazione dei campi e degli escrementi
Stimula e Sentia: dee che, negli adolescenti, affinavano i sensi ed i ragionamenti, curandone l’intelligenza ed il raziocinio, li rendevano consapevoli e gli insegnavano da un lato l’indipendenza e dall'altro l'onere dei loro doveri
Strenia: simbolo del nuovo anno, di prosperità e buona fortuna
Subigus: dio che sottomette la sposa alla volontà del marito
Summano: dio dei tuoni e dei fenomeni atmosferici notturni
Terminus: dio dei confini dei poderi e delle pietre terminali
Tellus: dea romana della Terra e protettrice della fecondità, dei morti e contro i terremoti
Tiberino: dio delle sorgenti e del fiume Tevere
Trivia: dea della magia, degli incroci, degli incantesimi, degli spettri e protettrice degli incroci di tre strade ed era la potente signora dell'oscurità, regnava sui demoni malvagi, sulla notte, sulla Luna, sui fantasmi e sui morti, associata anche ai cicli lunari rappresentava la Luna calante. Era invocata da chi praticava la magia nera e la necromanzia
Uterina: assistente alla puerpera nel momento delle doglie che aiutava a superare il dolore delle doglie
Vacuna: patrona del riposo dopo i lavori della campagna. Divinità di ampio utilizzo, ma soprattutto riconosciuta e invocata per la fertilità, legata alle fonti, alla caccia, e al riposo
Vaticano: dio la cui funzione era assistere i neonati nel loro primo vagito
Veiove: protettore dell'Asylum, il bosco sacro di rifugio che si trovava nella sella del Campidoglio
Venere: dea della bellezza, dell'amore e del desiderio
Verità: dea e personificazione della verità
Vertumno: dio della nozione del mutamento di stagione e presiedeva alla maturazione dei frutti
Vesta: dea del focolare, della casa e del cibo
Vica Pota: dea della vittoria e della conquista
Victoria: dea della vittoria e dei giochi
Viduus: dio minore, deputato a separare l'anima dal corpo dopo la morte
Virginiensis: dea che scioglie la cintura della sposa
Viriplaca: dea romana che "placa la rabbia dell'uomo"
Virtus: divinità del coraggio e della forza militare, la personificazione della virtus (virtù, valore) romana
Volturno: dio del fiume Volturno e patrono del vento caldo di sud-est
Volupta: personificazione del piacere sensuale
Vulcano: dio del fuoco, della metallurgia e dei vulcani, protettore dei fabbri
Festività
Magnifying glass icon mgx2.svg Lo stesso argomento in dettaglio: Festività romane.
Consualia
Fontinalia
Fornacalia
Lupercalia
Nettunalia
Parentalia
Saturnali
Primavera sacra
Floralia
Le festività romane, le Feriae, erano giorni di festa celebrati solennemente, perché normalmente celebrate in onore di una certa divinità o ricorrenza religiosa; tra questi i più importanti erano i Saturnalia, i Consualia, i Lupercalia e i riti della Bona Dea. Le festività romane vennero abolite con l'editto di Tessalonica del 27 febbraio 380 emesso dall'imperatore Teodosio I quando il cristianesimo divenne religione di stato.
https://it.wikipedia.org/wiki/Festivit%C3%A0_romane
Gennaio
1º gennaio - dal 153 a.C. era il giorno in cui i Consoli romani entravano in carica. Si festeggiavano anche Esculapio e Veiove;
3 gennaio e 5 gennaio - le date più comuni indicate per i Compitalia, della famiglia delle feriae conceptivae;
5 gennaio - si festeggiava la dea Vica Pota sulla Velia;
9 gennaio - Agonalia (prima) in onore di Giano;
11 gennaio - Septimontium;
11 e 15 gennaio - Carmentalia, in onore di Carmenta;
24, 25 e 26 gennaio - Sementivae, di fine semina (note come Paganalia in campagna).
Febbraio
7-17 febbraio - Fornacalia in onore di Fornace
13-21 febbraio - Parentalia, in onore degli antenati.
13-15 febbraio - Lupercalia, in onore di Luperco, protettore della fertilità.
17 febbraio - Quirinalia, in onore di Quirino.
21 febbraio - Feralia, in onore delle divinità infere.
22 febbraio - Caristia, con cui si celebrava l'amore familiare.
23 febbraio - Terminalia, in onore di Termine.
24 febbraio - Regifugium, in ricordo della fuga del Rex sacrificulus.
27 febbraio - Equirria (prima), in onore di Marte; corsa equestre.[1]
Marzo
1º marzo
Capodanno romano, si rinnova il fuoco di Vesta;
Feriae Marti o Saliaria, in onore di Marte;
7 marzo Matronalia, in onore di Giunone;
14 marzo
Equirria (seconda), in onore di Marte;[1]
Mamuralia;
15 marzo (idi), si celebrava Anna Perenna e i Salii portavano gli ancilia in processione per le vie di Roma, percuotendoli con le loro aste e cantando inni a Marte;
15 marzo e 16 marzo - Bacchanalia in onore di Bacco;
Dal 15 marzo al 28 marzo - celebrazione del Sanguem in onore di Cibele e Attis, con un complesso rituale celebrativo;
17 marzo - Liberalia in onore di Liber Pater e Libera, in occasione della quale, compiuti i sedici anni, i ragazzi deponevano la bulla ed indossavano la toga virilis;
17 marzo - Agonalia (seconda), in onore di Marte;
19 marzo-23 marzo - Quinquatria, in onore di Minerva;
23 marzo - Tubilustrium, in onore di Marte;
24 marzo - giorno segnato con QRFC, nel quale davanti ai Comizi calati si poteva fare testamento;
30 marzo - Festa di Salus.
31 marzo - Festa della dea Luna.
Aprile
Frammento dei Fasti prenestini, che per il mese di Aprile riporta le festività dei Vinalia (VEN) e dei Robigalia (ROB).
1º aprile
Veneralia, in onore di Venere Verticordia.
Augurium Canarium
4-10 aprile - Megalesia, in onore di Cibele.
12-19 aprile - Cerealia, in onore di Cerere.
15 aprile - Fordicidia, in onore di Tellus.
Juppiter Victor, in onore di Giove.
21 aprile
Palilia, in onore di Pale
Natali di Roma.
23 aprile - Vinalia priora.
25 aprile - Robigalia, in onore di Robigus.
28 aprile-1º maggio - Floralia, in onore di Flora.
Maggio
9-11-13 maggio - Lemuria
15 maggio
Mercuralia, in onore di Mercurio
16 maggio - Argeorum e Virbialia.
21 maggio - Agonalia (terza), in onore di Veiove.
23 maggio - Tubilustrium, in onore di Vulcano.
29 maggio - Honoralia, si festeggia Onore.
30 maggio - Ambarvalia, festa per propiziare la fertilità dei campi, celebrati in onore di Cerere.
Giugno
3 giugno - Festa in onore di Bellona.
7 - 15 giugno - Vestalia, in onore di Vesta.
11 giugno - Matralia, in onore di Mater Matuta.
15 giugno - Iuppiter Invictor, in onore di Giove.
20 giugno - Festa in onore di Summanus.
24 giugno - Festa in onore di Fors Fortuna
Luglio
5 luglio - Poplifugia, in onore di Giove.[2]
6 luglio-13 luglio - Ludi Apollinares, in onore di Apollo.
7 luglio - Nonae Caprotinae, in onore di Giunone Caprotina.[3]
9 luglio - Caprotinia, in onore di Giunone.
19 luglio-21 luglio - Lucaria, in onore delle divinità boschive.
23 luglio - Neptunalia, in onore di Nettuno.
25 luglio - Furrinalia, in onore di Furrina.
Agosto
1º agosto, giorno della speranza, dedicato alla dea Spes.
13 agosto
Vertumnalia, in onore di Vertumno.
Nemoralia, la festività delle torce, in onore di Diana.
17 agosto - Portunalia, in onore di Portuno.
17 agosto - Tiberinalia in onore di Tiberino
19 agosto - Vinalia rustica, in onore di Venere, in commemorazione della fondazione del suo più antico tempio, quello sull'Esquilino, nel 293 a.C.
21 agosto - Consualia, giochi e gare in onore di Conso.
23 agosto - Volcanalia, in onore di Vulcano.
24 agosto - Uno dei tre giorni in cui era aperto il mundus Cereris.
25 agosto - Opalia o Opiconsivia, in onore di Opi.
27 agosto - Volturnalia, in onore di Volturno.
Settembre
4-19 settembre - Ludi Romani o Ludi Magni, in onore di Giove.
13 settembre - Epulum Iovis, in onore di Giove.
14 settembre - Equorum Probatio, una parata di cavalleria del periodo imperiale
20-23 settembre - giorni riservati ai mercati e alle fiere (mercatus) subito dopo i Ludi Romani
Ottobre
1º ottobre - Tigillum Sororium
1º ottobre - Fede in Campidoglio
4 ottobre - Ieiunium Cereris, in onore di Cerere.
5 ottobre - Uno dei tre giorni in cui era aperto il mundus Cereris.
11 ottobre - Meditrinalia, in onore di Giove.
13 ottobre - Fontinalia, festa in onore di Fons.
15 ottobre - October Equus, in onore di Marte.
19 ottobre - Armilustrium, in onore di Marte.
Novembre
7-14 novembre ludi plebeia in onore di Giove
8 novembre - Uno dei tre giorni in cui era aperto il mundus Cereris.
13 novembre - Epulum Iovis, in onore di Giove.
15 novembre - Festa in onore di Feronia.
24 novembre - Brumalia, in onore di Bacco.
Dicembre
4 dicembre - Bona Dea.
5 dicembre - Faunalia, in onore di Fauno.
11 dicembre - Agonalia (quarta), in onore di Sol Indiges.
15 dicembre - Consualia, in onore di Conso.
17-23 dicembre Saturnalia in onore di Saturno
18 dicembre - Eponalia, in onore di Epona.
19 dicembre - Opalia, in onore di Opi.
21 dicembre - Divalia, in onore di Angerona.
23 dicembre - Larentalia in onore di Acca Larenzia
24 dicembre - Brumaia Il giorno più corto dell'anno.
25 dicembre - Dies Natalis Solis Invicti, festa in onore di Sol Invictus.
IL NEOPAGANESIMO E LA MASSONERIA NON SONO RELIGIONI MA UN CULTO SCAM DI TRUFFATORI E UNA SETTA SATANICA...IO NON FACCIO QUESTE COSE OVVIAMENTE E NON SONO MASSONE O ISCRITTO IN QUALCHE ALTRA ASSOCIAZIONE DOVE FANNO GIURAMENTI QUINDI NON DEVO RENDERE CONTO A NESSUN UOMO MA RENDO CONTO A DIO...E QUINDI SPUTTANO E PRENDO SPUDORATAMENTE PER IL CULO APPOSTA QUESTA GENTE DI MERDA CHE FANNO QUESTE COSE
veniamo a bruciarvi villa del vascello a Roma e il centro fiera di Rimini con voi dentro...quando ci troviamo lì??così regoliamo i conti...massoni di merda...così vi ammazzano lì seduta stante la folla per tutte le cazzate che gli avete raccontato alla plebaglia per decenni mi pare giusto...profezie di economist: https://www.youtube.com/playlist?list=PLuNGnkcXvyh_XKuVExo6xMCnPILO_u_He
https://www.youtube.com/playlist?list=PLuNGnkcXvyh9S9nVkAEIsCVlJcYBSXng7
https://www.youtube.com/playlist?list=PLuNGnkcXvyh8lV9CEBBr5ucOJYQ5dvQoS
https://www.youtube.com/playlist?list=PLuNGnkcXvyh9RVLRTzPq33TOXjEhzeBi4
https://www.youtube.com/playlist?list=PLuNGnkcXvyh9iJ8b4pi414obFUOM8VChg
https://www.youtube.com/playlist?list=PLuNGnkcXvyh-aUyoiw_9Jxrzlzw2bnwCq
il neopaganesimo e la massoneria non sono religioni
quello che fanno appunto i massoni e i neopagani appunto quindi si parla di voi qui eh
https://rumble.com/vs3maf-commentiamo-il-documentario-sul-culto-stregonesco-satanico-neopagano-polite.html?mref=rljsx&mc=e5yiv
https://rumble.com/vrwz8l-scopo-finale-n
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