Parliamo del simbolismo ebraico e argomenti vari Gesù infatti disse:Se non crederete che IO SONO morirete nei vostri peccati Giovanni 8:12-59 Gesù disse:Prima che Abramo fosse nato, IO SONO

2 years ago
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Parliamo del simbolismo ebraico e argomenti vari hanno fatto un sincretismo con il simbolismo ebraico nei chakra dell'induismo eh...rendetevi conto
QUESTO DIMOSTRA CHIARAMENTE CHE NON SONO APPUNTO GESù,NON SONO EBREO MA FRANCO-ROMANO D'ORIGINE ,NON SONO NATO A BETLEMME IN GIUDEA PERCHè IL MESSIA DA PROFEZIE DOVEVA NASCERE PER FORZA Lì E NON POSSO SALVARE APPUNTO NESSUNO COME DA SCRITTURA DELLA PAROLA DI DIO MA è SOLO UN CASO DI OMONIMIA ANCHE PERCHè NON SONO FIGLIO UNICO MA UN GEMELLO ETEROZIGOTE MENTRE GESù è UNIGENITO QUINDI è FIGLIO UNICO E APPUNTO SONO L'ARCANGELO MICHELE(che significa chi è simile a Dio) DELLA PROFEZIA DI DANIELE 12 PERCHè GLI ANGELI VANNO SEMPRE IN COPPIA E SONO APPUNTO ANCHE GLI ANGELI FIGLI DI DIO E DA UOMINI OVVIAMENTE SI ERA SOTTO IL PECCATO ORIGINALE E QUINDI BISOGNAVA RIDIVENTARE FIGLI DI DIO CHE NON LO SI è PER NASCITA APPUNTO MA LO SI DIVENTA PER FEDE E GRAZIA DIVINA TRAMITE LA PAROLA DI DIO DEL NUOVO TESTAMENTO APPUNTO E GESù MEDIANTE IL PATTO DELLA NUOVA ED ETERNA ALLEANZA DI CUI GESù é MEDIATORE PER GLI UOMINI E ALLORA SI RICEVE LO SPIRITO DI DIO DALL'ALTO E SI DIVENTA FIGLI DI DIO TRAMITE DIO CHE è LUI CHE LO METTE DENTRO(NON CI SONO ALTRI MODI,NESSUNO VA AL PADRE CELESTE SE NON PER MEZZO DI GESù CRISTO OVVIO,O SI DIVENTA SANTI O NON SI PUò ENTRARE IN PARADISO PERCHè DIO è APPUNTO SANTO E TUTTI VIVONO PER LUI GRAZIE A LUI,LA BESTEMMIA CONTRO LO SPIRITO SANTO NON PUò ESSERE PERDONATA APPUNTO NEANCHE DA GESù PERCHè è UN PECCATO ETERNO) GESù DICEVA INFATTI PER VOI E PER TUTTI PER LA REMISSIONE DEI PECCATI(con TUTTI si intendeva appunto per tutti gli uomini eh)
https://rumble.com/vrtqpb-nel-principio-ges-era-la-parola-giovanni-11-14.html?mref=rljsx&mc=e5yiv...cio%C3%A8
IL MIO POPOLO PERISCE PER MANCANZA DI CONOSCENZA E DI FEDE è LA FRASE PIù BELLA DI QUESTO VIDEO..
GESù è L'UNICO MAESTRO QUINDI OGNI COSA CHIEDETELA NEL NOME DI GESù E IL PADRE VI PERDONERà I PECCATI,VI SANTIFICHERà E VE LA DARà SENZA RINFACCIARE NULLA E ADORARLO IN SPIRITO E VERITà GESù è LA VIA,LA VERITà E LA VITA..IO NON SONO GESù ED OVVIAMENTE NON POSSO SALVARE NESSUNO LA BIBBIA LO DICE CHE SOLO GESù è QUELLO CHE SALVA E CHE NESSUN ALTRO NOME SOTTO AL CIELO DATO AGLI UOMINI PUO SALVARE GLI UOMINI(Atti 4:12)
Film animato su Gesù:https://youtu.be/-EKyQVaq_Yc
infatti Gesù quello nato a Betlemme 2021 anni fa oltre ad essere il Messiah ebraico,il verbo incarnato figlio di Dio e uno con il padre nel principio cioè Dio stesso e l'unico Dio ed il Saoshyant(il salvatore escotologico) zoroastriano era pure il Maitreya buddista ed il para-Brahman induista cioè il Dio UNICO come nelle altre religioni appunto che Gesù è Dio stesso come il Padre celeste
Matteo capitolo 2
Essi gli dissero: «In Betlemme di Giudea; poiché così è stato scritto per mezzo del profeta (Michea 5):
6 "E tu, Betlemme, terra di Giuda,
non sei affatto la minima fra le città principali di Giuda;
perché da te uscirà un re, che pascerà il mio popolo Israele"».

Vangelo di Matteo ~ Capitolo 1 .
significa che non l'hanno mai neanche letto sto vangelo eh...il primo libro del nuovo testamento e nel 1 capitolo c'è scritto così...quindi era chiaramente Gesù il Messia eh...quello nato a Betlemme appunto 2021 anni fa le deportazioni a Babilonia erano avvenute nel periodo compreso tra il VII e il VI secolo a.C....umanamente è proprio impossibile che dal 6 secolo avanti cristo agli anni 2000 dopo Cristo passino 14 generazioni in 2600 anni eh...2600 anni/14 generazioni=185 anni di vita media a persona eh...il che è impossibile proprio umanamente parlando proprio...quindi è una cazzata ovviamente..la vita media oggi è di 80 anni circa e nel medioevo era di circa 60 anni...invece dal 600 all'anno 0 è 600 anni/14 generazioni=42,8 anni di vita media a persona il che è ragionevole a quei tempi eh...quindi Gesù era sicuramente il Messia ed il Figlio di Dio non ci sono dubbi su questo matematicamente parlando proprio...dire una cosa diversa significa proprio essere degli ignoranti forti eh...la matematica non è un'opinione eh è certezza non è una pseudoscienza come la numerologia eh ma è una scienza esatta uguale dovunque ed indiscutibile
Matteo 1
1 Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo. 2 Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, 3 Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esròm, Esròm generò Aram, 4 Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmòn, 5 Salmòn generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, 6 Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, 7 Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asàf, 8 Asàf generò Giòsafat, Giòsafat generò Ioram, Ioram generò Ozia, 9 Ozia generò Ioatam, Ioatam generò Acaz, Acaz generò Ezechia, 10 Ezechia generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosia, 11 Giosia generò Ieconia e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
12 Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconia generò Salatiel, Salatiel generò Zorobabèle, 13 Zorobabèle generò Abiùd, Abiùd generò Elìacim, Elìacim generò Azor, 14 Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, 15 Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, 16 Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo.
17 La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici.
18 Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19 Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. 20 Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. 21 Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
22 Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
23 Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio
che sarà chiamato Emmanuele,
che significa Dio con noi. 24 Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, 25 la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù.

Isaia 7:14 (Isaia era vissuto nell'800 avanti Cristo eh...mia madre mi ha avuto a 35 anni eh non era giovane appunto quindi non sono io Gesù ovvio,giovane a casa mia e nel vocabolario significa 20-25 anni eh...uno di 30-35 è già un adulto per logica eh)
Perciò il Signore stesso vi darà un segno:
Ecco, la giovane concepirà, partorirà un figlio,
e lo chiamerà Emmanuele.

Matteo 1:21
Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
22 Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
23 Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio
che sarà chiamato Emmanuele,
che significa Dio con noi. 24 Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa, 25 la quale, senza che egli la conoscesse, partorì un figlio, che egli chiamò Gesù.

Luca 3:23
Gesù quando incominciò il suo ministero aveva circa trent'anni ed era figlio, come si credeva, di Giuseppe, figlio di Eli, 24 figlio di Mattàt, figlio di Levi, figlio di Melchi, figlio di Innài, figlio di Giuseppe, 25 figlio di Mattatìa, figlio di Amos, figlio di Naum, figlio di Esli, figlio di Naggài, 26 figlio di Maat, figlio di Mattatìa, figlio di Semèin, figlio di Iosek, figlio di Ioda, 27 figlio di Ioanan, figlio di Resa, figlio di Zorobabèle, figlio di Salatiel, figlio di Neri, 28 figlio di Melchi, figlio di Addi, figlio di Cosam, figlio di Elmadàm, figlio di Er, 29 figlio di Gesù, figlio di Elièzer, figlio di Iorim, figlio di Mattàt, figlio di Levi, 30 figlio di Simeone, figlio di Giuda, figlio di Giuseppe, figlio di Ionam, figlio di Eliacim, 31 figlio di Melèa, figlio di Menna, figlio di Mattatà, figlio di Natàm, figlio di Davide, 32 figlio di Iesse, figlio di Obed, figlio di Booz, figlio di Sala, figlio di Naàsson, 33 figlio di Aminadàb, figlio di Admin, figlio di Arni, figlio di Esrom, figlio di Fares, figlio di Giuda, 34 figlio di Giacobbe, figlio di Isacco, figlio di Abramo, figlio di Tare, figlio di Nacor, 35 figlio di Seruk, figlio di Ragau, figlio di Falek, figlio di Eber, figlio di Sala, 36 figlio di Cainam, figlio di Arfàcsad, figlio di Sem, figlio di Noè, figlio di Lamech, 37 figlio di Matusalemme, figlio di Enoch, figlio di Iaret, figlio di Malleèl, figlio di Cainam, 38 figlio di Enos, figlio di Set, figlio di Adamo, figlio di Dio.

Atti 1:10 E come essi avevano gli occhi fissi al cielo, mentre egli se ne andava, due uomini in vesti bianche si presentarono a loro e dissero: 11 «Uomini di Galilea, perché state a guardare verso il cielo? Questo Gesù, che vi è stato tolto ed è stato elevato in cielo, ritornerà nella medesima maniera in cui lo avete visto andare in cielo».
Matteo 24:30
Allora apparirà nel cielo il segno del Figlio dell'uomo; e allora tutte le tribù della terra faranno cordoglio e vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nuvole del cielo con gran potenza e gloria.
Matteo 26:64
Gesù gli rispose: «Tu l'hai detto; anzi vi dico che da ora in poi vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza, e venire sulle nuvole del cielo».
Marco 13:26
Allora si vedrà il Figlio dell'uomo venire sulle nuvole con grande potenza e gloria.
Marco 14:62
Gesù disse: «Io sono; e vedrete il Figlio dell'uomo, seduto alla destra della Potenza, venire sulle nuvole del cielo».
Luca 21:27
Allora vedranno il Figlio dell'uomo venire sulle nuvole con potenza e gloria grande.
Già accennato nelle Scritture (ad esempio Yasht 19,88-96, vedi sopra), ma sviluppato correttamente solo nei testi del 9 °-12 ° secolo, è il ruolo del Saoshyant durante la ristrutturazione finale. In questi testi medio persiani, il nome è contratto a "Soshans" o simili ("Sōshans" nello zoroastrismo vivente).
https://en.wikipedia.org/wiki/Saoshyant
Quelle opere medievali della tradizione zoroastriana immaginano tre futuri salvatori, ognuno dei quali un Soshan / Saoshyant, con uno per la fine di ogni periodo millenario che comprende gli ultimi 3.000 anni del mondo (questi tre millenni seguono il "millennio di Zoroastro"). Secondo la tradizione (che si trova ad esempio nel Jamasp Namag),il primo Saoshyant (Gesù Cristo)sarà chiamato (H)Ushedar, il secondo (l'altro paraclito appunto detto da Gesù cioè l'arcangelo Michele)(H)Ushedarmah e il terzo sarà di nuovo il Saoshyant(cioè la seconda venuta di Gesù Cristo dal cielo per il giudizio finale), che guiderà l'umanità nella battaglia finale contro il male.
Esilio o cattività[1] babilonese è definita la deportazione a Babilonia dei Giudei di Gerusalemme e del Regno di Giuda al tempo di Nabucodonosor II. Dal punto di vista cronologico (la questione è comunque controversa) può essere indicato un periodo di massima compreso tra il VII e il VI secolo a.C..
https://it.wikipedia.org/wiki/Esilio_babilonese
Secondo la versione tramandata dalla Bibbia, solo nella tribù di Giuda era sopravvissuto il culto di YHWH, dopo la distruzione del Regno del Nord ad opera degli Assiri. (Ciò contrasta con i dati storici e archeologici, che vedono la persistenza nell'ex Regno del Nord, divenuto la Samaria, del culto di YHWH anche in epoca successiva, arrivando addirittura alla costruzione d'un Tempio rivale sul Monte Garizim, che officiò sotto un sacerdozio legittimamente aronnico fino alla sua distruzione da parte dei Giudei sotto gli Asmonei (con Giovanni Ircano, nel 123 a.C.). .

Più di cent'anni dopo, è invece il Regno del Sud ad essere invaso, ma, nonostante ciò, è questa frazione minoritaria della popolazione israelitica ad elaborare la versione della religione ebraica che avrebbe dato vita al giudaismo, e quindi all'ebraismo così come lo conosciamo oggi.

Nella Bibbia, la cui redazione definitiva è opera di questo gruppo religioso, questi fedeli superstiti son chiamati Resto d'Israele.

È in questo periodo che iniziano ad assimilarsi le parole "ebrei" e "giudei", "ebraismo" e "giudaismo", sebbene non propriamente simili.

La deportazione a Babilonia

James Tissot, La deportazione dei prigionieri.
La deportazione dell'élite dei Giudei è avvenuta in tre momenti (cfr. Geremia 52,28-30).

La prima si verificò al tempo di Ioiachin (597 a.C.) a seguito della sconfitta del Regno di Giuda a causa dei Babilonesi; il Tempio di Gerusalemme fu parzialmente distrutto ed alcuni cittadini, scelti tra i più importanti, furono esiliati.

Undici anni più tardi (587 a.C.), dopo una rivolta contro l'impero al tempo del regno di Sedecia, la città di Gerusalemme fu completamente rasa al suolo e vi fu una nuova deportazione. Termina così il Regno di Giuda.

Infine, cinque anni più tardi, sempre secondo Geremia, un terzo esilio completò i precedenti. Va però tenuto presente che a Babilonia fu deportata l'élite religiosa, politica ed economica, e non la popolazione rurale, che rimase, sia al Nord che al Sud. La Bibbia la conosce col nome collettivo di "am ha'aretz" (variamente tradotto come "genti della terra", "popoli del Paese", "genti del Paese"), ma testimonia che fra i rimasti un qualche tipo di culto di YHWH proseguì anche nel periodo di assenza dell'élite. Al punto che è la Bibbia a testimoniare come le "genti del paese" proposero ai "ritornati" di riedificare il Tempio ed officiare assieme, ricevendone in cambio uno sdegnoso e intransigente rifiuto.

Il ritorno

Ciro il Grande permette il ritorno dei Giudei da Babilonia
Dopo la presa di Babilonia da parte dei Persiani, Ciro diede ai Giudei il permesso di ritornare nel loro paese di origine (539 a.C.) e di ricostruirvi il Tempio di Gerusalemme (515 a.C.); si dice che più di quarantamila approfittarono del permesso. Ma i libri biblici testimoniano anche che molti restarono a Babilonia: essi costituiranno il primo nucleo della Diaspora, ed erano amministrati come comunità religiosa dall'Esilarca.

I Persiani avevano una concezione politica differente rispetto a quella dei Babilonesi e degli Assiri nell'amministrazione dei territori vinti: essi facevano governare la popolazione locale da persone del luogo.

Tempo prima, anche le élite delle tribù del Regno di Israele (il nord del paese) erano state deportate dagli Assiri e non avevano fatto più ritorno; quindi i sopravvissuti all'Esilio babilonese erano, ai propri occhi, tutto quello che restava dei "figli di Israele".

I due esili
Il periodo dell'Esilio fu di importanza fondamentale per la religione ebraica e di conseguenza per le religioni che ad essa si ispirano, come il cristianesimo e l'Islam. Privati del culto del Tempio, ormai distrutto, i sacerdoti giudei e gli intellettuali deportati assieme ad essi elaborarono una versione della loro religione (meno legata al rituale del culto e maggiormente legata ai valori interiori e spirituali) molto innovativa, tale da permetterle di sopravvivere alla catastrofe ed anzi da uscirne rafforzata. Al punto da riuscire ad imporsi come "vera" interpretazione del culto di YHWH non solo agli "am ha'aretz" di Giuda, ma addirittura ai fedeli di YHWH di Samaria, che arrivarono ad adottare come canonica la redazione del Pentateuco elaborata durante e dopo l'Esilio (ovviamente sostituendo sistematicamente la menzione del Monte del Tempio come unico luogo legittimo di culto con quella del loro Monte Gherizim).

Nella versione tramandata dal testo biblico, che è opera di questo gruppo d'intellettuali (che lo studioso Morton Smith ha battezzato efficacemente "partito di Yahweh-solo", per sottolinearne l'intransigente monoteismo), le innovazioni da loro prodotte si configurano come restaurazione dell'autentico culto tradizionale.

Il "partito di Yhwh-solo" si presenta in altre parole nel testo biblico non come il gruppo innovatore e rivoluzionario che fu, bensì come il "resto", anzi, come l'"unico" resto che si era "salvato" dalla catastrofe dell'Esilio, della religione pre-esilica. Per questo motivo la Bibbia, soprattutto nei Libri di Esdra e di Neemia, presenta l'azione innovativa di questo partito come un'azione di semplice restaurazione del passato.

Nella realtà storica e archeologica, invece, s'individua una serie di innovazioni importantissime, che caratterizzarono da quel momento in poi il giudaismo:

Il definitivo trionfo del monoteismo più intransigente e l'eliminazione definitiva di tutte le altre divinità del pantheon cananeo. Se la religione pre-esilica era stata fondamentalmente enoteista (riconosceva l'esistenza di altri dèi, ma riteneva lecito per Israele esclusivamente il culto di YHWH) quella post-esilica è intransigentemente monoteistica: YHWH è l'unica divinità esistente, è lui a muovere la Storia, al punto che anche un sovrano persiano può essere emissario della sua volontà, al punto da essere definito "Messia". [senza fonte]
La concentrazione del culto nelle mani dei sacerdoti, con l'esclusione o la relegazione in ruoli subordinati del rimanente personale di culto, come i leviti. Nei fatti la classe sacerdotale dovette adattarsi a un compromesso, sancito da libri come il Levitico, che elencano puntigliosamente ruoli e competenze che i leviti erano riusciti ad ottenere per sé.
L'esclusione del re - dapprima - dalla funzione sacerdotale, e poi la rinuncia pura e semplice alla figura regale. Fra i ritornati dall'esilio era presente l'ultimo discendente di Davide, Zorobabele, col ruolo di governatore, ma egli sparisce all'improvviso dalla Bibbia in circostanze misteriose (qualche studioso ha perfino ipotizzato un "colpo di Stato"), e dopo la sua sparizione nella Bibbia non si fa più menzione della Casa Reale con ruoli di governo. Il modello del sacerdozio gerosolimitano diventa quello dei templi conosciuti durante l'esilio, che amministravano con funzioni civili (e l'assenso del sovrano, ovviamente) ampi territori, nel nome delle divinità (come Marduk) venerate.
La definizione degli israeliti come popolo chiuso, a cui è fatto divieto mescolarsi con chiunque non avesse una discendenza israelitica. Il principio si applicava certamente agli "am ha'aretz", ma soprattutto agli esponenti di popolazioni non ebraiche deportate in Israele e Giuda, che si erano mescolati con gli indigeni e si erano convertiti al culto di YHWH. La Bibbia testimonia su questo punto un aspro scontro, che ci è documentato nella presenza di libri, come il Libro di Ruth, che al contrario sostengono l'importanza per il popolo ebraico di persone che vi appartennero per scelta e non per nascita, al punto da fare di una di queste persone (Ruth la Moabita appunto) nonna del re-eroe Davide, e quindi attraverso lui anche del futuro Messia.
L'adozione dell'aramaico come lingua d'uso quotidiano e la riduzione dell'ebraico a lingua letteraria.
L'adozione di un nuovo calendario cultuale.
La scomparsa della letteratura Profetica (secondo la tradizione l'ultimo profeta biblico è Malachia, vissuto nel V secolo a.C.) e l'apparizione, al suo posto, della letteratura Apocalittica.
Al di là delle diverse "letture" del fenomeno, resta il fatto che l'Esilio fu elemento fondante e di massima importanza per la religione giudaica, al punto che gli storici parlano concordemente di "epoca pre-esilica" e "post-esilica".

Facendo riferimento anche al passo evangelico sotto evidenziato,[2] Maria, la Madre di Gesù Cristo è un modo ortodosso ed esaustivo di riferirsi a Maria:
https://it.wikipedia.org/wiki/Maria_(madre_di_Ges%C3%B9)
"la" (Madre di Dio) in quanto protagonista di un evento unico e irripetibile, quale è l'Incarnazione,
"Gesù", che in ebraico antico vuol dire Il Salvatore: il nome di persona che Ella diede a suo Figlio, secondo la volontà di Dio che gli fu annunciata dall'angelo Gabriele,[Nota 1]
"Cristo": che in greco antico vuol dire l'Unto del Signore,
"Dio": "Figlio di Dio" nel Vangelo, e poi anche Dio stesso, come sarà compreso nella successiva definizione del Mistero della Trinità: Gesù Cristo è la Seconda Persona della Santissima Trinità.
In sintesi: Maria, da Madre di Dio (Theotókos) a Madre di Gesù Cristo.

Per completezza, l'uso del nome di sola "Madre di Cristo", noto come tesi nestoriana, fu dichiarato eretico dal Concilio di Efeso (431 d.C.). Sono ben noti casi di Unzione di Dio per i Re di Israele, come Davide e Salomone, puri esseri umani, senza la natura divina di Gesù Cristo.

Maria, madre di Gesù Cristo, suo unico figlio, è detta Vergine in diversi passi biblici: Atti 1:14, Matteo 2:11 e 1:23, Luca 1:27 e poi Luca 1:34-38

Altrove, si afferma anche che Maria, madre di Gesù Cristo, era collegata alla nobile discendenza di Davide, Re di Israele: Salmi 132:11[8], e Vangelo di Luca 1:32[9]; e per tramite di Elisabetta (madre del Battista), parente di Maria in Luca 1:36, dove a sua volta Elisabetta era discendente del sommo sacerdote Aronne in Luca 1:5. A tutto questo, si aggiunge la genealogia di Gesù dal ramo paterno e materno.
«Non temere, Maria, poiché hai trovato grazia presso Dio. Ecco concepirai
e partorirai un figlio e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e chiamato Figlio di Dio»

(Vangelo secondo Luca 1,30-31[14])

Beato Angelico, L'Annunciazione

Natività, Maerten de Vos, Cattedrale di Anversa
Dei tre vangeli sinottici quello che parla più diffusamente di Maria è il Vangelo di Luca. Vi si racconta che Maria viveva a Nazaret, in Galilea, e che, promessa sposa di Giuseppe, ricevette dall'arcangelo Gabriele l'annuncio che avrebbe concepito il Figlio di Dio, senza conoscere uomo (Luca 1,26-38). Ella accettò e, per la sua completa accettazione e fedeltà alla missione affidatale da Dio, è considerata dai cristiani il modello per tutti i credenti.

Secondo i costumi del tempo, il suo fidanzamento con Giuseppe è probabilmente avvenuto in giovanissima età.(quindi 16 anni prima dei 20 anni,come fanno i meridionali e gli zingari ancora oggi tra l'altro)

Lo stesso Vangelo secondo Luca racconta la sua pronta partenza per una città della regione montuosa di Giuda, per aiutare una parente di nome Elisabetta, anziana, incinta di sei mesi. Da Elisabetta è chiamata "la madre del mio Signore". Maria risponde proclamando il Magnificat:

« Allora Maria disse: L'anima mia magnifica il Signore e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore, perché ha guardato l'umiltà della sua serva. D'ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata. » ( Lc 1,46)
Trovandosi a Betlemme, in Giudea, con suo marito Giuseppe per il censimento indetto (Luca 2,1-2[17]), tramite il console Quirino, dall'imperatore Augusto, partorì (in un riparo che era forse una stalla) suo figlio, al quale impose il nome di Gesù, come le aveva prescritto l'arcangelo Gabriele. Il vangelo racconta il canto degli angeli e la visita dei pastori (Luca 2,1-20[18]), e poi dei sapienti orientali detti i Magi. Secondo Matteo, che fa risiedere la famiglia fin da principio a Betlemme (Matteo 2,1-11), seguono la persecuzione di Erode, la fuga in Egitto, la strage degli Innocenti e il ritorno a Nazaret.

Quando Gesù compì 12 anni, Maria e Giuseppe lo condussero a celebrare la Pasqua nel Tempio di Gerusalemme. Tornando a Nazaret, i genitori non trovarono più Gesù nella carovana e, preoccupati, tornarono indietro a cercarlo. Lo ritrovarono al terzo giorno nel Tempio, dove Gesù stava insegnando fra i dottori della Legge. Maria è testimone, anche senza capirne in fondo il significato, della prima volta che Gesù manifesta la coscienza di essere figlio del Padre (Luca 2,41-50[20]).

I Vangeli ce la presentano in vari momenti vicino a Gesù nel periodo del suo ministero pubblico.

Nel Vangelo secondo Giovanni

Gesù in croce tra i ladroni, Rubens
Nel Vangelo secondo Giovanni è chiamata sempre «la Madre di Gesù». I biblisti cattolici ritengono che in tale vangelo Maria sia il simbolo dell'Israele fedele, che aspetta da Gesù il dono del vino dell'alleanza nuova (Nozze di Cana). Inoltre, essa è colei che ha fatto compiere al Figlio il primo miracolo della sua vita pubblica, ed è perciò presentata come la mediatrice di tutte le grazie presso Gesù Cristo. Sul Calvario, durante l'agonia in croce, Gesù l'affida all'apostolo Giovanni e a Maria affida lo stesso apostolo: «Donna, ecco il tuo figlio». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua Madre!». E da quel momento il discepolo l'accolse nella sua casa (Gv 19,26-27[21]).[22] Secondo la tradizione cattolica questo sarebbe l'atto che la costituisce Madre dei credenti. Secondo alcuni studiosi, inoltre, l'affidamento di Maria a Giovanni negherebbe implicitamente la tesi circa altri presunti figli di Maria e Giuseppe: non si comprenderebbe infatti il motivo per il quale Gesù affida Maria a Giovanni apostolo ed evangelista se fossero stati presenti altri figli di Maria.[23]

Secondo la tradizione e gli Atti degli Apostoli, Giovanni viaggiò molto, nonostante l'età avanzata, spingendosi fino in Anatolia.

A Efeso, dove scrisse il Vangelo, si trova un santuario costruito sulla Casa di Maria, meta secolare di pellegrinaggi dei fedeli cristiani e musulmani.

Negli Atti degli Apostoli

Pentecoste, Duccio di Buoninsegna
Negli Atti degli Apostoli è presentata in preghiera insieme con gli apostoli e i discepoli in attesa della venuta dello Spirito Santo

« Tutti questi erano assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la madre di Gesù e con i fratelli di lui.(καὶ σὺν τοῖς ἀδελφοῖς αὐτοῦ) » ( At 1,14, su laparola.net.)
Secondo la visione cattolica, Maria fu la persona più importante a cui gli stessi apostoli e discepoli fecero riferimento, dopo la discesa dello Spirito Santo su di essi il giorno della Pentecoste, momento che sancisce la nascita della Chiesa.

«42 Erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'"unità fraterna" (κοινωνίᾳ), nella frazione del pane e nelle preghiere. 43 Un senso di timore era in tutti e prodigi e segni avvenivano per opera degli apostoli.44 Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; 45 chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno.»

(Atti 2:42-45)
La citazione fa vedere chiaramente che negli Atti degli Apostoli con le parole "fratelli di Gesù" non si intendevano i fratelli di sangue in Cristo (altri figli di Maria Vergine), ma i "fratelli in spirito" di Emmanuele (Dio-con-noi, Isaia 7:14), chiunque dei primi cristiani condivideva tutti i propri averi con la restante comunità: la frazione del pane, la preghiera, i suoi danari e le sue proprietà.
Secondo quanto scritto nel Protovangelo di Giacomo i genitori di Maria si chiamavano Anna e Gioacchino e concepirono Maria in tarda età, senza menzione dell'ausilio della grazia divina, dopo una vita sterile.

Nelle antiche società patriarcali, come quella ebraica, la sterilità era fonte di vergogna fuori dall'ambito della propria dimora, in quanto la procreazione dei figli era ritenuta il principale fine divino e naturale, e dovere della famiglia durante il matrimonio.

Nel Vangelo canonico, qualcosa di simile accade anche a Zaccaria ed Elisabetta, genitori di Giovanni il Battista, ma con queste differenze molto importanti:

l'Annunciazione dell'Arcangelo Gabriele, che preannuncia il miracolo della gravidanza donato dallo Spirito Santo;
Zaccaria, pure marito di una donna non fertile, accede ai gradi più alti della società giudaica, quale sommo sacerdote della ottava Classe, quella di Abia.
Secondo la tradizione, Anna, Gioacchino e Maria abitarono a Gerusalemme, nei pressi dell'attuale Porta dei Leoni, nella parte nord orientale della città vecchia, laddove ci sono i resti della piscina di Betzaeta. Oggi in questa zona sorge una chiesa costruita dai crociati nel XII secolo e dedicata a sant'Anna.

Maria, che imparò a camminare a sei mesi, rimase nel tempio dall'età di tre anni fino al periodo della pubertà. A 14 anni il sommo sacerdote, per trovare uno sposo a Maria, ordinò che tutti i celibi della casa di Davide si presentassero al tempio con le loro verghe: il proprietario della verga che fosse fiorita e dalla quale fosse uscita una colomba sarebbe stato lo sposo di Maria. L'anziano Giuseppe si presentò ma non consegnò la verga. Dio comunicò il fatto al sommo sacerdote e fu scelto Giuseppe.[non chiaro]

Secondo il vangelo apocrifo di Bartolomeo una prima annunciazione fu data a Maria nel tempio stesso di Gerusalemme.

Dio disse a Maria:

«Gioisci, o piena di grazia e vaso di elezione... Ancora tre anni e ti manderò la mia parola; tu concepirai un figlio per mezzo del quale sarà salvata tutta la creazione. Tu sarai il calice del mondo. Pace a te, mia diletta...»

Con un certo grado di approssimazione e basandosi soltanto sui reperti ossei finora scoperti, l’aspettativa di vita in passato era la seguente:
https://www.vitantica.net/2017/11/28/speranza-di-vita-e-longevita-dei-nostri-antenati/
Tardo Paleolitico (da 30.000 anni in poi): alla nascita circa 18 anni, fino a 15 anni era tra i 25-37 anni.
Neolitico: non molto differente dal Paleolitico. Probabilmente superati i 15 anni si potevano raggiungere senza troppe difficoltà i 50-60, come dimostrano alcune tribù di cacciatori-raccoglitori moderni.
Età del Bronzo/Ferro: l’aspettativa di vita fino a 15 anni era tra i 28 e i 36 anni. Superati i 15 anni, la speranza di vita era mediamente di 50-60 anni.
Grecia classica: ad Atene, l’aspettativa di vita alla nascita era di circa 20 anni, fino a 15 anni era di 37-41 anni.
Roma classica: prima dei 10 anni, 20-30 anni; superati i 10, circa 50-60 anni.
Alto Medioevo: fino a 15 anni era di circa 35-40 anni. Superata l’età adolescenziale, la speranza di vita tra la popolazione benestante era tra i 60 e gli 80 anni.
Tardo Medioevo inglese: raggiunti i 21 anni, l’aspettativa di vita si attestava a circa 64 anni. Prima dei 21, era di circa 30-35 anni.
La speranza di vita aumenta man mano che un individuo cresce e supera le fasi più critiche dello sviluppo e le più suscettibili a malattie, fame, guerra e calamità naturali.

Per esempio, la speranza di vita alla nascita tra la nobiltà inglese del XIII secolo era di circa 30 anni; una volta raggiunti i 21 anni, tuttavia, era abbastanza comune invecchiare fino a 65 anni, come dimostrano i resti ossei degli individui del periodo.
[11/01/2018] Una recente ricerca condotta da Christine Cave della Australian National University ha determinato, dopo l’analisi dei denti di oltre 300 individui vissuti in Inghilterra tra il V e il VII secolo d.C., che non era affatto raro superare i 70 anni d’età in questo periodo.

Il team di ricerca ha elaborato un metodo per calcolare l’età anagrafica di un individuo a partire dalle condizioni della dentatura, scoprendo che molti dei corpi rinvenuti nei cimiteri inglesi appartenevano a persone in età avanzata, spesso oltre i 70 anni.

La speranza di vita nel Paleolitico
Anche durante l’Età della Pietra, specialmente nel Paleolitico superiore, per quanto la vita fosse molto più dura per l’essere umano rispetto al Medioevo non era così raro raggiungere un’età avanzata.

Michael Gurven, professore di antropologia della U.C. Santa Barbara, ha studiato estensivamente lo stile di vita delle comunità di cacciatori-raccoglitori moderne scoprendo che la loro speranza di vita non è molto differente da quella di un europeo del XIX secolo: anche se le tribù semi-primitive di oggi beneficiano dell’eradicazione di alcune malattie letali che piagavano il genere umano nell’antichità, superata l’età giovanile è abbastanza comune raggiungere i 50-60 anni.

Il Paleolitico superiore sembra segnare un punto di distacco da un precedente stile di vita caratterizzato da un’aspettativa di vita e una longevità molto basse, circa 30 anni per entrambe

Isaia (in ebraico יְשַׁעְיָהוּ, latino Isaias, "il Signore salva"; 765 a.C. circa – VIII secolo a.C.) è stato un profeta ebreo antico.

Egli è uno dei cinque maggiori profeti biblici, al quale se ne attribuisce un libro: il cosiddetto libro di Isaia. Considerato insieme ad Elia uno dei profeti più importanti di tutta la Bibbia, gli succederanno Geremia, Ezechiele e Daniele.

Isaia non era un sacerdote ma un levita della Tribù di Levi i quali erano consacrati al culto divino e per questo non ebbero possedimenti terrieri quando Israele si insediò nella terra promessa. Quindi (cap. 6) né lui né i suoi figli erano discendenti di Iesse cioè della Tribù di Giuda (cap. 11). Le sue profezie avevano dunque natura messianica (cap. 7).
https://it.wikipedia.org/wiki/Isaia
Mentre in altri profeti, come ad esempio Geremia o Osea, le vicende personali sono legate strettamente al messaggio che trasmettono e quindi vengono riportate nei rispettivi libri, in Isaia prevale l'aspetto più visionario, politico e poetico dell'essere profeta.

Nel suo libro si accenna a due figli con nomi simbolici[1], e ad una moglie chiamata profetessa[2], non si sa bene se perché dotata dello stesso carisma del marito o solo perché sua moglie.

Figlio di Amoz (da non confondere con il profeta Amos), Isaia nacque intorno al 765 a.C. Nel 740 a.C., anno della morte del re Ozia, ebbe nel Tempio di Gerusalemme una visione in cui il Signore lo inviava ad annunciare la rovina di Israele[3].

Visse in un periodo di forti tensioni sociali e politiche durante le quali Israele era sotto la costante minaccia di un'invasione assira. Il peso politico datogli dal suo essere profeta lo rese un personaggio molto in vista nel suo tempo e la sua vicinanza alla corte di Gerusalemme lo fanno ritenere da alcuni appartenente ad una famiglia aristocratica. La sua attività politica e profetica fu costantemente impegnata a denunciare il degrado morale portato dalla prosperità del paese. Egli tentò di impedire ogni alleanza militare con altri paesi indicando come unica strada la fiducia in Dio.

Di Isaia si perdono le tracce nel 700 a.C.: secondo una tradizione ebraica fu arrestato e condannato a morte sotto Manasse. Secondo i vangeli apocrifi venne segato in due, come accennato nel capitolo 11, 37 della Lettera agli Ebrei.

Oltre al profeta e all'uomo politico, Isaia può essere considerato anche un poeta.

Il nome Isaia, in ebraico Yeshayàhu, significa "Il Signore ha salvato". Nel libro di Isaia si trovano molti passi che nella tradizione cristiana sono stati letti come riferimenti a Gesù di Nazaret. Lo stesso Gesù, secondo quanto riportato nel Vangelo di Luca, sceglie un brano di Isaia per iniziare la sua predicazione[4].

Molti hanno identificato l'Emmanuele del Capitolo 7 del Libro di Isaia come un appartenente alla sua famiglia, mentre il Capitolo 11 dice che l'Emmanuele è di discendenza davidica. Poiché il Capitolo 6 presenta la sua vocazione all'interno del tempio, e quindi egli era un sacerdote della tribù di Levi, bisogna escludere l'ipotesi di partenza e prendere in considerazione il suo libro come l'origine del Messianismo nella accezione più religiosa. Il testo biblico tradotto dalla lingua originale descrive il Messia come l'Emmanuele che sarebbe stato concepito dal grembo di una Vergine e come il virgulto che sarebbe germogliato dalla radice di Iesse, descrivendolo quindi come vero Dio e come vero Uomo, mentre nella traduzione fedele letterale il testo biblico riferisce di una donna (non una vergine) già incinta (con un aggettivo) partorente (non un verbo al futuro) senza possibilità di interpretazione alternativa, come tutti i traduttori ebraici confermano, significa che una donna incinta sta partorendo e non una vergine concepirà e partorirá, in sostanza negando la profezia costruita in periodi del cristianesimo successivi su un'errata traduzione: infatti in Isaia 7:14 è utilizzata la parola ebraica Almah che significa soltanto 'donna giovane' o 'ragazza' e mai in nessuna accezione è resa con 'vergine', inoltre poi è utilizzata la parola ebraica Arah che è un aggettivo, significa 'incinta' e non è assolutamente un verbo al futuro, ed infine Ioledet che significa 'sta partorendo'; anche grazie ai rotoli rinvenuti a Qumran[5], in particolare il rotolo 1QIs, ritrovato a Qumran nella grotta 1Q che riprende alcune affermazioni del redattore dal quale la versione attribuita a Matteo evangelista avrebbe copiato la frase, si conferma la presenza dei termini ebraici che confutano l'errata traduzione, inoltre in alcune redazioni greche del nuovo testamento l'evangelista non avrebbe reso con 'partenos' ma più propriamente con 'neanis' la traduzione di 'almah'.
Rimane invece invariata la durata dell'ipotetico ministero pubblico del profeta che attraversò gli anni dal 739 circa al 686 a.C., durante il Regno di Giuda

Abramo visse circa nel 2000 a.C eh il che significa 4000 anni/42 generazioni=circa 95 anni di vita a persona il che è impossibile viste le età medie di allora eh..anche perchè ne dovevano passare 14 dall'esilio babilonese a Gesù appunto eh...(in ebraico: אַבְרָהָם, AFI [ʔaβ.raː.ˈhaːm], da cui il significato "Padre di molti"; in arabo: ابراهيم‎, Ibrāhīm; ... – ...) è un patriarca dell'ebraismo, del cristianesimo e dell'islam. La sua storia è narrata nel Libro della Genesi ed è ripresa nel Corano. Secondo Genesi (17,5[1]), il suo nome originale era Abram אַבְרָם [ʔaβ.ˈraːm], poi cambiato da Dio in Abraham.

Non esistono testimonianze indipendenti da Genesi dell'esistenza di Abramo[2]: secondo l'esegesi storico-critica non sarebbe quindi possibile attestare la sua storicità. La cronologia interna alla Bibbia colloca Abramo verso il 2000 a.C.[3] La redazione del testo biblico che parla di lui pare essere opera di un redattore sacerdotale, ai tempi dell'esilio babilonese[4] (tra il VII e il VI secolo a.C.). Come in genere succede per i testi riguardanti i patriarchi, non si tratta di biografie, né di racconti storici nel senso comune del termine, ma di fissazione per iscritto di tradizioni orali.[2] La Torah lo riporta nativo di Ur dei Caldei, una città dell'area babilonese nell'odierno Iraq.

Alcuni studiosi ritengono che i racconti su Abramo siano il risultato di tensioni gli ebrei che erano rimasti in Giuda durante la cattività babilonese e affermavano il proprio diritto alla terra sulla base di una discendenza da Abramo, mentre i giudei di ritorno dall'esilio attribuivano autorità esclusivamente alla Torah e legavano il diritto alla terra all'Alleanza stretta da Dio con Mosè secondo la tradizione dell'Esodo.
https://it.wikipedia.org/wiki/Abramo

La genealogia di Gesù è riportata nel Vangelo secondo Matteo (1,1-16[1]) e nel Vangelo secondo Luca (3,23-38[2]), ed è ricordata dalla Chiesa cattolica il 24 dicembre[3]. Nel Vangelo secondo Matteo la genealogia parte da Abramo e giunge, di padre in figlio fino a Gesù, saltando gli antenati durante la deportazione a Babilonia; nel Vangelo secondo Luca è fornita a partire da Gesù di figlio in padre fino ad Adamo «figlio di Dio». Il numero di generazioni, pur diverso nelle due genealogie, è in entrambe multiplo di sette, numero con un importante valore simbolico nella letteratura semitica. Le genealogie, quindi, hanno un significato simbolico che potrebbe essere stato raggiunto a spese dell'accuratezza storica, ad esempio saltando alcune generazioni. Per Luca la nascita di Gesù è il compimento della storia dell'intera umanità, mentre Matteo si era limitato a sottolineare il compimento della storia del popolo ebraico.

In entrambe le genealogie Giuseppe non viene presentato come padre biologico di Gesù, ma solo come padre adottivo, in accordo con quanto narrato nei due vangeli. La funzione delle due genealogie, perciò, è quella di evidenziare il legame del Messia con la storia ebraica e soprattutto la sua discendenza legale dal re Davide. Ciò consente di applicare a Gesù la profezia di Isaia, che qualifica il messia come germoglio dell'albero di Jesse (Is 11,1-2[4]).
https://it.wikipedia.org/wiki/Genealogia_di_Ges%C3%B9
Generazioni antecedenti Abramo
Sono elencate solo nel Vangelo secondo Luca, 3,34-38. L'aggiunta del nome "Dio" a quello dei 20 patriarchi della Genesi (come nominati dai LXX) consente di raggiungere 3x7=21 antenati. Ovviamente Dio, che ha dato origine ad Adamo tramite un atto di creazione e non di generazione biologica, è disomogeneo dal resto della lista. Il contrasto serve ad evidenziare che la storia umana che conduce a Cristo è omogenea al piano creatore di Dio.

Dio
Adamo
Set
Enos
Chenan
Malaleèl
Iared
Enoc
Matusalemme
Lamec
Noè
Sem
Arfacsad
Cainam
Sala
Eber
Falek
Ragau
Seruc
Nacor
Tare
Generazioni da Abramo a Davide
Le 7x2=14 generazioni sono presentate in buon accordo sia dal Vangelo secondo Matteo 1,1-6 sia dal Vangelo secondo Luca 3,31-34, che, tuttavia, non cita le tre mogli. Fra Esrom e Aminadab alcuni manoscritti lucani inseriscono due generazioni, Arni e Admin, al posto di Aram. In questo modo non occorre duplicare il nome di Davide per ottenere che il numero di generazioni sia multiplo di sette sia in questa lista che in quella successiva.

Abramo
Isacco
Giacobbe
Giuda (padre) - Tamar (madre)
Fares
Esrom
Aram
Aminadab
Naasson
Salmon (padre) - Racab (madre)
Booz (padre) - Rut (madre)
Obed
Iesse
Davide
Generazioni da Davide a Giuseppe
Luca elenca 6x7= 42 generazioni; Matteo 4x7=28.
Sia Matteo sia Luca presentano un numero di generazioni multiplo di 7 (6x7=42 Matteo e 11x7=77 Luca). Questo risultato è ottenuto in modo trasparente, ad esempio indicando Dio come "capostipite" in Luca oppure saltando alcuni re di Giuda in Matteo. Il numero 7 nelle letterature semitiche indica completezza; l'artificio letterario, quindi, è solo un simbolo per segnalare che con la nascita di Gesù "il tempo è compiuto" (cfr. Mt 1,22).

Il numero delle settuple è collegato in entrambi i casi al numero 12 (6=12/2 in Matteo e 11=12-1 in Luca). Anche il dodici è universalmente un simbolo di completezza: 12 mesi, 12 patriarchi, 12 fatiche di Ercole, ecc. In alcune fonti rabbiniche la storia del mondo viene suddivisa in dodici "settimane".[6] Matteo quindi sembra indicare che Gesù è il centro della storia, mentre Luca segnala che egli inaugura l'ultima settimana, quella escatologica.

Matteo, inoltre, suddivide esplicitamente la genealogia in una terna di quattordici generazioni ciascuna (Mt 1,17) e anche in Luca i numeri delle generazioni di antenati e di successori di Davide sono multiple di 14, numero che nella ghematria è il valore che corrisponde proprio al nome Davide. In ebraico ogni consonante ha un valore numerico. La somma dei valori numerici delle consonanti di Davìd da 14. La ripetuta ricorrenza del numero 14 vuole sottolineare la discendenza davidica di Gesù e quindi l'avverarsi delle profezie che annunciavano l'arrivo di un messia della stirpe di Davide.

Il numero 42
La suddivisione della genealogia nel Vangelo di Matteo è divisa tre gruppi di quarantadue nomi. Esistono tuttavia significative complicazioni con questo tipo di suddivisione, infatti in realtà vi sono soltanto 41 nomi nella lista (compreso lo stesso Gesù) e non 42 (14x3). Sono state date diverse interpretazioni per dare una spiegazione a questa caratteristica numerica. Una prima spiegazione è che il nome di Davide dovrebbe essere contato due volte poiché egli viene menzionato due volte nella genealogia, sia nei primi 14 nomi risalenti al periodo dei Re sia nei 14 nomi successivi. Questa logica, però, implicherebbe che venga contato due volte anche il re Ieconia, che compare sia prima sia dopo l'esilio a Babilonia e ciò farebbe salire a 43 il numero dei nomi nella lista.

Una spiegazione più attendibile e accettata consiste nell'ipotizzare una confusione di Ieconia con un altro personaggio dal nome simile. Secondo l'antico testamento, infatti, un re di nome Jehoiakim si trova tra Giosia e Ieconia e dato che la seconda teoforia nel nome Ieconia (Jeconiah) la -iah è trasposta nel mezzo del nome nel Libro dei Re, come Jehoiachin, è plausibile che l'autore del vangelo di Matteo, o un trascrittore successivo, abbiano confuso Jehoiakim con Jehoiachin. Ciò spiegherebbe anche perché il testo identifica Giosia come padre di Ieconia invece che come suo nonno e perché Ieconia, solitamente considerato figlio unico, sia elencato come avente numerosi fratelli, una descrizione altrove considerata più appropriata per Jehoiakim.

Considerando che gli intervalli di tempo citati da Matteo (Mt1,17[7]) sono troppo ampi per contenere solo 14 generazioni e che la sua genealogia è quasi del tutto differente da quella lucana e inoltre che la stessa natività di Gesù descritta non è storica ma introdotta dallo stesso Matteo con motivazioni teologiche, si può supporre che l'evangelista abbia unito liste genealogiche diverse che gli erano pervenute e le abbia modificate ulteriormente per i suoi scopi[8], come meglio precisato nelle sottostante sezione "Attendibilità storica dei vangeli su Natività e genealogia di Gesù".
Differenze tra le genealogie da Davide e Giuseppe
Come illustrato nella precedente tabella, le genealogie di Luca e Matteo si dividono a Davide. Matteo continua con Salomone e i re seguenti, saltandone diversi sino a Zorobabéle, ultimo esponente della dinastia che raggiunse la notorietà, pur senza diventare re. I nomi fra Zorobabele e Giuseppe non appaiono in alcun punto dell'Antico Testamento o altri testi, a parte un paio di eccezioni. Luca, invece, si collega a Nathan, il figlio di Davide meno conosciuto, e continua elencando 40 persone prima di Giuseppe, pressoché nessuno dei quali corrisponde a quelli di Matteo o appare in altri documenti storici.

Zorobabele e Salatiel sono elencati sia nella genealogia secondo Luca, sia in quella secondo Matteo, ma in Luca Salatiel non è riportato come figlio di Ieconia, ma piuttosto come figlio di Neri. Trattandosi di nomi allora molto diffusi lo Zorobabele e il Salatiel di Matteo potrebbero essere persone diverse da quelle di Luca. La genealogia è ulteriormente complicata dal fatto che il primo libro delle Cronache 3,19 afferma che il padre di Zorobabele era Pedaià, un fratello di Salatiel ("Sealtiel" nel testo masoretico), ma ciò potrebbe essere spiegato con la legge del levirato.

L'albero di Jesse (o Iesse) è un motivo frequente nell'arte cristiana tra l'XI e il XV secolo: rappresenta una schematizzazione dell'albero genealogico di Gesù a partire da Jesse, padre del re Davide, il quale è di particolare importanza nelle tre religioni abramitiche, l'ebraismo, il cristianesimo e l'islam
https://it.wikipedia.org/wiki/Albero_di_Jesse
Il tema iconografico trae spunto da un famoso annuncio messianico contenuto nel capitolo 11 del libro del profeta Isaia (11,1.10)da cui ha origine il suo nome greco. Gli artisti combinarono la frase con la genealogia di Gesù come appare nel vangelo secondo Matteo[4] o secondo il Vangelo di Luca (3, 23-38)[5], genealogie che tuttavia presentano vistose differenze..

Spesso Jesse appare addormentato, la testa appoggiata su una mano. Questa posizione è, a volte, associata ad un sogno profetico concernente la discendenza del dormiente. Dal suo fianco o dal suo ventre o anche dal dorso[8] o più raramente dalla sua bocca, s'innalza un albero i cui rami sorreggono gli antenati di Gesù, in particolare Davide riconoscibile per la sua arpa, fino a Maria. Le vetrate della cattedrale di Chartres rappresentano, dal basso in alto Davide, Salomone, Roboamo, Abias ed infine Maria. Ogni artista, a seconda del testo che ha utilizzato, del proprio gusto e dello spazio che ha a disposizione, aggiunge altri personaggi dell'Antico Testamento, spesso i profeti che gli esegeti del Medioevo pensavano avessero annunciato la venuta di Cristo (sono quattordici sulle vetrate di Chartres). Alla sommità si trova Gesù, a volte in croce, a volte bambino, sulle ginocchia della madre..

Esistono naturalmente anche altre forme di rappresentazione della genealogia di Gesù, che non utilizzano l'albero di Jesse, il più famoso è quello dipinto nelle lunette della Cappella Sistina da Michelangelo tratto dal Vangelo secondo Matteo

Marco 3:29
ma chiunque avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non ha perdono in eterno, ma è reo di un peccato eterno».
Luca 12:10
E chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo, sarà perdonato; ma chi avrà bestemmiato contro lo Spirito Santo, non sarà perdonato.
Romani 2:24
Infatti, com'è scritto:
«Il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra fra gli stranieri».
Luca 12
Istruzioni varie di Gesù; il peccato imperdonabile; la bestemmia contro lo Spirito Santo
1 Nel frattempo la gente si era riunita a migliaia, così da calpestarsi gli uni gli altri. Allora Gesù cominciò a dire prima di tutto ai suoi discepoli: «Guardatevi dal lievito dei farisei, che è ipocrisia. 2 Ma non c'è niente di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. 3 Perciò tutto quello che avete detto nelle tenebre, sarà udito nella luce; e quel che avete detto all'orecchio nelle stanze interne, sarà proclamato sui tetti. 4 Ma a voi, che siete miei amici, io dico: non temete quelli che uccidono il corpo ma, oltre a questo, non possono fare di più. 5 Io vi mostrerò chi dovete temere. Temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella geenna. Sì, vi dico, temete lui. 6 Cinque passeri non si vendono per due soldi? Eppure non uno di essi è dimenticato davanti a Dio; 7 anzi, perfino i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete dunque; voi valete più di molti passeri.
8 Or io vi dico: chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo riconoscerà lui davanti agli angeli di Dio; 9 ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini, sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio.

Il valore simbolico dei numeri Lo stesso argomento in dettaglio: Ghimatriah.
https://it.wikipedia.org/wiki/Simbolismo_ebraico OVVIAMENTE QUESTA ROBA QUI NON CENTRA NULLA CON LO YOGA CHE PIù ANTICO DI MILLENNI DELLA RELIGIONE EBRAICA CHE è NATA DA ABRAMO NEL 2000 AVANTI CRISTO E I LIBRI EBRAICI HANNO SOLO 3500 ANNI OGGI MENTRE I VEDA NE HANNO PIù DI 5000 ANNI SENZA CONTARE L'ORALE...PROPRIO UN CAZZO DI NULLA CON QUELLO CHE SPIEGO IO EH...NIENTE PROPRIO...QUINDI AVETE FATTO UN SINCRETISMO DELL'EBRAISMO CON L'INDUISMO CHE è PIù VECCHIO ED è PURE LO STESSO DIO PER FARE I CAZZI VOSTRI INVECE DI DIRE CHE LA RELIGIONE EBRAICA è UNA MERDA DI RELIGIONE PER UN POPOLO DI MERDA E PER GENTE DI MERDA E STUPIDA DI PECCATORI INVECE DI ACCETTARE GESù COME MESSIA E DIO E SALVARVI PER CONTINUARE A PECCARE VOI E CONDANNARE PURE GLI ALTRI PERCHè SAPETE BENISSIMO CHE VOI NON ENTRERETE MAI NEL REGNO DI DIO...CAZZO COMPLIMENTI...MA NON VI FATE SCHIFO??MA ANDATE A FARVI RICOVERARE VA DA UNO BRAVO..MA VERAMENTE
Il numero tre era il simbolo di santità e amore. Il Santo dei Santi occupava un terzo del Tempio, e il Luogo Santo due terzi. Gli arazzi erano dieci volte tre ulne di lunghezza, e c'erano tre vasi ciascuno per l'altare degli olocausti, l'altare dell'incenso, e l'Arca. Il candeliere due volte aveva per due volte tre bracci (oltre al manico, che sorreggeva anch'esso una lampada), e ciascun braccio aveva tre pomelli. La benedizione del sacerdote consisteva in tre sezioni,[8] e nell'invocazione di Dio, la parola "santo" veniva ripetuta tre volte.

Il simbolismo del numero quattro è basato sulla contemplazione del quaternità come si trova nell'universo, che includeva sia il cielo che la terra. Il numero 4 connotava il cielo come Trono di Dio.

Il Santo dei Santi era in forma di cubo, ed il Luogo Santo era un doppio cubo in lunghezza. Tutti i vasi del Tempio di Gerusalemme (tranne il candelabro) erano rettangolari. Secondo Ezechiele 1:26-28, il numero quattro simboleggia la rivelazione divina, mentre nell'interpretazione di Filone di Alessandria è il numero della completa armonia.

Il numero cinque caratterizzava il semi-completamento. Le dimensioni del velo del Santo dei Santi erano quattro cubiti per cinque, l'altare nella corte copriva una superficie di cinque cubiti quadrati, e c'erano cinque pilastri all'ingresso del Tabernacolo.

Il numero sei simbolizza l'imperfezione.

Il numero sette era il simbolo generico per tutte le associazioni con Dio, ed era il numero religioso favorito dell'Ebraismo, rappresentando l'alleanza di santità e santificazione, e anche tutto ciò che fosse santo e santificante in intento. Il candelabro aveva sette lampade, e gli atti di espiazione e purificazione venivano accompagnati da aspersioni eseguite sette volte. L'istituzione dello Shabbat, dell'anno sabbatico (shmita), e dell'anno del giubileo erano tutti basati sul numero sette, come i periodi di purificazione e di lutto. Il numero 7 è il numero divino di completamento.

Il numero otto simboleggia un nuovo inizio. Secondo la Kabbalah nello Zohar il numero otto indica questo perché l'ottavo giorno era il primo giorno dopo la Creazione, quando Dio è tornato al lavoro – la settimana è iniziata nuovamente.

Il numero dieci simboleggia l'assoluta completezza. La corte del Tabernacolo era dieci volte lunga dieci cubiti, e cinque volte ampia dieci cubiti, e nel Santo dei Santi venivano conservati i Dieci Comandamenti.

Il numero dodici, essendo il prodotto di tre e quattro, caratterizzava l'unione del popolo con Dio.Sul tavolo c'erano dodici pani dell'offerta, e il pettorale del sacerdote conteneva dodici pietre preziose come emblemi delle dodici tribù di Israele, che si accampavano intorno al Santuario.

Il numero tredici simbolizza i principi di fede e della misericordia di Dio.

Il numero diciotto viene considerato significativo perché la parola ebraica corrispondente a "vita", che ha un valore numerico di 18.

Il numero ventisei simbolizza il Nome di Dio.

Metalli e minerali

Cristalli d'oro
L'oro era il simbolo della luce divina o celestiale, la gloria di Dio. L'argento era l'emblema dell'innocenza morale e della santità. L'ottone simbolizzava la durezza, la forza e la fermezza.L'ottone era un sostituto dell'oro, e il ferro dell'argento.

Il sale era dichiarato necessario in ogni offerta di pasto, e prendeva il posto del sangue nei sacrifici di animali.Nel Talmud, il sale caratterizza la Torah, poiché, dato che il mondo non può esistere senza sale, così non può durare senza la Torah.

Colori
Gli israeliti usavano un colorante indaco chiamato tekhelet: questo colorante era probabilmente fatto da lumache di mare murex trunculus. Tale colorante era molto importante sia per le culture ebraiche che per quelle non ebraiche di questo periodo, ed era utilizzato dalla casa reale e dalle classi superiori nella tintura dei propri vestiti, lenzuola, tende, ecc. Il colorante è noto come porpora di Tiro.

Nella Torah agli Israeliti è comandato di tingere uno dei fili dei loro tallit (scialli di preghiera) con il tekhelet: allora quando guarderanno questo colorante penseranno al blu del cielo e a Dio sopra di loro in Paradiso. Il tekhelet corrisponde al colore della rivelazione divina (Midrash Rabbah Numeri xv). Il "blu" nell'Ebraismo ha quindi sempre avuto un significato importante in tutta la storia della cultura ebraica fino ad oggi. Il blu è stato anche associato ai dieci comandamenti. Quando Mosè e gli anziani salirono sul monte Sinai, videro Dio in piedi su un ripiano di zaffiro (blu) e le tavole della Legge erano fatte di quella pietra (cioè zaffiro), e quindi il blu sulle vesti doveva essere un ricordo permanente della Legge di Dio.

"Argaman" era il simbolo della potenza e della gloria,cosicché Alessandro I Bala ammantò Gionatan di porpora, usata specialmente per designare la dignità reale.

"Tola'at" e "shani" ("scarlatto", "cremisi") simbolizzavano il sangue e quindi caratterizzavano frequentemente la vita, sebbene questo colore spesso denotasse il peccato, ma anche la gioia e la felicità. La purificazione dal peccato era spesso rappresentata dalla porpora.

"Shesh" (bianco) era il simbolo della purezza fisica ed intellettuale, essendo il vero colore della luce, senza nessuna modifica Il bianco simbolizza anche la morte, ma in certi casi può simbolizzare la vita

chi fa ste stronzate ovviamente dovrà rispettare la legge ebraica quindi tutti i 613 comandamenti per essere salvati eh...non no...https://it.wikipedia.org/wiki/613_Mitzvot

Ma per i codardi, gl'increduli, gli abominevoli, gli omicidi, i fornicatori, gli stregoni, gli idolatri e tutti i bugiardi, la loro parte sarà nello stagno ardente di fuoco e di zolfo, che è la morte seconda».Apocalisse 21:8
IL NEOPAGANESIMO E LA MASSONERIA NON SONO RELIGIONI MA UN CULTO SCAM DI TRUFFATORI E UNA SETTA SATANICA...IO NON FACCIO QUESTE COSE OVVIAMENTE E NON SONO MASSONE O ISCRITTO IN QUALCHE ALTRA ASSOCIAZIONE DOVE FANNO GIURAMENTI QUINDI NON DEVO RENDERE CONTO A NESSUN UOMO MA RENDO CONTO A DIO...E QUINDI SPUTTANO E PRENDO SPUDORATAMENTE PER IL CULO APPOSTA QUESTA GENTE DI MERDA CHE FANNO QUESTE COSE
Playlist da vedere sulla zizzania appunto o chiamati anche i pesci marci e la feccia massonica siosatanista ebraica di truffatori e ciarlatani di primissimo livello e maestri del nulla
https://www.youtube.com/playlist?list=PLuNGnkcXvyh9iJ8b4pi414obFUOM8VChg
https://www.youtube.com/playlist?list=PLuNGnkcXvyh-aUyoiw_9Jxrzlzw2bnwC
https://rumble.com/vrymu5-smontiamo-dalla-a-alla-z-il-culto-massonico-neopagano-politeista-satanista.html?mref=rljsx&mc=e5yiv
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Romani 1
I peccati dei pagani
18 L'ira di Dio si rivela dal cielo contro ogni empietà e ingiustizia degli uomini che soffocano la verità con l'ingiustizia; 19 poiché quel che si può conoscere di Dio è manifesto in loro, avendolo Dio manifestato loro; 20 infatti le sue qualità invisibili, la sua eterna potenza e divinità, si vedono chiaramente fin dalla creazione del mondo, essendo percepite per mezzo delle opere sue; perciò essi sono inescusabili, 21 perché, pur avendo conosciuto Dio, non lo hanno glorificato come Dio, né lo hanno ringraziato; ma si sono dati a vani ragionamenti e il loro cuore privo d'intelligenza si è ottenebrato. 22 Benché si dichiarino sapienti, sono diventati stolti, 23 e hanno mutato la gloria del Dio incorruttibile in immagini simili a quelle dell'uomo corruttibile, di uccelli, di quadrupedi e di rettili.
24 Per questo Dio li ha abbandonati all'impurità, secondo i desideri dei loro cuori, in modo da disonorare fra di loro i loro corpi; 25 essi, che hanno mutato la verità di Dio in menzogna e hanno adorato e servito la creatura invece del Creatore, che è benedetto in eterno. Amen.
26 Perciò Dio li ha abbandonati a passioni infami: infatti le loro donne hanno cambiato l'uso naturale in quello che è contro natura; 27 similmente anche gli uomini, lasciando il rapporto naturale con la donna, si sono infiammati nella loro libidine gli uni per gli altri commettendo uomini con uomini atti infami, ricevendo in loro stessi la meritata ricompensa del proprio traviamento.
28 Siccome non si sono curati di conoscere Dio, Dio li ha abbandonati in balìa della loro mente perversa sì che facessero ciò che è sconveniente; 29 ricolmi di ogni ingiustizia, malvagità, cupidigia, malizia; pieni d'invidia, di omicidio, di contesa, di frode, di malignità; 30 calunniatori, maldicenti, abominevoli a Dio, insolenti, superbi, vanagloriosi, ingegnosi nel male, ribelli ai genitori, 31 insensati, sleali, senza affetti naturali, spietati. 32 Essi, pur conoscendo che secondo i decreti di Dio quelli che fanno tali cose sono degni di morte, non soltanto le fanno, ma anche approvano chi le commette.
infatti non c'è distinzione:tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio - ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, mediante la redenzione che è in Cristo Gesù.Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel suo sangue, per dimostrare la sua giustizia, avendo usato tolleranza verso i peccati commessi in passato,al tempo della sua divina pazienza; e per dimostrare la sua giustizia nel tempo presente affinché egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in Gesù.
Dov'è dunque il vanto? Esso è escluso. Per quale legge? Delle opere? No, ma per la legge della fede;Dio è forse soltanto il Dio dei Giudei? Non è egli anche il Dio degli altri popoli? Certo, è anche il Dio degli altri popoli, poiché c'è un solo Dio, il quale giustificherà il circonciso per fede, e l'incirconciso ugualmente per mezzo della fede.
Annulliamo dunque la legge mediante la fede? No di certo! Anzi, confermiamo la legge
Responsabilità dei Giudei davanti a Dio
17 Ora, se tu ti chiami Giudeo, ti riposi sulla legge, ti vanti in Dio, 18 conosci la sua volontà, e sai distinguere ciò che è meglio, essendo istruito dalla legge, 19 e ti persuadi di essere guida dei ciechi, luce di quelli che sono nelle tenebre, 20 educatore degli insensati, maestro dei fanciulli, perché hai nella legge la formula della conoscenza e della verità; 21 come mai dunque, tu che insegni agli altri non insegni a te stesso? Tu che predichi: «Non rubare!» rubi? 22 Tu che dici: «Non commettere adulterio!» commetti adulterio? Tu che detesti gli idoli, ne spogli i templi? 23 Tu che ti vanti della legge, disonori Dio trasgredendo la legge? 24 Infatti, com'è scritto:
«Il nome di Dio è bestemmiato per causa vostra fra gli stranieri».
25 La circoncisione è utile se tu osservi la legge; ma se tu sei trasgressore della legge, la tua circoncisione diventa incirconcisione. 26 Se l'incirconciso osserva le prescrizioni della legge, la sua incirconcisione non sarà considerata come circoncisione? 27 Così colui che è per natura incirconciso, se adempie la legge giudicherà te, che con la lettera e la circoncisione sei un trasgressore della legge

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