Marco Guzzi - Nietzsche e il natale

2 years ago
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25 dicembre 1880: “Oggi, mie profondissime dilette, è Natale; Capodanno è alle porte. Una letterina va scritta, anche se i signori occhi protestano. Ieri me ne stavo sdraiato sul letto, e pensavo alla vita, e venni alla conclusione che molte cose sono incomplete, e spesso c’è da stringere i denti: perciò bisognerebbe cogliere ogni occasione per dirsi qualche parola buona e farsi un po’ di bene l’un l’altro, perché qualcosa di bello venisse pur fuori da questa nostra esistenza! (E intanto mi venne in mente che io non sono mai andato a trovare la zia Cecilia, e anche che, con le mie impazienze e i miei bronci, vi ho avvelenato tutto lo scorso autunno). E ad un tratto mi avvidi che erano le cinque, e cioè l’ora in cui da noi e in tutte le case si accende l’albero e si distribuiscono i doni di Natale”.

26-28 dicembre 1885 (quindi dopo aver composto/iniziato a comporre “Così parlò Zarathustra” e “Al di là del bene e del male”): “[…] Però il mio Natale riuscì veramente giorno di festa. A mezzodì ebbi i vostri cari doni, e subito mi misi al collo la catenina, e il calendarietto sparì nella tasca del panciotto. Evidentemente in quell’istante il denaro è sgusciato via, se nella lettera v’era del denaro (così almeno scrive la mamma). Perdonate al vostro “ciechino” che volle aprire il pacco per la strada: è probabile che qualcosa vi sia scivolato via, data l’impazienza con la quale spiegai la lettera. Speriamo che una povera vecchietta sia stata là vicino ed abbia trovato così per la strada il suo regalo del “Bambino”.

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