SMART WORKING: LA DEGRADAZIONE DEL MONDO DEL LAVORO - Savino Balzano

3 years ago
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Savino Balzano ha studiato a fondo la degradazione del mondo del lavoro nel corso dell'ultimo trentennio: dalla dilagante precarietà all'indebolimento dei rapporti sindacali, dalla delocalizzazione alla competizione al ribasso. Ora sta per dare alle stampe un libro dal titolo eloquente: “Contro lo smart woking”. Negli ultimi mesi il ricorso massiccio allo smart working è stato accolto da articoli e commenti che ne hanno decantato gli aspetti positivi, ma anche più superficiali, come il risparmio di tempo sugli spostamenti e il minore impatto energetico. Tuttavia, secondo Balzano, è necessario indagare più a fondo il fenomeno, iniziando a capire la differenza tra telelavoro, che già esisteva in Italia e risentiva di normative molto precise, e lo smart working, che è stato introdotto frettolosamente senza una adeguata riflessione sulle tutele a cui sarebbe stato necessario sottoporlo.

“La differenza tra il telelavoro è lo smart working è principalmente nelle tutele dei lavoratori e negli obblighi in capo al datore di lavoro: nel secondo il datore di lavoro deve pochissimo in materia di salute e sicurezza sul lavoro, flessibilizza enormemente la prestazione lavorativa dei dipendenti ancorandola agli obiettivi e avvicinandola pericolosissimamente al cottimo, supera completamente il concetto di orario di lavoro e di lavoro straordinario, scarica totalmente sul lavoratore il compito di provvedere alla rete infrastrutturale da adoperare per la prestazione”.

Ma oltre agli aspetti normativi, ce ne sono altri secondo Balzano ancora più insidiosi e profondi, i cui effetti saranno visibili solo sul lungo periodo: primo tra tutti la disgregazione della comunità di lavoratori che è stata alla base del sindacalismo per come lo abbiamo finora conosciuto.

“È fondamentale guardare alla comunità del lavoro e, soprattutto, assumere uno sguardo prospettico: sarebbe un errore gravissimo e dai risvolti drammatici quello di porre l'attenzione solo verso chi, oggi in smart working, a fatica riesce a mantenere viva una rete di contatti con gli altri colleghi da casa; dobbiamo immaginare piuttosto chi entrerà nel mondo del lavoro del futuro, chi non conoscerà altro che questa modalità di lavoro, chi riterrà assolutamente normale vivere il lavoro in solitudine, non potendo condividere con altri le proprie difficoltà e le proprie pene, chi non potrà fare opera di proselitismo attorno a una causa vissuta come giusta, chi non riuscirà ad individuare una coscienza di resistenza, di rivendicazione, di lotta”.

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