La mia RiEvoluzione - Parte 7

3 years ago
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L’infamia è uscita allo scoperto. Ma non solo;
anche la mediocrità è uscita allo scoperto. Conosciamo bene sia i fatti, sia
gli uomini. Quattro delinquenti in marsina di ministro o presidente dovevano
scrivere il loro nome accanto a quello dei loro mandanti, Gran Maestri di altri
Gran Maestri. Uomini delle istituzioni, valorosi solo negli eccidi proletari.
La grande gerarchia italiana della massoneria. Schiere di industriali che
sbavano oro al termine dei sacri riti. Una massa di indegni pennaioli che scaracchiano
menzogne pur di riscuotere il grembiulino della promozione. Scaldacattedre di
tutti gli istituti di programmazione mentale che attraverso falsi dogmi,
osannano l’infamia. Opinionisti televisivi, allevati nel trogolo della stretta
osservanza. Cloni lobotomizzati in camice ospedaliero, doppiati nelle voci dal
timbro chiaro ed impeccabile dei propri confratelli. Tutta questa cancrena è
anche benedetta; non manca l’invocazione della santa romana chiesa, la quale
chiede obbedienza per confermare il primato su tutto il mondo attraverso la
voce vicaria dell’anticristo.

E la guerra è stata dichiarata. Una guerra
preparata dai governi sovrannazionali per ordine di oscuri ed antichi signori.
Assente è l’anima del popolo, a furia di menzogne giornalistiche e di oratori
comprati in tutti i partiti dall’oro massonico. E domani, nelle schiere dei
figli del popolo, dopo l’ignoranza passerà la morte della morte stessa. Lontano
da me, col vostro gretto e mascherato vivacchiare. Lontano il rumore delle
vostre paure e della vostra ignàvia. Lasciatemi allargare i polmoni alle arie
dolci dei mondi supremi. Non vale la vostra devozione alla religione
telestatale, il sacrificio di una sola anima. Chi crede nell’esistenza di un
virus cui dichiarare guerra, vada a combatterla; io mi sono già fatto
disertore, perché sono sceso tra voi per provare l’esperienza di essere umano,
non per essere schiavo delle vostre insane malattie. La patria è il nome
poetico, la maschera vezzosa dello stato. E lo stato è il più povero, il più
terribile, il più implacabile nemico dell’uomo, di tutti gli uomini. Che cos’è
dunque codesta patria? Se la patria, come mi si dice, è la terra ove siamo
nati, la terra dei nostri padri, perché non mi lasciate crescere in pace
facendomi coltivare il mio piccolo orto?

La mia mente non aveva nemmeno lontanamente
immaginato un artista o uno scienziato che si fosse mai potuto mettere al
servizio della menzogna e del delitto. Se tutti potevano compiere questa viltà,
uno scienziato, un artista, secondo me, non poteva. Un poeta o uno scrittore,
che lavori per conservare allo status quo la società, non è un’artista: è un
morto che parla in poesia o in prosa. L’arte deve rinnovare la vita e tra i
popoli, perciò dev’essere eminentemente rivoluzionaria. L’artista che dichiara
guerra al disertore, ha chiaramente passeggiato nel giardino di Sherwood.
Respingete l’oltraggio infame. Non vi lasciate illudere dalle sireniche
conquiste di questa scienza e di quest’arte. Non tradite voi stessi. Non siate
indegni dell’era eroica e luminosa che vi indica la strada.

Obbedire, ciecamente obbedire: questa è la condanna
del prigioniero. E domani, uno ad uno i giovani verranno misurati, registrati,
incasaccati; sarà nelle giovani menti l’odio e il disprezzo per
l’insubordinazione e l’anarchia. È possibile mai che la gioventù sia ridotta
allo stesso livello dei maiali dei mercati?

La patria è un trucco, un inganno, una menzogna. Lo
stato è la costituzione affaristica della feccia occulta, di cui conosco la
bruttura senza nome. Perché dunque io debbo servirlo? Quanto di grande, di
vero, di immortale è presente nel mondo, è l’anima di ciascuno di noi. Se una
cosa deve essere sacra e deve essere difesa, questa è l’anima, mai la patria.

L’ultimo degli uomini può essere compreso e scusato
se la disperazione lo porta a delinquere; ma chi gli impone guanti come
manette, mascherine come museruola, e lo rinchiude nelle nuove patrie galere:
gli ospedali, è il primo dei disumani, è un’anima di schiavo invelenita dalla
consapevolezza di essere protetta dall’autorità. La malattia è il nuovo ordine
militare. È possibile mai che io debba diventare un loro soldato? È possibile
che io debba diventare parte del mostruoso organismo militaresco? Qual è la
funzione che avrò quando mi avranno reso malato? La stessa di un soldato:
uccidere e sacrificarsi. No, in entrambi i casi sarebbe un delitto verso ciò
che sono o potrei essere, e sarei degno del disprezzo dei mondi superiori.
Perché dunque devo fare il soldato della sanità, portandone il marchio? Non è
forse il soldato sanitario la stessa esteriorità della guerra? E colui che nega
ora le guerre e ne aborre lo spirito e le conseguenze, non deve necessariamente
porsi contro questa esteriorità? Egli deve essere l’opposto del soldato: deve
essere il disertore; non deve adattarsi al nuovo ruolo di malato.

Le tirannidi conoscono bene questo segreto, ma
altrettanto lo conosco io.

Poveri giovani! Poveri coltivatori di sogni! Non
obbedite all’educatore istituzionale che monopolizza le deboli coscienze per
conto di chi siede all’ombra dello Scudo Rosso, facendo l’apoteosi della
malattia militarizzata, della pedanteria e, attraverso la parola e i gesti,
alle società occulte cui aderiscono. Guai se qualcuno ha la tentazione di fare
una smorfia che significhi obiezione: grazie alla tanto decantata libertà di
pensiero, è segnato a dito e alla prima occasione insultato vigliaccamente.
Questo disertore, che rifiutandosi all’ordine dello stato, ha disobbedito al
militarismo sanitario e tecnologico, è dunque il vero ribelle, l’anarchico. Ma
perché l’infamia abbia la maschera del diritto, necessita un fatto che la crei
e la mostri nel miglior modo. Il colpo è fatto. La patria è salva.

Che cos’è la Repubblica con la sua democrazia? Quel
che è stato, ed è ancora: un potere, una forza di inganno e di frode, lo
sfruttamento dei ruoli. Ruoli in cui siamo stati relegati sin dalla nascita, e
dai qualio stiamo per uscire.

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