RECOVERY FUND + GOVERNO DRAGHI= IL TRIONFO DEL NEOLIBERISMO - Thomas Fazi

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02/04/21 - Negli scorsi mesi il dibattito politico è spesso stato monopolizzato dall'opportunità di ricorrere al Mes: diverse forze parlamentari si sono dette pronte a dare battaglia pur di non accedere al famigerato Fondo Europeo di Stabilità. Troppo rischioso e vincolante rispetto alle solite riforme di austerità. Sul "Piano di Ripresa e Resilienza", però, le stesse forze politiche non hanno mostrato la stessa combattività, il Movimento 5 Stelle, poi, ha anche manifestato entusiasmo, salutandolo il nuovo fondo come un segnale di svolta dell'UE. Secondo il giornalista Thomas Fazi, che si occupa da anni di politiche economiche e di Unione Europea, questa disparità di atteggiamento è del tutto ingiustificata.

"Partiamo dagli 80 miliardi di trasferimenti 'a fondo perduto'. Per quanto concerne questi fondi, l’Italia non dovrà rimborsare direttamente la somma ricevuta, a differenza di quanto sarà tenuta a fare con i prestiti bilaterali. Ma questo non vuol dire che la somma in questione sia veramente a fondo perduto. L’Italia, infatti, come tutti gli altri paesi, sarà chiamata a rimborsare una parte della porzione di debito comune emesso dalla Commissione destinata ai trasferimenti (390 miliardi)".

Ma il problema vero, secondo Fazi, sono le condizionalità che l'accesso al fondo imporrà all'Italia e l'imposizione di quelle riforme che la Commissione aveva finora raccomandato ma a cui erano mancati strumenti strumenti sufficientemente coercitivi per imporle definitivamente.

"Questa è la vera polpetta avvelenata del Recovery Fund: l’usurpazione definitiva di quel minimo di autonomia di bilancio – e dunque di democrazia – che ci era rimasta e il rafforzamento del carattere oligarchico della UE, attraverso l’accentramento di ulteriore potere nelle mani di istituzioni anti-democratiche quali la Commissione europea. Finalmente, a colpi di crisi e di emergenze (spesso e volentieri costruite a tavolino), le élite nordeuropee sono riuscite ad ottenere, con la complicità di una classe dirigente italiana venduta e pusillanime, quello che vanno agognando da sempre: un controllo politico totale della politica economica dei paesi mediterranei e in particolare dell’Italia. E il tutto in cambio di una cifra irrisoria che in condizioni di sovranità monetaria potremmo tranquillamente creare a costo zero".

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