LE GUERRE, IL GRADO ZERO DELL'UMANITÀ – Giorgio Bianchi

3 years ago
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Le guerre rappresentano sempre il grado zero dell'umanità, tuttavia, quelle raccontate da Giorgio Bianchi lungo le trincee del Donbass e della Siria, racchiudono un ulteriore aspetto di degradazione rispetto alle precedenti: sono state raccontate dai media occidentali attraverso un unico e indiscutibile punto di vista, senz'altro più vicino alla propaganda che all'informazione.
Per questo, la testimonianza di Giorgio Bianchi assume un significato ancora più importante: oltre a ricordarci la brutalità della guerra, ci restituisce un altro punto di vista sulle guerre in Siria e nell'est dell'Ucraina, rispetto a quello ossessivamente imposto dai grandi media.

Giorgio Bianchi racconta ad esempio l'episodio dell'attacco chimico a Duma, nell'aprile del 2018, episodio su cui titolarono tutte le più importanti testate internazionali e che provocò, come ritorsione, un attacco missilistico da parte delle forze armate statunitensi. L'attacco fu poi smentito dal reportage di Robert Fisk sull'Independent e dalle e-email diffuse da Wikileaks.

“Quella mattina mi svegliai e mi trovai il cellulare pieno di notifiche di persone che mi chiedevano cosa stava accadendo – racconta Giorgio Bianchi - allora telefonai alla mia interprete locale, che è una giornalista professionista e le chiesi lumi sulla vicenda. La cosa incredibile è che sui giornali già c'erano i dettagli del fatto, già c'era il colpevole, mentre la mia interprete, che era sul posto, mi disse: 'io non so nulla, non posso dirti né sì e né no, stiamo leggendo la notizia sui vostri giornali'. Questa è la morte del giornalismo”.

Giorgio Bianchi presenta poi il documentario su cui sta lavorando “Blind”: la storia di Sasha, un minatore del Donbass cieco, dunque costretto a scendere in cunicoli profondi oltre trenta metri senza poter vedere nulla. Da questo progetto, in via di realizzazione, è nata anche la volontà da parte dell'autore e della produzione del film di finanziare un ciclo di cure per restituire la vista all'uomo.

“Fu una promessa che gli feci nel 2017, quando vidi le sue cartelle cliniche: in quel momento è nata l'idea di questo progetto. Oggi siamo quasi arrivati al termine di questo cammino e guardandomi indietro mi sembra quasi incredibile che siamo giunti fino a questo punto. Sasha già ha recuperato parte della vista e a breve probabilmente potrà tornare a una vita normale, pur non recuperando la vista al 100%.

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