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IL TRACOLLO DEL MOVIMENTO 5 STELLE VISTO DALL'INTERNO - Fabio Berardini #Byoblu24
A seguito della votazione a favore della modifica del MES, Fabio Berardini, deputato al suo primo mandato, ha deciso di chiudere definitivamente col Movimento 5 Stelle. Ai microfoni di Byoblu si è tolto qualche sassolino dalle scarpe ricostruendo la parabola del gruppo politico grazie al quale è entrato in Parlamento animato dal sincero desiderio di cambiare il Paese. Purtroppo però, già dai primi giorni di legislatura, gli divenne chiaro che la realtà sarebbe stata molto diversa da come se l'era immaginata:"noi parlamentari alla prima esperienza ci saremmo aspettati che i dirigenti iniziassero a spiegarci tutto ciò che c'era da sapere. Non solo ciò non accadde, ma molte cose furono sottaciute, quasi nascoste. I parlamentari alla seconda legislatura pensarono solo a fiondarsi sulle cariche importanti senza preoccuparsi di far crescere i nuovi arrivati."
La riflessione prosegue analizzando l'esperienza del governo con la Lega, che vide il Movimento in una posizione di debolezza rispetto a Salvini, il quale, secondo Berardini, ebbe gioco facile nel sottometterlo perchè, qualora l'esecutivo fosse caduto, "molti deputati e ministri avevano paura di tornare alle urne e non essere rieletti".
Tuttavia, durante il governo giallo-verde, i grillini riescono a portare a casa alcuni provvedimenti, primi tra tutti il "Decreto Dignità " e il "Reddito di Cittadinanza". Si arriva così alla prima tornata elettorale dopo le politiche del 2018: le regionali in Abbruzzo del febbraio 2019. Il Movimento è convinto di poter arrivare ad amministrare una regione, ma in quel caso "la campagna elettorale fu affidata tutta nelle mani del candidato presidente, Sara Marcozzi, che però non ne condivise l'organizzazione. A seguito di ciò si creò un'altra forte frattura tra la base e i candidati, tant'è che ci furono difficoltà persino a chiudere le liste". Il risultato fu il 20% dei consensi e la terza posizione tra i candidati governatori, risultato molto al di sotto delle aspettative.
Si arriva così all'agosto 2019, la crisi del governo giallo-verde e la conseguente nascita dell'alleanza con il Partito Democratico. Solo due settimane prima Di Maio aveva registrato il famoso video "mai con il partito di Bibbiano", ma quando si arrivò al momento della trattativa il Movimento si ritrovò gravemente lacerato: "c'era chi avrebbe voluto tornare alle urne e chi invece non ne voleva sapere di lasciare la poltrona", a questo si sommò l'assenza di una struttura politica. Il risultato fu che il M5S perse diversi ministeri chiave, come quello delle infrastrutture, su cui era in corso una battaglia chiave per la revoca delle concessioni autostradali, mantenendo solo un ruolo importante, il Ministero degli Esteri, che naturalmente andò a colui che aveva gestito la trattativa con il PD: Luigi Di Maio.
Da quel momento il tracollo diventò inarrestabile: a settembre ci furono le regionali in Umbria e, secondo Berardini, inspiegabilmente il Movimento decise di presentare una candidato comune insieme al PD, "quella era l'ipotesi meno possibile, perchè il PD veniva da una caduta della giunta regionale per uno scandalo sulla sanità , proprio ciò contro cui il Movimento aveva sempre lottato" ma l'alleanza soccombe di fronte al candidato di centro destra, per di più in una regione considerata tra le roccaforti del partito di Zingaretti.
Si arriva poi al tracollo delle regionali in Emilia Romagna, nel febbrario 2020, in cui il Movimento decide di presentare un proprio candidato: i consensi crollano sotto il 5%. Da lì in poi la discesa è inarrestabile e si arriva fino al voto favorevole alla modifica del MES. In quel momento si verifica un moto di dignità da parte di 60 parlamentari che dichiarano di voler votare contro la modifica del trattato europeo che, secondo il programma elettorale, sarebbe dovuto essere smantellato. ll gruppo dirigente organizza in tutta fretta una riunione coni parlamentari, si cerca di placare gli animi e "a un certo punto Di Maio fece intuire il concetto secondo il quale lui avrebbe avuto un collegio forte e quindi sarebbe sicuramente stato rieletto" mentre per gli altri si apriva semplicemente la strada del ritorno a casa.
A tutta questa lacerazione si è poi aggiunta la frattura tra Luigi Di Maio e Davide Casaleggio. "Si tratta di un movimento che sta veramente implodendo sotto tutti gli aspetti", è l'amara conclusione del deputato Fabio Berardini.
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