NEREO COSMO QUANTI

5 days ago
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La fisica quantistica basa sulla semplificazione di postulato e assioma considerati come sinonimi. Essi però NON SONO SINONIMI, perché se io postulo qualcosa, chiedo qualcosa. Se chiedo da bere significa che ho sete, non che abbia già qualcosa di cui dissetarmi. Se chiedo un assioma, chiedo una stima evidente di per sé di qualcosa, che non abbia cioè bisogno di prova o di dimostrazione (perché è già provata).
Nell'uso moderno, "assioma" e "postulato" sono considerati invece sinonimi perché l'uomo, disabituato a pensare, non fa più correlazioni di pensiero per distinguere tali due contenuti concettuali.
Ecco perché oggi l''uomo fa fatica ad accorgersi che il principio matematico-dimostrativo che fa scaturire coerenza da ipotesi postulate non può essere legittimamente logico, essendo fideistico.
In altre parole i quanti valgono se ci credi, perché dal momento che li pensi si sbriciolano come "scienziaggini d'amore".
Per la furia di matematizzare tutto, la scienza non vide più la crisi che tale matematizzazione avrebbe comportato nella matematica stessa: il "quantum" di cifre dall'uno all'infinito è sempre uguale per ogni tabellina pitagorica, dato che l'infinito è sempre uguale a sé stesso, però per esempio nella tabellina del due mancano i numeri dispari, quindi si può dire matematicamente e quindi scientificamente (?) che la tabellina del due ha tante cifre quanto quella dell'uno pur avendone la metà, dato che non contiene cifre dispari.
Oggi il logista quantico non vede più questa contraddizione, soprattutto dal tempo dell’assiomatizzazione della fisica di David Hilbert al Convegno Internazionale dei Matematici, Parigi, 1900 ("6. Trattamento matematico degli assiomi della fisica. Le ricerche sui fondamenti della geometria suggeriscono il problema: trattare allo stesso modo, mediante assiomi, quelle scienze fisiche in cui la matematica gioca un ruolo importante").
Oggi si crede per esempio che la costante ASSOLUTA della velocità “c” della luce, sia la base della teoria della RELATIVITÀ ma anche questa è una contraddizione, dato che ciò che è relativo è il contrario di ciò che è assoluto.
Occorre dunque risvegliarsi da questo IMBROGLIO e stropicciarsi gli occhi, vedendo oggettivamente che nel "cuore" del pensare umano si cela una forza che precede ogni logica formale: non è la relazione tra nomi, ma il moto originario tra concetti e idee. La deduzione NON nasce dai segni, ma dal silenzio che li separa. In quell’intervallo, il pensare si rivela come attività libera, capace di generare relazioni senza prescrizioni esterne. La mistica può essere oggettiva solo se non è ideologia prescritta, bensì esperimento di vita pensante, che si riconosce nel proprio stesso atto prima di ogni determinazione. Dove intuizione e inferenza coincidono, tale mistica è ascesi del pensare, e dove la logica non è struttura è germinazione interiore. Allora la mistica diventa oggettiva e vale per tutti, essendo assioma universale come la musica.
Quando invece ci si dedica alla logica come operazione di fede, si rischia di confondere il percorso con la sorgente. Allora la logica diventa logismo, formalismo, algoritmo, assurdità. Ma il pensare NON è un algoritmo, ma un atto vivente che genera relazioni PRIMA di ogni simbolo. L’assioma primigenio non è un punto di partenza formale, è un’esperienza interiore: la soglia dove logica e mistica si riconciliano.
La forma fissata è illusione se si crede di escludere la forza che la genera. L’arte logica più alta è sperimentare quella forza formatrice, là dove le regole non sono imposte, ma rivelate nel prodursi stesso del pensare.
Ma proprio quando la filosofia idealistica aveva posto le premesse per una percezione cosciente del pensare, è riemersa — come metastasi esponenziale — la dialettica svuotata di logos e il formalismo logista. Così si è smarrita oggi la possibilità di un’esperienza del pensare come modello per ogni esperienza pura. L’uomo moderno, disabituato a pensare, confonde assioma e postulato, e non si accorge che la coerenza matematica fondata su ipotesi è un atto di fede, non di logica. Si matematizza la fisica senza vedere la crisi della matematica stessa. Si assume come assoluta la costante “c” della luce, dimenticando che ciò che è relativo non può fondarsi sull’assoluto senza contraddirsi.
L’uomo di oggi è terrorizzato dal pensare. Impaurito, fugge nella festa, nell’alcool, nei surrogati dell’identità. Accetta come verità ciò che “dicono tutti”, senza più distinguere tra postulato e assioma, tra fede e conoscenza. Così si celebra Einstein come genio, senza cogliere che l'opera einsteiniana fu — per chi osa guardare — la più grande mistificazione del pensiero moderno: un’operazione politica travestita da scienza. Il postulato dell’isotropia, assunto come dogma nella costante “c” della luce, è in realtà un’aporia: un pregiudizio che ignora la natura immateriale del fenomeno-luce. Da oltre quarant’anni, senza invocare l’etere né ipotesi metafisiche, ho mostrato che la luce non è un corpo, ma un evento. E che solo il pensare libero può percepirla come tale.
Oggi si confonde l’“iso-tropia” — il volgere uguale — con la fissità assoluta. Ma tutto cambia. E se vogliamo cambiare, non possiamo farlo fuggendo: dobbiamo pensare. Capire. Risolvere. Perché solo chi pensa davvero, cambia davvero.

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