Senna Magic la mostra 01 maggio 2024

6 months ago
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Il colore non serve,

non serviva quando Ayrton era vivo, quando volava come nessuno tra le curve, quando pestava come un ossesso e quasi senza darlo a vedere, quando sommava i successi agli amori e ai titoloni sui giornali. Faceva tutto senza bisogno di tinta, era riservato, mai fuori dalle righe. Erano gli altri a pitturare ogni sua impresa perché era facile farlo e perché non si poteva non farlo. La sua prima grande vittoria in Portogallo, un uomo vestito di nero che festeggia sotto un cielo nero, andava colorata perché tutti i presenti avevano capito che si stava affacciando al mondo della Formula 1 uno di quei tipi capaci di segnarla a lungo. Ci voleva il colore perché chi scriveva, chi raccontava, chi si era attaccato al televisore sognava di trovarsi all'inizio di una nuova era.

Ci voleva il colore a Donington quando la furia divina di un campione senza uguali portava a casa più sorpassi in un solo giro di quelli che si erano contati sommando tutte le gare precedenti. Come si poteva metabolizzare una emozione cosi senza aggiungerci i superlativi, i paragoni con i superuomini e i battiti del cuore. Nessuno, compresi i molti suoi detrattori che pur spopolavano nelle sale stampa, poteva non cantare l'impresa, scolpirla su quella pietra dura che neppure l'acqua più insistente non avrebbe mai cancellato.

Civoleva il colore anche a Montecarlo, inquegli ultimigiri con la McLaren davanti guidata da un uomo di ghiaccio che resisteva agli assalti forsennati di un Mansell con la Williamsche voleva passarcisopra, chele provavatutte, generoso, disperato mai rassegnato ma consapevole che non ce l'avrebbe mai fatta. «Nigel, l'unico pilota al mondo che quando ce l'hai dietro lo vedi in entrambi gli specchietti dirà di lui proprio Senna in una delle sue definizioni più azzeccate. Una frase in bianconero, senza pennellate superflue, senza essere lunga, senza bisogno di orpelli. Una staccata senza cinema: precisa, efficace, secca. Il colore ce lo mettevamo noi, addetti ai lavori, noi spettatori estasiati, noi suoi appassionati sostenitori. Non ci potevamo esimere.

Il colore non serve nemmeno adesso che Ayrton non c'è più da troppi anni. Ce lo mettiamo da soli ripassando le sue imprese, rivedendo i suoi volti intensi, ricordando le sue auto. Le immagini che seguono non riportano le sue tute, il casco giallo, il contorno, ma ci restituiscono al meglio la sua anima.

Carlo Cavicchi

Direttore di Autosprint dal 1984 al 1999

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