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L’Occidente è arrogante, ma non conosce il nemico né se stesso
Tra i suoi molteplici effetti, la guerra russo-ucraina, primo conflitto ad alta intensità verificatosi dalla Guerra di Corea, ha disintegrato molte delle convinzioni granitiche su cui analisti e decisori occidentali hanno fondato le loro elaborazioni strategiche. Dalla superiorità tecnologica sui rivali alla maggiore performatività dei propri sistemi d’arma, passando per la superiorità schiacciante in materia di produzione industriale e capacità tattica, operativa e strategica, le “verità acquisite” sono crollate una dopo l’altra sul campo di battaglia ucraino. Lo ha rilevato senza mezzi termini la stessa Rand Corporation, noto e influentissimo think-tank strettamente connesso al Pentagono che in una analisti risalente allo scorso luglio ha tratteggiato un quadro fortemente critico – quasi impietoso – dello stato in cui versa il dispositivo militare statunitense e la struttura organizzativa che lo sorregge, ritenuta «ossificata e allergica al rischio». Nel corso degli ultimi decenni, recita il documento, le forze armate statunitensi «hanno messo a punto tecnologie d’avanguardia per ottenere un vantaggio decisivo», ma al giorno d’oggi Cina e Russia «incorporano tecnologia di punta a una velocità sempre maggiore» e «persino attori relativamente poco sofisticati» come gli Houthi yemeniti manifestano una spiccata capacità di «ottenere e impiegare tecnologie moderne per produrre effetti strategici». Il “pensatoio” statunitense stigmatizza quindi l’incapacità degli esperti del Pentagono di comprendere «natura ed entità delle minacce di carattere politico, economico e militare poste agli interessi degli Stati Uniti poste da Cina e Russia», e dalla loro emergente collaborazione a tutto campo. Il verdetto emesso dalla Rand Corporation non lascia scampo: «l’esercito statunitense non è minimamente pronto dal punto di vista operativo. Non lo è oggi e molto difficilmente lo sarà domani». Parliamo di tutto questo assieme a Francesco Giuliano, ex generale di divisione delle Forze Speciali e dirigente operativo nell’intelligence nazionale con all’attivo diverse missioni all’estero, tra cui Restore Hope/Ibis in Somalia, Stabilisation Force in Bosnia-Erzegovina, Enduring Freedom e International Security Assistance Force in Afghanistan; Unmis/Nilo in Sudan e Inherent Resolve in Iraq. È autore di dottrine e studi militari. Collabora attualmente con diverse università e associazioni.
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