Soylent Green: capitalismo cannibale e distopia | Episodio 26

*¡Desaparecinema!*

Soylent Green: capitalismo cannibale e distopia | Episodio 26

Benvenuti nel 2025, ottoliner desaparecinefili. Se state guardando questo nuovo episodio significa che siete vivi e quindi che siete sopravvissuti a tutte le narrazioni distopiche e tragiche che cinema e letteratura hanno ideato da cento anni a questa parte, nelle quali eravate sempre morti. Direi che – al netto della guerra mondiale nucleare imminente, della ripresa dell’austerità e delle misure lacrime e sangue, dell’ennesimo rialzo dei prezzi di gas e luce, delle centinaia di migliaia di morti in Palestina, in Russia e in Ucraina, della prossima scomparsa della sanità pubblica e della scuola, e infine della definitiva, irreversibile vittoria del capitale, senza parlare della feroce precarizzazione del lavoro e del fatto che ancora esiste chi vota PD e legge Repubblica – possiamo ritenerci fortunati. Nel panorama del cinema distopico degli anni ’70, Soylent Green si inserì accanto a opere come THX 1138 di George Lucas e Zardoz di John Boorman, condividendo una visione pessimistica sul futuro dell’umanità . Ma ciò che fa di Soylent Green un film quasi insostenibile è la sua incisività politica, radicata in una critica diretta e senza sconti alla società capitalistica. Mentre altri film del genere si concentrano su tematiche filosofiche o esistenziali, Soylent Green rimane ancorato a una dimensione profondamente sociale. Le scene di disumanizzazione, come la brutale repressione delle proteste per il cibo e la "pulizia" delle strade dagli esseri umani tramite bulldozer , riflettono il tema della lotta di classe in un mondo dove i ricchi vivono nel lusso e i poveri sopravvivono a malapena. La figura del detective Thorn (Charlton Heston) incarna il cittadino medio intrappolato in un sistema corrotto, il cui viaggio verso la verità lo conduce a una tragica impotenz a, simile a quella dell’eroe di 1984 di Orwell. Da questo punto di vista, anche se la premessa è quella che oggi definiremmo “emergenza climatica”, il film va fortunatamente oltre, visto che l’emergenza climatica è un sottoprodotto dell’emergenza capitalismo.

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