Dopo la Siria, il caos | Daniele Perra

3 days ago
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Dopo tredici anni di guerra ibrida, la Repubblica Araba Siriana è collassata in appena dieci giorni, nell’arco dei quali si è assistito al repentino cedimento delle strutture governative favorito dalla totale arrendevolezza delle forze armate. La travolgente offensiva condotta dal gruppo jihadista Hayat Tahrir al-Sham, collegato alla Turchia e considerato terrorista da numerosi Paesi occidentali, era stata anticipata da una serie di raid aerei israeliani che hanno bersagliato depositi di armi, strutture militari e canali di comunicazione in svariate aree della Siria. Il crollo del governo baathista ha agevolato la diffusione del caos e la predisposizione di una serie di regolamenti di conti di cui il saccheggio dell’ambasciata iraniana è una fulgida espressione. L’ufficio diplomatico russo, di contro, è rimasto letteralmente immacolato, al pari delle basi militari di Tartous e Hmeimim. Secondo quanto riportato dalla «Bloomberg», Mosca sarebbe ormai a un passo dal raggiungimento di un’intesa con i terroristi di Hayat Tahrir al-Sham per la preservazione a tempo indeterminato delle due basi. Le forze armate israeliane, nel frattempo, sono penetrate oltre la linea di demarcazione del Golan ricavandosi un’ampia zona-cuscinetto. Allo stesso tempo, l’aeronautica e la marina israeliane hanno condotto centinaia di attacchi contro la Siria, distruggendo arsenali e mezzi militari per prevenirne una possibile cattura ad opera di forze ritenute “ostili”. La situazione è in continuo divenire anche sul fronte nord-orientale, dove i jihadisti, supportati dall’aviazione turca, hanno annunciato la conquista di Deir Ezzor dopo intensi combattimenti con una forza guidata dai curdi e sostenuta dagli Stati Uniti. Parliamo di tutto questo con Daniele Perra, analista di questioni strategiche, saggista, collaboratore della rivista «Eurasia» e del centro studi «Osservatorio Globalizzazione».

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