Stellantis, il trionfo dei “padroni del vapore” | Alessandro Volpi

11 days ago
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Nei giorni scorsi, l’amministratore delegato di Stellantis Carlos Tavares ha rassegnato le dimissioni a coronamento di un progressivo crollo azionario pari al 40% da inizio anno. Le redini della società sono passate da Tavares, uscito di scena con una liquidazione di 100 milioni di euro, a John Elkann, imputato in Svizzera per questioni legate all’eredità familiare degli Agnelli e dominus di Exor, finanziaria di famiglia con sede fiscale in Olanda. Travolta dalla crisi, Stellantis ha reagito con un piano di riorganizzazione implicante una pesante riduzione della forza lavoro impiegata presso gli stabilimenti di Pomigliano d’Arco, Mirafiori, Piedimonte San Germano e Melfi. Le relative, inesorabili ricadute sull’indotto potrebbero portare alla sparizione di decine di migliaia di posti di lavoro. Nell’arco degli ultimi sei mesi, nel corso dei quali la capitalizzazione di Borsa di Stellantis si riduceva da 85 a 45 miliardi di dollari, il consiglio d’amministrazione della società ha staccato ben 7 miliardi di dividendi, che salgono a 23 – di cui 3 versati a beneficio di Exor – se si prende in considerazione l’intero quadriennio in cui Tavares è rimasto al timone. Il “caso Stellantis” non rappresenta tuttavia un’anomalia di sistema, ma il risultato diretto di un modus operandi ormai consolidato. Lo si evince chiaramente dalle motivazioni che stanno alla base del rimbalzo azionario di Stellantis, tornata rapidamente ai livelli precedenti alla dimissioni di Tavares. Come sottolineato dagli analisti di Banca Akros, la ritrovata fiducia nella società è stata alimentata dalle previsioni ottimistiche enunciate dal direttore finanziario, Doug Ostermann, in merito ad efficientamento della prodizione e riduzione delle scorte, ma soprattutto dalle rassicurazioni sul fronte della remunerazione agli azionisti. «Stellantis – evidenzia Banca Akros – è fiduciosa che il miglioramento delle performance atteso possa consentirle di pagare un dividendo nel 2025 […]. L’azienda potrebbe inoltre procedere con un buyback delle proprie azioni, dato il livello attuale raggiunto dal titolo». Parliamo di tutto questo assieme ad Alessandro Volpi, saggista e docente di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Scienze politiche dell’Università di Pisa.

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