La pericolosa saldatura tra i conflitti in Ucraina e Siria | Marco Carnelos

13 days ago
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Lo 21 novembre, in risposta agli attacchi condotti contro il territorio russo con missili Atacms e Scalp/Storm Shadow, Mosca ha disposto l’intensificazione degli attacchi contro l’Ucraina e il lancio contro un impianto produttivo di Dnipro di un Orešnik, un missile balistico ipersonico a raggio intermedio e testata multipla di cui nessuno in Occidente conosceva l’esistenza. La mossa, anticipata dalla revisione della dottrina nucleare russa che abbassa considerevolmente la soglia d’impiego dell’arma atomica, ha suscitato visibile disorientamento in seno al campo occidentale. Il quale puntava con ogni probabilità, come evidenziato da Dan Crenshaw, rappresentante repubblicano ed ex capitano di corvetta dei Navy Seal pluridecorato, ad assicurare ai Paesi Nato e all’Ucraina una valida “leva negoziale” proprio attraverso lo sdoganamento degli attacchi missilistici occidentali contro il territorio russo. Nonostante l’avvertimento del Cremlino, gli attacchi con missili Atacms e Scalp/Storm Shadow contro il territorio russo sono proseguiti, in parallelo alla riaccensione del focolaio jihadista in Siria. In particolare, il gruppo Hayat Tahrir al-Sham ha lanciato un’offensiva verso Aleppo violando la tregua in corso ormai dal 2020 e conquistando gran parte della città prima di puntare verso Hama. L’esercito siriano ha ripiegato dopo aver soltanto in alcuni casi abbozzato timidi tentativi di resistenza, al fine di riorganizzarsi e condurre contrattacchi coordinati con l’aeronautica militare russa. La Cina, dal canto suo, ha espresso apertamente il proprio sostegno al presidente Bashar al-Assad, mentre migliaia di combattenti sciiti equipaggiati con armi pesanti muovevano dall’Iraq alla volta della Siria per sostenere lo sforzo bellico delle forze armate regolari, subendo pesanti attacchi dai velivoli statunitensi decollati dalle basi situate in territorio iracheno e siriano. Secondo il «Kyiv Post», i guerriglieri inquadrati in Hayat Tahrir al-Sham, avrebbero ricevuto addestramento dalle forze armate ucrine e supporto di vario genere dalla Turchia, che ha tuttavia respinto qualsiasi addebito sostenendo la necessità di salvaguardare il formato trilaterale su cui Ankara, Teheran e Mosca avevano imperniato il processo di pace in Siria, condotto presso Astana. Il rinnovato attivismo jihadista si è rivelato perfettamente concomitante con il raggiungimento della fragilissima tregua tra Hezbollah e Israele, che nelle scorse settimane aveva intensificato i raid in Siria bersagliando depositi di munizioni, strutture militari e arterie di comunicazione. Parliamo di tutto questo assieme a Marco Carnelos, ex diplomatico con all’attivo incarichi in Somalia, Iraq e Nazioni Unite. Presiede la società di consulenza McGeopolicy srl e collabora con la testata «Middle East Eye».

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