Libano, chiave di volta del Vicino Oriente | Salvo Ardizzone

3 months ago
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Lo scorso 1 ottobre, l’Iran ha sferrato l’attesa rappresaglia contro Israele, bersagliandolo con un nugolo di missili balistici. La decisione è maturata al culmine di una lunga fase di riflessione riguardo alle iniziative da adottare in risposta all’assassinio del capo dell’ufficio politico di Hamas di Ismail Haniyeh, perpetrato dai servizi di sicurezza israeliani a Teheran proprio mentre si celebrava la cerimonia di insediamento del neoeletto presidente Pezeshkian. Secondo alcune ricostruzioni, l’Operazione True Promise-2, scattata a pochi giorni di distanza dall’uccisione del segretario generale di Hezbollah Hassan Nasrallah nell’ambito di un pesante bombardamento israeliano, sarebbe stata ordinata direttamente dalla Guida Suprema Ali Khamenei con il sostegno dei Pasdaran, dopo che il governo era stato tratto in inganno dagli Stati Uniti con false assicurazioni circa la disponibilità del governo Netanyahu ad accettare un cessate il fuoco provvisorio nella Striscia di Gaza. Stando alle dichiarazioni di Netanyahu, la contro-ritorsione israeliana rispetto all’Operazione True Promise-2 è da considerarsi imminente. Basandosi su confidenze rese dalle solite fonti anonime dotate di familiarità con l’argomento, il «Washington Post» riporta che il primo ministro israeliano avrebbe fornito all’amministrazione Biden assicurazioni circa l’intenzione di colpire solo ed esclusivamente obiettivi militari iraniani, evitando gli impianti nucleari e le infrastrutture petrolifere iraniane al duplice scopo di scongiurare il rischio di una guerra su vasta scala e minimizzare l’impatto sulle elezioni presidenziali statunitensi. Nel frattempo, Israele ha preso di mira l’Unifil, la forza di interposizione schierata nel Libano meridionale, ed Esmail Qaani, a capo della Forza Quds dei Pasdaran, è apparso pubblicamente a Teheran in occasione del funerale del generale Abbas Nilforoushan, ucciso a Beirut assieme a Nasrallah. Da settimane i media occidentali e israeliani sostenevano che fosse anch’egli deceduto, o nell’ambito di un raid aereo israeliano in Libano, o nel corso di un interrogatorio condotto dai servizi di sicurezza iraniani che lo avrebbero sospettato di aver fatto trapelare al Mossad informazioni cruciali di cui Israele si sarebbe servito per colpire Nasrallah e altri membri di alto rango di Hezbollah. Parliamo di tutto questo assieme a Salvo Ardizzone, consulente societario e saggista.

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