La Germania paga decenni di scelte sbagliate | Claudio Celani

1 month ago
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La Germania è in difficoltà. Le dinamiche innescate dal conflitto russo-ucraino hanno privato il tessuto produttivo nazionale dell’energia a basso costo garantita per decenni da Mosca; le politiche “green” portate avanti dall’Unione Europea comportano oneri tali da ridurre la competitività del sistema-Paese; il deterioramento dei rapporti con la Cina si riflette in una caduta dell’export tedesco verso quel gigantesco mercato; decenni di austerità imposta su scala continentale dietro il pungolo di Berlino hanno depauperato gran parte dell’Europa abbattendone il potere d’acquisto; il marasma provocato dalle difficoltà economiche e dall’immigrazione massiccia sta alimentando l’ascesa di forze politiche radicali come Alternative für Deutschland e Bündnis Sahra Wagenknecht. In Germania più che in altri Paesi stanno, in altri termini, venendo al pettine nodi venutisi a creare per effetto diretto di decisioni incoerenti, contraddittorie e strategicamente autolesioniste assunte quantomeno a partire dal 1990. Le modalità attraverso cui è stata gestita la riunificazione, gli “omicidi eccellenti” di Alfred Herrhausen (presidente della Deutsche Bank) e Detlev Rohwedder (presidente della Treuhandanstalt), e le rispettive implicazioni, l’atteggiamento tenuto da Berlino nei confronti delle guerre balcaniche, la rinnovata vocazione atlantista espressa simultaneamente al rafforzamento dei legami commerciali con Russia e Cina. Ne parliamo assieme a Claudio Celani, giornalista specializzato in questioni economiche e geopolitiche in forza da decenni presso l’«Executive Intelligence Review».

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