Gran Bretagna nel caos: le radici della violenza | Andrea Zhok

1 day ago
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Lo scorso 29 luglio, Axel Muganwa Rudakubana, figlio diciassettenne nato a Cardiff da due immigrati dal Ruanda, è penetrato all’interno di un campo estivo a Southport, una città inglese di circa 100.00 abitanti che sorge nel circondario di Liverpool, dove si teneva una festa rivolta ai bambini. Durante la sua incursione, il giovane ha ucciso a coltellate tre bambine di età compresa tra i 6 e i 9 anni e ferito altre nove persone tra bambini e insegnanti prima di essere arrestato dalla polizia. Recatosi sul luogo, il neoeletto primo ministro britannico, il laburista Keir Starmer, è stato accolto con ostilità da parte ragguardevole della popolazione, mentre in diversi quartieri della città cominciavano a registrarsi assalti condotto da gruppi locali a danno di persone superficialmente identificate come “immigrati”, compresi cittadini musulmani. A loro volta, le fasce sociali colpite dalla violenza si sono organizzate in squadre di autodifesa che in alcuni casi si sono sere responsabili di devastazioni e saccheggi di negozi e pub, oltre che di aggressioni a danno di “inglesi bianchi”. Nell’arco di poche ore, scontri a medesimo sfondo etnico hanno cominciato a verificarsi in numerose città della Gran Bretagna, da Manchester a Belfast, da Sunderland a Aldershot, da Londra a Hartlepol. Lo schema narrativo seguito da governo e grandi media è il solito: la notizia falsa secondo cui la strage di Southport era stata perpetrata da un immigrato ha fornito a bande di giovani estremisti di destra il movente perfetto per scatenare una vera e propria caccia all’immigrato. Vale la pena, in proposito, riportare alcuni passaggi di un reportage da Rotherham, uno dei centri in cui si sono registrati i disordini maggiori, realizzato da «Repubblica». La cittadina, si legge all’interno dell’articolo, è popolata per il 91% da bianchi ed è stata interessata dal fenomeno migratorio in misura incommensurabilmente minore rispetto a gran parte del resto del Paese, dove nel 2023 si sono registrati quasi 700.000 arrivi. Ciononostante, l’Holiday Inn in cui alloggiavano i richiedenti asilo è stato preso di mira da alcune bande di giovani estremisti. Dopodiché, l’autore del reportage si degna di puntualizzare che «nel 2013 ci fu un grosso scandalo di abusi minorili su decine di bambine perpetrato da varie gang di origine asiatica. Le autorità per quasi trent’anni hanno chiuso un occhio, per i maligni in nome del politicamente corretto». Da una rapida ricerca è possibile appurare che le vittime degli abusi non erano “decine”, come affermato da «Repubblica», ma circa 1.400 tra il 1997 e il 2013, secondo una stima “prudente”. Lo si ricava da un rapporto stilato sotto la supervisione del professor Alexis Jay per conto del Rotherham Borough Council, in cui si evidenzia che «è difficile descrivere la natura spaventosa degli abusi subiti dalle vittime minorenni». Gli autori dell’inchiesta hanno trovato esempi di «bambini che erano stati cosparsi di benzina e minacciati di essere dati alle fiamme, minacciati con le armi, costretti ad assistere a stupri brutalmente violenti e minacciati che sarebbero stati i prossimi se lo avessero detto a qualcuno». Ma soprattutto, il rapporto ha rilevato la negligenza degli inquirenti, che conformemente a direttive provenienti dai loro superiori hanno sottostimato la reale portata del fenomeno e omesso, per timore di passare per razzisti, di procedere a una chiara identificazione delle origini etniche dei responsabili delle violenze. Come spiegare l’esplosione di violenza che sta interessando la Gran Bretagna? Cerchiamo di farlo assieme ad Andrea Zhok, ordinario di Filosofia Morale presso il Dipartimento di Filosofia dell’Università degli Studi di Milano e saggista.

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