Non solo Roma - Puntata di Giovedì 14 Marzo 2024

1 month ago
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Non solo Roma con Elisa Mariani - Puntata di Giovedì 14 Marzo 2024
Agricoltori, si spengono i riflettori ma la protesta continua
Ospite in collegamento Danilo Calvani, leader del "Comitato Agricoltori Traditi"

Se i riflettori mediatici pare si siano "spenti", la protesta degli agricoltori non si è spenta affatto. Continua la mobilitazione del settore che chiede risposte concrete al Governo.

Notizia di poche ore fa, in via Nomentana a Roma, un gruppo di manifestanti della sigla Agricoltori italiani (ex Riscatto agricolo) - i cui leader sono Andrea Papa e Salvatore Fais - hanno posizionato quattro rotoballe di paglia, da 400 chili per un metro e sessanta di altezza, e verso le 16,30 di ieri gli hanno dato fuoco. Le rotoballe sono state date alle fiamme in via Nomentana all’altezza del numero 1.111 nel massimo momento del traffico veicolare, di fatto bloccandolo.

Sempre ieri, 13 marzo, gli agricoltori si sono dati appuntamento in piazza del Campidoglio. Da una parte la necessità di tornare alle proprie imprese agricole per lavorare (e così facendo si scioglierebbe il presidio di via Nomentana), dall’altra la necessità di mantenere alta la voce e proseguire la mobilitazione. In piazza c'era anche la mucca Ercolina, ormai simbolo della loro protesta: “Non c’è più tempo da perdere”, hanno tuonato i manifestanti.

Leggi anche: Protesta degli agricoltori 

Ma cosa chiedono gli agricoltori ora? Le risposte ricevute fin qui sono sufficienti? "Zero risposte - ha tuonato Danilo Calvani - non abbiamo ricevuto nulla che si possa definire risposta. Il Governo italiano continua a dire che il nostro modo di fare non va bene, ma non ci offre alternative. Non ci fermeremo, continueremo ad oltranza".

Protesta che sembra effettivamente continuare e già si prevede un grande presidio a livello nazionale per il prossimo 22 marzo: "Non siamo intenzionati a tornare indietro - ha continuato Calvani - la nostra protesta continua finché non ci saranno risposte concrete da parte della classe politica. Quello che non è ancora chiaro è che nelle nostre tavole presto arriveranno prodotti velenosi, che fanno male alla nostra salute e che non hanno nulla a che fare con il made in Italy".

Stress da lavoro, un fenomeno sempre più diffuso: come risolvere?
Ospiti in collegamento Alessandro Pancia & Alessandro Da Col, Mindset ed Executive Coach

Nel contesto lavorativo e personale, la performance è diventata sempre più cruciale. La nostra società in continua evoluzione, spinta dall'avanzamento tecnologico, richiede di essere costantemente all'altezza delle sfide quotidiane.

Tuttavia, questo cambiamento in molte persone genera confusione e insicurezza, specialmente considerando l'impatto dei social media, che espongono una vasta gamma di successi altrui, creando sentimenti di inadeguatezza. In questo scenario, sempre più persone si affidano al mindset coach, per migliorare le proprie prestazioni e sviluppare una mentalità resiliente e orientata al successo.

Anche in ambito aziendale, c'è un crescente interesse verso queste figure, mossi dall'obiettivo di promuovere il benessere dei dipendenti, favorire la crescita personale, il potenziamento della leadership e l'armonizzazione della cultura aziendale. Tuttavia, chi sono esattamente queste figure? Quanto e in che modo possono essere utili nello sviluppo di competenze trasversali e nella risposta alle sfide della società moderna? Come sta evolvendo il coaching in Italia e in quale settore è maggiormente richiesto?

"È vero che parliamo di una figura non ancora diffusa in Italia - hanno spiegato Alessandro Pancia & Alessandro Da Col - ma che, considerati tempi odierni, sarà sempre più richiesta. Siamo nell'era dove tutto va velocissimo, è vero, ma dobbiamo immaginare la nostra vita come una torta a spicchi: dare la giusta importanza a tutto, ma senza strafare in alcuni ambiti piuttosto che altri. L'aspetto più importante, dunque, è avere equilibrio. Non dobbiamo essere performanti al 100% in tutto, anche perché questo compromette le altre cose ed è proprio che siamo sovraccaricati e andiamo, appunto, in burnout. Equilibrio, sempre".

"Unite. Azione letteraria, scrittrici contro la violenza di genere"
Ospite in collegamento Cinzia Giorgio, direttrice di "Pink Magazine Italia"

La genesi di “Unite. Azione letteraria. Scrittrici contro la violenza di genere”. Dopo il femminicidio di Giulia Cecchettin, massacrata a 22 anni l’11 novembre dello scorso anno dal suo ex ragazzo, le manifestazioni del 25 novembre (Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne), il 28 novembre alla libreria Tuba di Roma, scrittrici e giornaliste si sono ritrovate per leggere insieme pagine del memoir “L’invincibile estate di Liliana” di Cristina Rivera Garza, dedicato al femminicidio della sorella avvenuto più di 30 anni fa a Città del Messico (libro edito da SUR 2023).

Una lettura pubblica durante la quale è maturato l’appello all’azione letteraria: “Unite. Azione letteraria”. Invito rivolto a scrittrici e giornaliste, con un obiettivo: pubblicare dal 3 gennaio al 3 marzo su giornali cartacei, online e blog, articoli e racconti sulla violenza di genere. Per tenere alta l’attenzione sulla questione e rappresentare con “parole esatte” tutte le sue declinazioni della violenza di genere. I femminicidi sono solo la punta dell’iceberg di un sistema di sopraffazione e violenza di cui si nutre una società di stampo patriarcale.

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La Vampira polacca e la diversità

Villaggio di Pien, Polonia. Un team di archeologi, durante uno scavo, tra gli altri scheletri ha rinvenuto quello di una donna sepolta con una falce alla gola e un lucchetto all’alluce. Lo scheletro si trovava all’interno di un cimitero del XVII secolo. A riportare la notizia è il Daily Mail.

La Vampira, così è stata subito etichettata, sarebbe morta proprio nel XVII secolo. E la sua sepoltura è quantomeno bizzarra: il corpo è immobilizzato a terra con una falce sulla gola e un lucchetto all’alluce. All’epoca si riteneva, infatti, che questa precauzione le avrebbe impedito di risvegliarsi, perché alzandosi si sarebbe decapitata. Lo scheletro aveva un prezioso lembo di seta come copricapo, a indicare la chiara appartenenza della donna a una classe sociale elevata.

Il responsabile degli scavi, il professor Dariusz Poliński dell’Università Nicholas Copernicus di Torun, ha dichiarato: “I metodi per proteggersi dai vampiri includevano il taglio della testa o delle gambe. La falce veniva appoggiata sul collo in modo tale che, se il defunto avesse cercato di alzarsi, la testa sarebbe stata mozzata”.

In alcune zone del continente, in particolare quelle slave, la credenza nelle leggende dei vampiri si diffuse a macchia d’olio, tanto da causare un’isteria collettiva che portò a esecuzioni atroci di chi veniva ritenuto un vampiro. Soprattutto donne, a quanto racconta il professore.

Anche i suicidi erano spesso sospettati di vampirismo e i loro corpi venivano mutilati per impedire loro di ritornare dal regno dai morti.

Nel 2015, gli archeologi nel villaggio di Drewsko, non troppo lontano da Pien, trovarono cinque scheletri sepolti in modo simile in un cimitero di quattrocento anni fa. Rinvennero falci sistemate esattamente come quella della vampira di Pien: contro la gola sia di un uomo adulto, di età compresa tra 35 e 44 anni, che di una donna adulta di età compresa tra 35 e 39 anni.

Ancora oggi si continua a scavare nella zona e sono stati esumati altri scheletri poco lontano da Pien. Una fossa comune con ben 450 corpi mutilati poiché considerati vampiri.

Chi era questa donna? Leggi qui

Agnes Sampson, "la strega"

Agnes non era una strega, contrariamente a quanto recita il titolo volutamente provocatorio. Sappiamo poco di lei, ma è annoverata fra le donne sagge di Keith, la cittadina scozzese dove viveva. Nether Keith, infatti, faceva parte della baronia di Keith Marischal, East Lothian, in Scozia. Si riteneva che Sampson avesse grandi poteri di guaritrice e fungeva da ostetrica. Dalle carte dell’infamante processo contro di lei, sappiamo che era vedova e aveva dei figli.

Nella primavera del 1590, Giacomo VI tornò da Copenaghen dopo aver sposato Anna di Danimarca, figlia del re di Danimarca e Norvegia. La corte danese a quel tempo era molto superstiziosa. Le paure più grandi venivano dal demonio, dalla stregoneria e dalla magia nera. L’impressionabile re Giacomo aveva paura di tutto. Figuriamoci del demonio!

Durante il viaggio di ritorno dalla Danimarca, la nave su cui viaggiava il re rischiò affondare a causa del mare in tempesta. Nei mesi successivi iniziò in Danimarca la caccia alle streghe con il processo alle streghe di Copenaghen, avviato dall’ammiraglio danese Peder Munk. Una delle sue vittime fu Anna Koldings, che fornì i nomi di cinque donne. Le donne confessarono di essersi rese colpevoli di stregoneria, sollevando le tempeste che avevano minacciato il viaggio del re.

La storia dell’arresto, del processo e delle confessioni di Agnes Sampson e degli altri accusati di stregoneria è nota dalle versioni trovate in un opuscolo stampato a Londra nel 1591, il Newes from Scotland, e dalle lettere dei contemporanei. Oltre che ovviamente dagli atti processuali

Nell’autunno del 1590, la Scozia dava inizio alla caccia alle streghe.

Molti di coloro che furono processati vennero interrogati dal re in persona. Agnes Sampson fu accusata di stregoneria da Gillis Duncan e arrestata insieme ad altri. Interrogata riguardo al suo ruolo nella famosa tempesta del viaggio di ritorno del re, fu sottoposta a torture inenarrabili. Tra le quali la depilazione totale del corpo per trovare, attraverso spilloni e altri strumenti appuntiti o infuocati, il cosiddetto marchio del diavolo sul suo corpo.

Secondo il Newes from Scotland, Agnes Sampson confessò di aver causato lei la tempesta che fece annegare Jane Kennedy il 7 settembre 1589. Quando due navi si scontrarono durante un’improvvisa tempesta sul Forth. Aveva fatto un incantesimo, sotterrando un gatto morto nella sabbia, sulla spiaggia di Leith. Lo stesso incantesimo avrebbe poi scatenato le tempeste che minacciarono il re durante il suo viaggio di ritorno dalla Danimarca nel 1590.

Agnes Sampson fu condotta al patibolo a Castlehill, dove fu impiccata e poi bruciata sul rogo il 28 gennaio 1591. Si dice che il suo fantasma, nudo e calvo, vaghi ancora per il palazzo di Holyroodhouse.

E se lo meriterebbero più i suoi contemporanei che i posteri lo spirito triste di quella donna, che nella sua vita aveva solo fatto del bene senza chiedere nulla in cambio. Accorreva dove serviva, preparava decotti, infusi, oli lenitivi e faceva nascere i bambini. Ma siccome nel mondo di gente buona si ha così bisogno quando si sta male, ma non una volta guariti, Agnes non trovò nessuno a difenderla.

La storia non ci insegna nulla, se poi continuiamo a provare quella che in gergo analitico viene definita la sindrome rancorosa del beneficato. Ma nella storia di Agnes c’è un fattore più inquietante, oltre all’ingratitudine. Perché quando la pochezza d’animo sposa la superstizione e va a braccetto con l’ignoranza, nascono mostri terribili. Dai quali si fa sempre troppa fatica a liberarsi. A patto che ci si riesca.

"Rome future week", in arrivo la II edizione nella Capitale
Ospite in collegamento Michele Franzese, ideatore di "Rome Future Week"

Roma e il futuro sempre più vicini. Dopo il successo della prima edizione lo scorso settembre, si prepara a tornare Rome Future Week ®, il festival ideato da SCAI Comunicazione e abbracciato dall’amministrazione capitolina fin dalla prima ora, nato con l’ambizione di scrivere il futuro della Capitale mettendo in rete le community tematiche che ogni giorno lavorano con spirito protettivo per sviluppare il contemporaneo nella Capitale con lo sguardo rivolto al domani.

Durante l’appuntamento del 12 marzo scorso, al Macro di via Nizza, l'ideatore di RFW Michele Franzese e l'Assessora alle Politiche della Sicurezza, Attività Produttive e Pari
Opportunità, Monica Lucarelli, hanno annunciato i contenuti della seconda edizione e la visione che li ispira.

"Innovazione, inclusione, partecipazione per affrontare le sfide contemporanee e creare un ecosistema di crescita sostenibile. Questa la strategia di questa Amministrazione – ha dichiarato l’Assessora Monica Lucarelli - ho appoggiato fin dalla sua nascita il festival, costruito con eventi diffusi su tutto il territorio, riscontrando una partecipazione e una vitalità importante, e da quest’anno Roma Capitale diventa partner della Rome Future
Week".

L'anno scorso 380 eventi, 30mila partecipanti in presenza, 70mila interazioni digitali e oltre 7 milioni di visualizzazioni social sono stati i numeri di una rassegna che contribuisce a costruire il tessuto connettivo della città insieme alle realtà ospiti. Rome Future Week è il playground partecipato e condiviso in cui scompaiono strade, palazzi e mura e la Capitale diventa un pullulare di cellule destinate ad avvicinarsi e mai ad ignorarsi".

Dichiara Michele Franzese: "L'idea da cui nasce Rome Future Week è quella di attivare persone, organizzazioni ed ecosistemi a far succedere le cose. La settimana dell'evento è la miccia, il percorso dei mesi che la precedono e la seguono è il lavoro artigiano e umano che mira a creare un impatto reale. Roma Future Week è un evento che vuole lasciare il segno.
Questa ambizione si traduce in sette giorni ricchi di iniziative pratiche come per esempio Open Connections, l'idea che agli eventi ciascun partecipante lasci il proprio contatto a disposizione degli altri, a testimonianza che le relazioni che nascono in un happening devono continuare quando le luci si spengono".

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