Extra - Puntata di Lunedì 4 Marzo 2024

4 months ago
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La guerra non fa bene all’economia che per crescere e svilupparsi ha bisogno di stabilità. Lo dicono gli economisti, lo confermano i dati statistici che hanno riassunto l’andamento economico degli ultimi anni per l’occidente alle prese con il conflitto in Ucraina, prima, e quello a Gaza dopo. E se non ritorna la pace, il rischio di scivolare in recessione nei prossimi anni è dietro l’angolo. Certo, una crisi economica non è sicuramente il più grave orrore che può provocare un conflitto: ma posto che a chi ordina le guerre le vite umane perdute non interessano, forse gli effetti sul portafoglio possono fare più presa.

Il caso italiano pare proprio non fare eccezione come conferma l’ultimo Rapporto annuale di AreaStudi Legacoop in collaborazione con Prometeia. L’aumento dell’inflazione e dei tassi di interesse ha causato un rallentamento della crescita economica, senza però provocare una recessione fino ad ora. Nel 2023, il PIL è cresciuto dello 0,7%, ma si prevede un ulteriore rallentamento al +0,4% nel 2024, a causa della debolezza dei consumi delle famiglie, dovuta agli alti prezzi e alla perdita di potere d’acquisto dei salari, oltre alla diminuzione degli effetti positivi del Superbonus 110%.

Solo nel 2025 si prevede una crescita del PIL del +0,9%, ritornando ai ritmi medi precedenti alla crisi (+0,8% nel 2026). Questi valori sono significativamente inferiori alle previsioni della NADEF (la nota di aggiornamento al documento di economia e finanza), che prevede incrementi rispettivamente dell’1,2%, 1,4% e 1,0% per il triennio. L’inflazione, che nel 2023 ha raggiunto il 5,8%, dovrebbe convergere verso il 2% (2,5% nel 2024; 2% nel 2025), al netto di possibili spinte inflazionistiche da un aumento dei prezzi e dei salari e da tensioni geopolitiche, come il conflitto in Medio Oriente, che potrebbero influenzare i prezzi delle materie prime.

Più nel dettaglio, osservando l’andamento dei singoli settori che compongono l’economia c’è da segnalare che sul fronte dell’industria manifatturiera si prevede una continuazione della diminuzione dei prezzi delle commodities nel 2024, sebbene in misura minore rispetto al 2023. Per quanto riguarda gli investimenti, l’attuazione del PNRR dovrebbe trainare gli investimenti pubblici in costruzioni ma non compensare completamente gli effetti negativi della revoca del Superbonus, con una prevista flessione del 6,2% nel 2023 e un ulteriore declino nel 2024 (-12,6%).

Stime e previsioni che sono sostanzialmente coerenti con quanto accaduto lo scorso anno e che si affiancano poi ad altri indicatori, meno tangibili ma comunque importanti: lo stato d’animo che un conflitto genera nell’opinione pubblica, nei consumatori così come negli imprenditori. E infatti il rapporto di Legacoop evidenzia anche una diffusa preoccupazione per il rallentamento dell’economia, attribuibile a fattori come guerre, inflazione e aumento dei costi della vita, che sembrano aver ostacolato la ripresa post-pandemica.

Per fortuna, però, che l’Italia è un grande paese, solido e di grandi tradizioni anche in ambito economico: grazie proprio alla solidità dei fondamentali economici italiani e mettendo in campo politiche industriali adeguate c’è ancora la possibilità di rilanciare l’economia. Certo, come si dice in questi casi… da soli non ci si salva: occorre che cambi anche lo scenario economico, a cominciare da una riduzione dei tassi di interesse nel 2024, un’accelerazione dell’attuazione del PNRR e un Piano europeo per sostenere gli investimenti per la transizione ecologica e digitale delle imprese.

L’Italia riuscirà a portare a casa questi risultati. La sfida sta tutta qui anche perchè al momento l’ipotesi di una tregua in Ucraina come a Gaza appare remota e, dunque, di conseguenza sono minime anche le possibilità che sull’economia del nostro continente torni la stabilità. A questi temi è dedicata la puntata odierna di Extra: ospite di Claudio Micalizio c’è Mattia Granata, direttore Area Studi di Legacoop.

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