Essi vivono di John Carpenter

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2 months ago
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Alla sua uscita sembrava complottista, oggi rivela la sua cruda e amara realtà. Non c'è peggior cieco di colui che non vuole vedere. #luciadiludul
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A metà tra science fiction e pamphlet politico, Essi vivono rimane a distanza di ventisette anni tra i capolavori di John Carpenter uno dei meno citati. È giunto il tempo di rimediare…
Obey and Conform
Il disoccupato John Nada lascia Denver per trasferirsi a Los Angeles in cerca di un lavoro. Viene assunto come operaio in un cantiere edile e con l’aiuto dell’afroamericano Frank Armitage trova alloggio in un campo di baracche nella periferia della città, vicino alla chiesa gestita da uno strano predicatore che maneggia altrettanto bizzarre attrezzature. In seguito il campo viene sgomberato dalle forze dell’ordine e il giorno dopo Nada torna nella chiesa, dove tutte le attrezzature sono sparite salvo una scatola nascosta. All’interno vi sono degli strani occhiali da sole; indossandoli, Nada scopre con sgomento che il mondo che lo circonda non è quello che sembra: attraverso il filtro in bianco e nero delle lenti, Nada osserva Los Angeles completamente tapezzata da propaganda totalitaria con costanti comandi subliminali sull’obbedire e conformarsi, che senza occhiali appaiono come normali cartelloni pubblicitari e riviste. Gli occhiali permettono a Nada di scoprire anche che le persone benestanti e la polizia sono in realtà alieni dal grottesco aspetto simile a zombie… [sinossi]

Essi vivono, noi dormiamo. È tutta qui, nella scritta vergata su un muro di Los Angeles, la differenza che intercorre tra la classe operaia – che non andrà in Paradiso, ma al massimo in un megastore – e i detentori del potere. Essi vivono. Ma chi sono “essi”? Gli alieni, certo, che si sono teletrasportati negli Stati Uniti degli anni Ottanta, ma non solo, anzi: nel pronome è racchiusa non tanto una distinzione tra umano e alieno, ma lo scarto che intercorre tra chi vegeta in uno stato di semi-coscienza (sociale, politica, quotidiana) e chi, conscio della situazione, vi si adegua per profitto personale.
In Essi vivono la guerriglia viene organizzata per mettere un freno agli invasori, ma da combattere sono anche tutti quegli esseri umani, figli di una classe abituata a comandare da sempre, che hanno trovato un modo per perpetuare la propria condizione di dominio. Già, la classe… John Carpenter mette in scena la lotta di classe nel modo più limpido, chiaro, cristallino ipotizzabile: non c’è mai abuso di metafora in Essi vivono, ogni minima riflessione politica viene esposta allo spettatore con un nitore che verrebbe naturale definire “candido”. Anche John Nada e il suo amico Frank Armitage, come il Candide di Voltaire, da principio credono di vivere nel miglior mondo possibile: pur avendo perso il lavoro avranno sempre una seconda occasione nell’America capitalistica. Se fallisce una miniera a Denver basta armarsi di sacco a pelo e trasferirsi in un’altra città. La possibilità di vivere non mancherà mai.

Ma cos’è la vita, in fin dei conti? Basta uno sguardo attraverso gli occhiali da sole salvati dall’attacco al campo dei resistenti, perché tutto muti in maniera definitiva: il cartellone pubblicitario che sembra invitare a una meritata vacanza ai Caraibi in realtà nasconde il messaggio subliminale “Obey!”. Obbedire, credere, non ancora combattere ma nel frattempo sposarsi e riprodursi. Perché il mondo ha bisogno di nuovi consumatori, che possano muovere l’economia senza mai spostare la propria esistenza di un millimetro, sprofondati in divani sempre più comodi, accecati dalla luce bluastra dello schermo televisivo.
Il corrosivo attacco al sistema del Capitale diventa nelle mani di Carpenter un pamphlet di rara acutezza, che non dimentica mai (come sempre, nei lavori del regista di Halloween, Distretto 13 e Il signore del male) la straripante potenza della narrazione; Essi vivono è un film in cui gli umori più istintivi e l’intelletto si uniscono in un amplesso che lo fortifica. Già in parte messo all’angolo da Hollywood, Carpenter lavora per la settima e ultima volta con la produzione di Larry J. Franco (che tornerà a mescolare invasione aliena e sberleffo all’America del consumismo un decennio dopo con Tim Burton e il suo Mars Attacks!) e firma una delle sue opere più fracassone e al contempo concettuali. La critica al sistema economico e alla politica reaganiana, già evidente in altri titoli della sua filmografia, non si nasconde più dietro battute o allegorie più o meno immediate ma diventa il motore portante dell’intera vicenda trasposta sullo schermo.

Non afferma nulla di inesatto Slavoj Žižek nel leggere Essi vivono come uno dei principali capolavori dimenticati della sinistra hollywoodiana: ed è proprio l’estrema chiarezza dell’assunto, l’inequivocabile durezza critica, il disprezzo slavato da ogni dubbio, la nettezza nella distribuzione di torti e ragioni, ad aver probabilmente allontanato in un cantuccio questa gemma dello sci-fi a stelle e strisce. Senza abbandonare mai la via del b-movie (il genere “operaio” per eccellenza dell’industria cinematografica statunitense), Carpenter traccia le linee guida per ogni pamphlet politico degno di questo nome, e si serve per raggiungere il proprio obiettivo della vista, organo indispensabile per l’approccio al cinema. Ma l’ottica naturale può essere troppo facilmente corrotta da chi detiene il potere, ed è solo attraverso il filtro degli occhiali – e in seconda battuta delle lenti a contatto – che la verità può offrire un argine di resistenza all’inondazione di una propaganda che non ha nulla, a prima vista, di liberticida.
È qui che Essi vivono gioca la carta vincente, in questo dettaglio che all’apparenza rischia di non essere colto nella sua totalità: Nada e Armitage non si rendono conto di vivere in una nazione contraffatta da un’improvvisa escalation aliena, ma aprono solo gli occhi su una realtà che è sempre esistita, scoprendo un organismo di cui loro stessi hanno sempre inconsciamente fatto parte. La Los Angeles “alienata” è una città che rispecchia e vivifica l’idea stessa di democrazia occidentale: tutti possono ambire a tutto, se solo accettano di “obbedire”, “non porsi dubbi”, “conformarsi”. Essi vivono è uno dei pochi film, non solo statunitensi, a porre l’accento sulla dittatura della democrazia, sistema di (dis)valori che dà lustro a una libertà individuale – e mai, mai collettiva – in ogni caso apparente.

Per raggiungere quest’obiettivo, e centrarlo in pieno, Carpenter compone un’opera dinamitarda, divertente, costruita su un protagonista che non fa dell’intelligenza il proprio passepartout per il mondo: non è certo un caso che a incarnarlo sia stato scelto il wrestler canadese Roddy Piper, che ha sempre fatto del proprio corpo l’unica vera arma per affrontare l’esterno. Essi vivono è l’intrattenimento che troppo spesso viene negato allo spettatore, e che con grande facilità metteva mette e metterà in fuga produttori, da Hollywood all’Europa. Perché in fondo il pubblico, dietro le immagini della maggior parte dei film, ancora non riesce a leggere le scritte “compra”, “obbedisci”, “conformati”, ed è cura dei più che la situazione rimanga tale. Essi vivono, noi dormiamo. E non basteranno, purtroppo, degli occhiali a risvegliarci.
di Raffaele Meale da Quinlan.it

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