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CIA: LA MANIPOLAZIONE DEL CLIMA COME ARMA POLITICA DEGLI STATI UNITI [traduzione integrale in descrizione]
Link YouTube originale:
https://youtu.be/nKyuIr7YsQg?si=pGvoStpqt9Y09Y0w
Link notizia stampa:
https://resumen.cl/articulos/16976
<<La CIA e la manipolazione del clima
Nell'ambiente _
10 marzo 2015
Silvia Ribeiro / La Jornada.-
Nel febbraio 2015, l’Accademia Nazionale delle Scienze degli Stati Uniti, insieme ad altre istituzioni, ha pubblicato due rapporti sulla geoingegneria (proposte tecnologiche per manipolare il clima) finanziati, tra gli altri, dalla CIA statunitense. Ho scritto di recente su questi rapporti ( La Jornada 21/02/15).
La CIA e altri settori dell’apparato di intelligence statunitense hanno classificato il cambiamento climatico e il controllo del clima come fattori geopolitici strategici e di sicurezza nazionale. Nel 2009, la CIA ha addirittura aperto un proprio Centro per i cambiamenti climatici e la sicurezza nazionale, ma il Congresso le ha ordinato di chiuderlo nel 2012. Questo è forse uno dei motivi per cui ha deciso di sponsorizzare questo progetto dell’Accademia delle Scienze dal 2013. le tecnologie proposte come geoingegneria hanno un alto potenziale per un uso ostile.
A questo proposito, Alan Robock, un climatologo della Rutgers University, negli Stati Uniti, che studia la questione della geoingegneria, ha espresso preoccupazione per il coinvolgimento della CIA in questi rapporti. ( The Guardian 17/02/2015)
Il 19 gennaio 2011, Robock ha ricevuto una telefonata dai consulenti della CIA Roger Lueken e Michael Canes, che gli hanno chiesto, tra le altre cose, se altri paesi stessero cercando di controllare il nostro clima, sarebbe possibile rilevarlo? Robock ha risposto che se si tentasse di creare una nube vulcanica artificiale nella stratosfera - una delle proposte su cui si è più insistito - che fosse abbastanza grande, spessa e resistente da influenzare il clima, sarebbe sicuramente vista con strumenti da terra. Altri tipi di geoingegneria, come lo sbiancamento delle nuvole o l’emissione di particelle nell’atmosfera da parte di veicoli spaziali, potrebbero essere probabilmente rilevati dai satelliti e dai sistemi radar esistenti. Ma la questione rimasta in sospeso per Robock è se in realtà quelle domande, più che per la sicurezza nazionale degli Stati Uniti, mirassero a sapere se altri paesi avrebbero potuto allertare in caso di manipolazione del clima da parte della CIA.
La manipolazione del clima come arma di guerra è da decenni nell’agenda delle forze armate statunitensi – e di altre grandi potenze. Ad esempio, l’operazione Popeye, utilizzata durante la guerra del Vietnam e ora declassificata, faceva piovere a lungo per allagare le strade e rovinare i raccolti di riso dei vietnamiti resistenti. Da quegli anni sono noti anche diversi progetti del governo degli Stati Uniti per il controllo degli uragani che, a differenza dell'operazione Popeye, non sono stati da loro definiti come uso militare, ma hanno comunque questo potenziale. Nel 1996, l’aeronautica americana ha pubblicato un rapporto più completo sulla manipolazione del clima, intitolato suggestivamente Weather as a Force Multiplier: Owning the Climate in 2025.
Robock rileva che l’ultima Quadrennial Defense Review, pubblicata dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti nel 2014, riafferma che il cambiamento climatico rappresenta una minaccia significativa per gli Stati Uniti e il resto del mondo. Il documento afferma: "Le pressioni causate dai cambiamenti climatici influenzeranno la competizione per le risorse, imponendo allo stesso tempo ulteriori oneri alle economie, alle società e alle istituzioni governative di tutto il mondo. Questi effetti sono moltiplicatori di minacce che aggravano i fattori di pressione in altri paesi, come la povertà , degrado ambientale, instabilità politica e tensioni sociali, condizioni che possono portare ad attività terroristiche e ad altre forme di violenza.
Non sorprende, anche se è molto minaccioso, che un governo che si dedica a promuovere la guerra in tutto il mondo, alimentando e alimentando il più grande complesso militare-industriale del pianeta, proponga anche di utilizzare il clima per i suoi scopi.
Ciò che forse è un po’ fuori dal radar del pubblico è che attraverso rapporti scientifici come questi stanno cercando di vendere al mondo che la geoingegneria è necessaria, sostenendo che serve per affrontare il cambiamento climatico. Un cambiamento che, tra l’altro, è in gran parte causato da loro stessi.
La proposta di questi rapporti (più ricerca e possibile sperimentazione nel campo della geoingegneria) non solo distoglie risorse e attenzione dall’urgente necessità di fermare i gas serra e, quindi, di uscire dal modello industriale dominante di produzione e consumo. Inoltre, tenta di contrabbandare e legittimare tecnologie molto pericolose che, se presentate come armi da guerra, verrebbero massicciamente respinte dalla comunità internazionale. Proprio dopo la guerra del Vietnam è stata firmata una Convenzione delle Nazioni Unite, abbreviata Convenzione ENMOD, che vieta l’uso del clima e dell’ambiente come armi di guerra.
Presentate però come tecnologie per combattere il cambiamento climatico, hanno portato scienziati e governi a discuterne, quando invece andrebbero chiaramente scartate e vietata la sperimentazione.
Oppure qualcuno può credere che le stesse tecnologie di geoingegneria, che per decenni sono state considerate armi, verrebbero ora utilizzate da paesi come gli Stati Uniti solo per combattere il cambiamento climatico? E questo in aggiunta al fatto che qualunque sia lo scopo che i suoi promotori le attribuiscono, la geoingegneria avrebbe impatti devastanti su intere regioni e potrebbe potenzialmente sbilanciare ulteriormente il clima globale.>>
Silvia Ribeiro: Ricercatrice presso il Gruppo ETC
http://www.jornada.unam.mx/2015/03/07/opinion/025a1eco
Piano B? Cos’è successo al Piano A?
Traduzione dal TG "Vision siete (7) International" (Argentina)
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