Dichiarazioni Palestina, Israele ed Emirati Arabi Uniti al Consiglio Sicurezza ONU 29-12-23

1 year ago
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La riunione è stata introdotta dalle relazioni di tre esperti:
- Khaled Khiari, Assistente del Segretario generale per il Medio Oriente presso il DPP delle Nazioni Unite
- Marwan Muasher, vicepresidente per gli studi presso il Carnegie Endowment for International Peace ed ex vice primo ministro della Giordania.
- Itay Epshtain, consulente senior del Consiglio norvegese per i rifugiati (NRC)

Alla riunione del Consiglio sono stati invitati anche i rappresentanti della Palestina e di Israele:

Majed Bamya, vice osservatore permanente dello Stato osservatore della Palestina, si è rivolto al Consiglio di sicurezza affermando che l'uccisione di civili palestinesi "non è un effetto collaterale" della guerra.

Bamya dice di parlare «A nome di un popolo incolpato della della propria morte da parte di chi li uccide incolpato per l'oppressione di cui è vittima da parte di chi lo occupa. A nome di un popolo che affronta una minaccia esistenziale mentre i responsabili di questa minaccia insistono che è in gioco la loro sopravvivenza.»

Gilad Menashe Erdan, ambasciatore e rappresentante permanente di Israele presso le Nazioni Unite, segue esattamente le linee ipotizzare da Majed Bamya. La vittimizzazione di Israele accusando i suoi oppressi di essere gli oppressori.

Ha chiesto perché non viene convocato un "briefing urgente" del Consiglio di Sicurezza quando vengono attaccati civili e siti civili israeliani.
Erdan continua a battere il tasto del vittimismo, addebitando ad altri le colpe di Israele.
Arriva ad attribuire ad altri le intenzioni genocide contro Israele: «Non è forse chiaro che i terroristi genocidi cercano di uccidere i cittadini israeliani ogni singolo giorno, ogni singolo giorno?»

La riunione era stata richiesta dagli Emirati Arabi Uniti, la cui rappresentante ha parlato immediatamente dopo gli "ospiti":
Lana Zaki Nusseibeh, ambasciatore e rappresentante permanente degli Emirati Arabi Uniti (EAU) presso le Nazioni Unite, ha dichiarato che i briefing di oggi "sottolineano" l'urgenza dell'incontro sulla "fattibilità stessa" della soluzione dei due Stati e sulla stabilità della regione mediorientale.

"Gaza nel 2023 ha dimostrato l'immensa capacità degli esseri umani di infliggere un orrore indicibile ad altri esseri umani", ha aggiunto, osservando che la guerra è "la guerra di estremisti".

«Munizioni da 2.000 libbre, bombe non usate da mezzo secolo, vengono sganciate su Gaza, mettendo a rischio la vita di due milioni di palestinesi e, va detto, degli oltre 128-129 ostaggi che rimangono nella Striscia.

I civili si muovono su e giù per quella striscia di terra in una disperata, inutile, ricerca della sicurezza. Troppo spesso vengono uccisi nel processo.»

È il momento delle scelte:
«Possiamo scegliere di ammettere che sappiamo tutti che questo è vero. Ciò che sta accadendo a Gaza non soddisfa questa o qualsiasi altra definizione di autodifesa.»

«Possiamo scegliere di imporre un costo politico, legale e finanziario proibitivo all’espansione dei coloni estremisti e alla violenza che ha devastato la Cisgiordania.»

«Possiamo scegliere di riconoscere che, affinché la patria ebraica possa veramente realizzare le sue aspirazioni fondanti, non può essere costruita sopra un’occupazione.»

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