tre lupi 27 feb 2023, Fontaneto

1 year ago
115

L'azione di Ruralpini, Davide contro il Golia delle organizzazioni lupiste nazionali e internazionali, non è stata senza effetto. La denuncia coraggiosa della pastora Anna Arneodo, che vive in una borgata delle valli di Cuneo dove ci sono solo lei, la sua famiglia e le sue pecore, pubblicata da Ruralpini è stata visualizzata 68 mila volte ed è stata condivisa oltre 18 mila volte su facebook. La Repubblica e il Corriere, di conseguenza, hanno intervistato Anna e aperto piccole brecce nella precedente egemonia assoluta del discorso lupista sui grandi media.
Con il j'accuse di Anna e altri 120 articoli di Ruralpini, in 11 anni di vita del sito, abbiamo costituito un punto di riferimento costante per la presa di coscienza del popolo della montagna sulla natura del "progetto lupo": un vero sopruso contro la democrazia e una ingiustizia sociale (mascherata di ecologia e "biodiversità", all'insegna della "rivincita della natura selvaggia") finalizzata a sottrarre ulteriore controllo sul territorio alle comunità locali e favorire lo spopolamento. Intanto loro, i lupisti, si divertono (pagati dal contribuente) mentre l'allevatore, l'abitante della montagna a stento vedono indennizzati parzialmente i danni del lupo (ma spesso rinunciano a chiederli per non perdere giornate di lavoro in burocrazia). Più iniquità sociale di così? Il divertimento e il business di chi non subisce alcuna conseguenza negativa pagato da chi, secondo gli "esperti" deve solo tacere e subire.
Dire no al lupo significa dire no alla parchizzazione delle Alpi, finalizzata a speculazioni turistiche e sulle risorse naturali. Esattamente come in Africa dove - cacciati i nativi - gli ambientalisti e le multinazionali con i governi corrotti locali procedono allo sfruttamento della natura attraverso la monetizzazione neoliberale dei crediti di carbonio e dei titoli di biodiversità (messi sul mercato per consentire, altrove, di inquinare legalmente e di distruggere quanto rimane di biodiversità). Non solo ma nei parchi e nelle riserve istituite con la scusa di tutelare la fauna i grossi interessi economici internazionali procedono nello sfruttamento delle risorse (minerali, legname pregiato, petrolio), nella "prospezione" della biodiversità (brevetti su farmaci ottenuti dalla "biodiversità"). Tutte cose facili quando nessuno può più esercitare diritti d'uso sul territorio. Ma non è finita. In Africa, in Asia l'ecoturismo, per niente eco, rappresenta un'altra forma di estrazione di profitto dalla natura. "Pura" quando si tratta di cacciare i legittimi custodi "da far fruttare" quando i legittimi custodi sono stati scacciati. Ovviamente in modo "sostenibile" (lo certificano sempre loro: le multinazionali del conservazionismo capitalista neoliberale come il WWF). Ecoturismo per niente eco significa neocolonialismo, sfruttamento di mano d'0opera a basso costo e diritto per i ricchi bianchi di sparare alla fauna protetta. Succederà anche sulle Alpi. I capitalisti globali si divertiranno a sparare a camosci, stambecchi, lupi orsi e linci (oltre che a impadronirsi dell'acqua, sfruttare le fonti energetiche). Non ci saranno più indigeni per i piedi a contestarli.
Questo scenario ci fa schifo e, a costo di prenderci gli insulti e gli sberleffi dei poveri idioti che credono alle favole ambientaliste - senza vedere il business che c'è dietro - abbiamo denunciato da anni cosa c'è sotto suscitando la resistenza alla pulizia etnica delle Alpi in nome della wilderness, bandiere di guerra il lupo e l'orso. Ci davano dei matti. Dopo che le regioni alpine, pressate da associazioni, enti locali, rappresentanti degli interessi economici della montagna, hanno manifestato la volontà di controllare il lupo i lupisti passeranno dagli insulti a qualcosa di peggio sentendo che la vittoria finale non è più assicurata e crescendo la rabbia contro chi li ostacola. Siamo pronti alla fase II.
(il testo di cui sopra è tratto dal sito: https://www.facebook.com/ruralpini/posts/799956388836778?ref=embed_post )

Loading comments...