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SUPER MALUS
Trasmissione del 23 febbraio 2023
URSO: "Superbonus, facciamo ciò che Draghi avrebbe voluto fare"
"Draghi avrebbe voluto fermare la macchina foriera di truffe senza precedenti ma non poteva perché il partito di maggioranza relativa era i Cinque Stelle. - spiega - Per questo decise di concludere il suo mandato in modo traumatico. E di consegnarci la guida del Paese con le elezioni anticipate. Noi abbiamo fatto quel che lui avrebbe voluto fare ma non era in condizione di fare".
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MELONI: "Il superbonus è costato 2000 euro a ogni italiano"
Nel suo monologo social, per la premier era fondamentale spiegare all'opinione pubblica che la nuova stretta sulla cessione dei crediti, "che attualmente hanno un costo totale di 105 miliardi", era necessaria "per sanare una situazione fuori controllo" e non certo per danneggiare imprese e cittadini.
Perché il sistema era "scritto male", concetto su cui insisteva anche Mario Draghi. Meloni ha puntato su alcuni numeri per rendere l'idea: "Il Superbonus è costato a ogni singolo italiano circa 2mila euro, anche a un neonato o a chi una casa non ce l'ha. Non era gratuito, il debitore è il contribuente italiano". A inizio febbraio in audizione in commissione, il direttore generale delle Finanze del Mef, Giovanni Spalletta, aveva indicato in 110 miliardi il costo dei bonus, 37,7 miliardi più delle previsioni. Stima che salirebbe a 120 miliardi con gli ultimi dati. Da qui il costo medio pro-capite citato da Meloni, che attacca pure sulle "moltissime truffe, per circa 9 miliardi di euro". In questo contesto, la premier ha sottolineato che "il superbonus continua a generare 3 miliardi di crediti al mese: se lo lasciassimo fino a fine anno, non avremmo i soldi per fare la finanziaria. Altro che taglio del cuneo fiscale, scordiamoci tutto".
"Vogliamo spingere - ha chiarito Meloni - le banche e tutti gli attori che possiamo coinvolgere ad assorbire i crediti che sono incagliati, che nessuno vuole prendere. E abbiamo definito meglio la responsabilità di chi deve prendere quel credito". Negli incontri con l'Associazione delle banche, Cdp, Sace e le varie categorie del mondo dell'edilizia saranno probabilmente messe sul tavolo due strade, la cartolarizzazione o le compensazioni tramite i modelli F24 presentati in banca. La prima, al momento, sembra più complicata della seconda.
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LITURRI: Superbonus, perché il decreto del governo è incompleto
"Alla fine, l’amara verità resta sempre quella evidenziata sin dai primi provvedimenti del governo Draghi: il governo ha un solo modo per abbattere l’onere per i suoi conti, ed è quello di limitare le cessioni e far sì quindi che il titolare del credito resti col cerino in mano alla fine di ciascuna annualità. In questo modo i crediti di imposta diventano effettivamente, almeno in parte, non pagabili e lo Stato può, a ragione, sostenere che aumentano il deficit in quote costanti negli anni in cui scadono. Viceversa, dovrebbe considerarli in un’unica soluzione nell’anno in cui è maturato il diritto, peggiorando significativamente il deficit del 2022, con impatto anche sul 2023. È (purtroppo) tutto qua. Solo che non lo si vuole ammettere. Ciò che è sfuggito di mano per evidenti difetti di progettazione della norma, la cui responsabilità ricade tutta sul governo Conte 2, deve essere giocoforza recuperato, impedendo di fatto le cessioni e quindi le compensazioni.
All’improvviso il ministro Giancarlo Giorgetti – che francamente ci poteva risparmiare il richiamo all’onere di 2.000 euro a testa – dimentica che, senza i bonus edilizi, la crescita del PIL del 2022 non avrebbe raggiunto nemmeno il 3%, anziché il 3,9% registrato alla fine. Se pure la Commissione nelle previsioni economiche pubblicate il 13 febbraio ha riconosciuto tale ruolo, sarebbe stato meglio evitare di sparare numeri ad effetto.
Ma l’azione del governo appare incerta e contraddittoria anche considerando quanto dichiarato dal sottosegretario Lucia Albano nella risposta all’interrogazione parlamentare del 18 gennaio in risposta alla richiesta di definire meglio la questione della responsabilità solidale, poi risolta nel decreto di giovedì (“…si fa presente che anche tali interventi volti a rimuovere gli ostacoli alla circolazione dei bonus edilizi, sono suscettibili di determinare impatti di finanza pubblica…”).
In un mese, l’impossibile è diventato possibile. Ma proprio per questo, il governo ha ancora la possibilità di porre rimedio ad un intervento claudicante. Deve consentire alle banche di liberarsi dei crediti, aderendo alla proposta dell’ABI. Ovviamente questo significa rinunciare ai versamenti che le banche avrebbero fatto in luogo della compensazione.
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