Putin: la Russia rafforzerà il suo deterrente nucleare,Putin sottolinea che forze militari modernizzate ed efficaci sono necessarie per proteggere la sovranità della Russia

1 year ago
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ricordo che il guerriero a cavallo non è il culto al Dio unico del vangelo ma è il culto misterico greco-romano di Sabazio o di Dioniso greco eh ed è paganesimo...Sabazio ( greco antico: Σαβάζιος , romanizzato: Sabazios , pronuncia moderna Savázios; in alternativa, Sabadios ) è il cavaliere e dio padre del cielo dei Frigi e dei Traci. Nelle lingue indoeurope , come il frigio, l' elemento -zios nel suo nome deriva da dyeus, il comune precursore del latino deus (" dio ") e del greco Zeus. Sebbene i greci interpretassero Sabazio frigio sia come Zeus che come Dioniso, le sue rappresentazioni, anche in epoca romana , lo mostrano sempre a cavallo, come un dio cavaliere nomade, che brandisce il suo caratteristico bastone del potere.
https://it.wikipedia.org/wiki/Sabazio
Sabazio tracio/frigio
Sembra probabile che i Frigi migratori abbiano portato con sé Sabazio quando si stabilirono in Anatolia all'inizio del primo millennio a.C., e che le origini del dio siano da ricercare in Macedonia e Tracia. Si ritiene che l' antico santuario di Perperikon nell'odierna Bulgaria sia quello di Sabazios..I macedoni erano anche noti cavalieri, allevatori di cavalli e adoratori di cavalli fino al tempo di Filippo II, il cui nome significa "amante dei cavalli".

Un possibile conflitto iniziale tra Sabazio ei suoi seguaci e la dea madre indigena della Frigia (Cibele) può riflettersi nel breve riferimento di Omero alle imprese giovanili di Priamo, che aiutò i Frigi nelle loro battaglie con le Amazzoni.

Una delle creature della religione nativa era il toro lunare. I rapporti di Sabazio con la dea possono essere ipotizzati dal modo in cui il suo cavallo pone uno zoccolo sulla testa del toro, in un rilievo marmoreo romano al Boston Museum of Fine Arts. Sebbene di data romana, l'immagine iconica sembra essere molto precedente.

Dio cavaliere

Mano in bronzo usata nel culto di Sabazios ( British Museum ). Romano I-II secolo d.C. Mani decorate con simboli religiosi erano progettate per stare nei santuari o, come questo, erano attaccate a pali per uso processionale. Un'altra mano di bronzo simile trovata nel XVI/XVII secolo a Tournai, in Belgio, si trova anche nel British Museum.
Altre stele del "dio cavaliere" si trovano al Museo Burdur, in Turchia. Sotto l'imperatore romano Gordiano III il dio a cavallo compare sulle monete coniate a Tlos, nella vicina Licia, e a Istrus, nella provincia della Bassa Mesia, tra la Tracia e il Danubio. Si pensa generalmente che il nonno del giovane imperatore provenisse da una famiglia anatolica, a causa del suo insolito cognome, Gordianus. L'iconica immagine del dio o eroe a cavallo che combatte contro il serpente ctonio, sul quale il suo cavallo calpesta, compare su colonne votive celtiche e con l'avvento del cristianesimo fu facilmente trasformata nell'immagine di San Giorgio e il drago, le cui prime raffigurazioni conosciute risalgono alla Cappadocia del X e XI secolo e alla Georgia e all'Armenia dell'XI secolo.

Iconografia, raffigurazioni ed associazioni ellenistiche
Tra le iscrizioni romane di Nicopoli ad Istrum, Sabazio è generalmente equiparato a Giove e menzionato insieme a Mercurio. Allo stesso modo nei monumenti ellenistici, Sabazio è esplicitamente (tramite iscrizioni) o implicitamente (tramite iconografia) associato a Zeus. Su una lastra di marmo di Filippopoli, Sabazio è raffigurato come una divinità centrale con i capelli ricci e la barba tra diversi dei e dee. Sotto il suo piede sinistro c'è una testa di ariete, e tiene nella mano sinistra uno scettro puntato con una mano nel gesto della benedictio latina. Sabazio è accompagnato da busti alla sua destra raffiguranti Luna, Pan e Mercurio, e alla sua sinistra Sol, Fortuna e Dafne. Secondo Macrobio, Liber ed Elio erano venerati presso i Traci come Sabazio; questa descrizione si adatta ad altri resoconti classici che identificano Sabazio con Dioniso. Sabazios è anche associato a numerosi reperti archeologici raffiguranti una mano destra in bronzo nel gesto della benedictio latina. La mano sembra avere un significato rituale e potrebbe essere stata apposta su uno scettro (come quello portato da Sabazio sulla lastra di Filippopoli). Sebbene ci siano molte varianti, la mano di Sabazio è tipicamente raffigurata con una pigna sul pollice e con un serpente o una coppia di serpenti che circondano il polso e sormontano l'anulare piegato e il mignolo. Ulteriori simboli occasionalmente inclusi nelle mani di Sabazios includono un fulmine sull'indice e sul medio, una tartaruga e una lucertola sul dorso della mano, un'aquila, un ariete, un ramo senza foglie, il tirso e l'Eroe a cavallo.

I riti estatici orientali praticati in gran parte dalle donne ad Atene furono messi insieme per scopi retorici da Demostene per indebolire il suo avversario Eschine per aver partecipato alle associazioni di culto di sua madre:

Quando hai raggiunto l'età adulta hai aiutato tua madre nelle sue iniziazioni e negli altri rituali, e hai letto ad alta voce gli scritti del culto ... Hai strofinato i serpenti dalle guance grasse e li hai oscillati sopra la tua testa, piangendo Euoi saboi e hues attes, attes hues .

«Ascolta, padre, figlio di Crono, Sabazio, demone glorioso,
che Bacco Dioniso, dal suono rimbombante, Eirafiote,
hai cucito nella coscia, affinché portato a termine andasse
al sacro Tmolo presso Ipta dalle belle guance.
Ma, beato, protettore della Frigia, re supremo di tutto,
benevolo vieni soccorritore a coloro che celebrano i misteri»

(Inni orfici)
Trasformazione in Sabazius
Il trasferimento di Sabazio nel mondo romano sembra essere stato mediato in gran parte da Pergamo. L'approccio naturalmente sincretico della religione greca offuscava le distinzioni. Scrittori greci successivi, come Strabone nel I secolo d.C., collegarono Sabazio con Zagreo , tra i ministri frigi e gli assistenti dei sacri riti di Rea e Dioniso. Il contemporaneo siciliano di Strabone, Diodoro Siculo , confuse Sabazio con il segreto 'secondo' Dioniso, nato da Zeus e Persefone, una connessione che non è confermata dalle iscrizioni sopravvissute, che sono interamente a Zeus Sabazio . Il cristiano Clemente di Alessandria era stato informato che i misteri segreti di Sabazio, come praticati presso i romani, riguardavano un serpente , una creatura ctonia estranea al dio celeste a cavallo della Frigia: " 'Dio nel seno' è un contrassegno dei misteri di Sabazio agli adepti". Clemente riferisce: "Questo è un serpente, è passato in seno agli iniziati".

Molto più tardi, l'enciclopedia greca bizantina, Suda (X secolo), afferma categoricamente

Sabazio... è lo stesso di Dioniso. Ha acquisito questa forma di indirizzo dal rito a lui spettante; perché i barbari chiamano il grido bacchico "sabazein". Quindi anche alcuni Greci seguono l'esempio e chiamano il grido "sabasmos"; così Dioniso [diventa] Sabazio. Chiamavano anche "saboi" quei luoghi che erano stati dedicati a lui e alle sue Baccanti ... Demostene [nel discorso] "Per conto di Ktesifonte" [li cita]. Alcuni dicono che Saboi sia il termine per coloro che sono dedicati a Sabazios, cioè a Dioniso, così come quelli [dedicati] a Bakkhos [sono] Bakkhoi. Dicono che Sabazio e Dioniso siano la stessa cosa. Così alcuni dicono anche che i greci chiamano i Bakkhoi Saboi.

Nei siti romani, sebbene un'iscrizione murata nel muro della chiesa abbaziale di San Venanzio a Ceperana suggerisse ad un umanista rinascimentale che fosse stata edificata sulle fondamenta di un tempio dedicato a Giove Sabazio , secondo gli studiosi moderni non un solo tempio consacrato a Sabazio, il dio cavaliere dell'aria aperta, è stato localizzato. Piccole mani votive, tipicamente di rame o bronzo, sono spesso associate al culto di Sabazio. Molte di queste mani hanno una piccola perforazione alla base che suggerisce che potrebbero essere state attaccate a pali di legno e portate in processione. Il simbolismo di questi oggetti non è ben noto.

Collegamento ebraico
I primi ebrei che si stabilirono a Roma furono espulsi nel 139 a.C., insieme agli astrologi caldei da Cornelio Hispalus secondo una legge che vietava la propagazione del culto "corrottore" di "Giove Sabazio", secondo l'epitome di un libro perduto di Valerio Massimo:

Gneo Cornelio Hispalus, pretore peregrinus nell'anno del consolato di Marco Popilius Laenas e Lucius Calpurnius, ordinò agli astrologi con un editto di lasciare Roma e l'Italia entro dieci giorni, poiché per una falsa interpretazione degli astri turbavano le menti volubili e sciocche, così traendo profitto dalle loro bugie. Lo stesso pretore costrinse i Giudei, che tentavano di infettare l'usanza romana col culto di Giove Sabazio, a ritornare alle loro case.

Con ciò si ipotizza che i romani identificassero l'ebreo YHVH Tzevaot ("sa-ba-oth", "degli eserciti") come Giove Sabazius.

Questa connessione sbagliata di Sabazios e Sabaos è stata spesso ripetuta. Allo stesso modo, Plutarco sosteneva che gli ebrei adorassero Dioniso e che il giorno di sabato fosse una festa di Sabazio. Plutarco discute anche dell'identificazione del Dio ebraico con il Tifone "egiziano" , identificazione che però in seguito rifiuta. Gli Ipsistari monoteisti adoravano l'Altissimo con questo nome, che potrebbe essere stato una forma del Dio ebraico.

Il suo culto è di tipo orgiastico pari a quello dell'affine Dioniso con il quale venne in appresso confuso; assimilato talora a Zeus, in quanto era la divinità suprema di talune tribù tracie, e talora al Sole. Dall'originaria Tracia il suo culto penetrò in Frigia insieme con l'emigrazione tracia e di lì si diffuse nelle regioni circostanti, fondendosi con le divinità maschili affini: Attis, Men, Mithra. Nel sec. V penetrò in Grecia alimentando la critica di Aristofane e di Demostene e nel II entrò anche in Roma donde fu espulso nel 139 come corruttore del costume romano, ritornandovi tuttavia in piena libertà durante l'epoca imperiale.
https://www.treccani.it/enciclopedia/sabazio_%28Enciclopedia-Italiana%29/
Il culto del dio comprendeva una parte essoterica e una esoterica. Di entrambe ci è garante Demostene (De cor., 259-60) che parla di una processione diurna che seguiva una cesta e un vaglio, guidata da un sacerdote che agitava in alto sul capo dei serpenti, composta di uomini e di donne coronati di finocchio e di pioppo, marcianti a ritmo di danza, al grido di εὐοῖ σαβοῖ e di ὕης ἄττης; e di una riunione iniziatica notturna nella quale gl'iniziandi (σαβαζιασταί) seduti a terra venivano prima coperti di una pelle di cerbiatto e strofinati con fango e crusca (simbolo di morte), poi rialzati e invitati a pronunziare la formula ἔϕυγον κακόν, εὗρον "ho fuggito il male, ho trovato il meglio" (simbolo di risurrezione).

La cerimonia era conchiusa da un matrimonio simbolico tra l'iniziando e il dio, realizzato per mezzo di un serpente di oro che s'introduceva dal collo nel seno e si estraeva dal lembo inferiore della veste (ὁ διὰ κόλπου ϑεός; Clem. Alex., Protr., II, 162).

Il culto di S. assurse a un superiore significato religioso quando, in seno alle colonie giudaiche sparse nell'Asia Minore, si fece l'assimilazione tra l'altissimo "Dio degli eserciti" (κύριος Σαβαώϑ) d'Israele e il Signore Sabazio (κύριος Σαβάζιος), cui corrispose in Roma l'equivalenza tra Iuppiter Sabatius e Jahvè Ṣebaoth. Allora Sabazio divenne il dio "santo" purificatore, salvatore (σώζων), onnipotente (παγκοίρανος), che in sé riunisce le prerogative e i simboli degli altri dei, come si vede nella tavoletta bronzea del museo di Copenaghen, ed elargisce benedizioni celesti ai suoi adepti, come dimostrano le mani di bronzo atteggiate al gesto della benedizione latina con le tre prime dita tese e le ultime due piegate. Questo gesto, già in uso nei templi semitici, è decaduto poi a valore apotropaico nella pratica dei sabaziasti; infatti nel palmo e sulle dita di dette mani di bronzo sono effigiati animali varî (tartarughe, lucertole, teste di montone, serpenti), falli, pigne, ecc.

Assai sviluppato presso i sabaziasti nell'epoca imperiale era pure la credenza nella vita ultramondana concepita come un beato Elisio dove gli eletti siedono a banchetto, come si vede nella tomba del sacerdote sabaziasta Vincenzo nel cimitero di Pretestato in Roma dove un angelus bonus guida la moglie di Vincenzo, Vibia, che poi siede alla mensa dei beati (bonorum iudicio iudicati) dinnanzi a un prato fiorito dove altri beati giocano agli aliossi.
Mano del culto di Sabazio

La mano destra, atteggiata nel gesto beneaugurante detto “benedizione latina” e associata a diversi simboli, rientra nel tipo delle mani pàntee legate al culto di Sabazio [cfr. Busto di Sabazio], un vero e proprio oggetto liturgico fissato su aste per processioni, oppure destinato ai santuari o al culto domestico. Variamente disposti si osservano un serpente, una pigna, un bustino di Hermes/Mercurio, una testa di ariete, un vaso e una focaccia, un minuscolo insetto (?); seguono al di sotto di una bilancia, una tartaruga, una rana, il caduceo alato di Mercurio, una lucertola. L’accostamento a Hermes (bustino, caduceo, tartaruga) sottolinea il ruolo di divinità “psicopompa” (conduttrice delle anime) di Sabazio, generato da Persefone dopo l’unione con Zeus sotto forma di serpente. La stessa raffigurazione della bilancia potrebbe ricollegarsi al giudizio divino delle anime dei fedeli, che dovevano essere “pesate” (psicostasia) prima di raggiungere la beatitudine dell’aldilà. Il significato escatologico è ulteriormente sottolineato dagli altri simboli alludenti a rinascita e fertilità (pigna), metamorfosi (rana) e rigenerazione (lucertola).
https://www.museivaticani.va/content/museivaticani/it/collezioni/musei/museo-gregoriano-etrusco/sala-xiv--antiquarium-romanum--bronzi--statue--vasi-e-arredi/mano-del-culto-di-sabazio.html
SABAZIO: dio, originario della Tracia e della Frigia, figlio di Zeus e di Persefone, affine a Dioniso. Il suo cilto, orgiastico e misterico, fu introdotto in Grecia, e in Atena dagli schiavi originari delle regioni orientali dell'Egeo. Aristofane ironizza spesso nelle sue commedie (tra cui una Sabazia ora perduta) sulle cerimonie di Sabazio, consistenti per lo più in processioni scomposte al grido di euoi saboi. Si sa che Glaucotea, madre di Eschine, ne aveva guidata una. Gli si attribuiva l'idea di addomesticare i buoi e di sottometterli al giogo. Era rappresentato con corna sulla fronte.
SABAZIO era una divinità Frigia i cui riti si svolgevano di notte, era legato al sonno ed era rappresentato dal serpente della vita. L'iniziazione ai misteri Sabazi era abbastanza frequente nella Grecia Antica ed era rappresentata dal rapporto che gli iniziati avevano con i serpenti. Il SERPENTE, nelle antiche religioni, era la rappresentazione della vita. La vita che striscia e cresce, che si apre una strada nell'infinito fra mille fatiche. Ed è la stessa cosa di DIONISO che la madre non può più tenere in grembo perché morta e ZEUS se ne prende cura. Nella rappresentazione ORFICA, siamo tutti cuciti nella coscia di ZEUS e là abbiamo il dovere di crescere e di portare a termine la nostra gestazione. Tutti noi, infatti, viviamo nell'atmosfera. E' l'atmosfera che si prende cura di noi dopo che al momento della nostra nascita il mondo che circondava la nostra esistenza è morto. Così ZEUS si è preso cura di noi consentendoci di continuare a crescere. GLI ESSERI ESISTONO PER CRESCERE! Detto in questo modo, oggi come oggi, sembra semplice, salvo definire in che cosa consiste il crescere. La necessità del crescere e la qualità della crescita rappresentano l'insieme delle religioni misteriche antiche. Il serpente d'oro che veniva fatto scivolare lungo il corpo degli iniziati, nei riti di SABAZIO, era la rappresentazione della nascita nascita del DIO attraverso la pratica dell'iniziazione. Dove l'iniziato era colui che viveva strategicamente al fine di costruire il DIO dentro di lui. Il DIO che cresce sotto mille rappresentazioni come quella del serpente della vita di ASCLEPIO. Celebrare questo è celebrare uno dei Misteri DIONISIACI.

Marino, nella Vita di Proclo, ci racconta: “Mentre era nel dormiveglia vide un serpente che strisciava attorno al suo capo, da dove aveva preso inizio la paresi; in seguito a questa visione ebbe l'impressione che il suo male avesse smesso di propagarsi..” (Proclo – Manuali ed. Rusconi). Un altro episodio importante per comprendere come nei Neoplatonici (al di là dell'interpretazione culturale che loro ne davano) fosse presente il concetto del dio che cresce dentro all'Essere Umano e che viene partorito dal corpo fisico alla sua morte è data dalla simbologia del serpente apparso poco prima che Plotino spirasse. Aver affrontato per vita per sfida, con animo intrepido e un cuore puro, al di là di come noi possiamo considerare la sua sfida, lo ha portato a trasformare la morte del corpo fisico in nascita del corpo luminoso.

Riporta in una nota la traduttrice che Demostene accusava Eschine di essere stato iniziato dalla madre a riti di SABAZIO in quanto andava per le strade gesticolando con dei serpenti rossi. I serpenti sono legati anche al culto della Grande Madre della quale ZEUS prende il posto continuando la gestazione.

In realtà, una volta morto il mondo che avvolgeva il Feto con la sua entrata nell'atmosfera, la gestazione continua. Ciò che noi siamo non è il punto d'arrivo della nostra esistenza, ma è un momento di trasformazione. Solo che quando si era nel grembo materno si viveva senza ragione. La volontà muoveva le nostre azioni ed i nostri intenti; ora che siamo legati nella coscia di ZEUS dobbiamo esercitare la nostra volontà e siamo consapevolmente responsabili di ogni nostro adattamento.
https://www.federazionepagana.it/sabazio.html
SABAZIO e ZEUS vengono legati l'uno all'altro nell'Intento manifestato. SABAZIO era una delle divinità fondamentali della Frigia
Busto di Sabazio

Il busto raffigura Sabazio, nudo eccetto per il mantello che copre una sola spalla, recante come attributi una pigna e un ramo con serpente, mentre un’aquila poggia sulla spalla destra. Alla base sono rappresentati un Mitra in atto di uccidere il toro, un cratere, una testa di ariete, una focaccia divisa in otto parti.
Sabazio è una divinità multiforme, oggetto di un culto misterico e sincretistico [cfr. Mano del culto di Sabazio]. Il dio, originario forse dall’Asia minore, è noto nella Grecia classica (citato nelle Rane di Aristofane), mentre a Roma la prima notizia è collegata alla cacciata dei suoi fedeli dall’Italia nel 139 a.C. Il serpente è l’animale più direttamente legato alla divinità, collegata a Zeus (qui simboleggiato dall’aquila) e Dioniso: secondo una tradizione orfica Sabazio-Dioniso nascerebbe dall’unione con Persefone di Zeus tramutatosi in serpente. L’ariete, la focaccia e il cratere per il vino sono possibili riferimenti ai sacrifici e ai convivi rituali. L’immagine di Mitra è l’unico caso attestato di associazione tra i due culti, oltre alla dedica a Sabazio presente in un mitreo di Ostia.
https://www.museivaticani.va/content/museivaticani/it/collezioni/musei/museo-gregoriano-etrusco/sala-xiv--antiquarium-romanum--bronzi--statue--vasi-e-arredi/busto-di-sabazio.html
Sabàzio(greco Sabázios; latino Sabatíus). Dio d'origine traco-frigia in cui confluiscono elementi microasiatici (culto di Attis e Cibele), nonché ebraici, tra cui forse lo stesso nome quale derivato da Sebaoth (“degli eserciti”), appellativo biblico di Yahwèh (ma per l'opinione comune, imposta a suo tempo da Cumont, la confluenza in Sabazio di tratti di Yahwèh è secondaria e dovuta ad analogia fonetica tra il nome del dio frigio e l'appellativo di Yahwèh). Il culto di Sabazio penetrò in Grecia durante le guerre peloponnesiache, calandosi nelle forme di un culto misterico e Sabazio venne assimilato a Dioniso-Bacco. Nel mondo ellenistico, accentuandosi i tratti derivati da Yahwèh, venne identificato di preferenza con Zeus, il re degli dei. A Roma giunse nel sec. II a. C., portato da Ebrei; lo Stato romano lo rifiutò e cacciò gli Ebrei veneratori di Sabazio (139 a. C.). Ma non fu un rifiuto definitivo: il culto di Sabazio aveva in qualche modo messo le sue radici, come un inestirpabile prodotto della koiné culturale ellenistico-romana. Esplose in tutto il suo fulgore in età imperiale e nel sec. III ebbe il suo massimo sviluppo. Era diventato una religione altamente spirituale con prospettive salvifiche e rigeneranti: sia per il contenuto sia per l'organizzazione poté far concorrenza al nascente cristianesimo. La liturgia cristiana assunse qualche simbolo sabaziano, tra cui il segno della cosiddetta “benedizione latina” (la mano levata con le prime tre dita aperte e le altre due chiuse).
https://www.sapere.it/enciclopedia/Sab%C3%A0zio.html
I mitrei di Ostia Antica
Lungo la Via del Sabazeo (regio V, insula XII) si trova questo mitreo che venne originariamente scavato da Dante Vaglieri nel 1909. L’origine del suo nome sta nel fatto che nel sito archeologico venne ritrovata una lastra di marmo recante iscritta la dedicazione del tempio:

L. AEMILIV[s ---] ‹F=E›VSC(us) EX IMPERIO IOVIS SABAZI VOTVM FECIT

Sulla base di questa dedica, si dedusse che Lucio Emilio Eusco fece un voto a Giove Sabazio e che dunque il tempio fosse dedicato al culto di questa divinità (che fosse quindi, un sabazeo piuttosto che un mitreo). Tuttavia la scoperta dei banconi laterali che vennero alla luce nel corso degli scavi fece decadere la precedente ipotesi, perché i templi dedicati a Sabazio non avevano banconi laterali, essenziali invece nel culto di Mitra.

Poiché il culto di Sabazio aveva alcuni tratti caratteristici simbolici in comune con il Mitraismo, e veniva spesso adorato insieme a Mitra nello stesso edificio, si deduce o che un precedente sabazeo sia stato successivamente modificato in un mitreo, o che in quel particolare mitreo venisse adorato contemporaneamente anche Giove Sabazio.

All'epoca della nostra visita (novembre 2011) il mitreo era completamente ricoperto di terriccio ed erba, che nascondevano il pavimento a mosaico sottostante. Al centro di esso, comunque, si trova la rappresentazione di una tavola ansata sulla quale è riprodotta la seguente iscrizione (che curiosamente presenta tutte le 'N' rovesciate):

FRVCTVS SVIS IN PENDIS CONSVMMAVIT

dalla quale si deduce che un certo Fructus pagò a proprie spese la costruzione del mitreo.

In prossimità del mitreo venne ritrovata un’altra lapide con iscrizione, riportante la dedica di un certo Venerandus a molte divinità: il Sole Invitto, Caelestis, Fortuna, i Lares e Tutela. La lapide, contrassegnata con il codice "CIL XIV S, 4309", si trova oggi esposta all’interno del Mitreo delle Sette Sfere:

[Invicto] DEO SOLI
[Omnip]OTENTI
[---]O CAELESTI
N[u]M[ini P]RAESENTI
FO[r]TV[na]E LARIBVS
TVT[ela]EQUE
[sa]C(rum)
[Venera]NDVS

La lapide con l'iscrizione

Foto 1

La lapide con l'iscrizione

Il culto di Sabazio

Sabazio era una divinità di origine frigia, ritenuto figlio di Rea, anche se altre versioni lo consideravano discendente da Zeus e da Persefone. Quando il suo mito si venne diffondendo all’interno dei Romani, insieme ad altri importati dall’Oriente, venne assimilato con Giove. Si dice che venne assassinato dai Titani, che smembrarono il suo corpo in sette parti.

Il culto di Sabazio si diffuse in Grecia e poi a Roma durante l’età imperiale; aveva un forte legame con i culti delle fertilità e prevedeva dei misteri la cui figura simbolica principale era quella del serpente. In questo, dunque, aveva molti tratti caratteristici in comune con il culto di Mitra, e spesso le due divinità venivano adorate insieme nello stesso tempio.
https://www.angolohermes.com/Luoghi/Lazio/Ostia/mitreo_Sabazeo.html

«Ascolta, padre, figlio di Crono, Sabazio, demone glorioso,
che Bacco Dioniso, dal suono rimbombante, Eirafiote,
hai cucito nella coscia, affinché portato a termine andasse
al sacro Tmolo presso Ipta dalle belle guance.
Ma, beato, protettore della Frigia, re supremo di tutto,
benevolo vieni soccorritore a coloro che celebrano i misteri»

(Inni orfici)

Sabazio, in greco antico: Σαβάζιος, in latino: Sabazĭus. fu un Dio di probabile origine tracio-frigia, venerato nel V sec. a.c., il cui culto orgiastico e liberatorio che molto attecchiva tra le classi inferiori, attirò non poca ostilità dagli ambienti colti greci. Ciononostante il culto continuò a diffondersi e nel II sec. a.c. giunse a Roma, da cui si tentò di bandirlo nel 139.

Sabazio era ritenuto comunemente figlio di Rea, anche se altre versioni lo riconoscono come discendente di Zeus e Persefone; il mito ritiene che i Titani lo assassinarono, spezzandolo in sette parti secondo alcuni antichi miti greci ed egizi (vedi il Dio Osiride) ma anche attuale nella religione Cattolica, in cui il Figlio-Vegetazione della Grande Madre viene ucciso e risorge.

II culto aveva una parte misterica ed esoterica riservata ai soli iniziati, i cui riti d'iniziazione si
celebravano nelle none, che nel calendario romano, originariamente basato sulle fasi lunari, erano il giorno del primo quarto (mezza luna). Esse cadevano il giorno 5 (Nonae quintanae) nei mesi di 29 giorni e il 7 (Nonae septimanae) nei mesi di 31 giorni.

I riti di iniziazione prevedevano un rito privato con una mistica morte e resurrezione e una simbolica unione sessuale con il Dio, rappresentato da un serpente e poi di giorno prevedevano il culto pubblico di una processione rituale.

Nella Frigia la figura di Sabazio si fuse con quella di Attis, in Grecia si identificò con Dioniso, Zeus ed Elio. Per i seguaci era quasi un Dio unico che assorbiva gli altri Dei, un po' come un tempo lo era la Grande Madre. Era anche chiamato il «salvatore», con appunto un valore salvifico dalle sofferenze della vita.

Tra i suoi riti era molto nota una celebrazione orgiastica o kòmos (in greco κῶμος) che indicava, nell'antica Grecia, un corteo rituale, a piedi o talvolta su carri, durante il quale i partecipanti si abbandonavano a un'atmosfera di ebbrezza, dove il vino correva a fiumi, come nei cortei di Dioniso.

Il corteo si abbandonava alla sfrenatezza e alla baldoria, con canti accompagnati dalla musica
dell'aulos, della lira e della cetra, dove non mancavano gesti o motti osceni, per lo più giocosi, allusivi alla sfera sessuale.

MANO DEL CULTO DI SABAZIO II - III SEC.

LE MANI PANTEE

Altre sette mani Pantee erano state scoperte negli scavi di Ercolano e Pompei. Le mani Pantee, legate al culto di Sabazio, erano un vero oggetto liturgico fissato su aste portate nelle processioni, oppure ospitato nei santuari o nelle case per il culto domestico, e riproducevano la mano destra, con il gesto detto di “benedizione latina” e associata a diversi simboli variamente disposti.

Vi si notano un serpente, una pigna, un piccolo busto di Hermes (Mercurio), una testa di ariete, un vaso, una focaccia, un minuscolo insetto, una bilancia, una tartaruga, una rana, il caduceo alato di Mercurio,
una lucertola.

SUONATORE DI AULO
Si ritiene che la presenza di Hermes, per il busto il caduceo e la tartaruga, sottolinei il ruolo di divinità
“psicopompa” (conduttrice delle anime) di Sabazio, figlio di Persefone unitasi a Zeus sotto forma di serpente.
La bilancia potrebbe ricollegarsi al giudizio divino delle anime che dovevano essere “pesate” (psicostasia) prima di raggiungere la beatitudine dell’aldilà, mentre la pigna (sacra anche a Dioniso) alluderebbe a rinascita e fertilità, la rana alla metamorfosi e la lucertola alla rigenerazione.

Ecco cosa scrissero sulla mano bronzea reperita intorno al 1824 sul catalogo dei reperti del Museo Archeologico di Napoli, nel volume dal titolo Real Museo borbonico:

" Avvi una classe di monumenti pe' quali gli eruditi scrittori sono talvolta costretti a dare nelle stranezze, trovandosi nella necessità di render conto del capriccio degli artefici di cose che hanno spesso ragioni tutte particolari ed arbitrarie.

A questa classe appartiene certamente la mano votiva che abbiamo sottocchio, simile ad altre sette che se ne conoscono, e che meritarono le denominazioni di mani di bronzo dalla materia in cui son fatte, mani Pantee da diversi simboli attribuiti ad altrettante deitå, e mani votive dal fine per cui
"si lavoraceux qui ont offert cette main si chargée diénigmes, Wont pas cru, qu'on oscit les expliquer dans des siécles aussi recu lés que le notres"

II testo del Real Museo prosegue ancora illustrandoci il reperto:
"Simile a tutte le altre presenta questo bronzo una destra mano con piccola parte di braccio che la sostiene di sotto, e come le altre ha piegate o chiuse le dita annulare ed auricolare, e le rimanenti erette: l'indice ed il medio sostengono trasversalmente un fulmine, su cui posava probabilmente un'aquila della quale si veggono i soli artigli, essendo il resto del regale uccello andato perduto "

MANI PANTEE

La Mano Pantea più importante è questa rinvenuta in Ercolano, e pubblicata con dotte osservazioni nella edizione del V volume delle antichità Ercolanesi.

Nei giorni della scoperta della mano accadde un fatto strano. Le tre dita alzate e due flesse suggerirono a uno degli operai che si trattasse della mano di San Gennaro. Era benedicente in fondo, la mano mozza del Santo, riprodotta in bronzo ritrovata negli scavi di Ercolano.

Sembrava essere quasi il titolo di testata nella prima pagina di un giornale. Si sparse presto la voce tra gli operai e presto un po' tutti ci cedettero. Fu solo grazie all'intervento del soprintendente dello scavo che si ebbe presto chiarezza.

Nel testo del Real Museo si legge ancora:

"Sulla estremitå del pollice vedesi forse un uovo; o queste tre dita formano col leggero concavo della palma della mano una specie di sedile con spalliera, in cui ondeggia assiso un barbato veglio, coperto il capo di pileo ricurvo al davanti, vestito di tunica succinta o di lunghe brache, poggiando i piedi sulla testa di un ariete, e stringendo nelle mani alquanto elevate due simboli che ben poco si distinguono.

Sotto il basamento di questa specie di dossello è molto interessante la volta rilevata al davanti, nella quale è scolpita a bassorilievo una donna giacente che stringe al seno un bambino poppante. Sono osservabili in fine sull'arco di questa volta la mensa su cui sono imbanditi due utensili circolari, con una frutta di figura conica nel mezzo, ed a sinistra della volta stessa un' idria a due manichi, dalla quale vien fuori la testa di un rettile. "

II vecchio barbuto con cappello frigio, seduto proprio nel palmo della mano sembra anch'egli benedire e col gesto della destra sembra voler sottolineare quasi un rito di benedizione e di augurio. Poggiava
i piedi su una testa di ariete adagiata su una foglia d'acanto.

Ai suoi piedi un uovo poggiato su una mensola e più a destra una ghianda. In basso, racchiusa all'interno di un arcosolio la scena della donna che nutre un neonato.

Difficile dare un senso a questi elementi figurativi che in apparenza sembrano disgiunti l'uno dall'altro e forse invece nelle intenzioni dell'artista e del committente, volevano chiarire un concetto, forse più ampio e che travalicava il senso stesso della raffigurazione plastica.

Più oltre nel testo del Real Museo si legge:
"I diversi rami dell'arboscello che sorge a sinistra della base, ossia della porzione del braccio, una face accesa, una testuggine ed altri svariati simboli riempiono il dorso di questo monumento votivo, il cui soggetto a noi sembra la madre che teneramente abbraccia il figlio che forse era pericolante; e ci mantiene in questo divisameuto il confronto con altri monumenti, ed in particolare pompeiani, ne'quali
verso il basso spesso al coperto di una volta trovasi il soggetto pel quale veniva offerto il voto, e specialmente per un figlio ottenuto o preservato dalla morte."

La curiosità di voler reperire una chiave di lettura della rappresentazione che in fondo, si svolge nel palmo e sul dorso di una mano destra, penso non risparmi nessuno. E la stessa gestualità della mano
con le prime tre dita erette e le due ultime flesse, riportandoci in maniera molto forte ai protocolli religiosi della cristianità, non ci deve impedire di procedere con un'analisi più approfondita.

La Mano Pantea di Ercolano può, con tutte le riserve del Caso e senza voler affrettare conclusioni poco convincenti, essere assimilata a una cristiana mano benedicente, simile nel solo gesto a tutte le rappresentazioni iconografiche che i grandi autori non solo del Rinascimento ci hanno mostrato nelle proprie opere.

GREGORIO IX - RAFFAELLO
Ma la mano benedicente, come dicevamo comune a tutta la gestualità cristiana e l' esempio (immagine sottostante) nel dipinto di Raffaello Sanzio, altro non è che uno dei tantissimi esempi che possiamo reperire nell'iconografia sia dipinta che scultorea di tipo sacro.

Si tratta di un gesto di comunicazione, di accoglienza, di liberazione e di benedizione, con il quale si sintetizzano i concetti della Trinità che attraverso la destra, si calano sull'umanità orante e in attesa di colloquio spirituale.

Ma la mano pantea di Ercolano non è tutto ciò. E' tuttavia espressione anch'essa di mistero, di esoterismo e di religiosità.

La mano pantea sembra legata in maniera forte alla figura di un Dio estraneo all'Olimpo greco-romano. Si tratta del Dio Sabazio. Proveniva dall'altra sponda del Mediterraneo e "prometteva" benedizioni
e felicità, destinate a riti dove la spiritualità era completamente inserita in riti di iniziazione, dove l'adepto era protagonista e attore allo stesso tempo.

A Roma il nostro misterioso dio frigio diviene Dionisio-Sabazio-Bacco e unisce le proprie forze primordiali a quelle della magia e della propiziazione. Una sorta di sinergia volta al bene e dove ogni cosa gravita attorno alla ricerca della felicità non solo terrena. Sabazio era legato molto probabilmente all'ambiente agreste. Un busto bronzeo di questo dio rinvenuto proprio a Roma ce lo mostra nei caratteri stilistici del volto, molto vicino all'arte egizio-ellenistica del II a.c..
https://www.romanoimpero.com/2021/08/culto-di-sabatius-sabazio.html
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