🙈🙊🙉... DAL MINUTO 24:11👁️📢👀BIOLABORATORI: ECCO COME LA GUERRA DEL FUTURO PASSA DALL'UCRAINA & DALL'ITALIA☣️

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☣️ LE ARMI BIOLOGICHE DEL PENTAGONO ☣️
https://armswatch.com/the-pentagon-bio-weapons/

☣️ LA GUERRA BATTERIOLOGICA SEGRETA DEL DEEP STATE ☣️
https://www.thelivingspirits.net/la-guerra-batteriologica-segreta-del-deep-state/

Il VIDEO RAI-LEONARDO DEL 2015 SUL VIRUS CREATO IN CINA IN LABORATORIO
https://www.youtube.com/watch?v=uwyU5P5AuMk

💉​⚰️​💉 RICORDATI💉 CHE💉 DEVI💉 MORIRE 💉​⚰️​💉
https://rumble.com/v1bqtgh--ricordati-che-devi-morire-.html

🔺 👁️🔻DEEP STATE INDAGINE NON AUTORIZZATA 👀 ⚠️ 👀 
https://www.youtube.com/watch?v=qskYUtJJrrE

"👁️📢👀SVELATO IL NOME DI CHI CONTROLLA IL MONDO 👁️📢👀
https://rumble.com/v1d0tbx-svelato-il-nome-di-chi-controlla-il-mondo-.html

CROLLA CABALA CROLLA 👁️‍🗨️🙏👁️ LA FINE DEL MONDO COSI' COME LO CONOSCIAMO
https://rumble.com/vw6ibv-crolla-cabala-crolla-la-fine-del-mondo-cosi-come-lo-conosciamo.html?mref=jh7ox&mrefc=4

Il Sequel di Crolla Cabala, Crolla! - Parte 26: Avvolgimento del Genocidio

ATTENZIONE ⚠️ IMMAGINI FORTI

Può andare peggio di così? Certo che sì! Non perdiamo tempo e procediamo con l'ultimo episodio sulla truffa Covid. Questa parte finale vi darà la visione definitiva dall'elicottero di ciò con cui abbiamo a che fare. Allacciate le cinture e raggiungeteci ancora più profondamente nella tana del coniglio!

Odysee: https://odysee.com/@QlobalChangeItalia:2/Parte-26:4

BitChute: https://www.bitchute.com/video/mCoWBhmYvuFt/

[La prima parte del documentario (https://t.me/QlobalChangeItalia/4645)]

Covid-19! Storyline:
[Parte 1 (https://t.me/QlobalChangeItalia/4655)] [Parte 2 (https://t.me/QlobalChangeItalia/4666)] [Parte 3 (https://t.me/QlobalChangeItalia/4682)] [Parte 4 (https://t.me/QlobalChangeItalia/4840)]

Il Sequel:
[Parte 1 (https://t.me/QlobalChangeItalia/6425)] [Parte 2 (https://t.me/QlobalChangeItalia/6502)] [Parte 3 (https://t.me/QlobalChangeItalia/6625)] [Parte 4 (https://t.me/QlobalChangeItalia/6791)] [Parte 5 (https://t.me/QlobalChangeItalia/7005)] [Parte 6 (https://t.me/QlobalChangeItalia/7374)] [Parte 7 (https://t.me/QlobalChangeItalia/8124)] [Parte 8 (https://t.me/QlobalChangeItalia/8339)] [Parte 9 (https://t.me/QlobalChangeItalia/8466)] [Parte 10 (https://t.me/QlobalChangeItalia/8587)] [Parte 11 (https://t.me/QlobalChangeItalia/8859)] [Parte 12 (https://t.me/QlobalChangeItalia/9116)] [Parte 13 (https://t.me/QlobalChangeItalia/9180)] [Parte 14 (https://t.me/QlobalChangeItalia/9287)] [Parte 15 (https://t.me/QlobalChangeItalia/9407)] [Parte 16 (https://t.me/QlobalChangeItalia/9647)] [Parte 17 (https://t.me/QlobalChangeItalia/9764)] [Parte 18 (https://t.me/QlobalChangeItalia/9958)] [Parte 19 (https://t.me/QlobalChangeItalia/10208)] [Parte 20 (https://t.me/QlobalChangeItalia/10306)] [Parte 21 (https://t.me/QlobalChangeItalia/10493)] [Parte 22 (https://t.me/QlobalChangeItalia/10660)] [Parte 23 (https://t.me/QlobalChangeItalia/10736)] [Parte 24 (https://t.me/QlobalChangeItalia/10997)] [Parte 25 (https://t.me/QlobalChangeItalia/11061)]

💥💥 1918. L’INFLUENZA SPAGNOLA 💥💥

🤔🤔🤔... Negli anni novanta il sequenziamento del Dna era ormai uno strumento potente e gli scienziati speravano che potesse aiutarli a risolvere il rompicapo dell’influenza spagnola. Un gene consiste di migliaia di unità: le basi. Se gli scienziati fossero riusciti a sequenziare quelle unità per tutti gli otto geni del virus dell’influenza spagnola e a confrontarli con quelli di altri virus influenzali, forse avrebbero scoperto perché la pandemia del 1918 era stata così insolita. Purtroppo l’influenza spagnola era solo un ricordo lontano, quindi la prima sfida era ottenere un campione del virus. Bisognava trovare del tessuto polmonare infetto che si fosse conservato per quasi ottant’anni; e non solo doveva essere sopravvissuto il tessuto, ma anche le cartelle cliniche che lo accompagnavano. Partì la corsa: i patologi cominciarono a perlustrare l’intero pianeta a caccia di quel microbo inafferrabile.

Nel 1996 si ebbe il primo piccolo successo. La biologa Ann Reid e il patologo Jeffery Taubenberger trovarono il virus nascosto quasi davanti ai loro occhi, (Afip) di Washington, dove lavoravano. Era in un frammento di polmone conservato lì da quando un patologo dell’esercito l’aveva prelevato da Roscoe Vaughan, un soldato ventenne morto in un campo di addestramento in South Carolina nel settembre 1918. Il tessuto era stato trattato con formaldeide per preservarlo e messo nella paraffina. La formaldeide aveva danneggiato l’Rna del virus, per cui gli scienziati riuscirono a sequenziare solo dei frammenti (in seguito riuscirono a ottenere dall’Afip un secondo campione), ma pubblicarono questi primi risultati parziali nel 1997. Un medico di San Francisco, Johan Hultin, si imbatté nel loro articolo. Era già sulla settantina e da tempo si interessava all’influenza spagnola. Nel 1951, quando era un giovane medico volenteroso, aveva deciso che sarebbe stato il primo a trovare il virus. Sapeva che in alcune zone dell’Alaska erano morte di influenza moltissime persone, che erano poi state sepolte in fosse comuni: se il permagelo aveva conservato i corpi, era possibile estrarre da loro il virus. Aveva allora organizzato una spedizione nel villaggio di Breving Mission, sulla penisola di Seward (circa ottocento chilometri a nord di Dillingham), che nel 1918, in cinque giorni, aveva perso l’85% della sua popolazione. Dopo aver ottenuto il permesso dal consiglio del villaggio, aveva riaperto la fossa dove erano state sepolte le vittime; aveva trovato del tessuto polmonare e se l’era portato via, con l’obbiettivo di analizzarlo in laboratorio. Ma era il 1951: anche se gli scienziati erano al corrente dell’esistenza del virus, li avevano visti al microscopio elettronico e li avevano coltivati nelle uova, non potevano estrarre quei fragili organismi da tessuti vecchi di decenni che, avevano in realtà attraversato cicli potenzialmente fatali di congelamento e scongelamento. Hultin aveva accantonato il progetto ed era passato ad altro.
Quasi cinquant’anni dopo tornò alla stessa fossa comune, da solo, come se il tempo non fosse passato. Stavolta scoprì i resti di una donna in sovrappeso, il cui grasso addominale aveva protetto i polmoni dai peggiori danni della decomposizione. Impacchettò un campione del suo tessuto polmonare, lo spedì a Taubenberger, sostituì le due grandi croci che segnalavano la tomba nel 1951 e che nel frattempo erano marcite, e riprese l’aereo per San Francisco. Taubenberger riuscì a estrarre l’Rna virale dal tessuto – sebbene anche questo fosse stato danneggiato dal ciclo di congelamento-scongelamento – e a sequenziare altri frammenti. Nel 2005, dopo nove anni passati <a cucire="">insieme le sequenze parziali, Taubenberger e Reid pubblicarono la prima sequenza completa del virus dell’influenza spagnola (il team di Taubenberger ha da allora ripetuto l’impresa in un paio di settimane, usando una nuova, potentissima tecnica di sequenziamento). Ulteriori sequenze parziali furono ottenute da campioni conservati negli archivi ospedalieri di Londra.
La prima cosa di cui si accorsero Reid e Taubenberger fu la somiglianza tra quella sequenza virale e quella dell’influenza aviaria allora note. Il virus aveva conservato molte caratteristiche del virus dell’aviaria, il che potrebbe spiegare la sua virulenza: era un vero e proprio invasore alieno che nel 1918 aveva preso d’assalto il sistema immunitario umano e che sapeva riconoscere le cellule umane, cioè legarsi a esse. Il passo successivo, ovviamente, fu ricostruirlo, anche se questo avvenne solo dopo una lunga riflessione. Insieme al virologo Terrence Tumpey ed ad altri dei Centers for Disease Control and Prevention (Cdc) di Atlanta, <diedero da="" mangiare=""> la sequenza virale alle cellule di un rene umano coltivato in una piastra di Petri, costringendole a fabbricare il virus proprio come fanno i virus con la cellula ospite nel normale processo di infezione, poi infettarono dei topi. Il risultato fu formidabile. Nei topi il principale sintomo di contagio influenzale e la perdita di peso e di appetito. Due giorni dopo essere stati infettati con il virus risuscitato, i topi avevano perso il 13% del loro peso corporeo. Quattro giorni dopo nei loro polmoni c’erano quarantamila volte più particelle virali di quelle presenti nei polmoni dei topi con il ceppo di influenza stagionale. Sei giorni dopo erano tutti morti, mentre i topi di controllo erano ancora vivi… ecc... ecc...

💥 CONTINUA nel LIBRO: 1918. L’influenza spagnola 💥

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