ALLUVIONE NELLE MARCHE - Senigallia, il giorno dopo

1 year ago
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Il violento nubifragio che dal tardo pomeriggio del 15 settembre 2022 si è abbattuto sulle Marche, ha suscitato i più tragici effetti nelle provincie di Ancona e Pesaro. Cantiano, Sassoferrato e Senigallia sono rimaste letteralmente sommerse dalla pioggia torrenziale e dalla conseguente esondazione dei torrenti che le attraversano. Macchine trascinate via dall'acqua, decine di persone intrappolate, case e locali commerciali invasi dall'acqua, alberi abbattuti, frane e black out. Vigili del fuoco e protezione civile si sono subito mobilitati attivando i necessari soccorsi.
Intervenuti anche i sommozzatori.
420 millimetri di pioggia in meno di tre ore, la metà di quanto ne cade in tutte le Marche in un anno.
La pioggia ha poi continuato a cadere anche durante la notte e seppure con meno insistenza, solo alle prime luci dell'alba, l'acqua dei fiumi esondati ha iniziato a defluire verso il mare, consentendo il ripristino delle vie di comunicazione, grazie al quale i feriti si sono potuti presentare ai più vicini ospedali, alcuni in stato di ipotermia e sotto shock.

Nel video, le immagini di Senigallia il giorno dopo.
Una città ridotta ad uno stato a dir poco spettrale.
Senigallia erà già stata colpita da un evento analogo nel 2014, stavolta però gli effetti del nubifragio non hanno risparmiato neppure il lungomare.
La classe politica scarica la responsabilità sul cosidetto "cambiamento climatico", ma i cittadini sono perfettamente consapevoli che se dopo il precedente evento del 2014, fossero stati intraprese le necessarie azioni per la messa in sicurezza del bacino idrografico del torrente Misa, gli effetti di questo nubifragio sarebbero stati senz'altro minori e ora pretendono che vengano individuati i responsabili di quanto accaduto.

Andrea Dignani, geologo-geomorfologo fluviale e consulente scientifico del WWF, studia da anni il torrente Misa e i suoi problemi
"Non basta parlare di un evento estremo" - chiarisce Dignani - "Il bacino del Misa, piccolo e stretto, è molto sensibile e vulnerabile a questi eventi - chiarisce -. In questi anni non è stato gestito il reticolo idrografico minore, mi riferisco in particolare ai fossi e agli affluenti del Misa.
Questo reticolo andrebbe rinaturalizzato con tecniche di Ingegneria Naturalistica per evitare le erosioni e le frane, per rallentare il deflusso delle acque ed evitare che si riversino tutte contemporaneamente sul Misa. Sull'alveo del Misa" - prosegue l'esperto - "sarebbero state utili le aree di laminazione diffuse per laminare le piene prima di arrivare al centro di Senigallia.
Infine una migliore gestione delle aree agricole con con piccoli bacini di raccolta delle acque meteoriche e laghetti collinari utili anche per i periodi siccitosi".

Non solo, il pericolo "esondazioni" viene dibattuto già dall'inizio del secolo ed era stato già messo a punto da oltre 10 anni un accurato progetto per la realizzazione di "casse di espansione".

Le "casse di espansione", se fossero state realizzate, avrebbero consentito di controllare le piene improvvise del Misa, azzerando completamente danni e rischi che invece hanno avuto luogo in concomitanza delle esondazioni.

"C'è già un processo in corso per alluvione colposa e questa è una delle questioni che dovranno essere chiarite" - sottolinea il geologo - "Su tutto, un certezza: il progetto definitivo era già pronto nel 2006".

A questo punto, lasciamo a voi lettori le dovute riflessioni:
giusto condannare solo il cosidetto "cambiamento climatico" o è forse opportuno e necessario condannare anche tutti i politici che negli ultimi quindici anni hanno scelto di spendere il denaro pubblico in cose diverse dalla realizzazione degli interventi necessari ad evitare questo ennesimo disastro e i suoi tragici effetti?

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