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gli ORTODOSSI SONO UNA CHIESA CRISTIANA,senza un'autorità centrale come il Papa cattolico,IL PATRIARCA CRISTIANO ORTODOSSO RUSSO Kirill è considerato come il rappresentante e il capo spirituale di tutti i cristiani ORTODOSSI RUSSI
La Chiesa ortodossa russa (in russo: русская православная церковь?), o Patriarcato di Mosca (in russo: Московский Патриархат?), è una Chiesa ortodossa autocefala, guidata dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, precedentemente in comunione con tutte le Chiese ortodosse calcedonesi, tra le quali occupava il quinto posto, dopo il Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, il Patriarcato greco-ortodosso di Alessandria, la Chiesa greco-ortodossa di Antiochia e la Chiesa greco-ortodossa di Gerusalemme.
Dal 2018, per decisione del sinodo dei vescovi russi, non è più in comunione con il solo Patriarcato di Costantinopoli, "primo tra pari" tra i patriarchi ortodossi, in seguito alla decisione da parte di quest'ultimo di riammettere alla piena comunione la Chiesa ortodossa ucraina (Patriarcato di Kiev), guidata da Filarete Denisenko, separatasi in precedenza dal Patriarcato di Mosca e per questo scomunicata.[3][4] Il 16 marzo 2022 il patriarca Cirillo I a nome della Chiesa ortodossa di Mosca ha concesso la dispensa sui Dieci Comandamenti a tutti i soldati russi che partecipano all'operazione speciale in Ucraina. La dispensa riguarda soprattutto i comandamenti da 5 a 7.
https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_ortodossa_russa
La Chiesa russa fa risalire la sua origine al battesimo del principe Vladimir I di Kiev nel 988 (Vedi Conversione al cristianesimo della Rus' di Kiev).
Vescovi ortodossi russi (Charkov, 1924). Da sinistra a destra: il vescovo di Aleksandrov Stefan (Andriashenko), il vescovo di Sumy Konstantin (D'jakov), il vescovo di Starobel' Pavel (Kratirov), il vescovo di Ufa Boris (Shipulin), il vescovo di Elizavetgrad Onufrij (Gagaliuk), il vescovo di Glukhov Damaskin (Tsedrik), il vescovo di Mariupol' Antonij (Pankeev).
La Cronaca degli anni passati riferisce che nel 987, dopo una consultazione con i boiardi, Vladimir inviò dei messi nelle nazioni confinanti, i cui rappresentanti lo avevano invitato ad abbracciare le rispettive fedi, al fine di valutare quale fosse la religione migliore per il proprio regno. Il risultato è descritto nella seguente legenda apocrifa. Gli inviati riferirono che tra i musulmani della Bulgaria del Volga non c'era letizia ma solo tristezza e una grande puzza e che la loro religione era da evitare a causa dei suoi divieti contro il consumo d'alcool e di carne di maiale; a questi Vladimir aveva allora risposto "Bere è la gioia della Russia".
Le fonti russe descrivono anche l'incontro del Principe con gli inviati ebraici (che potevano essere Cazari). Dopo averli interrogati a fondo sulla loro religione rifiutò di convertirsi alla stessa con il pretesto che la perdita di Gerusalemme evidenziava che i fedeli ebraici erano stati abbandonati da Dio.
Per ultimo Vladimir chiese dei cristiani. Nelle cupe chiese tedesche i suoi emissari gli riferirono che non c'era bellezza, ma dell'Hagia Sophia di Costantinopoli riferirono: "Noi non sapevamo se fossimo in cielo o sulla terra". Non è possibile sapere quanto Vladimir rimase colpito dalle descrizioni dei suoi messi. Di certo la conversione alla religione cristiana di rito greco ortodosso avrebbe permesso al suo Stato di rafforzare i rapporti economici e diplomatici con l'Impero bizantino. A Kiev fu fondata la Provincia ecclesiastica sotto la giurisdizione del Patriarcato di Costantinopoli. Successivamente il Metropolita di Kiev dovette spostarsi a Vladimir ed a Mosca, nel 1299 e 1325. L'ultimo fu destituito ed esiliato nel 1441, a seguito del rifiuto di accettare l'Unione di Firenze da parte del Pomestnij Sobor della Chiesa russa.
Nel 1448 (a seguito del rifiuto di accettare l'Unione di Firenze) tramite i delegati del Pomestnij Sobor della Chiesa russa, che rappresentava tutto il popolo di Dio inteso come clero e laicato del proprio territorio, prese lo stato di autocefalia. Il vescovo di Rjazan' Giona fu eletto Metropolita di Mosca e di tutta la Russia senza approvazione di Costantinopoli. Solo nel 1589 il Patriarca di Costantinopoli Geremia II Tranos formalizzò, con il suo decreto, la nomina del metropolita Giobbe a patriarca di Mosca e di tutta la Russia.
Nel 1654 dopo l'ascesa di patriarca Nikon fu riunito un Sobor al fine di ristabilire l'uniformità tra le pratiche liturgiche della Chiesa greca e di quella russa. Un secondo Sobor, tenutosi a Mosca nel 1656, approvò la revisione delle opere così come disposta dal primo concilio e lanciò un anatema sulla minoranza dissidente, che includeva una fazione dei Zelatori della Pietà e il Vescovo Pavel di Kolomna. Le riforme coincisero con la grande peste che sconvolse la Russia nel 1654 e con il periodo di terrore causato dall'approssimarsi del 1666, che molti russi credevano si sarebbe rivelato l'anno dell'apocalisse. Raskol è il nome dato allo scisma che portò alla divisione della Chiesa russa in Chiesa ortodossa ufficiale e movimento dei vecchi credenti.
Nel 1700 dopo la morte del patriarca Adriano il nuovo Patriarca non fu eletto e sostituito da un luogotenente. Il patriarcato fu abolito da Pietro il Grande il 25 gennaio 1721 e sostituito dall'istituzione del Santissimo Sinodo Governativo, i cui membri variavano da 10 a 12 membri, tra cui il Metropolita di Mosca, con a capo con un procuratore imperiale. Il Santissimo Sinodo fu abolito il 6 aprile 1918 in seguito alla rivoluzione d'ottobre e il patriarcato di Mosca fu ristabilito.
Patriarca Tichon, Mosca
Il 28 ottobre (17 novembre) 1917 al Pomestnij Sobor di tutta la Russia fu restaurato il Patriarcato. Primo patriarca dopo il lungo periodo sinodale fu scelto il 5 novembre Tichon, già eletto in giugno metropolita di Mosca (poi intronizzato il 4 dicembre).
Dopo la rivoluzione d'ottobre la Chiesa venne perseguitata perché considerata parte della fazione anti-bolscevica e molti membri del clero vennero incarcerati o uccisi dal nuovo regime. Dopo la morte di patriarca Tichon avvenuta nel 1925, il posto di Patriarca rimase vacante. Solo nel 1937 fu eletto il nuovo patriarca Sergio I.
Negli anni venti, a seguito della rivoluzione d'ottobre, la comunità ortodossa russa all'estero si rese protagonista di uno scisma, rifondando la Chiesa ortodossa russa all'estero. La Chiesa scismatica ebbe la sua sede dapprima in Serbia, poi negli Stati Uniti a Jordanville.
A seguito di un riavvicinamento tra le due Chiese, il 17 maggio 2007 lo scisma si è ricomposto [1], con la firma di un atto di riunificazione da parte del patriarca russo Alessio II e del Metropolita Lavr, capo del Sinodo della Chiesa russa all'estero, nella Cattedrale del Cristo Salvatore di Mosca. A seguito della firma, le due delegazioni hanno celebrato congiuntamente l'Eucaristia.
Nel 2000 è sorto il problema dell'Estonia. Divenuta l'Estonia indipendente, i suoi vescovi avevano chiesto per la loro Chiesa l'autocefalia. Offesi dal diniego moscovita ed ancor più risentiti poiché il patriarca Alessio II di padre pietroburghese, era nato in Estonia, si sono rivolti a Costantinopoli che li ha accontentati. Da allora, nel canone delle Liturgie del clero della Chiesa ortodossa russa, non si è più fatto, per qualche tempo, memoria del Patriarca di Costantinopoli. Il 27 luglio 2008, i due Patriarchi hanno concelebrato la Divina Liturgia a Kiev nell'occasione del 1020º anniversario del Battesimo della Russia [2], e si sono incontrati in seguito, deludendo in questo i progetti di manomessa sulla Chiesa del governo ucraino.
Patriarca Cirillo I nel giorno della sua intronizzazione, 1º febbraio 2009, Mosca
Il 1º febbraio 2009, dopo la morte del patriarca Alessio II avvenuta nel novembre 2008, il Metropolita di Kaliningrad e Smolensk Cirillo I fu eletto nuovo patriarca di Mosca e di tutta la Russia.
Secondo i dati ufficiali al 12 dicembre 2008, la Chiesa ortodossa russa contava 157 diocesi in vari paesi e 29.263 parrocchie. Nel 1993 le diocesi erano 92. Vi sono 804 monasteri, dei quali in Russia 234 maschili e 244 femminili, nei paesi ex-URSS 142 maschili e 153 femminili, mentre negli altri paesi 3 maschili e 3 femminili. Vi sono 30.670 persone di clero di cui 27.216 preti e 3.454 diaconi. La Chiesa dispone inoltre di 11.051 scuole domenicali, 5 accademie, 3 università ortodosse, 2 università teologiche, 38 seminari, 39 collegi spirituali di totale 87 enti di istruzione. Inoltre vi sono 29 monasteri di tipo stauropegico, 203 podvorije e 65 skita.
I metropoliti e patriarchi di Mosca sono i capi spirituali della Chiesa ortodossa russa: di seguito è riportato un elenco dei medesimi dal 1308.
https://it.wikipedia.org/wiki/Patriarchi_e_metropoliti_di_Russia
La Chiesa ortodossa, ufficialmente Chiesa cristiana ortodossa, è la seconda Chiesa cristiana più grande al mondo, arrivando a contare circa 220 milioni di fedeli battezzati. Essa opera come una comunione di chiese autocefale, cioè il cui capo non riconosce alcuna autorità religiosa in terra al di sopra di sé, ciascuna governata dai propri vescovi nei sinodi locali. La chiesa ortodossa non è dotata di un'autorità dottrinale o governativa centrale analoga al vescovo di Roma (il Papa), tuttavia il patriarca ecumenico di Costantinopoli è riconosciuto da tutti i vescovi come primus inter pares ("primo tra pari") e considerato come il rappresentante e il capo spirituale di tutti i cristiani ortodossi. Essendo una delle più antiche istituzioni religiose al mondo ancora esistenti, la Chiesa ortodossa ha ricoperto un ruolo di primo piano nella storia del cristianesimo e, più in generale, in quella di tutta l'Europa orientale e sud-orientale, del Caucaso e del Vicino Oriente, plasmandone la cultura e la società.
La teologia ortodossa si basa sulla santa tradizione, che incorpora i decreti dogmatici elaborati nei sette concili ecumenici, le Scritture e l'insegnamento dei Padri della Chiesa. La Chiesa ortodossa afferma di essere “una, santa, cattolica e apostolica”, fondata da Gesù Cristo nella sua Grande Missione e che i suoi vescovi sono i successori degli apostoli. Essa, inoltre, sostiene di essere depositaria della fede cristiana originaria, come tramandata dalla santa tradizione. I cristiani ortodossi riconoscono i sette sacramenti maggiori, di cui l'Eucaristia è il principale, celebrati liturgicamente in sinassi. La chiesa insegna che attraverso la consacrazione invocata da un sacerdote, il pane e il vino sacrificali diventano il corpo e il sangue di Cristo (transustanziazione). La Vergine Maria è venerata nella Chiesa ortodossa come Madre di Dio, ‘’Theotókos’’, e viene onorata nelle devozioni.
La Chiesa ortodossa condivise la comunione con la Chiesa cattolica romana fino al grande scisma del 1054, che fu il culmine delle secolari controversie tra oriente e occidente su questioni teologiche, politiche e culturali, in particolare sull'autorità pontificia. Prima del Concilio di Efeso nel 431 d.C., anche la Chiesa d'Oriente condivideva tale comunione, così come le varie Chiese ortodosse orientali prima del Concilio di Calcedonia nel 451 d.C., tutte poi separate principalmente per via di alcune differenze riguardanti la cristologia.
La maggior parte dei cristiani ortodossi orientali vive principalmente nell'Europa sudorientale e orientale, a Cipro, in Georgia e in parti della regione del Caucaso, in Siberia e nell'Estremo Oriente russo. Circa la metà dei cristiani ortodossi orientali vive nelle nazioni appartenenti nell'ex Unione Sovietica, principalmente in Russia. Vi sono comunità anche nelle ex regioni bizantine dell'Africa, nel Mediterraneo orientale e nel Medio Oriente, tuttavia in costante diminuzione a causa delle persecuzioni religiose. Alcune comunità sono presenti anche in molte altre parti del mondo, in particolare in Nord America, nell’Europa occidentale e in Australia, formatesi attraverso la diaspora, le conversioni e l'azione missionaria. I suoi patriarcati, che ricordano la pentarchia, e le altre chiese autocefale e autonome, riflettono una varietà di organizzazione gerarchica.
https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_ortodossa
La Chiesa ortodossa si proclama l'unica vera Chiesa cristiana,[36] "quell'unica autentica Chiesa che conserva la continuità della vita della Chiesa, cioè l'unità della tradizione".[37]
Le fonti fondamentali degli insegnamenti della Chiesa ortodossa sono:
La Bibbia
La Sacra Tradizione
Gli scritti dei Padri apostolici e degli Apologeti
Le decisioni dei Concili canonici concernenti la fede
I discorsi composti in epoche di dispute e di scismi, particolarmente del Grande Scisma
I discorsi che criticano gli errori del protestantesimo e della Chiesa cattolica romana[38]
Dentro della Sacra Tradizione, dopo la Sacra Scrittura, alla quale appartiene il posto preminente, si trovano la liturgia e le preghiere, le decisioni dogmatiche e gli atti dei concili, le vite dei santi, il diritto canonico e la sacra iconografia.[39]
La Trinità
La cattedrale Uspenski di Helsinki, in Finlandia
Tutti i cristiani ortodossi credono in un solo Dio in tre persone: Padre, Figlio e Spirito Santo, "uno in essenza e indiviso". Per quanto riguarda il rapporto tra Dio e la creazione, i teologi bizantini distinguono fra l'essenza eterna di Dio e le "energie increate"; si tratta di una dottrina presente già in padri della Chiesa come san Basilio o sant'Atanasio di Alessandria, ma esplicitata in modo organico da san Gregorio Palamas nel XIV secolo. L'essenza divina è inconoscibile alle creature (che siano uomini o angeli), mentre le energie o atti divini increati possono essere conosciuti attraverso l'esperienza e sono la via attraverso la quale Dio si comunica all'uomo e l'uomo raggiunge la théosis o deificazione. Naturalmente sia l'essenza sia le energie sono inseparabilmente Dio; questa distinzione è tuttavia usata per spiegare come Dio possa essere assolutamente trascendente e allo stesso tempo agire all'interno della Creazione[40]
Il Padre è la "persona" o ipostasi fonte della divinità (in ambito teologico si parla di "monarchia del Padre", dal greco mònos, solo e arché, principio), che si caratterizza per essere ingenerato; il Figlio è generato (ma non creato) eternamente dal Padre e lo Spirito Santo procede eternamente dal Padre (Gv. 15, 26). Ingenerazione, generazione e processione sono le caratteristiche che individuano le tre diverse ipostasi della Trinità, secondo i dettami dei padri del primo concilio di Nicea (325) e di quello di Costantinopoli (381), che hanno su questa base formulato il Simbolo di fede (Credo niceno-costantinopolitano)[41] cui la Chiesa ortodossa è rimasta fedele sia nella formula sia nella sostanza.
Rispetto alla Chiesa romana, quindi, si ritiene di avere in quest'ambito "due differenze sostanziali". La prima è la processione dello Spirito Santo. I teologi ortodossi dicono che "procede solo dal Padre", o tutt'al più - in quanto energia comune alla Trinità - "procede dal Padre attraverso il Figlio", secondo l'espressione del Secondo concilio ecumenico di Nicea (l'ultimo in comune fra Occidente e Oriente). Il valore conciliare delle due espressioni le identifica come Fede comune e quindi infallibile. I teologi occidentali, seguendo la definizione del papa Leone Magno nel 447 (che ha portato all'aggiunta del Filioque al Credo), dicono che lo Spirito procede "anche dal Figlio" (Filioque)[42] e "attraverso il Figlio".[43] Questa secondo gli "ortodossi" introdurrebbe una "deviazione nel piano della processione eterna dello Spirito dal Padre" (cioè la "generazione" dello Spirito in quanto persona dal solo Padre, prospettiva teologica), "confondendolo con quello dell'invio dello Spirito nel mondo" (cioè l'irradiazione dell'energia salvifica dello Spirito nel mondo; prospettiva economica)[44].
La seconda differenza riguarda la "natura delle energie divine": per gli ortodossi esse "sono increate", per i cattolici "sono invece create" da Dio. Da ciò consegue anche una diversa comprensione della beatitudine dei santi: essi partecipano all'essenza di Dio secondo i cattolici e alle energie divine secondo gli orientali.[senza fonte]
Salvezza
L'uomo fu originariamente creato perfetto, ma libero di scegliere il bene e il male; attraverso le sue azioni abbracciò la malvagità. A causa della sua caduta, egli si condannò all'Inferno; si crede che da Adamo a san Giovanni Battista tutti gli uomini restarono in un luogo separato da Dio. Ma quando venne al mondo Gesù, egli stesso fu contemporaneamente uomo perfetto e Dio perfetto. Attraverso la sua partecipazione all'umanità, la natura umana fu cambiata, permettendo agli esseri umani di partecipare alla natura divina. Questo processo di cambiamento avvenne anche retroattivamente, fino all'inizio dei tempi, salvando tutti coloro che erano venuti prima, fino ad Adamo. La salvezza, perciò, si riferisce a questo processo di riavvicinamento a Dio.
Il traguardo finale dell'ortodossia è la theosis, o unione con Dio, stato nel quale l'uomo si deifica per grazia divina. Questo è ben sintetizzato dal detto di sant'Atanasio di Alessandria: "Dio è divenuto Uomo affinché l'Uomo possa divenire Dio". Questo processo di cambiamento è un traguardo che, sulla terra, è raramente raggiunto dagli uomini, anche se alcuni lo hanno sperimentato. Certamente, l'individuo che raggiunge la deificazione (la theosis) non capisce totalmente cosa gli sia successo a causa della sua umiltà perfetta che lo rende totalmente estraneo all'orgoglio.
Tradizione
Il monastero Stavronikita sul monte Athos, in Grecia.
L'ortodossia, oltre alla Sacra Scrittura, si basa anche sulla Tradizione - un termine vasto che comprende la Bibbia, il Credo, le dottrine dei concili ecumenici (di cui riconosce soltanto i primi sette, perché comuni), gli scritti dei "padri della Chiesa", le leggi ortodosse (canoni), i libri liturgici, le icone, ecc.
Affidandosi alla tradizione, gli ortodossi citano san Paolo, (l'apostolo delle genti, sepolto a Roma sotto l'omonima basilica costantiniana): "Così dunque, fratelli, state saldi e ritenete gli insegnamenti che vi abbiamo trasmessi sia con la parola, sia con una nostra lettera." (Seconda lettera ai Tessalonicesi 2:15). La Chiesa ortodossa crede che lo Spirito Santo lavori attraverso la storia per mostrare costantemente la medesima verità ai membri della Chiesa e che estirpi la falsità in modo che la Verità possa mostrarsi sempre meglio nel cuore dei credenti.
Per questo la tradizione non è tanto e soltanto un insieme di testi e di norme giuridiche o di documenti provenienti da un'autorità, ma una vita che percorre e dà senso alla Chiesa, una vita testimoniata e visibile dall'esempio dei santi asceti, considerati per questo come l'incarnazione della perenne tradizione e la verace espressione della fede ortodossa.
Questo aspetto peculiare all'ortodossia sottolinea il valore esperienziale e non meramente intellettuale della tradizione. Essa non è mai ritenuta una realtà morta o museale, dal momento che passa attraverso la vita di uomini cambiati dalla fede in Cristo trasmettitori, a loro volta, della novità e della freschezza della fede apostolica e patristica. Quindi la parola di Dio non passa solo tramite la conservazione la trascrizione e la lettura di un libro, ma tramite le persone che rendono testimonianza di Cristo guidati dallo spirito di verità.
Peccato e redenzione
Chiesa ortodossa a Šišatovac in Serbia.
In termini generali, la tradizione ortodossa rifiuta di esprimere la dottrina della redenzione in termini "legalistici" e non concorda con chi si serve di questi termini per esprimere la pratica cristiana. Seguire le regole rigidamente, senza porre il cuore, non aiuta un credente a entrare nel processo della sua salvezza ma lo trasforma, semmai, nel fariseo condannato da Cristo. Perciò il peccato non riguarda l'infrazione di un certo insieme di regole. Esso è, piuttosto, il nome dato a qualsiasi comportamento che "non coglie nel segno", ossia, che allontana il credente da Dio, invece di avvicinarlo.
Il termine "peccato originale" usato dai cattolici è spesso rigettato dagli ortodossi, che usano l'espressione patristica "peccato ancestrale" per indicare la colpa di Adamo ed Eva, le cui conseguenze - cioè la morte fisica e spirituale - si sono abbattute su tutta l'umanità. Partecipi degli effetti collaterali del peccato primordiale, gli esseri umani nascono spiritualmente puri, ma inevitabilmente destinati a far presto i conti col peccato, che è una sorta di "malattia genetica" dell'anima i cui sintomi iniziano a manifestarsi solo col tempo. L'essere umano, per sua natura, alla nascita non è né colpevole del peccato adamitico né totalmente incapace di accogliere Dio: semmai Dio offre a tutti indiscriminatamente la possibilità di accogliere la sua Grazia increata e farsi guarire da Dio.
Infatti, nella tradizione delle Chiese ortodosse il peccato non è considerato come una macchia dell'anima che deve essere lavata (concetto che porta l'uomo a chiudersi in sé stesso contemplando solo l'immagine di sé), ovvero come un reato da punire, quanto piuttosto, come una malattia che necessita di guarigione, una malattia che disturba il regolare rapporto con Dio, finendo per isolarlo completamente nei suoi criteri egocentrici. Proprio come per le malattie del corpo, la peccaminosità umana necessita di attenzioni e concrete terapie individuali. Lo scopo ultimo di questo processo non è riconquistare il favore di Dio, quanto, piuttosto, rimettersi sulla strada che porta a Dio, riaccendere il contatto dell'uomo con Dio in vista di un suo infinito progresso spirituale in Dio (san Gregorio di Nissa).
Come per la terapia delle malattie del corpo è necessario un medico che conosca personalmente il paziente e la storia delle sue patologie, così per la terapia del cristiano nell'ortodossia è necessaria la presenza di un padre (o una madre) spirituale, a cui confessarsi e che considera il proprio affidato con la misericordia del padre della parabola del figliol prodigo. Non è necessario che il padre (o la madre) spirituale sia un sacerdote. Solitamente i padri spirituali, appartenendo al monachesimo sono persone ricche di esperienza e di attenzione.
Il cristiano che si affida a loro apre totalmente il suo cuore rivelando anche i pensieri più nascosti ed essi, nella preghiera e con l'aiuto dell'esperienza dei santi, gli cominciano a tracciare un percorso possibile affinché la fede cristiana non sia, per colui che si affida loro, un campo di puri concetti idealistici.
Il fine del padre (o della madre) spirituale non è di tipo morale (fare in modo che il cristiano non pecchi più) quanto piuttosto di tipo spirituale (fare in modo che il cristiano senta la vivida presenza di Dio nella sua vita) e possa rispondere come Giobbe: "Di Te avevo sentito dire ma ora i miei occhi Ti vedono!". La redenzione comincia a operarsi nel momento in cui è ristabilito questo contatto tra l'uomo e Dio e l'uomo inizia il suo cammino ascendente di trasformazione per il quale è nato.
La motivazione fondamentale per cui Gesù si è incarnato sulla Terra è il "destino" dell'uomo dopo la morte, di essere separato da Dio a causa della caduta di Adamo. Poiché l'uomo aveva introdotto un qualcosa di estraneo nella propria natura partecipando al male mediante la disobbedienza a Dio, l'umanità venne a trovarsi in una posizione terribile e senza via di scampo. L'unica soluzione al problema fu per Dio quella di elevare la natura decaduta dell'uomo, congiungendo la propria natura divina con la nostra natura umana. Dio volle compiere tutto questo mediante l'Incarnazione, divenendo uomo pur continuando a essere Dio. È anche per questo che Cristo Gesù è pure chiamato "Logos" (in quanto uno dei significati di Logos è quello di soluzione/risposta a un problema).
È assolutamente necessario che noi uomini accettiamo la doppia natura di Cristo, vero Dio e vero uomo. Questo è l'unico modo che abbiamo per poter scampare alla dannazione dell'inferno. L'incarnazione trasforma l'umanità stessa unendola alla Divinità. E ora, grazie a quell'incarnazione, tutto è cambiato. Come scrisse san Basilio "Dobbiamo impegnarci con tutte le forze per divenire piccoli dèi in Dio, e piccoli gesucristi in Gesù Cristo", cioè dobbiamo ricercare la perfezione in ogni azione della nostra vita quotidiana, dobbiamo sforzarci di acquisire la virtù divina.
Partecipando alla nostra umanità, Dio rende possibile all'uomo di partecipare alla sua divinità. Pur essendo vero che non potremo diventare "dèi" separati nel senso in cui lo si intende nel paganesimo, parteciperemo comunque alle energie divine increate (che sono inseparabili da Dio stesso) conservando però la nostra individualità. In altre parole: divinizzazione dell'uomo, conseguibile anche in questa vita imitando Cristo.
La resurrezione
La resurrezione di Cristo è in assoluto l'evento centrale delle Chiese ortodosse, e viene compreso in termini totalmente letterali. Gesù Cristo, il Figlio di Dio, venne crocifisso e morì, discese negli inferi, combatté la morte e vinse. Attraverso questi eventi, Egli liberò l'umanità dai vincoli dell'inferno e ritornò ai viventi come uomo e Dio. Che ogni singolo essere umano possa condividere questa immortalità, che sarebbe stata impossibile senza la resurrezione, è la principale promessa fatta da Dio nel suo nuovo patto con l'umanità, secondo la tradizione cristiana ortodossa.
In un modo o nell'altro, ogni festività dell'anno ecclesiastico ortodosso fa riferimento diretto o indiretto alla resurrezione. Ogni domenica dell'anno è dedicata alla celebrazione della resurrezione; molti credenti ortodossi si astengono dall'inginocchiarsi o prostrarsi di domenica, in osservanza di ciò (questo è stato stabilito dal primo concilio ecumenico). La tradizione ortodossa ha pochissima enfasi liturgica nella passione di Cristo, durante i giorni che portano alla crocifissione, preferendo vederla come dei passi fondamentali necessari verso la vittoria finale di alcuni giorni dopo. Analogamente la divina liturgia pone l'accento sulla risurrezione piuttosto che sull'aspetto sacrificale, enfatizzato invece nella messa cattolica. La passione non è vista in senso umanistico (la contemplazione delle sofferenze, la venerazione delle piaghe) ma sentita come modello per l'auto-negazione ascetica che il fedele di religione ortodossa è chiamato a vivere nella sua ricerca di Dio. Come Cristo, il fedele muore ai criteri di questo mondo (che non conosce Dio) per poter risorgere con Lui gloriosamente.
Santi, reliquie e morti
Per la Chiesa ortodossa un santo è tale quando gode di Dio in Paradiso, indipendentemente dal fatto che sia riconosciuto o meno sulla Terra (opinione seguita anche dalla Chiesa cattolica e da altre chiese che ammettono il culto dei santi). Secondo questa definizione Adamo ed Eva, Mosè, i vari profeti, martiri della fede, gli angeli e gli arcangeli, hanno tutti il titolo di "santo". Nella Chiesa ortodossa esiste un riconoscimento formale, detto "glorificazione", con il quale un santo viene riconosciuto dall'intera Chiesa.
La Chiesa ortodossa non ha mai definito dogmaticamente il numero ufficiale dei sacramenti, ma in tempi recenti li ha di fatto riconosciuto nel numero di sette (similmente alla Chiesa cattolica), ai quali aggiunge altri riti come la tonsura monastica, la benedizione delle acque, la consacrazione delle icone. In altre parole, la Chiesa ortodossa a differenza della Chiesa cattolica, non distingue fra sacramenti e sacramentali, distinzione questa conseguente alla scolastica medievale e quindi successiva ai tempi apostolici.
I sette sacramenti, detti anche "misteri" sono battesimo, cresima, eucaristia (comunione), penitenza (confessione), unzione degli infermi, ordine sacro, matrimonio.
Il battesimo è il sacramento che apre la porta a tutti gli altri. A differenza della Chiesa cattolica, che amministra il battesimo per infusione anche se prescrive come prima formula il battesimo per immersione e quello per infusione è l'"oppure", sebbene sia diventata nei fatti la regola tra i cattolici, la Chiesa ortodossa pratica questo rito con tre immersioni integrali del candidato nel fonte battesimale, e con la formula in terza persona "Il servo di Dio N. viene battezzato nel nome del Padre, e del Figlio, e dello Spirito Santo. Amen", nella stretta osservanza della prassi dei tempi apostolici. È da rilevare che in greco baptisma significa infatti "immersione", ragione che induce gli ortodossi a ritenere più corretto il mantenimento dell'antica prassi, in uso anche in Occidente prima dello scisma, come è provato dalla presenza di specifici edifici di culto in alcune chiese latine antiche, i battisteri. Tuttora il rito ambrosiano, fuori dall'ambito ortodosso, pratica il battesimo per triplice immersione, sebbene limitata all'occipite. La Chiesa ortodossa pratica il battesimo di infanti e adulti come momento in cui uno nasce in Cristo. La persona che entra nella vasca battesimale non è vista come quella persona che ne emerge. Perciò alla persona viene dato un nuovo nome, usando sempre ed esclusivamente il nome di un santo. Oltre ai compleanni, gli ortodossi celebrano l'onomastico di una persona che, per il suo legame con il battesimo e il santo protettore della persona, ha un profondo significato.
a cresima, equivalente della confermazione occidentale, è l'unzione che segue immediatamente il battesimo per donare al neofita lo Spirito Santo. Il rito è esteso su tutto il corpo con una serie di più unzioni col crisma benedetto dal vescovo. A differenza della Chiesa latina, il ministro ortodosso della confermazione è il sacerdote, il crisma è comunque sempre consacrato da un vescovo.
Distribuzione della comunione in una chiesa di rito bizantino slavo.
Antidoro: pezzi di quello che resta della pagnotta da cui è stato tolto il pane da consacrare nell'eucaristia
L'eucaristia, o divina liturgia, è il sacramento che perfeziona il legame di comunione con Cristo, mediante la partecipazione al suo Corpo e al suo Sangue in cui si trasformano il pane e il vino consacrati dal sacerdote. Questo processo, chiamato trasmutazione, è l'equivalente della transustanziazione cattolica ma non è definita dogmaticamente. L'eucaristia è celebrata con pane di frumento fermentato e non pane azzimo e vino rosso mescolato con acqua tiepida all'interno di un calice. La comunione è amministrata dal celebrante sotto le due specie usando un lungo cucchiaino d'oro o altro metallo prezioso,[46] rispettando alla lettera il comando di Cristo "Prendete e bevetene tutti". Nell'Ortodossia le specie sono chiamate "Doni",[senza fonte] mentre il pane benedetto ma non consacrato, che dopo si può dare anche ai non ortodossi, è chiamato "antidoro".[46]
Per ricevere l'eucaristia non si esige la capacità di distinguere il pane comune da quello trasmutato, tanto che la comunione viene amministrata subito dopo il battesimo.
Mentre i cattolici identificano con le parole di Cristo all'ultima cena la formula del sacramento che compie la transustanziazione, al contrario gli ortodossi identificano la trasmutazione nella conclusione del canone eucaristico, cioè l'epiclesi o invocazione dello Spirito Santo.
La penitenza o confessione è molto simile all'equivalente occidentale, anche se ognuno deve confessarsi col proprio "padre spirituale" e in assenza del classico confessionale a grata, introdotto solo in Occidente. Inoltre la confessione è priva del contesto legalistico peccato-pena tipicamente occidentale, vedendo nella confessione piuttosto una terapia per l'anima. Infatti, a differenza che nella Chiesa cattolica, il confessore non "assolve" il penitente dai peccati bensì recita una preghiera invocando il perdono divino.
L'unzione degli infermi è data liberamente anche a coloro che soffrono solo spiritualmente. Non è mai stata riservata solo all'ultima ora (come era, un tempo, nell'estrema unzione occidentale), ma al contrario è data anche a tutti i fedeli in occasioni in cui si richieda soccorso spirituale.
L'ordine sacro è il sacramento che permette la nomina dei ministri della Chiesa, nei tre gradi di vescovo, presbitero e diacono. Solo il vescovo è eletto fra celibi (nella fattispecie monaci), mentre sacerdoti e diaconi possono esser scelti fra clero celibe e sposato indifferentemente, purché non siano persone in seconde nozze e non si sposino dopo l'ordinazione. I ministri sono eletti solo fra i maschi.
Il matrimonio è il sacramento che unisce un uomo e una donna per sempre in un vincolo indissolubile d'amore. Per questo è assolutamente mongamico ed eterosessuale.
La Chiesa ortodossa insegna che, per coloro che credono, che amano Dio e che fanno il bene, la vita che seguirà la risurrezione dei morti e il Giudizio finale sarà di una felicità ora inconcepibile, felicità che scaturirà dalla contemplazione di Dio nella luce e nella gloria e dall'unione con lui.Invece i non credenti e i trasgressori "saranno consegnati alla morte eterna, cioè al fuoco eterno, al tormento eterno, insieme ai demoni"
Le Chiese Ortodosse considerano il Papa come il Patriarca d'Occidente con un ruolo di primo piano nel Concilio ecumenico, ma NON COME CAPO DELLA CHIESA O VICARIO DI GESù CRISTO.
Patriarcati dell'antica pentarchia
Lo stesso argomento in dettaglio: Pentarchia.
Costantinopoli (Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli)
Alessandria (Chiesa greco-ortodossa di Alessandria)
Antiochia (Chiesa greco-ortodossa di Antiochia)
Gerusalemme (Chiesa greco-ortodossa di Gerusalemme)
Patriarcati moderni
Patriarcato di Mosca (Chiesa ortodossa russa)
Patriarcato di Sofia (Chiesa ortodossa bulgara)
Patriarcato di Belgrado (Chiesa ortodossa serba)
Chiesa ortodossa georgiana
Chiesa ortodossa romena
Le altre Chiese nazionali autocefale
Chiesa ortodossa di Cipro
Chiesa ortodossa greca
Chiesa ortodossa polacca
Chiesa ortodossa albanese
Chiesa ortodossa ceca e slovacca
Chiesa ortodossa dell'Ucraina (autocefalia accordata dal patriarcato ecumenico di Costantinopoli ma non accettata dal patriarcato di Mosca)
Chiesa ortodossa in America (autocefalia accordata dal patriarcato di Mosca ma non accettata dal patriarcato ecumenico di Costantinopoli)
Chiese autonome
Chiesa ortodossa del Monte Sinai (sotto il patriarcato di Gerusalemme)
Chiesa ortodossa finlandese (sotto il patriarcato di Costantinopoli)
Chiesa ortodossa estone (chiesa semi-autonoma sotto il patriarcato di Mosca)
Chiesa ortodossa apostolica estone (sotto il patriarcato di Costantinopoli) (autonomia accordata dal Patriarcato ecumenico di Costantinopoli ma non riconosciuta dal patriarcato di Mosca)
Chiesa ortodossa bielorussa (sotto il patriarcato di Mosca)
Chiesa ortodossa giapponese (sotto il patriarcato di Mosca)
Chiesa ortodossa cinese (sotto il patriarcato di Mosca) - sostanzialmente defunta
Chiesa ortodossa lettone (sotto il patriarcato di Mosca)
Chiesa ortodossa ucraina (sotto il Patriarcato di Mosca)
Chiesa ortodossa nordcoreana (sotto il Patriarcato di Mosca)
Metropolia dell'Europa occidentale (sotto il patriarcato di Mosca) (Giurisdizione non universalmente riconosciuta)
Arcivescovado ortodosso di Ocrida (sotto il patriarcato serbo ortodosso di Belgrado)
In ambito ecclesiastico, autocefalia (in greco αυτοκεφαλία) indica lo statuto giuridico e canonico di una Chiesa (nazionale) che, pur mantenendosi fedele a una determinata Confessione religiosa di antica tradizione (ortodossa, monofisita o miafisita, nestoriana, ecc.) comune ad altre Chiese “sorelle” e alla Chiesa “madre”, ottiene il diritto di amministrarsi in modo indipendente e non solo autonomo. A livello amministrativo, rappresenta lo status di una Chiesa il cui capo, eletto dal relativo Sinodo, non riconosce alcuna autorità di governo ecclesiale al di sopra del proprio ministero.
https://it.wikipedia.org/wiki/Autocefalia
Nella storia della Chiesa, per pentarchia (dal greco πενταρχία, da πέντε cinque + ἄρχω governare) s'intende la teoria secondo la quale il governo della cristianità intera era affidato congiuntamente alle cinque sedi episcopali più importanti del mondo romano: Roma, Costantinopoli, Alessandria, Antiochia, e Gerusalemme.[1] Secondo tale teoria la loro unanimità era richiesta per rendere pienamente obbligatorio un pronunciamento ecclesiastico[2] e un concilio non era ecumenico senza il consenso di tutti e cinque i patriarcati.[3]
Alcune volte il termine pentarchia è stato applicato all'insieme delle cinque grandi circoscrizioni ecclesiastiche, chiamate patriarcati, che a partire dal V secolo esistevano all'interno dell'impero romano, attribuendo ad ognuna di esse funzioni interne riguardanti il proprio territorio canonico.
Letteralmente però, il termine pentarchia significa potere esercitato collettivamente da cinque persone.[4] Applicato al contesto della storia ecclesiastica esso significa dunque non la mera esistenza dei singoli patriarcati e la loro coesistenza ma il concetto di essi quale governo collegiale della Chiesa cristiana (organizzata nell'Impero romano ed ad esso adattata).
https://it.wikipedia.org/wiki/Pentarchia
l titolo di "patriarca", che inizialmente poteva essere dato a qualsiasi vescovo cristiano, fu riservato, a partire dalla metà del secolo V, a quelli che reggevano le cinque circoscrizioni che da allora presero il nome di patriarcati.
Dall'organizzazione della Chiesa all'interno dell'impero romano in cinque circoscrizioni, ognuna dei quali faceva capo ad un patriarca, si è gradualmente sviluppata la dottrina secondo la quale le cinque sedi patriarcali, di approssimativamente uguale dignità, governavano la chiesa intera (teoria della pentarchia).
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