Pacori

La relazione soggetto ipnotista durante la sessione di ipnosi

L’ipnosi ha radici che risalgono agli albori della storia, ma una nuova prospettiva è stata in grado di coniugare il sapere antico con le più attuali scoperte delle neuroscienze su questo fenomeno e sulle tecniche per indurlo. L’ipnosi, nonostante susciti ancora diffidenza, incredulità e scetticismo è una disciplina scientifica e una tecnica impiegata sia da personale sanitario sia da operatori olistici, coach e perfino da mentalisti e illusionisti. Qui viene illustrato un nuovo modo di ipnotizzare nato dal connubio tra lemoderne scoperte delle neuroscienze e dalla rivalutazione dei metodi cerimoniali di induzione della trance.

L’ipnosi ha radici che risalgono agli albori della storia, ma una nuova prospettiva è stata in grado di coniugare il sapere antico con le più attuali scoperte delle neuroscienze su questo fenomeno e sulle tecniche per indurlo. L’ipnosi, nonostante susciti ancora diffidenza, incredulità e scetticismo è una disciplina scientifica e una tecnica impiegata sia da personale sanitario sia da operatori olistici, coach e perfino da mentalisti e illusionisti. Qui viene illustrato un nuovo modo di ipnotizzare nato dal connubio tra le moderne scoperte delle neuroscienze e dalla rivalutazione dei metodi cerimoniali di induzione della trance.

Sigmund Freud se ne era accorto già oltre un secolo fa: innamoramento e ipnosi sono esperienze che hanno molto in comune. L’ipnosi non è frutto della capacità di influenzare le menti, ma la conseguenza della capacità dell’ipnotista di adattare il procedimento sul linguaggio del corpo del soggetto e di entrare letteralmente nei suoi panni, fino a creare una relazione di profonda e partecipe sintonia con quest’ultimo.

Perché lʼipnosi abbia effetto diverse capacità e attitudini si devono attivare e funzionare in sinergia. Qui viene spiegato quali sono e come farle emergere. L’ambiente, la circostanza in cui avviene l’ipnosi hanno il loro peso nella sua riuscita; così come, le credenze del soggetto, la sua disposizione d’animo e la fiducia che ripone nel metodo. Con i metodi d’induzione ipnotica comunemente praticati in occidente, contano molto fattori come l’abilità a restare assorti a lungo, l’immaginazione e la capacità di rilassamento. Con l’ipnosi non verbale questi prerequisiti perdono di valore o vengono fatti emergere naturalmente grazie alla particolare gestione del processo ipnotico e relazionale.

Convinzioni, attese e pregiudizi possono condizionare lʼesito di unʼipnosi. Conoscerli e sapere quali sono condivisi dal soggetto da modo di Il pensiero comune sull’esperienza ipnotica è che questa sia una specie di sonno, provochi un’amnesia e che ci si trovi in balia di una “personalità magnetica”: niente di più falso, l’ipnosi richiede una collaborazione, seppure minima del soggetto, una disponibilità ad affidarsi alle mani dell’ipnotista e la capacità di quest’ultimo di creare un clima cordiale, sereno e cooperativo e di fare sentire il soggetto a suo agio e al sicuro.

Cʼè la convinzione che per ipnotizzare bisogna possedere doti particolari. In parte è vero, ma si tratta di abilità che vanno riscoperte, esercitate e coltivate. Serve essere predisposti per ipnotizzare? Non necessariamente, ma certamente l’ipnotizzatore deve sviluppare una concentrazione, un’acutezza dei sensi e una flessibilità che gli consentano di cucire un’ipnosi su misura per ogni singola persona. Per sviluppare queste facoltà deve abituarsi a restare concentrato sul soggetto; sviluppare sensibilità tattile, capacità di cogliere movimenti anche minimi con la coda dell’occhio e tempestività ad adeguare il procedimento sulle effettive reazioni del soggetto.

I passi essenziali di un modo nuovo di ipnotizzare.A differenza di quanto avviene nei metodi tradizionali di induzione ipnotica, e prendendo spunto dalla pratiche rituali di induzione della trance, l’ipnosi non verbale fa uso di gesti, vocalizzi, movimenti del corpo per ipnotizzare. Questa tecnica consente di agire direttamente sulle sfere cerebrali coinvolte nel processo ipnotico e di indurre questa condizione in modo rapido, incisivo ed efficace.

La disposizione a venire ipnotizzati può essere influenzata da flussi biologici a carattere ciclico. I segni esteriori di questi cambiamenti possono aiutare a scegliere il momento migliore per iniziare lʼinduzione Nell’impiego dei tradizionali metodi di induzione ipnotica conta molto, la suscettibilità all’ipnosi. L’ipnosi non verbale, con il suo particolare procedimento ovvia, in buona parte, a questa disposizione. Tuttavia, esistono momenti più o meno propizi per iniziare l’ipnosi: per riconoscerli, bisogna fare attenzione ai segnali corporei che accompagnano determinate fluttuazioni biologiche e un certo tipo di relazione tra soggetto e ipnotista.

Prima ancora che lʼipnosi abbia inizio, ipnotista e soggetto comunicano in modo inconsapevole sul piano non verbale. Da questi segnali del corpo possiamo quando cominciare ad ipnotizzare. Una spontanea e naturale coordinazione del comportamento di ipnotizzatore e soggetto rendono quest’ultimo incline a sottoporsi favorevolmente all’ipnosi; altrettanto vale quando chi viene ipnotizzato mostra segni di interesse, curiosità e affascinazione: basta sapere cosa osservare e potremo accorgerci di quando il soggetto quando è pronto per affrontare questa esperienza.

Quando ipnotizziamo di fronte ad una platea la scelta del soggetto giusto è essenziale. I criteri per stabilirlo sono semplici e ben riconoscibili. Che si tratta di una conferenza dimostrativa o di un’esibizione da palcoscenico, l’ipnotista può trovarsi nella condizione di fare un’ipnosi in pubblico. In quelle occasioni è cruciale la scelta del soggetto e la successione in cui diversi “candidati” vadano ipnotizzati; anche in questo caso, la selezione avverrà sulla base di alcune caratteristiche comportamentali che noteremo negli astanti.

Le moderne scoperte dei percorsi neurofisiologici hanno dato modo di individuare con precisione quali cambiamenti accompagnano la condizione ipnotica n ipnosi, come questa, basata sulla stimolazione di precise aree cerebrali fortemente connesse con il corpo da luogo a segnali ben precisi quando il loro funzionamento si altera. Un grosso limite dell’ipnosi classica è distinguere la condizione ipnotica da un sonno o da uno stato di rilassamento. L'impiego dell’induzione non verbale, andando a stimolare due regioni del cervello (la corteccia prefrontale, sede dei processi cognitivi e l’amigdala, il “cervello emotivo”) che hanno uno stretto legame con il corpo da luogo a precisi e riconoscibili segnali non verbali: il che facilita il lavoro dell’ipnotista e gli da modo di modellare l’ipnosi sulle risposte involontarie del soggetto.

Dalle anomalie motorie dei muscoli extraoculari, alle modificazioni del tono muscolare e dellʼequilibrio segnalano la presenza e lʼintensità dello stato ipnotico. La sollecitazione del cervello emotivo con vocalizzi e gesti, assieme alla prescrizione data al soggetto, di stare in posizione eretta e morbida, determina una reazione che intermedia tra un impulso alla fuga o alla messa in atto di altre risposte difensive rispetto ad un possibile pericolo e l’inibizione a muoversi. Assisteremo quindi a tremori, oscillazioni, scatti, cambiamenti del respiro e del tono muscolare e infine alla caduta (momento che, solitamente, coincide con lo sviluppo della trance).

L’ipnosi non verbale non si inizia da posizione sdraiata, ma eretta. Il soggetto viene invitato a tenere il corpo in piedi, ma rilassato; gli viene chiesto di non parlare e di fissare un punto davanti a se con molta attenzione. L’ipnotizzatore gli si pone di fianco con le braccia sollevate e le mani all’altezza della parte, sincronizza i propri gesti con le micro-oscillazioni spontanee del busto del soggetto, allo scopo di minare il suo senso di stabilità (uno dei puntelli dello stato di coscienza).